La strada che il mio piacere compie

di
genere
masturbazione

Un tempo i miei viaggi di lavoro erano frequenti. Poi, con la pandemia e l'esplosione di Teams ed altri, tutto è finito quasi di colpo. E forse è stato anche un bene, perché nel frattempo mia figlia è cresciuta e oggi non mi preoccupa più, né soprattutto mi fa sentire in colpa, lasciare soli lei e il mio compagno. Insicurezze e sentimenti tipici di chi è diventata madre a quarant’anni, lo so, ma la pausa dai viaggi di lavoro mi ha permesso di non dovermici più confrontare.
Forse è anche per tale ragione che affronto questa tre giorni in una città sull'Adriatico come se fosse un tempo mio: più una micro vacanza che un impegno di lavoro. Mi occupo di comunicazione; quello che faccio mi piace, è un’espressione di me, ecco perché riesco a conciliare le parole lavoro e vacanza.
Arrivo quasi in orario, dopo una partenza all’alba e un viaggio in treno durante il quale verifico ancora come le aziende di scarpe, simili a quella per cui sono qui, hanno comunicato le novità per l'ultima stagione autunno-inverno: consulto cataloghi del settore, siti di grandi distributori europei, riviste specialistiche, campagne pubblicitarie sulla carta o online, profili di influencer e cose di questo genere. Lo faccio giusto per rivedere, sulla stagione che sta terminando, le tendenze emergenti a livello europeo. Il nostro paese è il principale produttore europeo; il distretto calzaturiero delle Marche è il più importante d'Italia con più del 30% delle imprese. Quindi è qui il "centro del mondo", ciò che legittima, anche se siamo solo metà gennaio, le aspirazioni del cliente dal quale sto andando.
Anch’io ho aspirazioni, ma non mi riferisco al lavoro quanto, piuttosto, al tempo che ho per starmene da sola. In treno consulto nuovamente il sito dell'hotel dove starò; guardo le immagini della suites con la vasca da bagno direttamente in stanza: è soluzione confacente al mio programma. Le recensioni dell'hotel sono molto positive, anche per SPA e palestra. Non è per quest'ultima, tuttavia, che mi sono portata dietro il necessario per fare sport: c'è un percorso che passa subito fuori l'albergo e che costeggia la spiaggia. Andata e ritorno oltre 10 km; i punti di riferimento sono una grande sfera di Arnaldo Pomodoro, un bellissimo villino liberty e un parcheggio. Le previsioni meteo sono ottimali: alta pressione, quindi bel tempo, ma fortunatamente niente correnti fredde, né vento.
All’uscita della stazione prendo un taxi e a metà mattina sono dal cliente. L’imprenditore è simpatico e assieme ai responsabili del reparto creativo vediamo bozzetti e prototipi. Per pranzo si unisce a noi la direttrice del marketing: tutti assieme mi spiegano poi perché la produzione per prossima stagione autunno-inverno dovrebbe intercettare il gusto dei clienti nei diversi mercati.
Continuiamo a lavorare in maniera serrata, per oggi solo sulla collezione donna. Durante le pause sigaretta e caffè (sembra che sia l’unica fumatrice al mondo, oramai) qualunque pensiero di lavoro viene scalzato, aggettivo pertinente, da ciò che vorrei fare questa sera: coccole che riesco anche di figurarmi, pregustandomele.
Lavoriamo produttivi in un clima simpatico, ma la provincia ha ritmi diversi rispetto a quelli della mia città e prima delle 18.30 sono già in albergo. La stanza ha dimensioni inusuali, la vasca di design è verso la parete vetrata che guarda il mare, il bagno è spazioso con ampia doccia walk-in, accappatoio e spugne sono morbidissime. Ventidue gradi è la temperatura indicata sul display del termostato. Perfetto!.
