Accettare le condizioni - Capitolo 9
di
Glorfindel
genere
dominazione
CAPITOLO 9
Il viaggio durò meno di un’ora, Matteo era seduto davanti con l'autista mentre io ero sola nel retro della limousine con il dottore che dopo avermi chiesto di spogliarmi e accomodarmi non mi aveva più degnata di alcuna attenzione sempre preso in conversazioni telefoniche di affari. All'inizio cercavo di seguire quello che diceva al telefono anche se poco ne capivo ma in breve la mia mente cominciò a vagare su quello a cui stavo andando incontro ma, soprattutto, sul bacio appassionato di mio padre, vi era poco da ragionare comunque, anche mio padre era al corrente del contratto con il dottore e mi aveva addirittura detto di essere orgoglioso di me. Questa situazione mi faceva sentire umiliata più che mai, ero la sua bambina dolce, ai suoi occhi casta e pura ed ora mi ero trasformata in una donna oggetto che come unico scopo nella vita aveva quello di soddisfare cazzi e perversioni altrui. Come sarebbe stato il nostro rapporto una volta tornata a casa?
La macchina imbocco un lungo viale e un pesante cancello si chiuse alle nostre spalle, ci fermammo in uno spiazzo e scendemmo. Ad attenderci c'era tutto il personale della villa, almeno trenta persone a cui io mi presentai nuda come un verme senza che nessuno di loro facesse il minimo cenno di sorpresa, dovevo essere proprio una cosa scontata. Un uomo in abiti da lavoro, aspetto rude, si avvicinò al dottore:
“Signore, è tutto pronto come ha richiesto, quando vuole possiamo cominciare”
“bene Mauro, iniziamo pure” si voltò verso di me: “cara Tania, lui è Mauro, è il responsabile della mia scuderia, seguirai le sue istruzioni oggi, ti accompagnerà nel tuo compito. E' un uomo molto educato e gentile ma ha delle tendenze un po' sadiche, mi aspetto che lo accontenti in tutto”
Mentre il dottore e Matteo si allontanavano Mauro mi prese, delicatamente, per un braccio incominciando a guidarmi, ero terrorizzata, ora che il mio destino si avvicinava la paura prendeva il sopravvento, mi stavo irrigidendo sempre più ma poi le parole di Mauro:
“Tania, mi pare sia questo il tuo nome, ti vedo molto tesa e impaurita ma vorrei che ti rendessi conto che non c'è rimedio al tuo destino, oggi tu sarai al mio servizio e al servizio della scuderia, se hai paura dei cavalli posso rassicurarti che non permetterò che ti accada nulla di male, ho il controllo completo su quegli animali e vedrai che saranno estremamente docili mentre tu espleterai i tuoi compiti, se poi sarai accondiscendente ti prometto che farò in modo che tutto quello che ti accadrà oggi accada nel modo meno traumatico possibile.
D'altro canto però, se non ti rilasserai e non sarai collaborativa ti assicuro che non sarà un problema per me trovare il modo di renderti più docile, proprio come i miei cavalli, hai capito Tania?”
La sua voce era rude proprio come il suo aspetto ma il tono era mellifluo, non mi aveva guardato negli occhi neanche per un istante ma il suo sorriso esprimeva bene ciò che intendeva. Quell'uomo mi trasmetteva un senso di autorità e non so perché mi trovai a pensare che le sue parole fossero semplice verità quindi feci un respiro profondo e mi abbandonai a lui, il cuore decelerò e mi sentii meno stordita:
“si signore Mauro, spero solo che mi guiderà perché non so quale sia il mio ruolo”
Lui sorrise e non mi rispose mentre ci avvicinavamo alle stalle, in lontananza molteplici nitriti.
In uno spiazzo all'aperto era stata sistemata una vasca stile antico, di quelle con le gambe, Mauro mi ci condusse e mi ci fece entrare dentro, in piedi per poi dirmi di aspettare. A breve distanza, sotto uno splendido gazebo, comodi in divani di pelle bianca riconobbi il dottore, mio fratello e al suo fianco Pamela. Vederla mi fece uno strano effetto che non so descrivere ma che sono certa fosse l'esatto opposto dell'effetto che mi fece vedere sul divano il padrone del negozio di vestiti in cui mi aveva portato la moglie del dottore, l'uomo che mi aveva sodomizzato senza riguardo. Al suo fianco la moglie del dottore, i tre uomini e la donna che avevano usato il mio corpo dopo una cena e almeno altre cinque persone che non avevo mai visto. Praticamente c'erano tutti quelli che mi avevano usata da quando ero divenuta un oggetto più altre persone, un nutrito pubblico ad assistere alla mia esperienza animal. Il mio sguardo venne catturato da Mauro, stava tornando verso di me e con lui portava uno stupendo purosangue nero e marrone, enorme, pelo lungo alla base delle zampe come pesanti stivali. La schiena dell’animale era alta almeno quanto me, fiero, elegante nel suo lucido pelo percorreva a passo sicuro la distanza che lo separava da me, la donna che gli era offerta in sacrificio. Mauro lo fece fermare davanti a me, perpendicolare alla vasca, la stupenda creatura si mise subito a brucare distrattamente mentre io non riuscivo ad alzare lo sguardo, Mauro mi si avvicinò:
“bene Tania, possiamo cominciare, il tuo compito è quello di usare la bocca per far venire i vari cavalli che ti porterò, succhiali con vigore o ci impiegheremo giorni a farteli assaggiare tutti e non farti problema e bere il loro sperma, vedrai, ne avrai a sazietà, quello che colerà dalla tua bocca finirà nella vasca e sarà più che sufficiente per i nostri scopi, non credo che servano altre spiegazioni, inizia pure, gli ospiti stanno attendendo”
Un istante, un istante lungo un'eternità mentre tutto quello che avevo intorno spariva, mentre rimanevo solo io, spaventata, schifata, bloccata ma avevo avuto una settimana per pensarci, pensiero fisso in ogni momento di ogni giorno, una settimana per prepararmi, una settimana per rendermi conto che quello che voleva Tania non contava più nulla, che Tania non contava più nulla, la mia strada era segnata, avevo fatto una scelta e non me ne pentivo, io ero, sono, la schiava del mio padrone e quello che lui vuole da ma è l'unica cosa che conta, è l'unica cosa giusta. Sorrisi appena mentre quel pensiero mi attraversava la mente, come cambiano le persone se viene mostrata l'ora una via che non sapevano esistesse. Mi girai verso il cavallo, percorsi con lo sguardo l'immenso corpo muscoloso e poi il suo inguine.
