Accettare le condizioni - Capitolo 6
di
Glorfindel
genere
dominazione
CAPITOLO 6
FLASHBACK
E' il giorno del mio diciottesimo compleanno, io e il mio gruppo abbiamo festeggiato fin dal pomeriggio, ci siamo divertiti, abbiamo cenato, ci siamo scatenati ed ora, alle due di notte, siamo rimasti solo in 4, io e tre ragazzi, intorno ad un tavolo a giocare a poker con soldi veri. La partita va avanti da un po' tra un bicchiere e l'altro, siamo tutti e quattro un po' brilli, io sono rimasta con pochi spiccioli mentre gli altri tre si sono spartiti le vincite più o meno in modo omogeneo. Decidiamo di fare un'ultima mano, le carte sono già date quando Marco, il solito esagerato, mette sul piatto tutto quello che ha, Andrea e Francesco si chiamano subito fuori ma io ho un full d'assi in mano, è il punteggio più alto visto in tutta la serata ma non posso coprire la puntata con quello che mi è rimasto:
“Marco, fammi credito, tanto vinco io”
Il mio sguardo malizioso e sicuro si piazza in quello del ragazzo, sarà anche un po' l'alcool che ho in corpo ma mi sento sicura e non voglio tirarmi indietro per nessun motivo.
“No, Tania, non si può proprio fare, mi spiace ma se hai altro da offrirmi al posto dei soldi ti ascolto, tanto sei sicura di vincere”
E' vero, sono sicura ma il suo sguardo lascivo non è difficile da decifrare e mi sento spavalda, ciò che sottintende mi stuzzica e ho una gran voglia di vedere il suo sguardo deluso quando vedrà il mio full, questa sera solo pippe per te amico:
“dimmi cosa vuoi e lo avrai sul piatto!”
Si lecca le labbra nell'udire le mie parole, mi sembra di vedere il suo sangue buttarsi in picchiata verso l'uccello:
“voglio te, anzi, vogliamo, se perdi faremo di te tutto quello che vorremo fino all'alba ma voglio essere chiaro, ho detto tutto, ogni cosa ci venga in mente, non potrai dire di no a nulla. Se vincerai ti prederai tutto, sia i miei soldi che quelli di Andrea e Francesco”
Deglutii, aveva puntato alto, ora il mio full mi sembrava molto meno forte di prima ma di tirarsi indietro non ne volevo proprio sapere e mi stupii nel sentirmi pronunciare:
“solo se accetti due regole prima, una è che il mio culo non si tocca tassativamente e la seconda è che qualunque cosa succederà questa notte, alle prime luci dell'alba, scomparirà, sarà come se non fosse mai avvenuta, ok?”
Gli occhi di Marco sembrarono infuocarsi alle mie parole ma tacque per qualche secondo poi:
“un dito, hai un culo troppo bello per rinunciarci del tutto, ci sto se accetti di farci giocare con il tuo culo con un solo dito alla volta”
L'alcool rende deboli, rende euforici, rende avventati:
“vedo, Marco, cosa hai in mano?”
Vidi le sue carte calare una dopo l'altra e non vi dico la gioia quando tre miseri due si allinearono uno di fronte all'altro, era così sicuro di vincere con un misero tris di due? ma poi, poi il mio cuore si fermò, un brivido mi percorse la schiena e la cosa più strana è che sentii la mia fichetta sobbalzare, scaldarsi quando apparve un quarto due, poker, Marco aveva un poker e gli bastò guardami in faccia per capire che mi aveva in pugno. Non ero ancora riuscita a reagire quando sentii la sua voce:
“abbiamo in programma una maratona di star trek per questa notte, noi andiamo in sala, tu fa in fretta, spogliati completamente e raggiungici, ci serve un diversivo per tutte queste lunghe ore di film”
Restai gelata nella sedia mentre i tre, sogghignando, mi sfilarono a fianco dirigendosi in sala.