Ho voglia di andare a correre prima che faccia davvero troppo freddo. Indosso maglietta termica, leggings, scarpe da runner e giacca anti vento imbottita sul petto. Prendo i guanti e mi metto la fascia in testa guardandomi allo specchio: mi piaccio. Sono in una fase della vita, superati i 45 anni, della quale avevo paura, invece il rapporto con me stessa è quasi migliorato: accetto quelli che un tempo credevo difetti, parti di me che non mi piacevano. Sono meno insicura e coltivo il mio fisico con serenità. Pensavo che il sedere sarebbe precipitato, che il seno sarebbe diventato una specie di tasca rovesciata, che il ventre si sarebbe rilasciato e i fianchi allargati; invece, mi piaccio come sono e la menopausa -che speravo arrivasse più avanti, ma evidentemente sono come mia madre- si sta dimostrando condizione gestibilissima e non foriera di eccessiva trasformazione del mio aspetto. Certo, questi leggings ingannano, ma l’importante è ciò che appare, no?
Corro incrociando diversi runners per circa un’ora su un percorso perfettamente piano e ben illuminato. Profumo e rumore del mare mi fanno compagnia, al punto che non metto neanche la musica. Sto bene, ascolto il mio respiro, il battito del cuore, il piede che appoggia sul terreno e che poi dà la spinta. Mi sento in forma, tengo il passo che mi sono prefissata, regolare come un orologio.
Rientrata in albergo, la ragazza alla reception mi dice che nel soggiorno è incluso l’accesso alla SPA che è aperta ancora per un’ora e mezza. Faccio un gesto di gradimento, calcolo i tempi, poi salgo a piedi quattro piani e, pervasa da quella condizione di benessere che regalano le endorfine, entro in camera. Bevo un’intera bottiglietta d’acqua, mi lavo rapidamente e, avvolta in quel morbido accappatoio, faccio per scendere a farmi coccolare dai vapori del bagno turco. Ma mi ricredo e resto in stanza: il mio progetto va goduto con calma e vale più dell’approfittare di quell’occasione. Ho appetito e consulto il menù del servizio in camera, telefono al ricevimento e dico alla ragazza di prima che non andrò alla SPA; le spiego che sarà la bellissima vasca in camera a regalarmi relax e le lascio l’ordine di un club sandwich e un bicchiere di Rosso del Conero (sono banale e d'inverno il bianco è un'eccezione).
Mando due mail di lavoro, poi telefono a casa per parlare sia con Giovanni che con mia figlia: così non mi interromperanno dopo. Lui recita bene il ruolo del padre che ha il pieno controllo della situazione domestica, lei mi racconta controvoglia della scuola, poi si lamenta di quanto rigido sia suo padre che le ha vietato di andare a dormire da una sua amica. Fingo comprensione alle sue ragioni di protesta, mentre bussano alla porta della camera. Apro, prendo in consegna dal cameriere il carrello con la mano libera dal telefono e sillabo un grazie silenzioso. Lo sguardo di lui tergiversa sulla scollatura del mio accappatoio: la cosa mi fa intimamente piacere. Chiudo la porta. Riesco a placare la mia interlocutrice telefonica estorcendole la promessa di non insistere in quella sua lamentela e di godersi una serata con il suo papà. Chiudo la telefonata e mi avvicino al carrello: ho fame, prendo il piatto con il club sandwich e inizio a fare quella cosa per la quale Giovanni mi rimprovera sempre: lo scompongo spiluccando i vari ingredienti.
Sul carrello c’è un cestino con dentro qualcosa: due flaconi di vetro. Un biglietto della ragazza della reception recita: “E’ la SPA che viene da Lei, allora. Vedrà che meraviglia. Cordiali saluti.” Che carina! In uno ci sono dei sali da bagno, nell’altro un olio per il corpo. Comando le luci della stanza tenendone accese solo due, quelle più delicate. Apro il rubinetto dell’acqua calda della vasca, Intanto cerco una musica di sottofondo scegliendo una play list dal titolo “Relaxing Blues” che porta ulteriore intimità a questo mio momento.
