Gala Dinner Masquerade

di
genere
orge

E' una ripicca. O una vendetta.
Perché lui è uno stronzo e si è organizzato per partecipare, di nascosto da me, a una festa trasgressiva in una città mitteleuropea. Così ha inventato un viaggio di lavoro, ma la nonchalance e l'anticipo ampio con cui me lo ha comunicato mi hanno insospettito. Stiamo assieme oramai da quasi dieci anni e so che più lui fa sembrare una cosa banale, più c'è da investigare. Allora ho letto le sue chat e, su quelle di Instagram, ho scoperto che con due mesi di anticipo aveva prenotato la sua partecipazione a un evento dal titolo: "Gala dinner Masquerade". Una serata che, dalla grafica dell’invito e dal profilo degli organizzatori, si prospetta come né più, né meno di scopodromo. Che stronzo! Che poi, dico, non mi sembra di essermi mai tirata indietro quando mi ha proposto qualcosa di originale a letto; anzi, sa bene che non disprezzo le novità. Evidentemente non gli basta più avere una moglie ben più giovane di lui e bella.
E allora cosa ho fatto? Ho preso un giorno e mezzo di ferie e mi sono iscritta anch'io.
Ed ora eccomi qui. Avendo letto anche le sue email, so che lui ha comprato su Amazon una maschera orrenda color oro, a mezza faccia: di quelle, cioè, che coprono integralmente la fronte e il naso, ma poi solo un lato del volto, fin sotto allo zigomo.
Arrivo fra gli ultimi alla serata. La palazzina, affacciata su un viale che costeggia il canale derivato dal Danubio, ha uno stile fine XIX Secolo che combina monumentalità, storicismo e modernità. Lo spazio è grande e, nonostante l'accesso abbia un costo molto selettivo, è abbastanza animato. L'obbligo della maschera viene rigidamente rispettato; ci sono alcuni soggetti eccentrici oltre ad altri che, dalla perfezione dei corpi, penso siano più performers che ospiti. E’ di tutta evidenza che l'organizzazione non ha voluto scimmiottare Eyes wide shut, ma fare una serata più allegra e contemporanea; sostanzialmente una festa con tanto di dj set. Meglio.
Dopo qualche minuto, riconosco quello stronzo di mio marito: sta guardando ballare sulla pista una ragazza con gambe lunghissime. Mi avvicino e capisco che l'accompagnatore di lei è quello che dà le carte. Inizio a ballare puntando direttamente la coppia: lei è bella, bionda, avrà trent'anni e potrebbe essere dell'Est Europa. Porta una giacca tipo smoking, la scollatura molto profonda evidenzia che non ha proprio nulla sotto, se non per un gioiello tipo catena d'oro molto lunga. Una gonna corta mette in risalto le gambe interminabili ed enfatizzate da scarpe con tacco di dieci centimetri. La maschera sul volto è di pizzo. Quella del suo accompagnatore, invece, è da Banda Bassotti; indossa un completo grigio scuro che vorrebbe essere alla moda, ma è orrendo e soprattutto non adatto a uno grasso come lui. La camicia che indossa è bordeaux, la cravatta in stile texano ha un fermaglio a forma di muso di bufalo. Direi che in Italia c'è più gusto nel vestire. Lui ha sui quarant'anni e la faccia, le mani e modi proprio da porco.
Io mi paleso al fianco della ragazza. Porto una maschera scura che ricorda catwoman; vesto un corsetto in ecopelle nera che mette in luce le mie spalle toniche, il seno rotondo, la vita sottile; indosso pantaloni molto aderenti, dello stesso materiale e colore del sopra. Ai piedi calzo scarpe a punta in vernice rosso scuro il cui alto tacco metallico è decorato a forma di spada, con la punta della lama rivolta verso il basso. Ho tolto la vera e il solo gioiello che ho è una copia di orecchini in argento con una piccola maschera: presi apposta per essere in tema. Ballo in maniera lasciva con la ragazza; lei sta al gioco e, dopo pochi minuti, ci baciamo. Il suo accompagnatore gradisce. Lo stronzo, cioè quell’ignaro di mio marito, è attratto da quello che vede e cerca un approccio che non rifiutiamo, ma che quasi lasciamo cadere nel vuoto: come a evidenziare che siamo io e lei, per ora.
Lui non mi riconosce. Non potrebbe: ho capelli rossi, invece che castani; inoltre, li ho legati stretti in una coda alta, quando invece li ho sempre sciolti; poi ho messo lenti a contatto che colorano di azzurro le mie pupille, mischiando ancora di più le carte. E soprattutto ho la maschera, da sola sufficiente per chi non immagina che io sia lì.
