Accettare le condizioni - Capitolo 13
di
Glorfindel
genere
dominazione
CAPITOLO 13
Seduta a terra, vicino ai piedi del dottore mio padrone che mi carezzava i miei capelli come avrebbe carezzato la testa di un cane, guardavo, in lontananza, Pamela, la donna di cui avevo abusato in modo indicibile, la donna che aveva sopportato una tortura che credevo insopportabile, la donna che aveva sostenuto l'espressione di un sadismo che non sapevo neanche di avere e che ora, appena ripresasi, mi avrebbe avuta schiava della sua inevitabile vendetta. Mentre, con calma disarmante, estraeva le puntine al suo sesso era come se, per ogni oggetto di cui si liberava recuperasse parte della sua austerità, parte della sua rigidità.
Il corpo che avevo martoriato riprendeva tono, vigore; il viso su cui avevo dipinto la disperazione più nera ritrovava il suo modo, unico, di essere inespressivo, come il viso di una statua. Guardavo la mia vittima trasformarsi in aguzzina e mentre questo accadeva quella parte di me che si era sentita forte, padrona, andava sgretolandosi lasciando spazio al fascino che Pamela aveva sempre avuto su di me. La mezz'ora concessa dal dottore non fu sufficiente alla donna per ricomporsi ma lei non si fece problemi, si vedeva che si sentiva in diritto di prendersi il tempo che le serviva e comunque, alla fine, recuperato un elastico con cui raccolse i lunghi capelli in una stretta e tirata coda, recuperate le scarpe dall'alto tacco, Pamela fu pronta, statuaria, bellissima, per quanto completamente nuda, per quanto avesse subito un trattamento svilente davanti agli astanti, la dignità con cui attraversò la stanza fino a pararsi davanti al dottore fu insuperabile. Lo guardò negli occhi, seria:
“immagino di non avere nessuna fretta per la mia prova, giusto?”
Più che una domanda era stata una presa di posizione. Il dottore sorrise e fece un cenno di assenso al che Pamela allungò la mano dalle lunghe dita che si andarono ad infilare fra i miei morbidi capelli, la presa si serrò senza violenza ma con forza così che la mia chioma divenisse il guinzaglio con cui prese possesso di me, con cui mi guidò al centro della stanza. Con la stessa delicata decisione mi fece mettere davanti alla lunga panca su cui lei aveva subito la sua prova e con autorità, nel silenzio generale, mi legò nella stessa identica posizione in cui io avevo fatto legare lei. Fece tutto da sola, con calma meticolosa, mai i nostri occhi si incontrarono mentre lavorava concentrata con le corde. Ci mise tempo ma alla fine mi trovai perfettamente immobilizzata e stretta saldamente alla panca, la testa che penzolava all'indietro oltre la fine del sostegno, senza supporto. Le gambe alzate all'indietro e fissate con le braccia, corde sui lati mi costringevano divaricata in modo osceno mentre attendevo la mia sorte.
“la mia prova è molto semplice” la voce di Pamela, ferma e sicura, riempì il silenzio della grande stanza “la prova di Tania avrà fine quando avrà deglutito completamente lo sperma di dieci uomini, se farà cadere solo una goccia di seme quell'uomo non verrà contato. Mentre lei si dedicherà al suo lavoro” Pamela avvicinò un basso sgabello fra le mie gambe, avvicinò un carrello su cui aveva preparato oggetti che non avevo visto e si accomodò “io mi diletterò con i suoi orifizi” La stupenda donna si guardò attorno, puntò il suo sguardo sulla servitù, senza neanche avere bisogno di chiedere, dieci uomini si fecero avanti e si misero in fila per approfittare della mia bocca. Alzai la testa, cercai lo sguardo della mia aguzzina, volevo sfidarla, mi stavo scaldando, legata, esposta, sottomessa, mi stavo eccitando e non avrei perso ma poi incontrai il sorriso di lei che teneva in mano un fallo di gomma dalle buone dimensioni con annessa una pompetta. Non conoscevo quell'oggetto ma non era difficile capire come funzionasse, mentre gli uomini si avvicinavano per dare inizio alla prova vidi le labbra di Pamela muoversi, i suoi occhi piantati nei miei scintillavano, fu solo un sussurro che nessuno udì ma io capii perfettamente le sue parole:
“dopo la tua fica non sarà più la stessa”