Non vi era molto, solo un bozzo, non dovevo essere molto eccitante per lui, non sapevo che fare, come fare, allungai, titubante, le mani, sfiorandolo appena, ne appoggia una sotto il bozzo e con l'altra, con estrema delicatezza, mi allungai fino a raggiungere gli enormi testicoli. Cominciai a carezzare piano, la pelle calda mi scorreva sotto le mani mentre l'animale rimaneva impassibile, non provocavo alcuna reazione nel suo membro e provai a stringere un po' di più sull'abbozzo del suo pene, a masturbarlo un po' senza mai smettere di massaggiargli i coglioni.
“non temporeggiare Tania, ti è stato ordinato di farlo con la bocca, non con le sole mani, esegui!”
Mauro, carezzandomi i capelli per poi scendere, sfiorando una guancia, trovando le labbra e penetrandole a fondo con due ruvide e tozze dita mi aveva ricordato i miei compiti. L'odore delle sue mani ero quello forte dei cavalli con cui lavorava, il sapore delle sue dita su cui roteava adesso la lingua, non so, che sapore hanno i cavalli? lo avrei scoperto a breve. Mi liberò dandomi una spintarella dietro la testa, spingendomi versoi l cavallo, instradandomi. Mi piegai a novanta gradi, le gambe tese per essere all'altezza dell'animale e avvicinai la testa la suo bozzo mentre con le mani cercavo di tirarlo a me, l'odore animale si faceva sempre più forte mano a mano che la distanza diminuiva. Segavo, massaggiavo i suoi gioielli e allungando la lingua, con la sola punta, conobbi il sapore del sesso di un cavallo o almeno così credevo. Per un attimo conati di vomito mi raggiunsero ma poi mi concentrai sul mio ruolo, su quello che ero diventata e leccai, lappai in punta di lingua quell'accenno di ciò che mi aspettava, di ciò che non riuscivo a stimolare poi si sentì fendere l'aria, un rumore forte, un dolore intenso e subito altri due che mi costrinsero ad appoggiare le mani sulle ginocchia irrigidendomi per resistere. Mauro, con uno scudiscio, mi aveva inferto tre violente frustate sulle natiche.
“Tania, ti è stato detto di usare la bocca, non le mani, non la sola lingua, ora esegui i tuoi compiti e soddisfa i miei cavalli se non vuoi che ti dimostri ancora il mio disappunto”
Cominciò a carezzarmi il sedere con lo scudiscio ed io, io mi allungai, presi il pene dell'animale con entrambe le mani, aprii la bocca e ci inserii la punta del sesso equino, la succhiai, attirai in me pompandola, con la lingua giocavo sull'enorme buco al centro, senza chiedermi più nulla, senza pensare più nulla, segai e succhiai avidamente mentre sentivo la scudiscio lasciare la mia pelle, mentre sentivo quel membro iniziare a pulsare, aprii gli occhi e vidi quel pene venir espulso, mostrarsi, allungarsi fino a divenire lungo in modo indicibile, fino a divenire quello che nella mia fantasia era il cazzo di un cavallo. Mostruoso ma ancora morbido lo segavo per tutta la sua lunghezza con entrambe le mani mentre ne succhiavo la punta come in un avido bacio, la cappella era diventata tropo grossa per farla entrare tutta e così mi trovavo costretta a pomiciarci ma Mauro non era d'accordo con me, le rinnovate carezze del suo scudiscio chiarivano bene il so pensiero. Approfittai del fatto che il pene era morbido per comprimere la cappella fra le labbra fino a farla entrare tutta nella bocca, riuscii ad ospitarla anche se la sua presenza mi teneva le labbra tese, Mauro spostò la punta triangolare della frusta dalle mie natiche fino sotto la mia fica, divaricai un po' le gambe per fargli posto da brava schiava e lui si trastullò stuzzicando il mio fiore. L'odore forte di animale, il sapore di un cazzo non umano, le sue ingombranti dimensioni nella bocca, quei coglioni giganti che era mio compito svuotare e la frusta a scavare il mio sesso. Iniziai a sentire caldo, mi sentivo bagnata, mi sentivo sporca, vogliosa, mentre segavo più veloce, mentre succhiavo più forte, mentre spingevo la lingua più in profondità fino a che non sentii un getto caldo, bollente, invadermi la bocca, prepotente, abbondante. Impreparata estrassi il pene enorme, il liquido mi aveva riempito completamente la bocca e si riversò fuori non appena la stappai ma al contempo un altro getto venne espulso dall'animale e mi investì in pieno la faccia, caldo e trasparente, liquidò quasi come acqua. Tossendo mi girai verso Mauro cercando il suo assenso, mi guardò stupito, come si chiedesse cosa volessi e poi rise, rise divertito:
“piccola ragazzina, non hai finito, quella è una pre-eiaculazione, non vedi che è trasparente, forza, succhia che il lavoro è ancora lungo e se non ti sbrighi dovrai ricominciare tutto da capo, non preoccuparti, quando sarà ora di cambiare cavallo ci penserò io, tu devi solo succhiare oggi” e con un colpetto alla fica mi rimandò al mio lavoro.