Dico al porco e alla stangona che mi piacerebbe giocare con loro. Gradiscono e mi indicano le scale per andare in un ambiente più confortevole. Dico loro che sarebbe bello se dessimo un minimo spettacolo; mi guardano apprezzando l'idea, al ché indico lo stronzo e dico che potrebbe venire a guardarci. Il porco annuisce, andando subito all'orecchio di quella mezza maschera di mio marito a dirgli qualcosa che provoca in lui un sorriso compiaciuto; poi gli indica il bancone bar e il piano di sopra. Ci incamminiamo solo io, la bionda e il suo accompagnatore. Incontrando sulla via altri ospiti, arriviamo in una stanza con un letto rotondo veramente kitsch, ma ancora intonso. Completano l’arredamento due poltrone affiancate rivolte verso il letto e un tavolo con un cestino di preservativi, lubrificanti, un paio di porta kleenex neri e alcuni giochi.
Il porco, allungando le mani, si siede dicendoci di iniziare pure che l'altro arriva. Con la bionda non perdiamo tempo e, in ginocchio sul letto, una di fronte all’altra, iniziamo un gioco di sguardi, lingue e carezze. Quando lo stronzo entra in stanza chiude la porta dietro di sé, ma faccio cenno di lasciare aperto; sorride riaprendola. Ha quattro calici e una bottiglia di Champagne; va a sedersi sulla poltrona e, aiutato dal porco, serve il vino. La bionda ed io ci avviciniamo con fare lussurioso. Lei beve un sorso e, guardandomi, avvicina la sua bocca alla mia passandovi quel liquido effervescente e freddo; un rigagnolo cade sul mio décolleté e lei scende a raccoglierlo con la lingua. Poi abbassa la cerniera del mio corpetto lasciandomi il torso nudo. Vedo lo stronzo bere dopo aver ingurgitato una pastiglia blu; questa la paga, perché quando abbiamo rapporti io e lui, invece, mi devo accontentare di quanto dura naturalmente.
Le mani dei due palpano me e la bionda, che balliamo languide in piedi davanti a loro. Lei è attratta dal mio seno (mai soldi ho speso meglio che con quel chirurgo di Roma): lo accarezza, lo bacia, lo lecca. Le apro la giacca per sfilargliela e, sorpresa, quella catenina d'oro lunga che porta al collo è un gioiello più articolato e non solamente decorativo: c'è un'altra maglia che lo compone e che, invece di cadere dritta, passa per il seno dove due cornici ovali d'oro stringono al proprio interno i capezzoli con una morsa a vite. Intrigante! Intanto le faccio cadere la gonna: la butta via con un calcio. Le mani dello stronzo sono subito sullo slip di pizzo di lei. Mi piego sui talloni: le sono davanti al pube e vedo ora che le dita di lui, da dietro, stanno le raccogliendo gli umori. La accompagno a girarsi sé stessa, poi prendo la mano di lui e, guardandolo negli occhi, mi porto le dita umide del piacere di lei alla bocca. Sorrido in modo sensuale, mentre vedo che i braccioli delle poltrone sono attrezzati con dei fermi per i polsi. Fantastico! Mi rialzo e riprendo a baciare la bionda; le sussurro all'orecchio quello che vorrei e lei mi risponde che va bene, ma di lasciare libero suo compagno. Ci pieghiamo e con sguardo pieno di promesse lei invita lo stronzo, il mio stronzo, a farsi legare i polsi. Lui è divertito, si toglie la giacca e la butta sul tavolo al suo fianco, poi alloggia i polsi bene sui braccioli permettendo a me e alla bionda sexy di chiudere i fermi in cuoio in maniera salda. Il ciccione, nel frattempo, si è aperto i pantaloni ed esibisce un pene tozzo. Si sfila giacca e scarpe. La prepotenza con la quale mi prende la mano e la porta al suo membro non ammette repliche. Inizio a masturbarlo, poi mi inginocchio davanti a lui, gli faccio indossare un preservativo preso dal cestino e prendo in bocca la sua asta. Con la coda dell'occhio vedo che anche la ragazza si è inginocchiata e sta aprendo i pantaloni dello stronzo. Allungo una mano verso il suo braccio e la attiro a me. Ora siamo in due a giocare con ciò che il suo accompagnatore ha tra le gambe. Intanto lei mi palpa il culo, poi abbassa la zip dei miei pantaloni e li cala fino a dove riesce, quindi si piazza bene dietro di me, mi abbassa anche il tanga e inizia a passare la sua lingua sulla mia fessura. Mi piego meglio per agevolarle l’azione assolutamente gradevole. La situazione, è di tutta evidenza, eccita il ciccione, ma sto scomoda e, rinunciando -per ora- al piacere che mi dona la bionda, mi alzo