Abbandonai la testa all'indietro, abbandonai ogni velleità e mi preparai alla prova mentre il primo glande, turgido e violaceo si appoggiava alle mie morbide labbra. Sentii la cappella bollente dell'uomo farsi spazio nella bocca proprio mentre sentivo il fallo di gomma nera penetrarmi il sesso. Non avevo idea di chi si stesse godendo il mio primo pompino, non avevo neanche visto la sua faccia tanto ero distratta da Pamela. L'uomo si volle subito accomodare completamente, spinse senza attenzione fino ad arrivare alla mia ugola, lo inghiottii a fatica facendo un suono gutturale e resistendo ai conati di vomito, lo sentii penetrare la mia gola per un bel pezzo. Il naso mi affondò nello scroto di lui, aveva un odore forte, di uomo, si sudore, di lavoro manuale ma poco mi interessava, la mia priorità era già divenuta cercare aria. Intanto, all'altro capo di me, il silicone mi aveva invasa completamente, mi aveva riempito il sesso e sentivo la base piatta e larga dell'oggetto sbattere contro le grandi labbra. L'uomo spinse forte, si assicurò che ogni millimetro del cazzo mi fosse entrato in gola e poi indietreggiò un po', non tanto, quel che bastava perché la sua cappella fosse proprio all'inizio della gola e li iniziò a muoversi su e giù, veloce ma con affondi corti in modo da costringermi a deglutirlo e farlo uscire continuamente, non potevo che tenere la bocca spalancata e resistere mentre emettevo suoni gutturali al ritmo del suo scoparmi mentre sentivo la mano di pamele appoggiarsi di palmo al fallo che mi aveva ficcato nella fica in modo da tenerlo ben piantato in me, mentre sentivo per la prima volta un rumore, la pompetta che, premuta, fischiava immetteva aria dentro il fallo, dentro di me. Ci volle veramente poco perché il continuo strofinare della turgida cappella sulla parte più sensibile della gola facesse il suo effetto, lo sperma mi venne spruzzato direttamente in gola e il difficile fu riuscire a deglutire tutto senza tossire ma negli ultimi tempi avevo ricevuto quel trattamento diverse volte e anche se gli occhi iniziarono a lacrimare riuscii a far finire nel mio stomaco fino all'ultima goccia di bianco liquido, lasciai che la lingua venisse usata per ripulire il cazzo che avevo soddisfatto e venni liberata solo per fare spazio al secondo della fila. La fica, intanto, era stranamente piena, non provavo dolore ma mi sentivo invasa, sentivo quel fallo occupare ogni millimetro del sesso teso. Comunque per il momento le cose andavano bene, la prova non sembrava poi terribile e iniziai il secondo fellatio in modo più rilassato. Il cazzo numero due non era molto lungo, stava bene in me e l'uomo non sembrava volermi sbattere con rabbia, si limitava a starmi in bocca muovendosi un po' su e giù tanto che, sforzando il collo, decisi di aumentare io il ritmo per cercare di farlo venire il più in fretta possibile. Spinsi forte la lingua sul suo frenulo e allungandomi ritmicamente agevolai il suo movimento, l'uomo apprezzò, il suo godere divenne sempre più evidente e presto avrei avuto la mia ricompensa. Dal canto suo Pamela continuava a tenere ben saldo il cazzo dentro di me e a pompare, non potevo vedere ma mi sentivo dilatata in modo incredibile, dilatata dentro, però non potevo dire che fosse doloroso, strano ma sopportabile. Lo sperma mi venne servito in punta di labbra, dovetti succhiare avidamente per assicurarmi di non perderne neanche un po' e lo feci scendere nella gola con soddisfazione, era stato facile ma il terzo della fila era eccitato, spostò di forza il suo predecessore e mi presentò un nerboruto attrezzo di almeno venti centimetri, spalancai la bocca per fargli spazio e lui ne approfitto ber sbattermelo tutto dentro con violenza. L'arnese mi spalancò la gola facendomi un male cane, sussultai ma le corde che mi cingevano il corpo non mi permisero di andare lontano, tossii ed ebbi conati ma all'uomo non frego niente, indietreggiò lasciandomi dentro solo la cappella e poi risprofondò in me senza il minimo riguardo. Continuò il suo servizio a ritmo indiavolato mentre io tossivo, lacrimavo e mi contorcevo, mi scopò la gola proprio come fosse una fica, smisi di pensare a cosa succedeva sotto di me, la gola che veniva violentata senza tregua era l'unica cosa che sentivo in quel momento, ad ogni affondo mi sembrava mi spaccasse, cercavo di spostare la