Il pene mi attendeva abbandonato verso il basso, lo afferrai, feci un respiro profondo e rispinsi a forza la cappella nella bocca. Lo sperma che avevo sul viso scivolava copioso verso il basso ricoprendo quell’enorme cazzo nella zona in cui mi usciva dalla bocca. Succhiai, leccai e segai, con una mano stimolavo prima un testicolo e poi l'atro, con l'altra percorrevo l'enorme lunghezza e ciucciavo, ciucciavo più forte che potevo come volessi succhiare lo sperma dai testicoli attraverso un'enorme cannuccia. Non so quanto ci volle, mi faceva male la bocca che dovevo tenere sempre divaricata al massimo e poi l'animale nitrì, il cazzo che fino a quel momento era stato sempre morbido in breve divenne duro come la pietra, bollente. Accolsi il segno come positivo, non morivo dalla voglia di farmi eiaculare in bocca ma sapevo che non c'era scampo e se ci fossi riuscita avrei avuto un po' di riposo per la mia mandibola dolorante, lo segai a succhia in modo assatanato e come risposta quel cazzo aumentò ancora di diametro, mi si incastrò in bocca, non riuscivo più a muoverlo, a tirarlo fuori, strabuzzai gli occhi convita che mi avrebbe fracassato la mascella tanto me la sentivo allargata e poi sentii il suo sperma, denso questa volta, lattiginoso, un fiotto enorme mi si riversò in bocca, non poteva uscire, le labbra erano serrate sul pene gigantesco come guarnizioni, non pensai neanche al sapore e provai e deglutire ma la posizione me lo impediva mentre un secondo, infinito, getto mi si riversava in gola strozzandomi, facendomi gonfiare le guance per la pressione e un terzo ove non vi era più spazio, ormai convinta di scoppiare come un palloncino, il liquido mi era entrato anche nei polmoni ma arrivò anche il quarto getto, il bianco sperma iniziò ad uscire schizzando dai lati delle bocca e dal naso mentre io cercavo solo di stapparmi per respirare e fu proprio la pressione di tutto quello sperma che mi veniva riversato dentro a far uscire quell'enorme e turgido arnese con uno scoppio di bianco liquido, caddi a sedere nella vasca e inizia a vomitare sborra equina, tanta che quando i conati finirono il mio corpo ne era ricoperto e nel fondo della vasca se ne era accumulato almeno un dito. Tossivo ancora cercando di riprendermi quando sentii la voce di Mauro che mi intimava di tornare al lavoro, non mi ero neanche accorta che mentre mi riprendevo il cavallo era stato portato via e un nuovo stallone stava arrivando di fronte a me e attendeva la mia bocca. Piegata, vinta, mi alzai in piedi, divaricai le gambe in caso Mauro avesse voluto trastullarsi con la mia fica, mi guardai intorno per notare che oltre al dottore e ai suoi amici si era riunito tutto il personale della villa ad assistere allo spettacolo, sospirai, mi chinai a novanta gradi, il cazzo del nuovo animale pendeva già verso terra, l'odore dello sperma di chi lo aveva preceduto doveva aver creato l'atmosfera giusta per lui, lo raccolsi e lo imboccai ricominciando il mio lavoro.
Dopo due ore avevo fatto godere cinque cavalli, avevo la bocca distrutta ed ero ricoperta di sperma che mi colava da tutte le parti, nella vasca vi erano almeno dieci centimetri di liquido bianco ma almeno avevo imparato ad intuire quando l'animale stava per arrivare al suo apice, in quel momento facevo in modo di avere solo la punta del suo arnese in bocca in modo che lo sperma entrasse, mi invadesse ma potesse poi uscire agiatamente dei lati. Ero allibita dalla quantità di sperma che producevano, i getti forti come fossero tubi per annaffiare, ogni volta una parte mi finiva in gola ma poco, il grosso transitava nella mia bocca, scivolava viscido sulla lingua e usciva a cascate dalla bocca. Pensavo che Mauro mi avrebbe ripreso per questo mio modo di evitare di farmi strozzare dalle sborrate ma non mi disse nulla però sparì, dopo avermi portato il quinto animale si allontanò e tornò solo con il sesto, in mano aveva un’asta come quelle che si usano per le flebo e un grosso sacchetto con un tubo di gomma. Chiedermi a cosa servissero quelle cose non sarebbe servito a nulla quindi mi misi subito al lavoro succhiando il nuovo membro equino e mentre il grosso cazzo mi si piantava in gola, mentre i suoi enormi coglioni mi scivolavano fra le dita ormai esperte, mugolando mi resi contro che il tubo di gomma finiva con una grossa cannula, me ne resi conto perché Mauro me la infilò in profondità nel culo.
“io capisco, Tania, che tu debba fare in modo che lo sperma non ti finisca fino nei polmoni, lo trovo comprensibile, soffocare non è il tuo compito però così facendo eviti anche che te ne finisca una quantità adeguata nello stomaco e questo mi sembra ingiusto verso questi stupendi animali e, in generale, ho sempre pensato che un bocchino sia degno di essere chiamato tale solo quando il suo frutto finisce nella pancia di chi lo esegue quindi, per porre rimedio a questo problema, non potendo far passare lo sperma dalla tua bocca già piena di cazzi lo farò passare dal tuo culo” Non mi diede neanche il tempo di capire quello che diceva, immerse la grossa sacca nella vasca poi la alzò appendendola al sostegno e iniziò a comprimerla per spingere il bianco liquido nei miei intestini più velocemente. Mentre il sesso del cavallo si andava facendo sempre più rigido sotto i colpi della mia lingua potevo sentire chiaramente la cannula sprizzare a forza dentro di me, il liquido scendere, pervadermi e invadermi completamente, la sacca doveva contenere almeno un litro di sperma e quando fu vuota la mia pancia incominciò a tirare per l'inaspettato ingombro. Un grosso schizzo di pre-eiaculazione equina mi investì la bocca, distratta da quello che succedeva nel mio culo non me ne ero resa conto e mi trovai con la bocca piena, costretta a deglutire tutto, l'esperienza mi servì da lezione, mentre Mauro riempiva di nuovo la sacca mi costrinsi a concentrarmi sui peni alla base del mio compito cercando di non pensare ad altro. Prima che riuscissi a far venire l'animale che avevo davanti Mauro fece in tempo a spingere un altro litro di sperma nei miei intestini, mi sentivo gonfia, ero gonfia, la pancia era pronunciata in modo visibile, ero piegata a novanta gradi e il liquido dentro di me premeva verso il basso, i crampi iniziarono mentre fiotti bollenti di sperma si riversavano di nuova nella mia bocca per poi scivolarmi sul corpo e nella vasca. Feci attenzione a non inghiottire nulla per evitare di aggiungere altro nel mio stomaco che mi sembrava scoppiare ma Mauro non era d'accordo, mentre un altro stallone veniva condotto alle attenzioni della mia bocca lo vidi, terrorizzata, riempire un'altra volta la sacca. L'uomo spinse il liquido con tutte le sue forze ma dovetti far eiaculare altri tre cavalli prima che riuscisse a far dilatare tanto il mio stomaco da ospitarlo tutto, gemevo disperata, piangevo copiosamente per i crampi che non volevano attenuarsi e intanto succhiavo, massaggiavo e soddisfavo un destriero dopo l'altro ormai priva di volontà. Una volta piena la cannula venne estratta ma prima che lo sperma uscisse dai miei intestini gonfiati a pressione Mauro mi tappò con un grosso plug anale. Doveva essere enorme per tenere ben tappato il mio culo che sentii allargarsi contro voglia per far spazio all'oggetto. Sembravo incinta tanto il mio ventre era gonfio, cercavo di muovermi il meno possibile per non farlo oscillare ma:
“le tue performance hanno attirato le attenzioni dei miei colleghi e visto che tu sei qui piegata a novanta gradi, visto che per il tuo compito ti serve solo la bocca non vedo problemi se mentre lavori ti scopano un po' così sarai ancora più utile e verrai sfruttata meglio”
Voltando lo sguardo vidi che la trentina di uomini che lavoravano in villa avevano estratto tutti i loro cazzi ma poi arrivò un nuovo destriero e l'unica cosa che potei fare fu prendere il suo sesso enorme ed infilarlo fra le labbra mentre sentivo il primo pene umano entrare nella fica. Nelle successive quattro ore feci eiaculare non so quanti cavalli, la vasca era quasi piena, i miei lamenti disperati non avevano fine mentre uno dopo l'altro tutti gli uomini mi scoparono facendo attenzione a farlo nel modo più virile possibile. Questo provocava grosso scossoni al mio ventre rigonfio che oscillava incredibilmente dandomi crampi assurdi e provocava anche che io perdessi l'equilibrio infilandomi spesso il cazzo del cavallo di turno fino in gola, se accadeva mentre l'animale eiaculava mi era impossibile sottrarmi in tempo e mi trovavo con sperma che mi schizzava fuori da ovunque. Il mio corpo morbido e bianco, i miei seni che dondolavano avanti e indietro seguiti dal ventre rigonfio per tutto lo sperma che mi era stato inserito a forza nel culo, il povero orifizio anale tappato e dilatato da un'enorme oggetto di gomma dura, il viso ricoperto di sborra di cavallo, la bocca sempre aperta e dilatata a dare libero accesso a quei membri enormi. Tutto questo doveva eccitare molto i presenti che si sfogarono sulla mia fica più volte ognuno, stantuffandola selvaggiamente per ore, mi vennero dentro tante di quelle volte che dopo un po' lo sperma mi schizzava fuori ad ogni affondo, mi chiavarono fino allo sfinimento io, donna addetta a sbocchinare i cavalli, ripiena del loro sperma, ospitai nella fica tutti i cazzi di chiunque volesse infilarlo per tutte le volte che vollero. La tortura non sembrava avere fine, i cazzi, umani e animali, non sembravano avere fine, gemevo e mi contorcevo priva di ogni controllo fino a che non sentii la voce di Mauro:
“dolce Tania, è rimasto l'ultimo stallone da soddisfare e sono rimasto solo io da far godere, hai quasi finito, immagino tu sia stanca, vieni, prendi qualcosa da bere”
Docile mi lasciai guidare in ginocchio nella vasca, lo sperma mi ricopriva fino all'ombelico, vidi Mauro immergere un grosso boccale nella vasca per tirarlo fuori tracimante di sperma, delicatamente mi prese per i capelli tirandomi la testa indietro e alzò il boccale alto sopra il mio viso. Senza neanche riflettere aprii la bocca e lui cominciò a versare un lungo, lattiginoso, rivolo di sperma nella mia gola, lento perché avessi il tempo di ingoiare, con calma e precisione, sorso dopo sorso mi diede il tempo di deglutire fino all'ultima goccia andando a gonfiare ancora di più il mio stomaco e poi mi rimise in posizione, fu lui a guidare il membro del cavallo alla mia bocca, a cacciarcelo dentro, non usavo neanche più le mani tanto ero sfinita. Mauro si denudò dalla vita in giù accanto al mio viso, un grosso e lungo cazzo dal diametro di una lattina svetto ai miei occhi poi lui sparì alle mie spalle. Lo sentii armeggiare con il tappo nel mio culo, lo estrasse di colpo dilatandomi oscenamente e poi mi sodomizzo di botto per non farmi svuotare. Il mio urlo straziante si smorzo sul pene dell'animale che andava irrigidendosi fra le mie labbra. Mauro mi avvolse con un braccio, trovò il mio sesso martoriato da non so quante scopate, vi puntò il plug che aveva tappato il culo fino a poco prima, diede due o tre spintarelle di prova e poi con un colpo secco me lo sbatté tutto nella fica mentre gli ultimi centimetri del suo cazzo mi sfondavano il culo, mi afferrò poi per i fianchi e iniziò una violenta inculata. I suoi forti colpi lavoravano per me, mi facevano oscillare avanti e indietro dando il ritmo al bocchino che stavo facendo al mio ultimo stallone, facendo oscillare il mio ventre rigonfio come un'altalena. Ogni affondo nel culo comprimeva tutto il liquido nei miei intestini dandomi dolori lancinanti, il cazzo in bocca stava ormai sfondando la mia gola, io gemevo disperata:
“devi pazientare Tania, non posso ancora venire, almeno fino a quando non avrai finito il tuo lavoro”
Sfinita allungai le mani e presi a segare disperatamente il lungo cazzo nero, lo succhiavo a più non posso mentre con la lingua ne stuzzicavo il buchino in profondità. L'animale nitriva soddisfatto, Mauro aumentò ancora di vigore e di velocità, io ero convinta che sarei scoppiata poi l'ultima copiosa sborrata mi raggiunse la gola, Mauro se ne accorse e con un violento affondo mi spinse il cazzo dell'animale fino in gola e mentre lui iniziava e venire nel mio culo violenti getti di sperma mi venivano riversati direttamente in gola. Sentii lo stomaco gonfiarsi ancora per i liquidi che mi venivano aggiunti contemporaneamente dalla bocca e dal culo. I due maschi continuarono a sborrare dentro il mio corpo per un tempo lunghissimo, Mauro mi afferrò per il ventre rigonfio stringendolo per tenermi ferma e così aumentando ancora la pressione mentre con una mano aveva raggiunto il plug e mi scopava la fica furiosamente uscendo ed entrando di botto, spanandomi il buco oscenamente. Quando credevo che sarei morta fui invece travolta da un violento orgasmo che fece tremare convulsamente il mio corpo. In quel momento Mauro mi stappo tutti i buchi gettandomi a terra fuori dalla vasca, li rimasi in preda alle convulsioni mentre fiotti di sborra uscivano in lunghi getti dalla mia bocca e dal culo e dalla fica fino a formare una grossa pozzanghera intorno al mio corpo scosso dai brividi. L'ultima cosa che sentii fu la voce di Mauro:
“il tuo compito, per oggi, è finito Tania”
…CONTINUA. IL RACCONTO TI E' PIACIUTO? LO HAI ODIATO O ALTRO? DARE UN'OPINIONE AIUTA A MIGLIORARSI glorfindel75@gmail.com
Il viaggio durò meno di un’ora, Matteo era seduto davanti con l'autista mentre io ero sola nel retro della limousine con il dottore che dopo avermi chiesto di spogliarmi e accomodarmi non mi aveva più degnata di alcuna attenzione sempre preso in conversazioni telefoniche di affari. All'inizio cercavo di seguire quello che diceva al telefono anche se poco ne capivo ma in breve la mia mente cominciò a vagare su quello a cui stavo andando incontro ma, soprattutto, sul bacio appassionato di mio padre, vi era poco da ragionare comunque, anche mio padre era al corrente del contratto con il dottore e mi aveva addirittura detto di essere orgoglioso di me. Questa situazione mi faceva sentire umiliata più che mai, ero la sua bambina dolce, ai suoi occhi casta e pura ed ora mi ero trasformata in una donna oggetto che come unico scopo nella vita aveva quello di soddisfare cazzi e perversioni altrui. Come sarebbe stato il nostro rapporto una volta tornata a casa?