tenendo in mano quel pene solido. Anche l'uomo, a quel punto, si mette in posizione eretta. Mi sfilo quindi le scarpe e, del tutto, i pantaloni; poi indietreggio fino a sedermi sul letto. Divarico le gambe guardando la bionda: raccoglie l'invito e mi raggiunge; il suo sguardo mi eccita. Appena lascio cadere la mia schiena sul materasso, la sua lingua riprende a saettare intorno alla mia fessura umida: la muove, calda e morbida, con autentica maestria disegnando, poi, come degli otto con un giro intorno al clitoride e l'altro alla fessura. Mordicchia con quelle i petali delle mie piccole labbra con quelle della sua bocca. Poi sento che infila un dito in me, alzando il volume della mia sensazione di piacere. L'uomo, intanto, si è spogliato e si è messo al fianco del mio volto, in ginocchio sul letto. Guida il suo membro in modo che la mia bocca lo accolga nuovamente; sorregge con una mano la mia testa e io riprendo a giocare con quell'asta: la mia lingua avvolge il suo glande, gioca con il prepuzio. La ragazza infila un secondo dito e i suoi polpastrelli ora roteano sulla mia parete anteriore provocandomi gemiti di piacere che restano soffocati nel pompino che sto facendo. Quando il mio piacere è già a un buon punto della sua marcia, il ciccione dice qualcosa in una lingua dura; ha un tono perentorio e la bionda si alza. Lui si mette in piedi su quel letto rotondo, mi aiuta ad alzarmi anch’io mentre lei si sdraia con la testa proprio al centro. I capelli biondi di lei sulle lenzuola nere sono un bellissimo contrasto.
La musica della festa ci raggiunge ad alto volume tramite la porta aperta, attraverso la quale ci osserva un trio intrigante: al centro un ragazzo di colore dal fisico veramente scultoreo, al suo fianco un uomo agé e una signora. Si scambiano baci tutti e tre, mentre il pene importante del ragazzo è masturbato dalle mani degli altri due.
La bionda, intanto, con la lingua indica chiaramente cosa vuole che faccia. Mi inginocchio e scendo con il bacino sul suo volto. Lei riprende a leccarmi ed è un vero piacere: le sue mani si muovono sulle mie natiche, la sua lingua entra in me. Mi perdo in quelle sensazioni, poi guardo lo stronzo che, immobilizzato su quella poltrona, mostra un'erezione insofferente al ruolo di spettatore. La bionda porta le sue dita alla mia fessura: raccoglie gli umori miei e la sua saliva che si sono mischiati, porta un dito a roteare sulla mia rosellina posteriore. Quella lieve pressione, unita alla magistrale opera della sua lingua, mi regala sensazioni bellissime.
Guardo negli occhi lo stronzo, sperando di trasmettergli bene a quale piacere gli sia impedito di partecipare. Dice un "fate giocare anche me" che sa di bambinesco e che nessuno raccoglie. Tanto meno io, visto che il dito della ragazza si fa sempre più impertinente, fino a entrare in me. Muovo il bacino per assecondare tutte quelle sollecitazioni; lei capisce che gradisco e spinge per fare entrare un secondo dito con il primo. Sento nitido il dolore della dilatazione, ma è sopportabile e piano piano si attenua. I miei muscoli lì dietro si stanno rilassando e mi godo tutto il piacere di quell'opera doppia. Il ragazzo di colore, su invito dal suo amico non giovane, entra in stanza e mi viene davanti con il suo arnese importante. Lo avvicina al mio volto, ma con una mano gli indico di prendere un preservativo nel cestino. Guardo quel suo arnese davanti agli occhi ed è un gran belvedere mentre lo copre con il lattice. Lo porge alla mia bocca e lo prendo. Cresce in me una certa frenesia: la lingua di lei, il pene di lui, due dita ancora di lei. Ascolto i rumori osceni della mia bocca e ciò fa come da acceleratore alla mia eccitazione. Il ragazzo impugna alla base la coda dei miei capelli, imponendo il ritmo. La ragazza toglie le sue dita da me, ma una pressione di qualcosa di non meno ingombrante inizia ad essere esercitata subito al loro posto. Sento il fiato del ciccione alle mie spalle. Fermo il bacino per permettere a lui di sistemarsi. Sono pronta a riceverlo e lui lo sa. Quindi non si fa scrupoli e con una spinta robusta entra in me. Una dolorosa sensazione mi pervade, ma tempo un minuto e il piacere della pienezza, guidata dai movimenti lenti di lui, vince. Bravo. Mi sembra di perdere i sensi, di straniarmi da ciò che provo, da ciò che faccio.