Restai bloccata qualche minuto, ancora stordita dall'alcool cercavo di mettere insieme le idee, ora che la cosa era reale mi faceva uno strano effetto, ero allibita ma ancora di più ero eccitata e non me lo aspettavo ma poco contava, i debiti di gioco si pagano ed ormai ero in ballo. Dall'altra stanza sentivo i rumori della proiezione che aveva avuto inizio, mi alzai e mi denudai e poi mi forzai ad andare verso il mio destino. I tre bastardi avevano deciso di umiliarmi, quando entrai nella stanza, completamente nuda, non mi guardarono nemmeno tutti intenti con il loro filmetto, infastidita più di quanto fossi imbarazzata mi avvicinai al divano dove erano seduti, attesi un po' ma non ebbi udienza e inviperita:
“beh, cosa dovrei fare ora”
“shhhhhhh”
In coro mi azzittirono, li stavo anche disturbando i tre porci ma poi Marco mi prese per un braccio, mi portò davanti a lui scostando la testa perché non gli ostruissi la visuale e tirandomi verso il basso mi fece mettere in ginocchio, senza degnarmi di uno sguardo si tirò fuori l'uccello, aveva un arnese imponente, era duro, nodoso, le vene, grosse, pulsavano davanti ai miei occhi, la cappella era viola. Mi prese per i capelli e senza troppi complimenti mi tirò il viso verso il suo sesso fino ad appiccicarmelo sulla faccia poi mi lasciò li e si dedicò allo spettacolo in tivù. In quella assurda situazione, nuda, in ginocchio, davanti a tre dei miei più vecchi amici che non mi calcolavano nemmeno rimanevo solo io e quell'uccello, quello che dovevo fare era chiaro e tanto valeva iniziare. Deglutii, mi bagnai le labbra, mi accomodai meglio attenta a non disturbare, gli calai pantaloni e boxer fino a sfilarli, poggiai le braccia sulle sue cosce e allungai la lingua fuori dalla bocca. Il cazzo vibrò al primo contatto, la punta della mia lingua si era appoggiata alla base del pene, subito sopra la sacca scrotale, scivolando, risalii l'asta insalivandola bene, lenta raggiunsi il frenulo esposto, qualche colpetto di lingua poi un bacio soffice a fargli saggiare le mie labbra, odiavo la loro disattenzione al mio essere li esposta e disponibile e volevo farmi notare ma per quanto il cazzo che lavoravo dava chiari segni di gradire le mie attenzioni, Marco riusciva a rimanere impassibile. Ridiscesi con la stessa lentezza ma poi scesi di più, fino a sotto, con la lingua disegnai il contorno di un testicolo e con delicatezza lo guidai alle labbra, lo aspirai piano, con attenzione, allargando le labbra piano piano fino a che non mi scivolò in bocca dove lo lavorai lentamente e intensamente. Succhiando e leccando aspirai la sacca sempre più fino a che non arrivò anche l'altro testicolo, spalancai bene e lo accolsi, li leccai entrambe, li ospitai al meglio che riuscivo fino a che non furono tanto dentro la bocca che estraendo la lingua fui in grado di leccare il perineo. Sotto quelle attenzioni il cazzo di Marco vibrava davanti ai miei occhi ma lui non aveva la minima intenzione di darmi soddisfazione. Liberai le sue palle per risalire l'asta, ancora fino in cima, trovai la cappella e le girai attorno con la lingua per poi fermarmi ancora sul frenulo, lo imboccai, di colpo, scesi fino a metà asta, gli feci sentire la mia gola, lo lasciai li in profondità e finalmente le sue mani arrivarono sulla mia testa, fra i miei capelli, sorrisi con il suo membro fra le labbra e succhiando, roteando la lingua, risalii, millimetro dopo millimetro fino a che non mi rimase solo la cappella, il suo cazzo lucido di saliva più in basso, lo afferrai con entrambe le mani, incrociando le dita lo cinsi, subito fuori dalla mia bocca, le mani che aderivano alle labbra per divenire un unico canale, attesi, attesi la mia piccola rivincita e quando le sue mani spinsero affondai, fino alla base, accogliendolo tutto fra palmi e bocca, succhiando e leccando, scesi e poi risalii, leccai, scesi e risalii, leccai e ogni volta aumentai il ritmo, avevo perso e volevo pagare il mio debito e poi mi sentivo così calda, bagnata. Non ci vollero molti affondi in quel modo, presto la sua mano sulla nuca si fece più forte, vogliosa, voleva venirmi in bocca, non mi era mai piaciuto lo sperma, mi sembrava viscido ma in quel momento, con quella eccitazione, forse l'alcool, affondai, leccai con tutta la lingua e lui, ansimando, si scaricò nella mia bocca, a lungo, copioso, mi stupii sentendo che non sapeva di nulla ma viscido lo era comunque, ingoiai, tutto, fino alla fine, fu lui a staccarmi e a spingermi di fianco, neanche uno sguardo mentre mi donava, sua vincita e proprietà, agli altri due compari. Troppo presa dal cazzo di Marco non mi ero neanche resa conto che gli altri due si erano spogliati, ero ormai lanciata e mi avvicinai al cazzo di Francesco ma prima che potessi penderlo in bocca lui iniziò a spingermi la testa verso il basso, pensai che volesse lo stesso lavoretto ai coglioni ma mi sbagliavo, sollevò una gamba appoggiandomela sulla schiena e mi spinse più giù, mi trovai con il suo buchetto davanti alla bocca e subito mi ritrassi di scatto ma solo per trovare gli occhi di Marco a sfidarmi. Il suo sguardo era chiaro, aveva detto qualsiasi cosa, non mi era concesso fare la schizzinosa, capitolai, mi rimisi in posizione, sentii le mani venire afferrate per essere guidate sui cazzi dei due che ancora dovevo appagare, comincia una lenta sega distratta da quello che avevo davanti e lentamente appoggiai la lingua al suo orifizio. Mi faceva troppo schifo, non riuscivi a dare più che qualche timida lappata ma la mano forte di Francesco mi tirò vigorosamente e mi trovai a baciare il suo culo, mi muoveva la testa ritmicamente, mi muovevano le mani sui cazzi, mi usavano e lentamente mi eccitai da morire, dopo un po' gli stavo leccando il buco rumorosamente, mi colava saliva dalla bocca, segavo da sola i loro cazzi duri mentre i tre si godevano il film. Andai avanti per una buona mezz'ora, la posizione scomoda mi impediva di segarli bene e riuscivano a riandare l'orgasmo. Avevo ormai il mento tutto bagnato, la saliva colava sul collo e sui seni e mi faceva male la lingua ma poi arrivò la fine del primo tempo. I due si alzarono, mi fecero mettere in ginocchio, mi fecero aprire la bocca per poi segarsi a pochi centimetri dal mio viso, vidi i loro volti contrarsi sempre più, le seghe farsi più furiose e poi mi investirono, in pieno, la faccia, i capelli, la bocca aperta, lunghi schizzi mi centrarono la lingua e dovetti sputarli fuori a colarmi sul mento, tenevo gli occhi chiusi mentre sentivo il loro seme ovunque, mi ricoprirono completamente tanto che, una volta finito, dovetti togliermi sperma in quantità dagli occhi per poterli riaprire. Mi lasciarono li in ginocchio, sudicia, mentre:
“ragazzi, ci facciamo una birretta, vi va?”
