Caccia al tesoro
di
La Recherche
genere
saffico
I numeri -che forse ingannano, ma non tradiscono- hanno una capacità di combinarsi che trovo affascinante; è questa una delle ragioni per cui mi piace lavorare nella certificazione dei bilanci. Un'altra è la ricerca dei trucchi che talvolta le imprese cercano di fare per abbellire i risultati: scoprirli è semplicemente eccitante. Ma a piacermi è soprattutto l'incontro con le aziende, perché prima le studi sulla carta e le immagini, ma poi vai nella loro sede, incontri i loro esponenti, tocchi con mano la loro organizzazione: solo allora capisci che i numeri esprimono qualcosa di straordinariamente concreto, sempre diverso, unico.
La società di revisione per la quale lavoro, una delle c.d. "big four" del mercato, ha come cliente un gruppo alberghiero che è cresciuto in maniera consistente negli ultimi vent'anni: da tre alberghi che erano (tutti nella zona dei Colli Euganei), a oltre venti in città d'arte e rinomate località turistiche italiane, nonché una struttura in Grecia, una in Croazia e una nuovissima, è stata costruita nel 2022, sulla costa albanese, nuovo Eldorado delle vacanze estive.
In termini di numero di posti letto, criterio per la misurazione delle aziende in questo comparto, si tratta di una realtà certamente importante, anche se parecchio esposta nei confronti del mondo bancario che ne ha finanziato la crescita.
Sede e amministrazione della società sono rimaste nella zona d'origine e questo comporta che, per preparare la certificazione del bilancio, si vada in trasferta quattro giorni. Ciò significa tre notti presso il loro albergo di Abano, rifatto nel mentre della pandemia approfittando dell'ecobonus (quindi un pochettino è anche mio...).
L'AD del gruppo è un signore di Padova, la moglie è la presidente della società. Da sempre professionalmente nel gruppo, sono subentrati al padre di lui, mancato cinque anni fa. Per me è la terza volta che lavoro su questo gruppo: nella prima remota occasione, ancora sotto la vecchia guida, avevo esattamente trent'anni ed ero con il mio capo e con un giovanissimo collega. Poi sono tornata l'anno scorso. Oggi sono la "senior" del piccolo team qui in trasferta, anche se ogni giorno sono previste video call con il mio superiore, che oramai viene presso le aziende solo in casi eccezionali.
Con me ci sono due risorse: un vero nerd che lavora nella società di revisione da cinque anni e una nuova arrivata, di quelle uscite dalla più prestigiosa facoltà di economia milanese e assunte ancor prima che il presidente della commissione di laurea abbia finito di dire "cum lode".
Minuta, se non mignon, ma perfettamente proporzionata, magra, ha capelli castani, lisci, lunghi. Occhi color ambra, sopracciglia marcate e curatissime. Seria, diligente, educata, entusiasta. Il nerd, invece, ha perso lo slancio dei primi tempi, il quale ha lasciato spazio allo stress. Anche il suo look esprime quella condizione: il completo grigio non vede un ferro da stiro da troppo tempo, le scarpe reclamano una passata di lucido, la camicia ha il colletto sbottonato e la cravatta allentata, e poi due brufoli da barba sul collo, i capelli rossastri a ricci disordinati, l'addome prominente. Tralascio i dettagli sulla forfora che solo a pensarci mi si torce lo stomaco.
La prima giornata inizia con la messa a nostra disposizione di tutti i documenti della contabilità, nonché con la verifica dei sistemi con i quali è tenuta. Segue il briefing con il mio superiore in call e con i vertici manageriali della società. Ci spartiamo i compiti e lavoriamo tutti sodo, con piena collaborazione dell'amministrazione aziendale.