La macchina imbocco un lungo viale e un pesante cancello si chiuse alle nostre spalle, ci fermammo in uno spiazzo e scendemmo. Ad attenderci c'era tutto il personale della villa, almeno trenta persone a cui io mi presentai nuda come un verme senza che nessuno di loro facesse il minimo cenno di sorpresa, dovevo essere proprio una cosa scontata. Un uomo in abiti da lavoro, aspetto rude, si avvicinò al dottore:
“Signore, è tutto pronto come ha richiesto, quando vuole possiamo cominciare”
“bene Mauro, iniziamo pure” si voltò verso di me: “cara Tania, lui è Mauro, è il responsabile della mia scuderia, seguirai le sue istruzioni oggi, ti accompagnerà nel tuo compito. E' un uomo molto educato e gentile ma ha delle tendenze un po' sadiche, mi aspetto che lo accontenti in tutto”
Mentre il dottore e Matteo si allontanavano Mauro mi prese, delicatamente, per un braccio incominciando a guidarmi, ero terrorizzata, ora che il mio destino si avvicinava la paura prendeva il sopravvento, mi stavo irrigidendo sempre più ma poi le parole di Mauro:
“Tania, mi pare sia questo il tuo nome, ti vedo molto tesa e impaurita ma vorrei che ti rendessi conto che non c'è rimedio al tuo destino, oggi tu sarai al mio servizio e al servizio della scuderia, se hai paura dei cavalli posso rassicurarti che non permetterò che ti accada nulla di male, ho il controllo completo su quegli animali e vedrai che saranno estremamente docili mentre tu espleterai i tuoi compiti, se poi sarai accondiscendente ti prometto che farò in modo che tutto quello che ti accadrà oggi accada nel modo meno traumatico possibile.
D'altro canto però, se non ti rilasserai e non sarai collaborativa ti assicuro che non sarà un problema per me trovare il modo di renderti più docile, proprio come i miei cavalli, hai capito Tania?”
La sua voce era rude proprio come il suo aspetto ma il tono era mellifluo, non mi aveva guardato negli occhi neanche per un istante ma il suo sorriso esprimeva bene ciò che intendeva. Quell'uomo mi trasmetteva un senso di autorità e non so perché mi trovai a pensare che le sue parole fossero semplice verità quindi feci un respiro profondo e mi abbandonai a lui, il cuore decelerò e mi sentii meno stordita:
“si signore Mauro, spero solo che mi guiderà perché non so quale sia il mio ruolo”
Lui sorrise e non mi rispose mentre ci avvicinavamo alle stalle, in lontananza molteplici nitriti.
In uno spiazzo all'aperto era stata sistemata una vasca stile antico, di quelle con le gambe, Mauro mi ci condusse e mi ci fece entrare dentro, in piedi per poi dirmi di aspettare. A breve distanza, sotto uno splendido gazebo, comodi in divani di pelle bianca riconobbi il dottore, mio fratello e al suo fianco Pamela. Vederla mi fece uno strano effetto che non so descrivere ma che sono certa fosse l'esatto opposto dell'effetto che mi fece vedere sul divano il padrone del negozio di vestiti in cui mi aveva portato la moglie del dottore, l'uomo che mi aveva sodomizzato senza riguardo. Al suo fianco la moglie del dottore, i tre uomini e la donna che avevano usato il mio corpo dopo una cena e almeno altre cinque persone che non avevo mai visto. Praticamente c'erano tutti quelli che mi avevano usata da quando ero divenuta un oggetto più altre persone, un nutrito pubblico ad assistere alla mia esperienza animal. Il mio sguardo venne catturato da Mauro, stava tornando verso di me e con lui portava uno stupendo purosangue nero e marrone, enorme, pelo lungo alla base delle zampe come pesanti stivali. La schiena dell’animale era alta almeno quanto me, fiero, elegante nel suo lucido pelo percorreva a passo sicuro la distanza che lo separava da me, la donna che gli era offerta in sacrificio. Mauro lo fece fermare davanti a me, perpendicolare alla vasca, la stupenda creatura si mise subito a brucare distrattamente mentre io non riuscivo ad alzare lo sguardo, Mauro mi si avvicinò:
“bene Tania, possiamo cominciare, il tuo compito è quello di usare la bocca per far venire i vari cavalli che ti porterò, succhiali con vigore o ci impiegheremo giorni a farteli assaggiare tutti e non farti problema e bere il loro sperma, vedrai, ne avrai a sazietà, quello che colerà dalla tua bocca finirà nella vasca e sarà più che sufficiente per i nostri scopi, non credo che servano altre spiegazioni, inizia pure, gli ospiti stanno attendendo”
Un istante, un istante lungo un'eternità mentre tutto quello che avevo intorno spariva, mentre rimanevo solo io, spaventata, schifata, bloccata ma avevo avuto una settimana per pensarci, pensiero fisso in ogni momento di ogni giorno, una settimana per prepararmi, una settimana per rendermi conto che quello che voleva Tania non contava più nulla, che Tania non contava più nulla, la mia strada era segnata, avevo fatto una scelta e non me ne pentivo, io ero, sono, la schiava del mio padrone e quello che lui vuole da ma è l'unica cosa che conta, è l'unica cosa giusta. Sorrisi appena mentre quel pensiero mi attraversava la mente, come cambiano le persone se viene mostrata l'ora una via che non sapevano esistesse. Mi girai verso il cavallo, percorsi con lo sguardo l'immenso corpo muscoloso e poi il suo inguine.