L'idea di Andrea fu subito accolta ma poi Marco:
“prendi un paio di lattine dal frigo e tre cannucce di quelle lunghissime, ho un'idea, ci servirà anche un imbuto”
Andrea tornò con il necessario mentre, in silenzio, lasciavo che Marco mi facesse sdraiare a terra, la pancia in alto, mi fece alzare le gambe fino a mettermi le ginocchia al lato del viso poi, di peso, mi portò con la schiena attaccata al divano, nel mezzo del divano, in modo che non potessi muovermi. Si sedette dietro di me, le sue gambe ai miei lati e si fece passare l'imbuto:
“dai ragazzi, apritele la fica ben bene”
Sentii le mani degli altri due raggiungermi il sesso, ero fradicia e mi vergognavo ma il loro frugare mi faceva impazzire, i tre sghignazzavano:
“così la birra sarà più buona”
Uno da una parte e uno dall'altra mi allargarono prima le grandi labbra, scivolarono nei miei umori e aprirono le piccole, sentii l'ingresso del mio sesso dischiudersi mentre Marco, massaggiandomi il clitoride con un dito, facendomi gemere, mi infilava dentro la punta dell'imbuto con facilità. Quello che successe dopo fu terribile, Marco iniziò a versare il contenuto della prima lattina nell'imbuto, il liquido era gelato, lo sentii scivolarmi dentro e mi diede dei forti crampi, provai a dibattermi ma mi tenevano le gambe ben ferme e non mi rimase che l'urlare disperata mentre venivo riempita. La prima lattina entrò completamente ma per la seconda c'era poco spazio, iniziò a sgorgare fuori colandomi addosso, dandomi altri brividi mentre mi dibattevo ed urlavo, la versarono completamente, mi inzupparono e poi mi tennero ferma fino a che la birra non si scaldò dentro il mio corpo, i crampi cessarono, smisi di urlare, mi calmai e restai ferma, distrutta. A quel punto mi lasciarono, estrassero l'imbuto, si misero comodi e dopo avermi infilato dentro le tre cannucce, si sorseggiarono con calma la loro birra mentre facevano ripartire il film. Il dolore era stato forte ma ora il liquido dentro di me friccicava piacevolmente tanto da farmi apprezzare anche il leggero movimento delle cannucce. Bevvero con calma fino a che la birra non finì, ero stata tramutata nel loro boccale ma quello che mi atterriva era che l'eccitazione in me aumentava sempre più, le cannucce cominciarono a fare rumore di risucchio mentre il liquido si esauriva e quando fu chiaro che ero ormai vuota vennero estratte e Marco si chinò in avanti a leccare le ultime gocce direttamente dal mio sesso. Abbeverandosi in me si rese conto della mia eccitazione ed aumentò il ritmo, mi percorse tutto il sesso con la lingua, mi ripulì per bene mentre mi costringevo al silenzio per non dargli soddisfazione ma in quella posizione aveva accesso al mio clitoride gonfio in modo perfetto e quando la sua bocca se ne impadronì impazzii cominciando a gemere come una cagna in calore. Mi lasciò, spezzò un orgasmo che stava per esplodere, si sporse in avanti cercando il mio sguardo:
“hai voglia di godere, vuoi venire?”
“si” mi sfuggi in un sussurro
“cosa?”