Usciamo dagli uffici quasi alle 22 andando direttamente in albergo. La presidente del gruppo, molto gentile, ha dato disposizione che il ristorante ci attenda prima di chiudere e che palestra e terme siano a nostra disposizione, nel caso gradissimo. Io e il nerd optiamo per il ristorante, dove lui si siede aprendo il laptop e continuando a lavorare su fogli di excell. Caterina, invece, dopo avermi chiesto se poteva veramente "staccare" , con l'energia dei quindici anni che ha in meno di me preferisce la palestra. Agguanta due mele dal buffet e ci saluta per andare a cambiarsi. Quando, dopo qualche minuto, ripassa dalla sala è in perfetta tenuta da jogging indor, con tanto di asciugamano, cuffie e bottiglietta d'acqua. Il bra bianco evidenzia quanto sia liscio il suo ventre, ma anche quanto sia piatta lei: sembra passata una pialla; i leggings verde salvia le modellano perfettamente il sedere. Il mio collega non si accorge neanche di lei, non distogliendo gli occhi dallo schermo e continuando a parlare di lavoro: è 100% nerd applicato ai principi contabili.
Mi fanno più compagnia, rispetto a lui, whatsapp e un bicchiere di Raboso, vino che non conoscevo: rosso, morbido, avvolgente, perfettamente abbinato con la mezza porzione di bigoli al ragù d'anatra e con un assaggio di coniglio alla vicentina.
Quando abbiamo finito, Caterina ripassa reduce da un allenamento che l'imperlatura di sudore sul petto ed il viso arrossato indicano essere stato intenso.
La mattina torniamo in azienda puntuali e tutto fila liscio. Caterina nel pomeriggio mi chiede lumi sulle tre società estere: quelle degli alberghi in Croazia, Grecia e Albania. I loro bilanci sono redatti con un sistema diverso rispetto al nostro e ci sono elementi che non sa se interpreta correttamente. Quando si china per mostrarmi i fogli sento il suo profumo fresco, giovane. Grazie a Dio al suo posto non c'è il nerd con la sua forfora, penso.
Finiamo alle 21.30, quanto a me portandomi in albergo ancora almeno un'ora di lavoro. Privilegio la zona termale alla cena, che sarà sostituita più tardi da un toast. Mi imita Caterina. Indossa un costume intero bianco molto elegante. Ha gusto la ragazza, e ha grazia nei modi. Si capisce che proviene da quella che mia madre definirebbe “una buona famiglia”. Siamo immerse in una grande piscina all'aperto; i vapori si sollevano dall'acqua calda disperdendosi fluidi nell'aria fredda. Sotto di noi, due comode sedute ci cullano con l'idromassaggio. Tutto molto relax, ma devo placare Caterina che continua a raccontarmi con entusiasmo delle società estere, dei loro risultati e delle incredibili prospettive che i numeri rappresentano. Sa a memoria anche l’occupazione media dei posti letto nei diversi mesi della stagione estiva e i costi delle attività di promozione.
Recepisce il mio desiderio di un momento di pausa dal lavoro e smette di parlare. Finalmente ci rilassiamo davvero, una affianco all'altra, semi sdraiate in quel liquido caldo ed effervescente che ci coccola. Vedo che osserva il mio seno, diversissimo dal suo, opposto. Il mio, infatti, è robusto, pieno, tondo e strizzato in un bikini nero che sarebbe forse più adatto di una taglia maggiore. La situazione mi risveglia e medito quasi di vedere se c'è modo di farsi fare un massaggio nella SPA: magari sono fortunata e trovo un bel ragazzo con il quale intrattenermi dopo che mi avrà spalmato d'olio. Mi ridesto da qual pensiero: sarebbe molto poco professionale, visto che tutto qui è della società cliente, che ha quindi occhi e orecchie.
Passo dal bar e, armata del mio toast caldo, salgo nella mia camera che è difronte a quella della collega. Divoro il mio pasto, poi breve e routinaria telefonata con mio marito, quindi mi faccio una doccia e indosso la mia micro camicia da notte e l’ampio golf di lana con collo a V che è la mia coperta di Linus. Il contrasto tra seta e lana sulla pelle del mio corpo mi abbraccia. Mi metto sulla sedia, rannicchiando le gambe sotto il golf e, nonostante la stanchezza, accendo il laptop: se ho sentito bene, c'è un dato che non mi torna. Verifico ed, effettivamente, nella carte di lavoro i costi della promozione dei tre alberghi esteri sono espressi in franchi svizzeri. Cerco le fatture, ma non le trovo, così come i contratti.