Continuo a mangiucchiare; mi piace portare il cibo in bocca direttamente con le dita: penso per un richiamo atavico, anche se in questo momento il gesto -incluso pulire con la bocca le dita dalla maionese- mi sembra assumere un significato quasi osé.
Leggo le proprietà dei sali e li verso nella vasca: il profumo che emana la loro reazione con l’acqua calda è avvolgente. Domani ringrazierò la receptionist. Quando la vasca è piena, prendo il bicchiere, abbondante di un vino rosso rubino intenso, con piccoli riverberi violetti. Guardando il mio riflesso nella parete vetrata, con fare stupidamente plateale mi sfilo l’accappatoio: sono nuda davanti a me nuda nel vetro dietro al quale si staglia un buio che nasconde il mare. Ma la mia attenzione è su ciò che il riflesso restituisce: mi piaccio, come forse mai negli anni precedenti è successo. Non penso ai centimetri in più di altezza che ho sempre desiderato, alla pettinatura sbagliata, a ventre non abbastanza piatto. Osservo, invece, la lunghezza del mio collo, lo sporgere delle clavicole, le spalle atletiche, la mia figura longilinea. Avvicino alle narici il bicchiere di vino e mi inebrio di quel profumo confortante che mi ricorda la prugna, il ribes, il tabacco. Impugnando il calice, entro nella vasca.
L’acqua ha una temperatura perfetta e la musica è una compagnia discreta; assaggio un sorso di vino prima di sedermi e nel mio palato si libera deciso il tannino, ma è levigato, elegante. Mi piace sempre tantissimo -eredità di un corso di degustazione remoto nel tempo- isolare le differenze tra naso e palato e con questo vino è un gioco: piano piano sento il legno dell’affinamento in botte, il sapore del pepe e quello del cacao, la struttura importante.
Sto realizzando un vero coccolarmi, penso.
Riappoggio il bicchiere e mi immergo quasi fino al mento: mi lascio abbracciare, accarezzare, avvolgere dall’acqua e da quei sali che sembrano lisciare la mia pelle. Sollevo i piedi e li appoggio al bordo della vasca. Guardo lo smalto delle mie unghie, i piedi e le caviglie affusolate, il bracciale che orna quella sinistra: una maglia d’oro sottilissima, chiara, ma non luminescente, discreta. Osservo la pelle liscia del polpaccio che sparisce nell’acqua. Sono tutti dettagli che mi rapiscono singolarmente, mentre Robert Cray esegue Strong Persuader. Riprendo il bicchiere: prima olfatto, poi gusto. Due volte. Mi perdo in tutto questo relax senza misurare il tempo.
Poi prendo dal carrello, allungando il braccio, l’altro flacone del quale sono stata omaggiata e ne assaggio il profumo meraviglioso. Leggo sull’etichetta la composizione ricchissima di quest’olio: Marula vergine, Babassù, Nocciola, Jojoba, Rosa mosqueta, Avocado, Macadamia, semi di Chia, Cartamo, Papavero e Oliva. Chissà perché li hanno indicati in quest’ordine? Proprietà nutrienti e idratanti, comunque, e tutto assolutamente naturale. Lo tengo per il secondo tempo.
Accarezzo quanto acqua, calore e sali abbiano levigato la mia pelle. Mi soffermo sulle spalle, sul petto, sul seno. Sto realizzando esattamente ciò che desideravo: staccata dal mondo, mi dedico a me stessa. La mano scende dal seno al ventre sentendo lo stacco dell'arco costale, poi alla coscia destra passando sull’osso del bacino, quindi piano si riavvicina proprio al pube. E’ una sensazione placida quella che avverto, non scossa, non fremito. Un piacere dolce, come superficiale.
Ci gioco per diversi minuti, lentamente, più con il palmo che con le dita.