testa per permettergli di entrare in modo meno distruttivo ma non c'era modo, lui si era ancorato alle mie tette, sentivo le dita affondare nelle morbide carni che usava per darsi lo slancio per entrarmi dentro, continuò e continuò senza sosta, i rumori che emettevo erano orribili e il trovare aria quasi impossibile fino a che non lo sentii affondare e rimanermi dentro, ero completamente asfissiata, tappata, lui restava piantato e dava piccole spinte in profondità, inizio a mollarmi violenti schiaffi sulle tette, mi bruciavano terribilmente, aveva mani grosse e ruvide che sembravano incidere la pelle delicata poi si fermo, i mie capezzoli stretti fra le sue dita come morse, avrei urlato se avessi potuto, sentivo la sua sborra schizzarmi direttamente in gola e scendere densa per il collo mentre la mancanza d'aria stava avendo il sopravvento su di me poi si tolse di botto. Respiri profondi, disperati, ossigeno finalmente, mi sentivo stordita, la gola in fiamme, il seno dolorante, la testa che girava e il ventre, non so, il ventre era strano ma non capivo ma poi sentii una mano infilarsi fra i miei capelli, mi venne tirata su la testa, era Pamela, sorridente:
“guarda amore, guarda cosa ti sto facendo”
Vidi il mio ventre, era incredibile, ero gonfia in modo assurdo, sembravo incinta di 5 mesi:
“ora te lo tiro fuori, senza sgonfiarlo”
Sentii quelle parole ma non ne afferrai il senso, ero spiazzata, ero spaventata, la donna mi lasciò la testa che ricadde all'indietro, subito un cazzo venne a bussare alle mie labbra, meccanicamente gli feci spazio e per mia fortuna trovai un uomo che non voleva sfondarmi, la gola mi bruciava ancora da matti ma lui si limitò a scoparmi con mezza asta in modo neanche troppo violento, socchiusi le labbra e inizia a succhiare per agevolare il suo orgasmo quando sentii la fica aprirsi come mai prima. Pamela stava lentamente tirando indietro il cazzo di gomma che avevo dentro che ora si era trasformato, grazie all'aria che ci aveva spinto dentro, in un pallone con il diametro di un CD. Mi dimenticai completamente della bocca, ero terrorizzata, sentivo la pelle del sesso tendersi, come stridere, ero certa che si stesse per strappare, ero certa che mi avrebbe squartata ma la donna sapeva il fatto suo, fece tutto con lentezza metodica, senza strattoni, senza mai esagerare, lavorò i tessuti delicati della fica con calma, sentivo le sue dita massaggiare la pelle tesa a contatto con il pallone, sentivo che passava sulla carne che percepivo tirata all'estremo. Il dolore era pazzesco urlavo disperatamente per il piacere del quarto uomo mentre fitte lancinanti mi arrivavano dalla fica dilaniata. Quando lo sperma mi venne versato in bocca non mi accorsi neanche, non so se lo ingoiai ma ricordo bene le mani del quinto uomo che mi afferrarono la testa ai lati per fermarla, non riusciva ad infilarmi il cazzo in bocca tanto mi sbattevo disperata. Pamela continuò tranquilla il suo lavoro di dilatazione mentre io riempivo la stanza con il suono della mia disperazione tanto che l'uomo che mi scopava la bocca si stufò e decise di piantarmi il cazzo in gola per azzittirmi così che potei esprimere il mio dolore solo mentre riprendevo fiato fra un affondo e l'altro.
Sentivo la gomma comprimersi per uscire dal mio buco che non voleva saperne di allargarsi più di così, se me lo avessero chiesto avrei giurato che la fica mi si fosse strappata in più parti, ci volle un tempo che ricordo come infinito e poi sentii il pallone schizzarmi fuori improvviso proprio mentre l'uomo eiaculava piantato nella mia gola. Urlai talmente forte che spinsi il suo cazzo fuori assieme a buona parte del suo sperma che mi ricadde sul viso andandosi a mescolare con le lacrime. Mi dibattevo disperata sentendomi come vuota, il sollievo era incredibile, alzai la testa sconvolta trovando Pamela che sorridente teneva quell'enorme affare che mi aveva appena fatto passare dalla fica:
“Tania, questo non vale, hai sputato tutto il suo nettare, dovremo rifarlo”
Non so se capii esattamente le sue parole, ricordo solo che rimasi sconcertata nel guardare l’arnese che mi era stato strappato fuori dalla vagina. Era li, nelle mani di Pamela, ancora gonfio, era grande come un pallone da rugby.