Prendo il computer e vado a bussare alla porta di Caterina, sperando non sia già andata a dormire. Sento che dice "Arrivo!", ma mi apre dopo quasi un minuto: fortunatamente nessuno è apparso in corridoio. E' come preoccupata dalla mia visita, quasi affannata e rossa in volto, ma le spiego la questione e le chiedo se ha nell'hd quei documenti. Imbarazzata dall'essere solo in mutande e canottiera, mi fa comunque entrare e apre il suo computer. Cerca qualcosa per coprirsi, ma le indico come sono svestita io, come a dire: “Lasciamo perdere le formalità”. Osservo, fra me e me, vedendola senza scarpe, che è proprio bassa.
Sono dietro di lei, che si è seduta alla scrivania. Chinandomi per guardare lo schermo del suo laptop sento nuovamente il profumo della sua pelle. E’ inebriante.
Guardiamo i documenti, ci lavoriamo sopra, facendo anche ricerche nelle banche dati. Tutte e tre le società estere, mediante tre contratti fotocopia, hanno affidato l'attività di promozione a una società con sede a Zurigo. La cosa è strana già di per sé, ma ancora di più lo diventa quando capiamo che quella società sembra essere fittizia: al suo indirizzo, che da Google maps sembra una piccola palazzina, c'è solo uno studio di amministrazione presso cui sembrano avere sede decine e decine di società. Continuiamo a fare ricerche. E' eccitante come una caccia al tesoro e per la sete scolo tutta una bottiglietta d'acqua. Caterina muove con velocità le mani sulla testiera. Le sue dita sono affusolate, le sue unghie curate; bello l'effetto nude dello smalto.
Con il mio computer, consulto il sito internet della società: è orrendamente scarno e solo in tedesco. Sostanzialmente è composto da un’home page con un testo di rara genericità. Lei viene al mio fianco mentre le descrivo la situazione. Le mostro lo schermo e lei, avvicinandosi a guardare, appoggia la mano sulla mia spalla nuda uscita dall'ampio scollo del golf. Quel tocco mi trasmette in tempo reale una condizione di confidenza, di intimità.
Caterina, poi, riesce a recuperare online una visura camerale e, sorpresa, la società ha come unico socio una fiduciaria elvetica. La caccia si fa sempre più interessante.
Ragioniamo e cerchiamo di capire come trovare subito ulteriori informazioni. Nelle pieghe della visura ci sono statuto e atto di costituzione; sono in tedesco che mastico a fatica, ma mi metto a leggere tutto, traducendo ad alta voce. Sono seduta sul letto, con le gambe incrociate come gli indiani, quando leggo il nome del notaio che ha redatto l’atto. Guardo Caterina che, però, sembra avere gli occhi puntati più in basso rispetto al laptop che tengo su una mano. Quel nome mi dice qualcosa; chiedo anche a lei, ma mi guarda come aspettando che sia io a rispondere. Mi alzo in piedi, le vado vicino chiedendole di fare una ricerca su quel nome nei documenti aziendali. La vedo impacciata, come se non avesse capito cosa cercare. Le spiego meglio specificando che è fondamentale quella ricerca e vedo la determinazione nei suoi occhi, ora puntati sullo schermo del computer, mentre inizia a muoversi tra hd, icone, cartelle, files.
Devo andare in bagno, tutta quell’acqua…
La camera è speculare alla mia, anche l'interno del bagno. Un grande asciugamano umido buttato sul piano del lavandino è il segno della doccia che si è fatta Caterina; una volta terminato quello che devo, mentre mi lavo le mani noto, nel riflesso dello specchio, un azzurro vivace nascosto sotto quell'asciugamano. Quel colore mi è familiare, ma non per i Puffi. Sono curiosa e impertinente: sollevo il telo bianco e trovo esattamente quello che immaginavo. Azzurro con l'impugnatura bianca, ergonomico, setoso al tatto: Lelo. Lo prendo in mano silenziosamente, osservando alcune secrezioni bianche in punta. Ecco perché era paonazza quando mi ha aperto la porta: l’ho proprio disturbata sul più bello. Deve avermi maledetto. Poi faccio un gesto che stupisce me per prima: avvicino quell’oggetto al naso e inspiro cercando le tracce di dolce profumo.