Non vi era molto, solo un bozzo, non dovevo essere molto eccitante per lui, non sapevo che fare, come fare, allungai, titubante, le mani, sfiorandolo appena, ne appoggia una sotto il bozzo e con l'altra, con estrema delicatezza, mi allungai fino a raggiungere gli enormi testicoli. Cominciai a carezzare piano, la pelle calda mi scorreva sotto le mani mentre l'animale rimaneva impassibile, non provocavo alcuna reazione nel suo membro e provai a stringere un po' di più sull'abbozzo del suo pene, a masturbarlo un po' senza mai smettere di massaggiargli i coglioni.
“non temporeggiare Tania, ti è stato ordinato di farlo con la bocca, non con le sole mani, esegui!”
Mauro, carezzandomi i capelli per poi scendere, sfiorando una guancia, trovando le labbra e penetrandole a fondo con due ruvide e tozze dita mi aveva ricordato i miei compiti. L'odore delle sue mani ero quello forte dei cavalli con cui lavorava, il sapore delle sue dita su cui roteava adesso la lingua, non so, che sapore hanno i cavalli? lo avrei scoperto a breve. Mi liberò dandomi una spintarella dietro la testa, spingendomi versoi l cavallo, instradandomi. Mi piegai a novanta gradi, le gambe tese per essere all'altezza dell'animale e avvicinai la testa la suo bozzo mentre con le mani cercavo di tirarlo a me, l'odore animale si faceva sempre più forte mano a mano che la distanza diminuiva. Segavo, massaggiavo i suoi gioielli e allungando la lingua, con la sola punta, conobbi il sapore del sesso di un cavallo o almeno così credevo. Per un attimo conati di vomito mi raggiunsero ma poi mi concentrai sul mio ruolo, su quello che ero diventata e leccai, lappai in punta di lingua quell'accenno di ciò che mi aspettava, di ciò che non riuscivo a stimolare poi si sentì fendere l'aria, un rumore forte, un dolore intenso e subito altri due che mi costrinsero ad appoggiare le mani sulle ginocchia irrigidendomi per resistere. Mauro, con uno scudiscio, mi aveva inferto tre violente frustate sulle natiche.
“Tania, ti è stato detto di usare la bocca, non le mani, non la sola lingua, ora esegui i tuoi compiti e soddisfa i miei cavalli se non vuoi che ti dimostri ancora il mio disappunto”
Cominciò a carezzarmi il sedere con lo scudiscio ed io, io mi allungai, presi il pene dell'animale con entrambe le mani, aprii la bocca e ci inserii la punta del sesso equino, la succhiai, attirai in me pompandola, con la lingua giocavo sull'enorme buco al centro, senza chiedermi più nulla, senza pensare più nulla, segai e succhiai avidamente mentre sentivo la scudiscio lasciare la mia pelle, mentre sentivo quel membro iniziare a pulsare, aprii gli occhi e vidi quel pene venir espulso, mostrarsi, allungarsi fino a divenire lungo in modo indicibile, fino a divenire quello che nella mia fantasia era il cazzo di un cavallo. Mostruoso ma ancora morbido lo segavo per tutta la sua lunghezza con entrambe le mani mentre ne succhiavo la punta come in un avido bacio, la cappella era diventata tropo grossa per farla entrare tutta e così mi trovavo costretta a pomiciarci ma Mauro non era d'accordo con me, le rinnovate carezze del suo scudiscio chiarivano bene il so pensiero. Approfittai del fatto che il pene era morbido per comprimere la cappella fra le labbra fino a farla entrare tutta nella bocca, riuscii ad ospitarla anche se la sua presenza mi teneva le labbra tese, Mauro spostò la punta triangolare della frusta dalle mie natiche fino sotto la mia fica, divaricai un po' le gambe per fargli posto da brava schiava e lui si trastullò stuzzicando il mio fiore. L'odore forte di animale, il sapore di un cazzo non umano, le sue ingombranti dimensioni nella bocca, quei coglioni giganti che era mio compito svuotare e la frusta a scavare il mio sesso. Iniziai a sentire caldo, mi sentivo bagnata, mi sentivo sporca, vogliosa, mentre segavo più veloce, mentre succhiavo più forte, mentre spingevo la lingua più in profondità fino a che non sentii un getto caldo, bollente, invadermi la bocca, prepotente, abbondante. Impreparata estrassi il pene enorme, il liquido mi aveva riempito completamente la bocca e si riversò fuori non appena la stappai ma al contempo un altro getto venne espulso dall'animale e mi investì in pieno la faccia, caldo e trasparente, liquidò quasi come acqua. Tossendo mi girai verso Mauro cercando il suo assenso, mi guardò stupito, come si chiedesse cosa volessi e poi rise, rise divertito:
“piccola ragazzina, non hai finito, quella è una pre-eiaculazione, non vedi che è trasparente, forza, succhia che il lavoro è ancora lungo e se non ti sbrighi dovrai ricominciare tutto da capo, non preoccuparti, quando sarà ora di cambiare cavallo ci penserò io, tu devi solo succhiare oggi” e con un colpetto alla fica mi rimandò al mio lavoro.