Sorridendo sadica si alzò dallo sgabello che allontanò, si avvicinò al carrello, io dovetti abbassare la testa, il collo non riusciva più a sostenerla, ci fu un attimo di pausa mentre lei preparava non so cosa e mi trovai a pensare che non ero neanche a metà della prova e le cose sarebbero di certo peggiorate, mi trovai a pensare che forse non ce l'avrei fatta, che forse avrei dovuto arrendermi ma poi, proprio mentre questa idea si faceva spazio in me mi sentii come osservata, voltai lo sguardo, il dottore mi guardava con i suoi occhi magnetici e io, io, io non volevo deluderlo, io non volevo perdere. Mi sentii la testa afferrata bruscamente e alzata, la mia boia era tornata, aveva indossato un fallo di media dimensione che ora le penzolava davanti al sesso, teneva in mano l'altro fallo che aveva sgonfiato e che era tornato alle dimensioni normali, fece in modo che io vedessi bene tutto, che capissi, poi:
“se non vuoi arrenderti, Tania, io continuerei la prova”
Fissai gli occhi nei suoi e quando mi lasciò la testa la abbassai lentamente, chiusi gli occhi ed aprii la bocca. Da quel momento tutto divenne confuso, sentii un pene sprofondarmi in gola mentre in rapida successione mi venne spinto nella fica il dildo gonfiabile che entrò senza problemi e nel culo il fallo attaccato alla vita di Pamela. Cercai di sbocchinare al meglio di cui ero capace per arrivare alla fine della prova nel più breve tempo possibile e in effetti ci vollero pochi minuti perché mi potessi gustare un'altra dose di sborra calda ma ci vollero anche pochi minuti perché mi sentissi già ingombra. Ero abituata al sesso anale ormai, il mio fratellino mi aveva presa in quel modo non so quante volte e cmq, da quando mi ero messa al servizio del dottore, diversi erano gli uomini che avevano avuto il mio culo in totale libertà ma questo non cambiava il fatto che un cazzo nell'ano occupa posto e quindi che il dildo gonfiabile era divenuto molto ingombrante ancora più in fretta. Quando sentii il sapore dello sperma un'altra volta avevo già il ventre che tirava e il continuo stantuffare di pamela nel secondo canale aumentava la sensazione di ingombro del grosso pallone incastrato dentro di me. Il cazzo nel culo lo spingeva qui e la, la sodomizzazione a cui ero sottoposta smuoveva in continuazione la grossa massa nel mio sesso.
Era una vendetta, chiara, semplice e lineare. Avevo inculato selvaggiamente quella bellissima donna per far si che passando attraverso il suo culo venissero rimestate le puntine che aveva nella fica e lei, a suo modo, stava facendo la stessa cosa me.
Pamela questa volta però continuò a pompare per un tempo infinito, avevo i crampi, non solo mi tirava la fica ma anche la pancia, mi sembrava che la pelle si tendesse e il fallo nell’ano strideva nel suo avanti indietro dentro il mio buchino divenuto strettissimo.
Sperma mi veniva servito in bocca in quantità, la mascella mi faceva male ma era nulla in confronto a quello che sentivo sotto. La donna continuava a pompare aria. Tutto si sfuocò, diverse volte, urlando, devo aver sputato sperma, ne avevo i capelli intrisi, li sentivo pesanti ma nuovi cazzi mi venivano sempre offerti nel mio disperato tentativo di berne dieci poi sentii la voce stupita della donna:
“ohhhh, credo che non ne entri più, la pompetta e diventata durissima, non riesco più a premerla, ora dovremo tirarlo fuori”
“no, no, ti prego, mi uccidi, è troppo grosso, mi squarti”
“quindi ti arrendi???”