Rimetto a posto esattamente com'era ed esco. Caterina sta saltando in piedi sul letto, con la faccia radiosa. “Studio del Notaio Muller -dice euforica- stesso indirizzo; una fattura di tre anni fa per consulenza in materia societaria. Nelle carte di lavoro del bilancio di allora c’è scritto che stavano valutando di acquistare un albergo in una località sciistica svizzera e si sono rivolti al notaio per capire come eventualmente strutturare l'operazione e la società. Poi non se ne è fatto più nulla. Fattura per 50.000 franchi svizzeri tondi tondi.”
Ecco perché mi diceva qualcosa quel nome: lo dovevo aver letto nel report dei miei colleghi riferito all'esercizio sociale precedente a quello della scorsa certificazione, che avevo fatto io un anno fa.
“Brava! Hai capito il gioco?", chiedo.
"Costituiscono una società svizzera farlocca -risponde lei continuando a salterellare sul materasso- alla quale danno il corrispettivo di falsi costi ottenendo un duplice risultato: pagano meno tasse e si impossessano di soldi delle società alberghiere: 319.000 franchi solo nell’ultimo anno. Bella la vita a spese dei creditori.”
Caterina è coinvolgente nel suo entusiasmo, mi tende la mano e salgo anch’io a saltare sul letto, euforica quanto lei. Il mio maglione ha un collo troppo abbondante per contenere il seno a ogni sobbalzo. Vedo che lei non riesce a non guardare. “Che caldo!”, dico sfilandomi il golf e lasciandomi cadere di schiena sul letto.
“Domani mattina -dico- vedrai che esperienza formativa! Prima chiamiamo Milano, poi convochiamo il presidente e l’AD e, se capiamo che non abbiamo preso un abbaglio, spieghiamo loro che non potremo certificare il bilancio se nelle tre controllate non rientreranno immediatamente le somme distratte. Tutte. Vedrai le loro facce.”
Caterina è in piedi e mi guarda dall’alto. O meglio: guarda dall’alto l’aureola del mio capezzolo sgusciata fuori dalla camicia da notte, con quasi tutto il seno. Sembra rapita da ciò che vede. E lo sono anch’io che dal basso osservo la perfezione del suo pube coperto da quegli slip neri, eleganti nella loro linearità. Vedo anche i suoi capezzoli duri che spingono sotto la corta canottiera.
I nostri sguardi si incrociano: ciascuna delle due sa bene cosa guardava l’altra. “Bisogna festeggiare!”, le dico. “Con le bottigliette del minibar?”, chiede. “No -dico prendendola per l'esile caviglia e facendola cadere quasi su di me- con quel vibratore che c’è in bagno. Pensa che è identico a quello che c'è di là, nel mio beauty case.”
La bacio e lei ricambia con enfasi che presto diventa autentica passione. Le sue mani giocano con il mio seno, come un bambino con un gioco nuovo, mentre le mie stringono le sue natiche piccole e muscolose. Le sue dita torcono i miei capezzoli gonfi, mentre le mie si fanno strada verso la sua fessura: la trovano umida, calda, morbida.
Quando mi risveglio la mattina, lei dorme pacifica. Nuda, bella, leggeriadra. Vicino al suo cuscino c’è quell’oggetto azzurro e bianco che, da quel che ricordo, mi ha dato un lungo piacere. Ma di questa pazzia non è ciò che più mi ha gratificato. Vedo ancora, come se fosse il presente, l'immagine di lei distesa supina; io fra le sue gambe con indice e medio della mano destra nella sua fessura: si muovono sollecitando la parete superiore di quel morbido spazio interno. Con il pollice della sinistra, invece, le massaggio il clitoride. Lei è un fascio di tensione: il ventre talmente piatto da mettere in rilievo le ossa del bacino, gli addominali tirati, il respiro sempre più corto, l'arco costale che emerge tra un respiro e l'altro, lo sterno lungo e liscio, la diramazione delle costole da esso e i suoi capezzoli piccoli, ma turgidi, duri e scuri. I suoi occhi puntati nei mei mentre, socchiudendoli, si abbandona all'estasi.