“ho voglia di venire, fammi venire ti prego” avevo abbassato lo sguardo per sfuggire al suo. Mi porse il dito indice davanti alla bocca:
“leccalo bene, sai dove voglio metterlo e quando sarà bene in fondo ti farò godere”
Sentii solo la parola godere, ne avevo troppa voglia, spalancai la bocca e lui vi affondò per farsi insalivare bene. I due compari tornarono su di me, con le mani mi divaricarono per bene poi inserirono due dita a testa nella mia fica tirando per allargarla, ruotavano, divaricavano e affondavano, mi stavano facendo impazzire e quando sentii il dito di Marco sul mio buchino non mi opposi, lascia che mi penetrasse fino in fondo pensando solo alla sua lingua, lo sentii intrufolarsi tranquillamente mentre cercavo di non stringere il culo, lo sentii incontrare le dita degli altri che mi stavano già frugando e mentre tutti e tre sditalinavano qui e la, la sua lingua tornò proprio sul clitoride a stimolarlo, torturarlo. Comincia a urlare come una pazza il mio godimento, non avevo più remore mentre tre uomini giocavano con i miei orifizi esposti, mugolai impazzita fino a che un profondo orgasmo mai provato prima mi avvolse, mi attraversò riempiendomi e salendo sempre più di intensità, la lingua di Marco mi sembrava di fuoco, le dita nella fica mi facevano sentire piena e quella nel culo mi mandava scosse fortissime al cervello. Non volevano smettere e acceleravano sempre più, mi dibattevo inutilmente, inerme sotto la loro presa, le sensazioni divennero insopportabili, chiesi di smettere, che stavo impazzendo, chiesi pietà ma non servì a nulla, continuarono imperterriti a pomparmi tutti e due i buchi come pazzi mentre i miei urli si facevano sempre più acuti, avevo brividi ovunque e facevo fatica a respirare, il corpo lo sentivo come attraversato da corrente elettrica fortissima, mi disperavo e poi arrivò un secondo orgasmo così intenso che mi sembrò di perdere conoscenza, mi contrassi talmente forte da sfuggire alla loro presa per rotolare a terra, ansimante, tremante, scossa da spasmi improvvisi.
Non so quanto rimasi li ma quando mi rialzai frastornata era rimasto solo Marco, mi guardava sorridendo:
“mi odi?”
Scossi la testa in segno di negazione arrossendo e lui mi porse una mano, mi accoccolai accanto a lui sul divano:
“ti è piaciuto quello che ti abbiamo fatto?”
“non so perché ma mi ha fatto eccitare, molto, incredibilmente ma non permetterò mai più a nessuno di usarmi così”
“ma guarda che all'alba manca ancora un po'” Fu come un cazzotto nello stomaco, non ci stavo più pensando ma, purtroppo aveva ragione:
“che cosa vuoi Marco?”
“se non lo avessi capito ho un debole per il tuo culo, so che non posso averlo ma mi piacerebbe molto sculacciarlo, forte ma non ti obbligherò, non te lo ordinerò, ti ho solo confessato un mio desiderio”
Eccola di nuovo, quella strana sensazione, il solo sentire quelle parole mi aveva mandato in fiamme il ventre, mi odiavo, non sarebbe mai più successo, avevo deciso che non sarei mai stata quel tipo di donna ma all'alba mancava ancora un po':
“all'alba tutto questo non sarà mai successo, questo è il mio dono, in cambio tu dovrai fare in modo che di questa nottata non rimanga traccia in futuro” Dissi quelle parole mentre mi stendevo sulle sue gambe, gli misi il culo proprio a portata di mano, mi stesi bene, afferrai un cuscino in cui nascosi la faccia e lasciai che facesse quello che desiderava. Le prime sculacciate furono leggere, indecise, forse non credeva che avrei accettato, sicuramente non lo aveva mai fatto. Non era neanche sgradevole, carezze intense ma mi sentivo vuota. Alzai un po' il culo, lo esposi meglio e lui ne approfittò, schiaffo dopo schiaffo i colpi si fecero più robusti, sentivo le sue dita affondare nelle mie morbide carni, sentivo il culo sobbalzare sotto la sua forza, chiazze pulsanti si allargavano, la pelle bruciava ed iniziai a fare fatica a contenere gli urli. Li soffocavo nel cuscino, restavo immobile ma gemevo:
“vuoi che smetta?”
Scossi con forza la testa per dire no, non so perché ma volevo donarmi a lui in tutto quello che voleva. Ricominciò a colpire, il suo respiro si era fatto pesante, sentivo il cazzo marmoreo premere contro il mio corpo, stava perdendo il controllo e si stava lasciando andare, avevo il culo in fiamme mentre i suoi colpi si abbattevano a decine poi, con il fiatone, si fermò:
“hai il culo rosso in modo incredibile, è bellissimo”
Come risposta divaricai le gambe, esposi il mio sesso, sentii la mano che avevo invitato farsi strada, insinuarsi, aprirsi per trovarmi grondante, in modo esagerato, il culo mi faceva un male da impazzire ma ero eccitata in modo incredibile. Trovarmi così bagnata gli mandò il sangue alla testa, mi afferrò come un fuscello, mi sollevò e mi fece sedere sulle sue gambe, il suo cazzo, duro in modo incredibile mi scivolò dentro come fossi burro, sussultai tanto lo desideravo, i nostri visi erano a pochi millimetri:
“Tania, mi sto innamorando di te”
“Non succederà mai più, tu dovrai proteggermi da questo lato di me, non vorrò mai neanche sentirne parlare, sei sicuro?”
“si, sicurissimo”
Purtroppo le cose non andarono come sperato, quella sera scomparve nel ricordo di tutti, Marco riuscì a fare si che anche gli altri due non ne facessero parola con nessuno, noi non ne parlammo mai ma nei tre anni della nostra storia quel peso, quel segreto, quel desiderio ci logorò e alla fine ci lasciammo. Io non volli più sapere niente di quel genere di cose, avevo deciso che non ero fatta così e non ero disposta a cambiare idea per nessun motivo ma poi incontrai il dottore.