Il pene mi attendeva abbandonato verso il basso, lo afferrai, feci un respiro profondo e rispinsi a forza la cappella nella bocca. Lo sperma che avevo sul viso scivolava copioso verso il basso ricoprendo quell’enorme cazzo nella zona in cui mi usciva dalla bocca. Succhiai, leccai e segai, con una mano stimolavo prima un testicolo e poi l'atro, con l'altra percorrevo l'enorme lunghezza e ciucciavo, ciucciavo più forte che potevo come volessi succhiare lo sperma dai testicoli attraverso un'enorme cannuccia. Non so quanto ci volle, mi faceva male la bocca che dovevo tenere sempre divaricata al massimo e poi l'animale nitrì, il cazzo che fino a quel momento era stato sempre morbido in breve divenne duro come la pietra, bollente. Accolsi il segno come positivo, non morivo dalla voglia di farmi eiaculare in bocca ma sapevo che non c'era scampo e se ci fossi riuscita avrei avuto un po' di riposo per la mia mandibola dolorante, lo segai a succhia in modo assatanato e come risposta quel cazzo aumentò ancora di diametro, mi si incastrò in bocca, non riuscivo più a muoverlo, a tirarlo fuori, strabuzzai gli occhi convita che mi avrebbe fracassato la mascella tanto me la sentivo allargata e poi sentii il suo sperma, denso questa volta, lattiginoso, un fiotto enorme mi si riversò in bocca, non poteva uscire, le labbra erano serrate sul pene gigantesco come guarnizioni, non pensai neanche al sapore e provai e deglutire ma la posizione me lo impediva mentre un secondo, infinito, getto mi si riversava in gola strozzandomi, facendomi gonfiare le guance per la pressione e un terzo ove non vi era più spazio, ormai convinta di scoppiare come un palloncino, il liquido mi era entrato anche nei polmoni ma arrivò anche il quarto getto, il bianco sperma iniziò ad uscire schizzando dai lati delle bocca e dal naso mentre io cercavo solo di stapparmi per respirare e fu proprio la pressione di tutto quello sperma che mi veniva riversato dentro a far uscire quell'enorme e turgido arnese con uno scoppio di bianco liquido, caddi a sedere nella vasca e inizia a vomitare sborra equina, tanta che quando i conati finirono il mio corpo ne era ricoperto e nel fondo della vasca se ne era accumulato almeno un dito. Tossivo ancora cercando di riprendermi quando sentii la voce di Mauro che mi intimava di tornare al lavoro, non mi ero neanche accorta che mentre mi riprendevo il cavallo era stato portato via e un nuovo stallone stava arrivando di fronte a me e attendeva la mia bocca. Piegata, vinta, mi alzai in piedi, divaricai le gambe in caso Mauro avesse voluto trastullarsi con la mia fica, mi guardai intorno per notare che oltre al dottore e ai suoi amici si era riunito tutto il personale della villa ad assistere allo spettacolo, sospirai, mi chinai a novanta gradi, il cazzo del nuovo animale pendeva già verso terra, l'odore dello sperma di chi lo aveva preceduto doveva aver creato l'atmosfera giusta per lui, lo raccolsi e lo imboccai ricominciando il mio lavoro.
Dopo due ore avevo fatto godere cinque cavalli, avevo la bocca distrutta ed ero ricoperta di sperma che mi colava da tutte le parti, nella vasca vi erano almeno dieci centimetri di liquido bianco ma almeno avevo imparato ad intuire quando l'animale stava per arrivare al suo apice, in quel momento facevo in modo di avere solo la punta del suo arnese in bocca in modo che lo sperma entrasse, mi invadesse ma potesse poi uscire agiatamente dei lati. Ero allibita dalla quantità di sperma che producevano, i getti forti come fossero tubi per annaffiare, ogni volta una parte mi finiva in gola ma poco, il grosso transitava nella mia bocca, scivolava viscido sulla lingua e usciva a cascate dalla bocca. Pensavo che Mauro mi avrebbe ripreso per questo mio modo di evitare di farmi strozzare dalle sborrate ma non mi disse nulla però sparì, dopo avermi portato il quinto animale si allontanò e tornò solo con il sesto, in mano aveva un’asta come quelle che si usano per le flebo e un grosso sacchetto con un tubo di gomma. Chiedermi a cosa servissero quelle cose non sarebbe servito a nulla quindi mi misi subito al lavoro succhiando il nuovo membro equino e mentre il grosso cazzo mi si piantava in gola, mentre i suoi enormi coglioni mi scivolavano fra le dita ormai esperte, mugolando mi resi contro che il tubo di gomma finiva con una grossa cannula, me ne resi conto perché Mauro me la infilò in profondità nel culo.
“io capisco, Tania, che tu debba fare in modo che lo sperma non ti finisca fino nei polmoni, lo trovo comprensibile, soffocare non è il tuo compito però così facendo eviti anche che te ne finisca una quantità adeguata nello stomaco e questo mi sembra ingiusto verso questi stupendi animali e, in generale, ho sempre pensato che un bocchino sia degno di essere chiamato tale solo quando il suo frutto finisce nella pancia di chi lo esegue quindi, per porre rimedio a questo problema, non potendo far passare lo sperma dalla tua bocca già piena di cazzi lo farò passare dal tuo culo” Non mi diede neanche il tempo di capire quello che diceva, immerse la grossa sacca nella vasca poi la alzò appendendola al sostegno e iniziò a comprimerla per spingere il bianco liquido nei miei intestini più velocemente. Mentre il sesso del cavallo si andava facendo sempre più rigido sotto i colpi della mia lingua potevo sentire chiaramente la cannula sprizzare a forza dentro di me, il liquido scendere, pervadermi e invadermi completamente, la sacca doveva contenere almeno un litro di sperma e quando fu vuota la mia pancia incominciò a tirare per l'inaspettato ingombro. Un grosso schizzo di pre-eiaculazione equina mi investì la bocca, distratta da quello che succedeva nel mio culo non me ne ero resa conto e mi trovai con la bocca piena, costretta a deglutire tutto, l'esperienza mi servì da lezione, mentre Mauro riempiva di nuovo la sacca mi costrinsi a concentrarmi sui peni alla base del mio compito cercando di non pensare ad altro. Prima che riuscissi a far venire l'animale che avevo davanti Mauro fece in tempo a spingere un altro litro di sperma nei miei intestini, mi sentivo gonfia, ero gonfia, la pancia era pronunciata in modo visibile, ero piegata a novanta gradi e il liquido dentro di me premeva verso il basso, i crampi iniziarono mentre fiotti bollenti di sperma si riversavano di nuova nella mia bocca per poi scivolarmi sul corpo e nella vasca. Feci attenzione a non inghiottire nulla per evitare di aggiungere altro nel mio stomaco che mi sembrava scoppiare ma Mauro non era d'accordo, mentre un altro stallone veniva condotto alle attenzioni della mia bocca lo vidi, terrorizzata, riempire un'altra volta la sacca. L'uomo spinse il liquido con tutte le sue forze ma dovetti far eiaculare altri tre cavalli prima che riuscisse a far dilatare tanto il mio stomaco da ospitarlo tutto, gemevo disperata, piangevo copiosamente per i crampi che non volevano attenuarsi e intanto succhiavo, massaggiavo e soddisfavo un destriero dopo l'altro ormai priva di volontà. Una volta piena la cannula venne estratta ma prima che lo sperma uscisse dai miei intestini gonfiati a pressione Mauro mi tappò con un grosso plug anale. Doveva essere enorme per tenere ben tappato il mio culo che sentii allargarsi contro voglia per far spazio all'oggetto. Sembravo incinta tanto il mio ventre era gonfio, cercavo di muovermi il meno possibile per non farlo oscillare ma:
“le tue performance hanno attirato le attenzioni dei miei colleghi e visto che tu sei qui piegata a novanta gradi, visto che per il tuo compito ti serve solo la bocca non vedo problemi se mentre lavori ti scopano un po' così sarai ancora più utile e verrai sfruttata meglio”
Voltando lo sguardo vidi che la trentina di uomini che lavoravano in villa avevano estratto tutti i loro cazzi ma poi arrivò un nuovo destriero e l'unica cosa che potei fare fu prendere il suo sesso enorme ed infilarlo fra le labbra mentre sentivo il primo pene umano entrare nella fica. Nelle successive quattro ore feci eiaculare non so quanti cavalli, la vasca era quasi piena, i miei lamenti disperati non avevano fine mentre uno dopo l'altro tutti gli uomini mi scoparono facendo attenzione a farlo nel modo più virile possibile. Questo provocava grosso scossoni al mio ventre rigonfio che oscillava incredibilmente dandomi crampi assurdi e provocava anche che io perdessi l'equilibrio infilandomi spesso il cazzo del cavallo di turno fino in gola, se accadeva mentre l'animale eiaculava mi era impossibile sottrarmi in tempo e mi trovavo con sperma che mi schizzava fuori da ovunque. Il mio corpo morbido e bianco, i miei seni che dondolavano avanti e indietro seguiti dal ventre rigonfio per tutto lo sperma che mi era stato inserito a forza nel culo, il povero orifizio anale tappato e dilatato da un'enorme oggetto di gomma dura, il viso ricoperto di sborra di cavallo, la bocca sempre aperta e dilatata a dare libero accesso a quei membri enormi. Tutto questo doveva eccitare molto i presenti che si sfogarono sulla mia fica più volte ognuno, stantuffandola selvaggiamente per ore, mi vennero dentro tante di quelle volte che dopo un po' lo sperma mi schizzava fuori ad ogni affondo, mi chiavarono fino allo sfinimento io, donna addetta a sbocchinare i cavalli, ripiena del loro sperma, ospitai nella fica tutti i cazzi di chiunque volesse infilarlo per tutte le volte che vollero. La tortura non sembrava avere fine, i cazzi, umani e animali, non sembravano avere fine, gemevo e mi contorcevo priva di ogni controllo fino a che non sentii la voce di Mauro:
“dolce Tania, è rimasto l'ultimo stallone da soddisfare e sono rimasto solo io da far godere, hai quasi finito, immagino tu sia stanca, vieni, prendi qualcosa da bere”
Docile mi lasciai guidare in ginocchio nella vasca, lo sperma mi ricopriva fino all'ombelico, vidi Mauro immergere un grosso boccale nella vasca per tirarlo fuori tracimante di sperma, delicatamente mi prese per i capelli tirandomi la testa indietro e alzò il boccale alto sopra il mio viso. Senza neanche riflettere aprii la bocca e lui cominciò a versare un lungo, lattiginoso, rivolo di sperma nella mia gola, lento perché avessi il tempo di ingoiare, con calma e precisione, sorso dopo sorso mi diede il tempo di deglutire fino all'ultima goccia andando a gonfiare ancora di più il mio stomaco e poi mi rimise in posizione, fu lui a guidare il membro del cavallo alla mia bocca, a cacciarcelo dentro, non usavo neanche più le mani tanto ero sfinita. Mauro si denudò dalla vita in giù accanto al mio viso, un grosso e lungo cazzo dal diametro di una lattina svetto ai miei occhi poi lui sparì alle mie spalle. Lo sentii armeggiare con il tappo nel mio culo, lo estrasse di colpo dilatandomi oscenamente e poi mi sodomizzo di botto per non farmi svuotare. Il mio urlo straziante si smorzo sul pene dell'animale che andava irrigidendosi fra le mie labbra. Mauro mi avvolse con un braccio, trovò il mio sesso martoriato da non so quante scopate, vi puntò il plug che aveva tappato il culo fino a poco prima, diede due o tre spintarelle di prova e poi con un colpo secco me lo sbatté tutto nella fica mentre gli ultimi centimetri del suo cazzo mi sfondavano il culo, mi afferrò poi per i fianchi e iniziò una violenta inculata. I suoi forti colpi lavoravano per me, mi facevano oscillare avanti e indietro dando il ritmo al bocchino che stavo facendo al mio ultimo stallone, facendo oscillare il mio ventre rigonfio come un'altalena. Ogni affondo nel culo comprimeva tutto il liquido nei miei intestini dandomi dolori lancinanti, il cazzo in bocca stava ormai sfondando la mia gola, io gemevo disperata:
“devi pazientare Tania, non posso ancora venire, almeno fino a quando non avrai finito il tuo lavoro”
Sfinita allungai le mani e presi a segare disperatamente il lungo cazzo nero, lo succhiavo a più non posso mentre con la lingua ne stuzzicavo il buchino in profondità. L'animale nitriva soddisfatto, Mauro aumentò ancora di vigore e di velocità, io ero convinta che sarei scoppiata poi l'ultima copiosa sborrata mi raggiunse la gola, Mauro se ne accorse e con un violento affondo mi spinse il cazzo dell'animale fino in gola e mentre lui iniziava e venire nel mio culo violenti getti di sperma mi venivano riversati direttamente in gola. Sentii lo stomaco gonfiarsi ancora per i liquidi che mi venivano aggiunti contemporaneamente dalla bocca e dal culo. I due maschi continuarono a sborrare dentro il mio corpo per un tempo lunghissimo, Mauro mi afferrò per il ventre rigonfio stringendolo per tenermi ferma e così aumentando ancora la pressione mentre con una mano aveva raggiunto il plug e mi scopava la fica furiosamente uscendo ed entrando di botto, spanandomi il buco oscenamente. Quando credevo che sarei morta fui invece travolta da un violento orgasmo che fece tremare convulsamente il mio corpo. In quel momento Mauro mi stappo tutti i buchi gettandomi a terra fuori dalla vasca, li rimasi in preda alle convulsioni mentre fiotti di sborra uscivano in lunghi getti dalla mia bocca e dal culo e dalla fica fino a formare una grossa pozzanghera intorno al mio corpo scosso dai brividi. L'ultima cosa che sentii fu la voce di Mauro:
“il tuo compito, per oggi, è finito Tania”
…CONTINUA. IL RACCONTO TI E' PIACIUTO? LO HAI ODIATO O ALTRO? DARE UN'OPINIONE AIUTA A MIGLIORARSI glorfindel75@gmail.com
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