larecherche@tutamail.com
La società di revisione per la quale lavoro, una delle c.d. "big four" del mercato, ha come cliente un gruppo alberghiero che è cresciuto in maniera consistente negli ultimi vent'anni: da tre alberghi che erano (tutti nella zona dei Colli Euganei), a oltre venti in città d'arte e rinomate località turistiche italiane, nonché una struttura in Grecia, una in Croazia e una nuovissima, è stata costruita nel 2022, sulla costa albanese, nuovo Eldorado delle vacanze estive.
In termini di numero di posti letto, criterio per la misurazione delle aziende in questo comparto, si tratta di una realtà certamente importante, anche se parecchio esposta nei confronti del mondo bancario che ne ha finanziato la crescita.
Sede e amministrazione della società sono rimaste nella zona d'origine e questo comporta che, per preparare la certificazione del bilancio, si vada in trasferta quattro giorni. Ciò significa tre notti presso il loro albergo di Abano, rifatto nel mentre della pandemia approfittando dell'ecobonus (quindi un pochettino è anche mio...).
L'AD del gruppo è un signore di Padova, la moglie è la presidente della società. Da sempre professionalmente nel gruppo, sono subentrati al padre di lui, mancato cinque anni fa. Per me è la terza volta che lavoro su questo gruppo: nella prima remota occasione, ancora sotto la vecchia guida, avevo esattamente trent'anni ed ero con il mio capo e con un giovanissimo collega. Poi sono tornata l'anno scorso. Oggi sono la "senior" del piccolo team qui in trasferta, anche se ogni giorno sono previste video call con il mio superiore, che oramai viene presso le aziende solo in casi eccezionali.
Con me ci sono due risorse: un vero nerd che lavora nella società di revisione da cinque anni e una nuova arrivata, di quelle uscite dalla più prestigiosa facoltà di economia milanese e assunte ancor prima che il presidente della commissione di laurea abbia finito di dire "cum lode".
Minuta, se non mignon, ma perfettamente proporzionata, magra, ha capelli castani, lisci, lunghi. Occhi color ambra, sopracciglia marcate e curatissime. Seria, diligente, educata, entusiasta. Il nerd, invece, ha perso lo slancio dei primi tempi, il quale ha lasciato spazio allo stress. Anche il suo look esprime quella condizione: il completo grigio non vede un ferro da stiro da troppo tempo, le scarpe reclamano una passata di lucido, la camicia ha il colletto sbottonato e la cravatta allentata, e poi due brufoli da barba sul collo, i capelli rossastri a ricci disordinati, l'addome prominente. Tralascio i dettagli sulla forfora che solo a pensarci mi si torce lo stomaco.
La prima giornata inizia con la messa a nostra disposizione di tutti i documenti della contabilità, nonché con la verifica dei sistemi con i quali è tenuta. Segue il briefing con il mio superiore in call e con i vertici manageriali della società. Ci spartiamo i compiti e lavoriamo tutti sodo, con piena collaborazione dell'amministrazione aziendale.
Usciamo dagli uffici quasi alle 22 andando direttamente in albergo. La presidente del gruppo, molto gentile, ha dato disposizione che il ristorante ci attenda prima di chiudere e che palestra e terme siano a nostra disposizione, nel caso gradissimo. Io e il nerd optiamo per il ristorante, dove lui si siede aprendo il laptop e continuando a lavorare su fogli di excell. Caterina, invece, dopo avermi chiesto se poteva veramente "staccare" , con l'energia dei quindici anni che ha in meno di me preferisce la palestra. Agguanta due mele dal buffet e ci saluta per andare a cambiarsi. Quando, dopo qualche minuto, ripassa dalla sala è in perfetta tenuta da jogging indor, con tanto di asciugamano, cuffie e bottiglietta d'acqua. Il bra bianco evidenzia quanto sia liscio il suo ventre, ma anche quanto sia piatta lei: sembra passata una pialla; i leggings verde salvia le modellano perfettamente il sedere. Il mio collega non si accorge neanche di lei, non distogliendo gli occhi dallo schermo e continuando a parlare di lavoro: è 100% nerd applicato ai principi contabili.