…CONTINUA. IL RACCONTO TI E' PIACIUTO? LO HAI ODIATO O ALTRO? DARE UN'OPINIONE AIUTA A MIGLIORARSI glorfindel75@gmail.com
FLASHBACK
E' il giorno del mio diciottesimo compleanno, io e il mio gruppo abbiamo festeggiato fin dal pomeriggio, ci siamo divertiti, abbiamo cenato, ci siamo scatenati ed ora, alle due di notte, siamo rimasti solo in 4, io e tre ragazzi, intorno ad un tavolo a giocare a poker con soldi veri. La partita va avanti da un po' tra un bicchiere e l'altro, siamo tutti e quattro un po' brilli, io sono rimasta con pochi spiccioli mentre gli altri tre si sono spartiti le vincite più o meno in modo omogeneo. Decidiamo di fare un'ultima mano, le carte sono già date quando Marco, il solito esagerato, mette sul piatto tutto quello che ha, Andrea e Francesco si chiamano subito fuori ma io ho un full d'assi in mano, è il punteggio più alto visto in tutta la serata ma non posso coprire la puntata con quello che mi è rimasto:
“Marco, fammi credito, tanto vinco io”
Il mio sguardo malizioso e sicuro si piazza in quello del ragazzo, sarà anche un po' l'alcool che ho in corpo ma mi sento sicura e non voglio tirarmi indietro per nessun motivo.
“No, Tania, non si può proprio fare, mi spiace ma se hai altro da offrirmi al posto dei soldi ti ascolto, tanto sei sicura di vincere”
E' vero, sono sicura ma il suo sguardo lascivo non è difficile da decifrare e mi sento spavalda, ciò che sottintende mi stuzzica e ho una gran voglia di vedere il suo sguardo deluso quando vedrà il mio full, questa sera solo pippe per te amico:
“dimmi cosa vuoi e lo avrai sul piatto!”
Si lecca le labbra nell'udire le mie parole, mi sembra di vedere il suo sangue buttarsi in picchiata verso l'uccello:
“voglio te, anzi, vogliamo, se perdi faremo di te tutto quello che vorremo fino all'alba ma voglio essere chiaro, ho detto tutto, ogni cosa ci venga in mente, non potrai dire di no a nulla. Se vincerai ti prederai tutto, sia i miei soldi che quelli di Andrea e Francesco”
Deglutii, aveva puntato alto, ora il mio full mi sembrava molto meno forte di prima ma di tirarsi indietro non ne volevo proprio sapere e mi stupii nel sentirmi pronunciare:
“solo se accetti due regole prima, una è che il mio culo non si tocca tassativamente e la seconda è che qualunque cosa succederà questa notte, alle prime luci dell'alba, scomparirà, sarà come se non fosse mai avvenuta, ok?”
Gli occhi di Marco sembrarono infuocarsi alle mie parole ma tacque per qualche secondo poi:
“un dito, hai un culo troppo bello per rinunciarci del tutto, ci sto se accetti di farci giocare con il tuo culo con un solo dito alla volta”
L'alcool rende deboli, rende euforici, rende avventati:
“vedo, Marco, cosa hai in mano?”
Vidi le sue carte calare una dopo l'altra e non vi dico la gioia quando tre miseri due si allinearono uno di fronte all'altro, era così sicuro di vincere con un misero tris di due? ma poi, poi il mio cuore si fermò, un brivido mi percorse la schiena e la cosa più strana è che sentii la mia fichetta sobbalzare, scaldarsi quando apparve un quarto due, poker, Marco aveva un poker e gli bastò guardami in faccia per capire che mi aveva in pugno. Non ero ancora riuscita a reagire quando sentii la sua voce:
“abbiamo in programma una maratona di star trek per questa notte, noi andiamo in sala, tu fa in fretta, spogliati completamente e raggiungici, ci serve un diversivo per tutte queste lunghe ore di film”
Restai gelata nella sedia mentre i tre, sogghignando, mi sfilarono a fianco dirigendosi in sala.