E’ ora! Mi alzo con calma, raccolgo da terra quel coso morbido e bianco nel quale mi avvolgo. Mi asciugo piano, tamponando il mio corpo con il tessuto asciutto. Esco dalla vasca, vado in bagno, friziono i capelli e avvolgo la testa in un asciugamano. Prendo nella mia piccola valigia il sacchetto nero di raso, dal carrello il flacone dell’olio per il corpo. Appoggio quest’ultimo sul comodino, poi apro il primo allargando i lacci della rouche. Rovescio i miei giochi sul letto, metto bene i cuscini, alzo il piumone e mi sdraio. Nuda.
Prendo l’olio profumato e riempio l’incavo della mano. Non voglio freddo sulla mia pelle, voglio essere coccolata; aspetto quindi che il mio calore si trasferisca all’unguento. Solo dopo quasi un minuto lo spalmo piano e con delicatezza: prima sul seno, poi su tutto il corpo, fino giù ai piedi, rannicchiando le gambe. Guardo nel vetro il riflesso della mia immagine. Sembra una fotografia: sfondo buio, un raggio di luce che illumina il mio corpo nudo steso sul lenzuolo bianco, un ginocchio piegato. Una bella fotografia. Sexy.
Prendo altro olio, ripeto l’operazione accarezzandomi con entrambe le mani che lavorano speculari: il seno, il ventre, l’interno delle mie cosce. Il profumo di quell’olio, esaltato dal calore della pelle, è estasiante; sento ancora più dettagliatamente tutte e tre le sue note: di testa, di cuore, di fondo. Forse è la spiegazione dell’ordine degli ingredienti, ma è un pensiero rapido. Continuo, invece, ad accarezzarmi piano; la mia mano destra compie paziente la sua marcia di avvicinamento al monte di Venere portando lì l’olio ricco di fragranze. Tutto il palmo ricopre il pube, le dita scendono sulla mia fessura. Mi godo ogni istante. La sinistra continua a massaggiare il seno. Indice e medio della destra, intrisi di quell’olio, invece scivolano facilmente prima sulle grandi, poi tra quelle e le piccole labbra. Entrano, quiete, in me confondendo quell’olio con i miei umori che -fisicamente- sento essere giunti.
Sono immersa nel mentre, non c’è altro oltre le sensazioni che sto vivendo: olfattive, uditive, fisiche, sensuali. Voglio i miei giochi. Quale? Quello che sollecita direttamente il clitoride quasi baciandolo, suscchiandolo dolcemente? Quanto piacere mia ha saputo dare in passato, soprattutto dopo la separazione da mio marito. O quello che entra in me? Gioco -così lo chiamo da sempre- sa raggiungere la zona cuv stimolandola senza che necessariamente debba farlo io con i movimenti della mano: il suo “motore” interno è capace di esprimere movimenti di una delicatezza incredibile e di una irregolarità e imprevedibilità intriganti. E’ con lui che ho imparato veramente la strada che il mio piacere compie per arrivare al culmine. Tanto tempo fa.
Lo prendo: con una mano lo accendo, con l’altra lo accarezzo ungendolo. E’ da molto che non lo uso. L'ho caricato a casa, in bagno, di nascosto; le tre lucine accese nell’impugnatura promettono però una durata del gioco che mi conforta. La sua estremità vibra sul mio sterno, poi sul seno, sul ventre, sul pube. Lì faccio scorrere per il lungo l’asta, poi terno a usare solo l’estremità raggiungendo il clitoride, pungolandolo piano: la faccio girare in torno a ché, con la sua energia vibrante, lo solleciti da diverse angolature. E’ un gioco dolce e che dura a lungo, con escursioni a scorrere sulla mi fessura. Poi di nuovo su a girare in torno a quel punto massimamente innervato che si nasconde all’apice delle piccole labbra. Ascolto il mio respiro, talvolta inaspettatamente interrotto da un guizzo di piacere. Sollevo le ginocchia, con la mano sinistra divarico i miei petali, con l’altra porto fra loro l’estremità di quell’oggetto dalla forma ergonomica. La appoggio lì senza spingerla. Non so spiegare, è come se richiamassi Gioco dall’interno, con movimenti di tutti i muscoli di quella zona del mio piacere. La punta piatta e arrotondata, anche grazie alle vibrazioni, si fa strada. Ora, con un minimo di pressione della mano, lo accompagno nel suo procedere. Il fiato si ferma nei miei polmoni, poi l’aria esce come liberata: emetto un gemito delicato, sincero. E’ “solo” emozione che prelude al piacere che sarà. Usando entrambe le mani sull’impugnatura, cambio la modalità: alla vibrazione si aggiunge un movimento oscillatorio dell’estremità che è in me: la sensazione è straordinaria. Sposto la mano destra riprendendo l’impugnatura, ma passando sotto la coscia. Comando l’assecondare dei movimenti di Gioco in me dandogli un’inclinatura che gli fa sollecitare meglio la parete anteriore di quella mia zona di piacere. E proprio il piacere cresce in questo mio esercizio lento. Mio!