Mi fanno più compagnia, rispetto a lui, whatsapp e un bicchiere di Raboso, vino che non conoscevo: rosso, morbido, avvolgente, perfettamente abbinato con la mezza porzione di bigoli al ragù d'anatra e con un assaggio di coniglio alla vicentina.
Quando abbiamo finito, Caterina ripassa reduce da un allenamento che l'imperlatura di sudore sul petto ed il viso arrossato indicano essere stato intenso.
La mattina torniamo in azienda puntuali e tutto fila liscio. Caterina nel pomeriggio mi chiede lumi sulle tre società estere: quelle degli alberghi in Croazia, Grecia e Albania. I loro bilanci sono redatti con un sistema diverso rispetto al nostro e ci sono elementi che non sa se interpreta correttamente. Quando si china per mostrarmi i fogli sento il suo profumo fresco, giovane. Grazie a Dio al suo posto non c'è il nerd con la sua forfora, penso.
Finiamo alle 21.30, quanto a me portandomi in albergo ancora almeno un'ora di lavoro. Privilegio la zona termale alla cena, che sarà sostituita più tardi da un toast. Mi imita Caterina. Indossa un costume intero bianco molto elegante. Ha gusto la ragazza, e ha grazia nei modi. Si capisce che proviene da quella che mia madre definirebbe “una buona famiglia”. Siamo immerse in una grande piscina all'aperto; i vapori si sollevano dall'acqua calda disperdendosi fluidi nell'aria fredda. Sotto di noi, due comode sedute ci cullano con l'idromassaggio. Tutto molto relax, ma devo placare Caterina che continua a raccontarmi con entusiasmo delle società estere, dei loro risultati e delle incredibili prospettive che i numeri rappresentano. Sa a memoria anche l’occupazione media dei posti letto nei diversi mesi della stagione estiva e i costi delle attività di promozione.
Recepisce il mio desiderio di un momento di pausa dal lavoro e smette di parlare. Finalmente ci rilassiamo davvero, una affianco all'altra, semi sdraiate in quel liquido caldo ed effervescente che ci coccola. Vedo che osserva il mio seno, diversissimo dal suo, opposto. Il mio, infatti, è robusto, pieno, tondo e strizzato in un bikini nero che sarebbe forse più adatto di una taglia maggiore. La situazione mi risveglia e medito quasi di vedere se c'è modo di farsi fare un massaggio nella SPA: magari sono fortunata e trovo un bel ragazzo con il quale intrattenermi dopo che mi avrà spalmato d'olio. Mi ridesto da qual pensiero: sarebbe molto poco professionale, visto che tutto qui è della società cliente, che ha quindi occhi e orecchie.
Passo dal bar e, armata del mio toast caldo, salgo nella mia camera che è difronte a quella della collega. Divoro il mio pasto, poi breve e routinaria telefonata con mio marito, quindi mi faccio una doccia e indosso la mia micro camicia da notte e l’ampio golf di lana con collo a V che è la mia coperta di Linus. Il contrasto tra seta e lana sulla pelle del mio corpo mi abbraccia. Mi metto sulla sedia, rannicchiando le gambe sotto il golf e, nonostante la stanchezza, accendo il laptop: se ho sentito bene, c'è un dato che non mi torna. Verifico ed, effettivamente, nella carte di lavoro i costi della promozione dei tre alberghi esteri sono espressi in franchi svizzeri. Cerco le fatture, ma non le trovo, così come i contratti.