Restai bloccata qualche minuto, ancora stordita dall'alcool cercavo di mettere insieme le idee, ora che la cosa era reale mi faceva uno strano effetto, ero allibita ma ancora di più ero eccitata e non me lo aspettavo ma poco contava, i debiti di gioco si pagano ed ormai ero in ballo. Dall'altra stanza sentivo i rumori della proiezione che aveva avuto inizio, mi alzai e mi denudai e poi mi forzai ad andare verso il mio destino. I tre bastardi avevano deciso di umiliarmi, quando entrai nella stanza, completamente nuda, non mi guardarono nemmeno tutti intenti con il loro filmetto, infastidita più di quanto fossi imbarazzata mi avvicinai al divano dove erano seduti, attesi un po' ma non ebbi udienza e inviperita:
“beh, cosa dovrei fare ora”
“shhhhhhh”
In coro mi azzittirono, li stavo anche disturbando i tre porci ma poi Marco mi prese per un braccio, mi portò davanti a lui scostando la testa perché non gli ostruissi la visuale e tirandomi verso il basso mi fece mettere in ginocchio, senza degnarmi di uno sguardo si tirò fuori l'uccello, aveva un arnese imponente, era duro, nodoso, le vene, grosse, pulsavano davanti ai miei occhi, la cappella era viola. Mi prese per i capelli e senza troppi complimenti mi tirò il viso verso il suo sesso fino ad appiccicarmelo sulla faccia poi mi lasciò li e si dedicò allo spettacolo in tivù. In quella assurda situazione, nuda, in ginocchio, davanti a tre dei miei più vecchi amici che non mi calcolavano nemmeno rimanevo solo io e quell'uccello, quello che dovevo fare era chiaro e tanto valeva iniziare. Deglutii, mi bagnai le labbra, mi accomodai meglio attenta a non disturbare, gli calai pantaloni e boxer fino a sfilarli, poggiai le braccia sulle sue cosce e allungai la lingua fuori dalla bocca. Il cazzo vibrò al primo contatto, la punta della mia lingua si era appoggiata alla base del pene, subito sopra la sacca scrotale, scivolando, risalii l'asta insalivandola bene, lenta raggiunsi il frenulo esposto, qualche colpetto di lingua poi un bacio soffice a fargli saggiare le mie labbra, odiavo la loro disattenzione al mio essere li esposta e disponibile e volevo farmi notare ma per quanto il cazzo che lavoravo dava chiari segni di gradire le mie attenzioni, Marco riusciva a rimanere impassibile. Ridiscesi con la stessa lentezza ma poi scesi di più, fino a sotto, con la lingua disegnai il contorno di un testicolo e con delicatezza lo guidai alle labbra, lo aspirai piano, con attenzione, allargando le labbra piano piano fino a che non mi scivolò in bocca dove lo lavorai lentamente e intensamente. Succhiando e leccando aspirai la sacca sempre più fino a che non arrivò anche l'altro testicolo, spalancai bene e lo accolsi, li leccai entrambe, li ospitai al meglio che riuscivo fino a che non furono tanto dentro la bocca che estraendo la lingua fui in grado di leccare il perineo. Sotto quelle attenzioni il cazzo di Marco vibrava davanti ai miei occhi ma lui non aveva la minima intenzione di darmi soddisfazione. Liberai le sue palle per risalire l'asta, ancora fino in cima, trovai la cappella e le girai attorno con la lingua per poi fermarmi ancora sul frenulo, lo imboccai, di colpo, scesi fino a metà asta, gli feci sentire la mia gola, lo lasciai li in profondità e finalmente le sue mani arrivarono sulla mia testa, fra i miei capelli, sorrisi con il suo membro fra le labbra e succhiando, roteando la lingua, risalii, millimetro dopo millimetro fino a che non mi rimase solo la cappella, il suo cazzo lucido di saliva più in basso, lo afferrai con entrambe le mani, incrociando le dita lo cinsi, subito fuori dalla mia bocca, le mani che aderivano alle labbra per divenire un unico canale, attesi, attesi la mia piccola rivincita e quando le sue mani spinsero affondai, fino alla base, accogliendolo tutto fra palmi e bocca, succhiando e leccando, scesi e poi risalii, leccai, scesi e risalii, leccai e ogni volta aumentai il ritmo, avevo perso e volevo pagare il mio debito e poi mi sentivo così calda, bagnata. Non ci vollero molti affondi in quel modo, presto la sua mano sulla nuca si fece più forte, vogliosa, voleva venirmi in bocca, non mi era mai piaciuto lo sperma, mi sembrava viscido ma in quel momento, con quella eccitazione, forse l'alcool, affondai, leccai con tutta la lingua e lui, ansimando, si scaricò nella mia bocca, a lungo, copioso, mi stupii sentendo che non sapeva di nulla ma viscido lo era comunque, ingoiai, tutto, fino alla fine, fu lui a staccarmi e a spingermi di fianco, neanche uno sguardo mentre mi donava, sua vincita e proprietà, agli altri due compari. Troppo presa dal cazzo di Marco non mi ero neanche resa conto che gli altri due si erano spogliati, ero ormai lanciata e mi avvicinai al cazzo di Francesco ma prima che potessi penderlo in bocca lui iniziò a spingermi la testa verso il basso, pensai che volesse lo stesso lavoretto ai coglioni ma mi sbagliavo, sollevò una gamba appoggiandomela sulla schiena e mi spinse più giù, mi trovai con il suo buchetto davanti alla bocca e subito mi ritrassi di scatto ma solo per trovare gli occhi di Marco a sfidarmi. Il suo sguardo era chiaro, aveva detto qualsiasi cosa, non mi era concesso fare la schizzinosa, capitolai, mi rimisi in posizione, sentii le mani venire afferrate per essere guidate sui cazzi dei due che ancora dovevo appagare, comincia una lenta sega distratta da quello che avevo davanti e lentamente appoggiai la lingua al suo orifizio. Mi faceva troppo schifo, non riuscivi a dare più che qualche timida lappata ma la mano forte di Francesco mi tirò vigorosamente e mi trovai a baciare il suo culo, mi muoveva la testa ritmicamente, mi muovevano le mani sui cazzi, mi usavano e lentamente mi eccitai da morire, dopo un po' gli stavo leccando il buco rumorosamente, mi colava saliva dalla bocca, segavo da sola i loro cazzi duri mentre i tre si godevano il film. Andai avanti per una buona mezz'ora, la posizione scomoda mi impediva di segarli bene e riuscivano a riandare l'orgasmo. Avevo ormai il mento tutto bagnato, la saliva colava sul collo e sui seni e mi faceva male la lingua ma poi arrivò la fine del primo tempo. I due si alzarono, mi fecero mettere in ginocchio, mi fecero aprire la bocca per poi segarsi a pochi centimetri dal mio viso, vidi i loro volti contrarsi sempre più, le seghe farsi più furiose e poi mi investirono, in pieno, la faccia, i capelli, la bocca aperta, lunghi schizzi mi centrarono la lingua e dovetti sputarli fuori a colarmi sul mento, tenevo gli occhi chiusi mentre sentivo il loro seme ovunque, mi ricoprirono completamente tanto che, una volta finito, dovetti togliermi sperma in quantità dagli occhi per poterli riaprire. Mi lasciarono li in ginocchio, sudicia, mentre:
“ragazzi, ci facciamo una birretta, vi va?”