La mano sinistra si sposta sul seno: lo stringe e con pollice e indice torce il capezzolo turgido. Provo sensazioni di piacere che animano parti diverse di me. Quella mano, poi, scende e le sue dita sollecitano il mio bottoncino duro. Inizio a non dare più un luogo fisico specifico al piacere: è una sensazione cerebrale e del corpo, è dentro di me.
Il piacere monta con lentezza, accompagnato dal mio respiro che invece è sempre più veloce, dai miei gemiti più intensi. Dopo qualche minuto, sento poi come una vibrazione lontana che mi attraversa, che cresce fermandomi il respiro, poi rientra ma solo per elevarsi ancora. E’ ogni volta più intensa. La mia mano sinistra quasi tortura quel piccolo cappuccio, la destra accompagna ora quasi frenetica il moto di Gioco: al suo oscillatorio aggiunge un lieve spingerlo e ritrarlo. Dentro verso fuori, fuori verso dentro.
La vibrazione che mi attraversa, prima come dolci onde sonore, ora è via via più intensa. Vedo il mio respiro sempre più corto gonfiare e sgonfiare il mio petto. Sento il verso alternato del mio fiato mischiarsi al suono dei miei gemiti. Volto la testa di lato, guardando il mio riflesso in quel grande vetro dietro il quale c’è il buio. Quell’immagine, che prima era sexy, ora è propriamente erotica. Mi fisso negli occhi mentre mi do piacere, ciò che alimenta il piacere stesso come in un circolo vizioso che accelera vorticosamente.
Tutti i miei muscoli, a partire dagli addominali, si tendono ad aspettare quell’esplosione che sento imminente: quelli del collo, del trapezio, delle mani, dei piedi. Mi vedo, ancora nel riflesso, socchiudere gli occhi.
Poi è una lunga, potente, liberatoria scossa quella che mi pervade il corpo.
Lunga.
Potente.
Liberatoria.
E ripetuta.Sotto i miei occhi chiusi è un susseguirsi di luci chiare che si muovono come un’aurora boreale, ma rapide; le mie orecchie ascoltano il verso del mio piacere, i polmoni buttano fuori aria che neanche realizzo di inspirare.
Sto lì a godermi quel momento, o forse dovrei dire quel tempo perché è assai prolungato. Così come quello successivo, dove i sensi piano piano si rifanno vivi: rumori diversi da me si affacciano, immagini -prima il soffitto, poi la stanza- si svelano, e le fragranze di quell’olio, forse esaltate dal mio corpo accaldato, tornano a sollecitarmi l'olfatto.
Sono quasi incredula della forza che ho vissuto. Devo come razionalizzarla. Riprendo a respirare con regolarità. Sorrido.
Prendo Gioco, abbandonato sul letto, per spegnerlo. Intanto mi sono seduta sul bordo; vedo che due delle tre tacchette indicano che c’è ancora una buona carica nella batteria: vivo quest'altra dimostrazione della sua afiidabilità come una simpatica provocazione e lo bacio in punta, per gratitudine, guardandomi ancora nel riflesso.
Mi piaccio. Lo spengo.


larecherche@tutamail.com
scritto il
2025-02-15
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