Alzai la testa, la guardai, era inebriata, euforica, tutto il suo sadismo si era liberato, era affamata delle mie urla, abbassai la testa, aprii la bocca e attesi. Ripresi a succhiare, leccare mentre attendevo, disperata, che il grosso oggetto mi fosse estratto a forza, ero certa che non fosse possibile ma non volevo cedere. Pamela, invece di tirarlo fuori come la prima volta, usò una grossa cinghia per legare il fallo che aveva alla cintura parallelamente a quello gonfiabile e poi riprese a sodomizzarmi ottenendo di muovere tutti e due gli oggetti assieme. Indietreggiava fino a lasciarmi solo la cappella nel culo e facendolo mi sembrava che mi stesse strappando la fica, la sentivo dilatarsi, tendersi, faceva un male lancinante, come se mi scopasse con delle lamette e poi riaffondava e ricominciava da capo. In breve prese un ritmo forsennato, sentivo il mio buco aprirsi, tendersi e poi richiudersi per quanto possibile, il cazzo nel culo scivolava molto a fatica per l'enorme pressione e mi bruciava da matti ad ogni movimento mentre sperma mi finiva fra le labbra.
Il dolore era forte e io urlavo senza controllo, quando me ne accorgevo cercavo di resistere e deglutivo tutto ma spesso lo sperma lo sputavo assieme alla mia disperazione, ero certa di aver già superato i venti pompini ma la prova non sembrava avere fine. Pamela continuava il suo scatenato stantuffarmi senza sosta, ero sudata, sfinita, stremata e stordita.
Tutto il mio corpo era pulsante di dolore, la fica bruciava come lava ma poi lei staccò i due falli, uscì dal mio culo senza che sentissi differenza e iniziò a tirare il grosso pallone per farlo uscire. Ora aveva i capelli sciolti, la lunga chioma le fluttuava intorno al volto sudato e trasfigurato dalla lussuria, aveva perso il controllo e continuava la sua lenta opera atta a spalancarmi la fica come non era umano fare. Tirava forte ma era troppo grosso e io ero certa che sarei svenuta, sentii una mano afferrarmi sotto la testa e sostenermi, un pene entrarmi in gola e un'altra mano sotto il mento a tenermi chiusa la bocca, lo scorrere della calda carne fra le labbra, le grida sommesse per l'impossibilità di aprire la bocca, il dolore che mi invadeva ovunque, Pamela che tirava ormai senza controllo, urlava anche lei senza ritegno:
“daiiiiii, esci, maledetto cazzo di gomma, esci fuori e spana la fica di questa troia bastarda, voglio che non torni più la stessa, voglio sfondarla tanto che si ricordi di me ogni volta che qualcuno la inculerà perché mettendoglielo nella fica non sente nulla…”
Il sesso mi si stava aprendo in modo disumano e poi sperma, ancora, nella mia gola, lo avrei sputato se avessi potuto ma le mani mi serrarono e dovetti deglutire, fino all'ultima goccia e quando la sentii colare nella gola tutto si fermò. L'uomo uscì da me ma mi rimase vicino, sentii il dildo sgonfiarsi velocemente, il dolore sparire per lasciare spazio al sollievo poi sentii quel diabolico affare venirmi estratto e fui vuota. Respiravo pesantemente, ero un bagno di sudore, la faccia ricoperta di sperma, distrutta, aprii gli occhi e mi resi conto che l'ultimo uomo che mi aveva avuta era il dottore, era lui li vicino a me, lui il decimo che deglutii, il dildo che mi aveva torturato nelle sue mai, lui lo aveva sgonfiato, lui lo aveva estratto, Pamela lo guardava inferocita ma il mio padrone la fissava indifferente e con tono basso e deciso:
“Tania ha superato la prova, ora una pausa di tre ore poi la gara continuerà”
...CONTINUA. IL RACCONTO TI E' PIACIUTO? LO HAI ODIATO O ALTRO? DARE UN'OPINIONE AIUTA A MIGLIORARSI glorfindel75@gmail.com
Seduta a terra, vicino ai piedi del dottore mio padrone che mi carezzava i miei capelli come avrebbe carezzato la testa di un cane, guardavo, in lontananza, Pamela, la donna di cui avevo abusato in modo indicibile, la donna che aveva sopportato una tortura che credevo insopportabile, la donna che aveva sostenuto l'espressione di un sadismo che non sapevo neanche di avere e che ora, appena ripresasi, mi avrebbe avuta schiava della sua inevitabile vendetta. Mentre, con calma disarmante, estraeva le puntine al suo sesso era come se, per ogni oggetto di cui si liberava recuperasse parte della sua austerità, parte della sua rigidità.