L'idea di Andrea fu subito accolta ma poi Marco:
“prendi un paio di lattine dal frigo e tre cannucce di quelle lunghissime, ho un'idea, ci servirà anche un imbuto”
Andrea tornò con il necessario mentre, in silenzio, lasciavo che Marco mi facesse sdraiare a terra, la pancia in alto, mi fece alzare le gambe fino a mettermi le ginocchia al lato del viso poi, di peso, mi portò con la schiena attaccata al divano, nel mezzo del divano, in modo che non potessi muovermi. Si sedette dietro di me, le sue gambe ai miei lati e si fece passare l'imbuto:
“dai ragazzi, apritele la fica ben bene”
Sentii le mani degli altri due raggiungermi il sesso, ero fradicia e mi vergognavo ma il loro frugare mi faceva impazzire, i tre sghignazzavano:
“così la birra sarà più buona”
Uno da una parte e uno dall'altra mi allargarono prima le grandi labbra, scivolarono nei miei umori e aprirono le piccole, sentii l'ingresso del mio sesso dischiudersi mentre Marco, massaggiandomi il clitoride con un dito, facendomi gemere, mi infilava dentro la punta dell'imbuto con facilità. Quello che successe dopo fu terribile, Marco iniziò a versare il contenuto della prima lattina nell'imbuto, il liquido era gelato, lo sentii scivolarmi dentro e mi diede dei forti crampi, provai a dibattermi ma mi tenevano le gambe ben ferme e non mi rimase che l'urlare disperata mentre venivo riempita. La prima lattina entrò completamente ma per la seconda c'era poco spazio, iniziò a sgorgare fuori colandomi addosso, dandomi altri brividi mentre mi dibattevo ed urlavo, la versarono completamente, mi inzupparono e poi mi tennero ferma fino a che la birra non si scaldò dentro il mio corpo, i crampi cessarono, smisi di urlare, mi calmai e restai ferma, distrutta. A quel punto mi lasciarono, estrassero l'imbuto, si misero comodi e dopo avermi infilato dentro le tre cannucce, si sorseggiarono con calma la loro birra mentre facevano ripartire il film. Il dolore era stato forte ma ora il liquido dentro di me friccicava piacevolmente tanto da farmi apprezzare anche il leggero movimento delle cannucce. Bevvero con calma fino a che la birra non finì, ero stata tramutata nel loro boccale ma quello che mi atterriva era che l'eccitazione in me aumentava sempre più, le cannucce cominciarono a fare rumore di risucchio mentre il liquido si esauriva e quando fu chiaro che ero ormai vuota vennero estratte e Marco si chinò in avanti a leccare le ultime gocce direttamente dal mio sesso. Abbeverandosi in me si rese conto della mia eccitazione ed aumentò il ritmo, mi percorse tutto il sesso con la lingua, mi ripulì per bene mentre mi costringevo al silenzio per non dargli soddisfazione ma in quella posizione aveva accesso al mio clitoride gonfio in modo perfetto e quando la sua bocca se ne impadronì impazzii cominciando a gemere come una cagna in calore. Mi lasciò, spezzò un orgasmo che stava per esplodere, si sporse in avanti cercando il mio sguardo:
“hai voglia di godere, vuoi venire?”
“si” mi sfuggi in un sussurro
“cosa?”