Poi però nel mio ventre il piacere si fa strada quasi di prepotenza: non so distinguere se per merito dell'infaticabile lingua di lei o dei colpi di lui, ma godo gemendo con quell'arnese scuro in bocca. Perdo le forze e quasi mi abbandono, mentre il ciccione esce da me e "sfila" la sua ragazza da sotto il mio bacino. Mi godo da sola l’onda lunga di ciò che è stato. E’ una sensazione intensa, potente.
Quando le scosse finiscono, faccio segno all'adone nero di sdraiarsi sul letto e di aspettare. Vedo intanto che la bionda, liberatolo dal preservativo, accoglie tra le proprie labbra l'asta del compagno.

Lo stronzo, invece, è sempre più impaziente: costretto su quella poltrona, esibisce un'erezione bella tonica che reclama attenzioni. Indolenzita dietro, muovo verso di lui prendendo dal tavolo un condom e due oggetti, mentre sento il compagno della bionda esprimere i versi del raggiungimento del piacere. Il volto imbrattato di lei ne è conferma. Le faccio segno di raggiungermi e, con la lingua, davanti allo stronzo la pulisco.
"Ora a te?", dico nel mio inglese fluente allo stronzo. Annuisce festoso, spingendo più avanti il bacino sulla seduta. Poi parlo all'orecchio di lei che ascolta e sorride maliziosa. La bionda dalle gambe lunghe gli dice: "Ma dovrai indossare queste e indovinare nella bocca di chi verrai". Indica ciò che ho in mano e infila subito la lingua nella mia bocca. Lui annuisce con sguardo di sfida, dopo aver visto nelle mie mani sia la benda che una di quelle museruole con dentro una pallina rossa di gomma, poco più grande di quelle da ping-pong: come in quella scena con Macellus Wallace e Bruce Willis nel film di Tarantino.
Lo stronzo lascia che noi gli si metta entrambe: prima la bionda si occupa della benda, io fisso quella specie di morso e mi avvicino con l'orecchio alla sua bocca. Ascolto per diversi secondi il suo fiato ansioso dal naso: sembra un cavallo nervoso. Poi, in maniera plateale e guardando le altre persone presenti nella stanza, in dico: "Ok, faremo come hai detto." Dando le spalle a tutti, dalla tasca della sua giacca prendo il suo telefonino. Mi inginocchio. La bionda sta infilando il preservativo su quel prodotto del Viagra e inizia a giocare con la sua lingua magica. Faccio segno al ragazzo di venire e, parlandogli all'orecchio, spiego che l'uomo vorrebbe che anche lui partecipasse a quel gioco. Annuisce, si inginocchia e prende nella sua bocca l’asta che lei impugna. Di nascosto scatto una fotografia allo stronzo: bendato, imbavagliato, legato e spompinato da quella copia originale. Sempre senza farmi notare, riposto il telefono nella tasca della giacca del suo padrone che intanto, ignaro, mugola di gradimento.
Poi raccolgo le mie cose, mi avvicino al ciccione e gli dico che ha una ragazza fantastica. Mi allontano, trovo un bagno, mi lavo, mi rivesto e vado via da quella festa.
Ho poche ore prima del mio volo, l'unico diverso da quello dello stronzo.
Una volta arrivata, faccio in tempo a passare da casa prima di andare in ufficio. Per tutto il pomeriggio penso alla meravigliosa follia che ho fatto, al piacere che ho provato, alla lingua di quel cerbiatto biondo. Sono curiosa di vedere lo stronzo. Ci troviamo a casa all’ora di cena: è intrattabile. Chiedo cosa ci sia che non va. "E' stata una giornata di merda! Non ho neanche voglia di parlarne", risponde.
Gli racconto, come per condividere il suo stato d'animo, una balla su quanto faticosa sia stata la mia giornata di lavoro. Non ascolta neanche una parola di quello che dico; prende una bottiglia di vino in frigorifero, si riempie il bicchiere e va in soggiorno.
"Va bene tutto, però potevi riempirne uno anche per me, no? Ti ho appena detto che oggi mi sono fatta un culo tanto e tu pensi al vino solo per te?! E poi non ti sei neanche accorto che ho cambiato acconciatura!"
Non ho avuto il coraggio di mettere anche gli orecchini.

larecherche@tutamail.com
scritto il
2025-02-19
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