Il corpo che avevo martoriato riprendeva tono, vigore; il viso su cui avevo dipinto la disperazione più nera ritrovava il suo modo, unico, di essere inespressivo, come il viso di una statua. Guardavo la mia vittima trasformarsi in aguzzina e mentre questo accadeva quella parte di me che si era sentita forte, padrona, andava sgretolandosi lasciando spazio al fascino che Pamela aveva sempre avuto su di me. La mezz'ora concessa dal dottore non fu sufficiente alla donna per ricomporsi ma lei non si fece problemi, si vedeva che si sentiva in diritto di prendersi il tempo che le serviva e comunque, alla fine, recuperato un elastico con cui raccolse i lunghi capelli in una stretta e tirata coda, recuperate le scarpe dall'alto tacco, Pamela fu pronta, statuaria, bellissima, per quanto completamente nuda, per quanto avesse subito un trattamento svilente davanti agli astanti, la dignità con cui attraversò la stanza fino a pararsi davanti al dottore fu insuperabile. Lo guardò negli occhi, seria:
“immagino di non avere nessuna fretta per la mia prova, giusto?”
Più che una domanda era stata una presa di posizione. Il dottore sorrise e fece un cenno di assenso al che Pamela allungò la mano dalle lunghe dita che si andarono ad infilare fra i miei morbidi capelli, la presa si serrò senza violenza ma con forza così che la mia chioma divenisse il guinzaglio con cui prese possesso di me, con cui mi guidò al centro della stanza. Con la stessa delicata decisione mi fece mettere davanti alla lunga panca su cui lei aveva subito la sua prova e con autorità, nel silenzio generale, mi legò nella stessa identica posizione in cui io avevo fatto legare lei. Fece tutto da sola, con calma meticolosa, mai i nostri occhi si incontrarono mentre lavorava concentrata con le corde. Ci mise tempo ma alla fine mi trovai perfettamente immobilizzata e stretta saldamente alla panca, la testa che penzolava all'indietro oltre la fine del sostegno, senza supporto. Le gambe alzate all'indietro e fissate con le braccia, corde sui lati mi costringevano divaricata in modo osceno mentre attendevo la mia sorte.
“la mia prova è molto semplice” la voce di Pamela, ferma e sicura, riempì il silenzio della grande stanza “la prova di Tania avrà fine quando avrà deglutito completamente lo sperma di dieci uomini, se farà cadere solo una goccia di seme quell'uomo non verrà contato. Mentre lei si dedicherà al suo lavoro” Pamela avvicinò un basso sgabello fra le mie gambe, avvicinò un carrello su cui aveva preparato oggetti che non avevo visto e si accomodò “io mi diletterò con i suoi orifizi” La stupenda donna si guardò attorno, puntò il suo sguardo sulla servitù, senza neanche avere bisogno di chiedere, dieci uomini si fecero avanti e si misero in fila per approfittare della mia bocca. Alzai la testa, cercai lo sguardo della mia aguzzina, volevo sfidarla, mi stavo scaldando, legata, esposta, sottomessa, mi stavo eccitando e non avrei perso ma poi incontrai il sorriso di lei che teneva in mano un fallo di gomma dalle buone dimensioni con annessa una pompetta. Non conoscevo quell'oggetto ma non era difficile capire come funzionasse, mentre gli uomini si avvicinavano per dare inizio alla prova vidi le labbra di Pamela muoversi, i suoi occhi piantati nei miei scintillavano, fu solo un sussurro che nessuno udì ma io capii perfettamente le sue parole:
“dopo la tua fica non sarà più la stessa”
Abbandonai la testa all'indietro, abbandonai ogni velleità e mi preparai alla prova mentre il primo glande, turgido e violaceo si appoggiava alle mie morbide labbra. Sentii la cappella bollente dell'uomo farsi spazio nella bocca proprio mentre sentivo il fallo di gomma nera penetrarmi il sesso. Non avevo idea di chi si stesse godendo il mio primo pompino, non avevo neanche visto la sua faccia tanto ero distratta da Pamela. L'uomo si volle subito accomodare completamente, spinse senza attenzione fino ad arrivare alla mia ugola, lo inghiottii a fatica facendo un suono gutturale e resistendo ai conati di vomito, lo sentii penetrare la mia gola per un bel pezzo. Il naso mi affondò nello scroto di lui, aveva un odore forte, di uomo, si sudore, di lavoro manuale ma poco mi interessava, la mia priorità era già divenuta cercare aria. Intanto, all'altro capo di me, il silicone