Prendo il computer e vado a bussare alla porta di Caterina, sperando non sia già andata a dormire. Sento che dice "Arrivo!", ma mi apre dopo quasi un minuto: fortunatamente nessuno è apparso in corridoio. E' come preoccupata dalla mia visita, quasi affannata e rossa in volto, ma le spiego la questione e le chiedo se ha nell'hd quei documenti. Imbarazzata dall'essere solo in mutande e canottiera, mi fa comunque entrare e apre il suo computer. Cerca qualcosa per coprirsi, ma le indico come sono svestita io, come a dire: “Lasciamo perdere le formalità”. Osservo, fra me e me, vedendola senza scarpe, che è proprio bassa.
Sono dietro di lei, che si è seduta alla scrivania. Chinandomi per guardare lo schermo del suo laptop sento nuovamente il profumo della sua pelle. E’ inebriante.
Guardiamo i documenti, ci lavoriamo sopra, facendo anche ricerche nelle banche dati. Tutte e tre le società estere, mediante tre contratti fotocopia, hanno affidato l'attività di promozione a una società con sede a Zurigo. La cosa è strana già di per sé, ma ancora di più lo diventa quando capiamo che quella società sembra essere fittizia: al suo indirizzo, che da Google maps sembra una piccola palazzina, c'è solo uno studio di amministrazione presso cui sembrano avere sede decine e decine di società. Continuiamo a fare ricerche. E' eccitante come una caccia al tesoro e per la sete scolo tutta una bottiglietta d'acqua. Caterina muove con velocità le mani sulla testiera. Le sue dita sono affusolate, le sue unghie curate; bello l'effetto nude dello smalto.
Con il mio computer, consulto il sito internet della società: è orrendamente scarno e solo in tedesco. Sostanzialmente è composto da un’home page con un testo di rara genericità. Lei viene al mio fianco mentre le descrivo la situazione. Le mostro lo schermo e lei, avvicinandosi a guardare, appoggia la mano sulla mia spalla nuda uscita dall'ampio scollo del golf. Quel tocco mi trasmette in tempo reale una condizione di confidenza, di intimità.
Caterina, poi, riesce a recuperare online una visura camerale e, sorpresa, la società ha come unico socio una fiduciaria elvetica. La caccia si fa sempre più interessante.
Ragioniamo e cerchiamo di capire come trovare subito ulteriori informazioni. Nelle pieghe della visura ci sono statuto e atto di costituzione; sono in tedesco che mastico a fatica, ma mi metto a leggere tutto, traducendo ad alta voce. Sono seduta sul letto, con le gambe incrociate come gli indiani, quando leggo il nome del notaio che ha redatto l’atto. Guardo Caterina che, però, sembra avere gli occhi puntati più in basso rispetto al laptop che tengo su una mano. Quel nome mi dice qualcosa; chiedo anche a lei, ma mi guarda come aspettando che sia io a rispondere. Mi alzo in piedi, le vado vicino chiedendole di fare una ricerca su quel nome nei documenti aziendali. La vedo impacciata, come se non avesse capito cosa cercare. Le spiego meglio specificando che è fondamentale quella ricerca e vedo la determinazione nei suoi occhi, ora puntati sullo schermo del computer, mentre inizia a muoversi tra hd, icone, cartelle, files.
Devo andare in bagno, tutta quell’acqua…
La camera è speculare alla mia, anche l'interno del bagno. Un grande asciugamano umido buttato sul piano del lavandino è il segno della doccia che si è fatta Caterina; una volta terminato quello che devo, mentre mi lavo le mani noto, nel riflesso dello specchio, un azzurro vivace nascosto sotto quell'asciugamano. Quel colore mi è familiare, ma non per i Puffi. Sono curiosa e impertinente: sollevo il telo bianco e trovo esattamente quello che immaginavo. Azzurro con l'impugnatura bianca, ergonomico, setoso al tatto: Lelo. Lo prendo in mano silenziosamente, osservando alcune secrezioni bianche in punta. Ecco perché era paonazza quando mi ha aperto la porta: l’ho proprio disturbata sul più bello. Deve avermi maledetto. Poi faccio un gesto che stupisce me per prima: avvicino quell’oggetto al naso e inspiro cercando le tracce di dolce profumo.