“ho voglia di venire, fammi venire ti prego” avevo abbassato lo sguardo per sfuggire al suo. Mi porse il dito indice davanti alla bocca:
“leccalo bene, sai dove voglio metterlo e quando sarà bene in fondo ti farò godere”
Sentii solo la parola godere, ne avevo troppa voglia, spalancai la bocca e lui vi affondò per farsi insalivare bene. I due compari tornarono su di me, con le mani mi divaricarono per bene poi inserirono due dita a testa nella mia fica tirando per allargarla, ruotavano, divaricavano e affondavano, mi stavano facendo impazzire e quando sentii il dito di Marco sul mio buchino non mi opposi, lascia che mi penetrasse fino in fondo pensando solo alla sua lingua, lo sentii intrufolarsi tranquillamente mentre cercavo di non stringere il culo, lo sentii incontrare le dita degli altri che mi stavano già frugando e mentre tutti e tre sditalinavano qui e la, la sua lingua tornò proprio sul clitoride a stimolarlo, torturarlo. Comincia a urlare come una pazza il mio godimento, non avevo più remore mentre tre uomini giocavano con i miei orifizi esposti, mugolai impazzita fino a che un profondo orgasmo mai provato prima mi avvolse, mi attraversò riempiendomi e salendo sempre più di intensità, la lingua di Marco mi sembrava di fuoco, le dita nella fica mi facevano sentire piena e quella nel culo mi mandava scosse fortissime al cervello. Non volevano smettere e acceleravano sempre più, mi dibattevo inutilmente, inerme sotto la loro presa, le sensazioni divennero insopportabili, chiesi di smettere, che stavo impazzendo, chiesi pietà ma non servì a nulla, continuarono imperterriti a pomparmi tutti e due i buchi come pazzi mentre i miei urli si facevano sempre più acuti, avevo brividi ovunque e facevo fatica a respirare, il corpo lo sentivo come attraversato da corrente elettrica fortissima, mi disperavo e poi arrivò un secondo orgasmo così intenso che mi sembrò di perdere conoscenza, mi contrassi talmente forte da sfuggire alla loro presa per rotolare a terra, ansimante, tremante, scossa da spasmi improvvisi.
Non so quanto rimasi li ma quando mi rialzai frastornata era rimasto solo Marco, mi guardava sorridendo:
“mi odi?”
Scossi la testa in segno di negazione arrossendo e lui mi porse una mano, mi accoccolai accanto a lui sul divano:
“ti è piaciuto quello che ti abbiamo fatto?”
“non so perché ma mi ha fatto eccitare, molto, incredibilmente ma non permetterò mai più a nessuno di usarmi così”
“ma guarda che all'alba manca ancora un po'” Fu come un cazzotto nello stomaco, non ci stavo più pensando ma, purtroppo aveva ragione:
“che cosa vuoi Marco?”
“se non lo avessi capito ho un debole per il tuo culo, so che non posso averlo ma mi piacerebbe molto sculacciarlo, forte ma non ti obbligherò, non te lo ordinerò, ti ho solo confessato un mio desiderio”
Eccola di nuovo, quella strana sensazione, il solo sentire quelle parole mi aveva mandato in fiamme il ventre, mi odiavo, non sarebbe mai più successo, avevo deciso che non sarei mai stata quel tipo di donna ma all'alba mancava ancora un po':
“all'alba tutto questo non sarà mai successo, questo è il mio dono, in cambio tu dovrai fare in modo che di questa nottata non rimanga traccia in futuro” Dissi quelle parole mentre mi stendevo sulle sue gambe, gli misi il culo proprio a portata di mano, mi stesi bene, afferrai un cuscino in cui nascosi la faccia e lasciai che facesse quello che desiderava. Le prime sculacciate furono leggere, indecise, forse non credeva che avrei accettato, sicuramente non lo aveva mai fatto. Non era neanche sgradevole, carezze intense ma mi sentivo vuota. Alzai un po' il culo, lo esposi meglio e lui ne approfittò, schiaffo dopo schiaffo i colpi si fecero più robusti, sentivo le sue dita affondare nelle mie morbide carni, sentivo il culo sobbalzare sotto la sua forza, chiazze pulsanti si allargavano, la pelle bruciava ed iniziai a fare fatica a contenere gli urli. Li soffocavo nel cuscino, restavo immobile ma gemevo:
“vuoi che smetta?”
Scossi con forza la testa per dire no, non so perché ma volevo donarmi a lui in tutto quello che voleva. Ricominciò a colpire, il suo respiro si era fatto pesante, sentivo il cazzo marmoreo premere contro il mio corpo, stava perdendo il controllo e si stava lasciando andare, avevo il culo in fiamme mentre i suoi colpi si abbattevano a decine poi, con il fiatone, si fermò:
“hai il culo rosso in modo incredibile, è bellissimo”
Come risposta divaricai le gambe, esposi il mio sesso, sentii la mano che avevo invitato farsi strada, insinuarsi, aprirsi per trovarmi grondante, in modo esagerato, il culo mi faceva un male da impazzire ma ero eccitata in modo incredibile. Trovarmi così bagnata gli mandò il sangue alla testa, mi afferrò come un fuscello, mi sollevò e mi fece sedere sulle sue gambe, il suo cazzo, duro in modo incredibile mi scivolò dentro come fossi burro, sussultai tanto lo desideravo, i nostri visi erano a pochi millimetri:
“Tania, mi sto innamorando di te”
“Non succederà mai più, tu dovrai proteggermi da questo lato di me, non vorrò mai neanche sentirne parlare, sei sicuro?”
“si, sicurissimo”
Purtroppo le cose non andarono come sperato, quella sera scomparve nel ricordo di tutti, Marco riuscì a fare si che anche gli altri due non ne facessero parola con nessuno, noi non ne parlammo mai ma nei tre anni della nostra storia quel peso, quel segreto, quel desiderio ci logorò e alla fine ci lasciammo. Io non volli più sapere niente di quel genere di cose, avevo deciso che non ero fatta così e non ero disposta a cambiare idea per nessun motivo ma poi incontrai il dottore.
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