Rimetto a posto esattamente com'era ed esco. Caterina sta saltando in piedi sul letto, con la faccia radiosa. “Studio del Notaio Muller -dice euforica- stesso indirizzo; una fattura di tre anni fa per consulenza in materia societaria. Nelle carte di lavoro del bilancio di allora c’è scritto che stavano valutando di acquistare un albergo in una località sciistica svizzera e si sono rivolti al notaio per capire come eventualmente strutturare l'operazione e la società. Poi non se ne è fatto più nulla. Fattura per 50.000 franchi svizzeri tondi tondi.”
Ecco perché mi diceva qualcosa quel nome: lo dovevo aver letto nel report dei miei colleghi riferito all'esercizio sociale precedente a quello della scorsa certificazione, che avevo fatto io un anno fa.
“Brava! Hai capito il gioco?", chiedo.
"Costituiscono una società svizzera farlocca -risponde lei continuando a salterellare sul materasso- alla quale danno il corrispettivo di falsi costi ottenendo un duplice risultato: pagano meno tasse e si impossessano di soldi delle società alberghiere: 319.000 franchi solo nell’ultimo anno. Bella la vita a spese dei creditori.”
Caterina è coinvolgente nel suo entusiasmo, mi tende la mano e salgo anch’io a saltare sul letto, euforica quanto lei. Il mio maglione ha un collo troppo abbondante per contenere il seno a ogni sobbalzo. Vedo che lei non riesce a non guardare. “Che caldo!”, dico sfilandomi il golf e lasciandomi cadere di schiena sul letto.
“Domani mattina -dico- vedrai che esperienza formativa! Prima chiamiamo Milano, poi convochiamo il presidente e l’AD e, se capiamo che non abbiamo preso un abbaglio, spieghiamo loro che non potremo certificare il bilancio se nelle tre controllate non rientreranno immediatamente le somme distratte. Tutte. Vedrai le loro facce.”
Caterina è in piedi e mi guarda dall’alto. O meglio: guarda dall’alto l’aureola del mio capezzolo sgusciata fuori dalla camicia da notte, con quasi tutto il seno. Sembra rapita da ciò che vede. E lo sono anch’io che dal basso osservo la perfezione del suo pube coperto da quegli slip neri, eleganti nella loro linearità. Vedo anche i suoi capezzoli duri che spingono sotto la corta canottiera.
I nostri sguardi si incrociano: ciascuna delle due sa bene cosa guardava l’altra. “Bisogna festeggiare!”, le dico. “Con le bottigliette del minibar?”, chiede. “No -dico prendendola per l'esile caviglia e facendola cadere quasi su di me- con quel vibratore che c’è in bagno. Pensa che è identico a quello che c'è di là, nel mio beauty case.”
La bacio e lei ricambia con enfasi che presto diventa autentica passione. Le sue mani giocano con il mio seno, come un bambino con un gioco nuovo, mentre le mie stringono le sue natiche piccole e muscolose. Le sue dita torcono i miei capezzoli gonfi, mentre le mie si fanno strada verso la sua fessura: la trovano umida, calda, morbida.
Quando mi risveglio la mattina, lei dorme pacifica. Nuda, bella, leggeriadra. Vicino al suo cuscino c’è quell’oggetto azzurro e bianco che, da quel che ricordo, mi ha dato un lungo piacere. Ma di questa pazzia non è ciò che più mi ha gratificato. Vedo ancora, come se fosse il presente, l'immagine di lei distesa supina; io fra le sue gambe con indice e medio della mano destra nella sua fessura: si muovono sollecitando la parete superiore di quel morbido spazio interno. Con il pollice della sinistra, invece, le massaggio il clitoride. Lei è un fascio di tensione: il ventre talmente piatto da mettere in rilievo le ossa del bacino, gli addominali tirati, il respiro sempre più corto, l'arco costale che emerge tra un respiro e l'altro, lo sterno lungo e liscio, la diramazione delle costole da esso e i suoi capezzoli piccoli, ma turgidi, duri e scuri. I suoi occhi puntati nei mei mentre, socchiudendoli, si abbandona all'estasi.
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