mi aveva invasa completamente, mi aveva riempito il sesso e sentivo la base piatta e larga dell'oggetto sbattere contro le grandi labbra. L'uomo spinse forte, si assicurò che ogni millimetro del cazzo mi fosse entrato in gola e poi indietreggiò un po', non tanto, quel che bastava perché la sua cappella fosse proprio all'inizio della gola e li iniziò a muoversi su e giù, veloce ma con affondi corti in modo da costringermi a deglutirlo e farlo uscire continuamente, non potevo che tenere la bocca spalancata e resistere mentre emettevo suoni gutturali al ritmo del suo scoparmi mentre sentivo la mano di pamele appoggiarsi di palmo al fallo che mi aveva ficcato nella fica in modo da tenerlo ben piantato in me, mentre sentivo per la prima volta un rumore, la pompetta che, premuta, fischiava immetteva aria dentro il fallo, dentro di me. Ci volle veramente poco perché il continuo strofinare della turgida cappella sulla parte più sensibile della gola facesse il suo effetto, lo sperma mi venne spruzzato direttamente in gola e il difficile fu riuscire a deglutire tutto senza tossire ma negli ultimi tempi avevo ricevuto quel trattamento diverse volte e anche se gli occhi iniziarono a lacrimare riuscii a far finire nel mio stomaco fino all'ultima goccia di bianco liquido, lasciai che la lingua venisse usata per ripulire il cazzo che avevo soddisfatto e venni liberata solo per fare spazio al secondo della fila. La fica, intanto, era stranamente piena, non provavo dolore ma mi sentivo invasa, sentivo quel fallo occupare ogni millimetro del sesso teso. Comunque per il momento le cose andavano bene, la prova non sembrava poi terribile e iniziai il secondo fellatio in modo più rilassato. Il cazzo numero due non era molto lungo, stava bene in me e l'uomo non sembrava volermi sbattere con rabbia, si limitava a starmi in bocca muovendosi un po' su e giù tanto che, sforzando il collo, decisi di aumentare io il ritmo per cercare di farlo venire il più in fretta possibile. Spinsi forte la lingua sul suo frenulo e allungandomi ritmicamente agevolai il suo movimento, l'uomo apprezzò, il suo godere divenne sempre più evidente e presto avrei avuto la mia ricompensa. Dal canto suo Pamela continuava a tenere ben saldo il cazzo dentro di me e a pompare, non potevo vedere ma mi sentivo dilatata in modo incredibile, dilatata dentro, però non potevo dire che fosse doloroso, strano ma sopportabile. Lo sperma mi venne servito in punta di labbra, dovetti succhiare avidamente per assicurarmi di non perderne neanche un po' e lo feci scendere nella gola con soddisfazione, era stato facile ma il terzo della fila era eccitato, spostò di forza il suo predecessore e mi presentò un nerboruto attrezzo di almeno venti centimetri, spalancai la bocca per fargli spazio e lui ne approfitto ber sbattermelo tutto dentro con violenza. L'arnese mi spalancò la gola facendomi un male cane, sussultai ma le corde che mi cingevano il corpo non mi permisero di andare lontano, tossii ed ebbi conati ma all'uomo non frego niente, indietreggiò lasciandomi dentro solo la cappella e poi risprofondò in me senza il minimo riguardo. Continuò il suo servizio a ritmo indiavolato mentre io tossivo, lacrimavo e mi contorcevo, mi scopò la gola proprio come fosse una fica, smisi di pensare a cosa succedeva sotto di me, la gola che veniva violentata senza tregua era l'unica cosa che sentivo in quel momento, ad ogni affondo mi sembrava mi spaccasse, cercavo di spostare la testa per permettergli di entrare in modo meno distruttivo ma non c'era modo, lui si era ancorato alle mie tette, sentivo le dita affondare nelle morbide carni che usava per darsi lo slancio per entrarmi dentro, continuò e continuò senza sosta, i rumori che emettevo erano orribili e il trovare aria quasi impossibile fino a che non lo sentii affondare e rimanermi dentro, ero completamente asfissiata, tappata, lui restava piantato e dava piccole spinte in profondità, inizio a mollarmi violenti schiaffi sulle tette, mi bruciavano terribilmente, aveva mani grosse e ruvide che sembravano incidere la pelle delicata poi si fermo, i mie capezzoli stretti fra le sue dita come morse, avrei urlato se avessi potuto, sentivo la sua sborra schizzarmi direttamente in gola e scendere densa per il collo mentre la mancanza d'aria stava avendo il sopravvento su di me poi si tolse di botto. Respiri profondi, disperati, ossigeno finalmente, mi sentivo stordita, la gola in fiamme, il seno dolorante, la testa che girava e il ventre, non so, il ventre era strano ma non capivo ma poi sentii una mano infilarsi fra i miei capelli, mi venne tirata su la testa, era Pamela, sorridente:
“guarda amore, guarda cosa ti sto facendo”
Vidi il mio ventre, era incredibile, ero gonfia in modo assurdo, sembravo incinta di 5 mesi:
“ora te lo tiro fuori, senza sgonfiarlo”
Sentii quelle parole ma non ne afferrai il senso, ero spiazzata, ero spaventata, la donna mi lasciò la testa che ricadde all'indietro, subito un cazzo venne a bussare alle mie labbra, meccanicamente gli feci spazio e per mia fortuna trovai un uomo che non voleva sfondarmi, la gola mi bruciava ancora da matti ma lui si limitò a scoparmi con mezza asta in modo neanche troppo violento, socchiusi le labbra e inizia a succhiare per agevolare il suo orgasmo quando sentii la fica aprirsi come mai prima. Pamela stava lentamente tirando indietro il cazzo di gomma che avevo dentro che ora si era trasformato, grazie all'aria che ci aveva spinto dentro, in un pallone con il diametro di un CD. Mi dimenticai completamente della bocca, ero terrorizzata, sentivo la pelle del sesso tendersi, come stridere, ero certa che si stesse per strappare, ero certa che mi avrebbe squartata ma la donna sapeva il fatto suo, fece tutto con lentezza metodica, senza strattoni, senza mai esagerare, lavorò i tessuti delicati della fica con calma, sentivo le sue dita massaggiare la pelle tesa a contatto con il pallone, sentivo che passava sulla carne che percepivo tirata all'estremo. Il dolore era pazzesco urlavo disperatamente per il piacere del quarto uomo mentre fitte lancinanti mi arrivavano dalla fica dilaniata. Quando lo sperma mi venne versato in bocca non mi accorsi neanche, non so se lo ingoiai ma ricordo bene le mani del quinto uomo che mi afferrarono la testa ai lati per fermarla, non riusciva ad infilarmi il cazzo in bocca tanto mi sbattevo disperata. Pamela continuò tranquilla il suo lavoro di dilatazione mentre io riempivo la stanza con il suono della mia disperazione tanto che l'uomo che mi scopava la bocca si stufò e decise di piantarmi il cazzo in gola per azzittirmi così che potei esprimere il mio dolore solo mentre riprendevo fiato fra un affondo e l'altro.
Sentivo la gomma comprimersi per uscire dal mio buco che non voleva saperne di allargarsi più di così, se me lo avessero chiesto avrei giurato che la fica mi si fosse strappata in più parti, ci volle un tempo che ricordo come infinito e poi sentii il pallone schizzarmi fuori improvviso proprio mentre l'uomo eiaculava piantato nella mia gola. Urlai talmente forte che spinsi il suo cazzo fuori assieme a buona parte del suo sperma che mi ricadde sul viso andandosi a mescolare con le lacrime. Mi dibattevo disperata sentendomi come vuota, il sollievo era incredibile, alzai la testa sconvolta trovando Pamela che sorridente teneva quell'enorme affare che mi aveva appena fatto passare dalla fica:
“Tania, questo non vale, hai sputato tutto il suo nettare, dovremo rifarlo”
Non so se capii esattamente le sue parole, ricordo solo che rimasi sconcertata nel guardare l’arnese che mi era stato strappato fuori dalla vagina. Era li, nelle mani di Pamela, ancora gonfio, era grande come un pallone da rugby.
Sorridendo sadica si alzò dallo sgabello che allontanò, si avvicinò al carrello, io dovetti abbassare la testa, il collo non riusciva più a sostenerla, ci fu un attimo di pausa mentre lei preparava non so cosa e mi trovai a pensare che non ero neanche a metà della prova e le cose sarebbero di certo peggiorate, mi trovai a pensare che forse non ce l'avrei fatta, che forse avrei dovuto arrendermi ma poi, proprio mentre questa idea si faceva spazio in me mi sentii come osservata, voltai lo sguardo, il dottore mi guardava con i suoi occhi magnetici e io, io, io non volevo deluderlo, io non volevo perdere. Mi sentii la testa afferrata bruscamente e alzata, la mia boia era tornata, aveva indossato un fallo di media dimensione che ora le penzolava davanti al sesso, teneva in mano l'altro fallo che aveva sgonfiato e che era tornato alle dimensioni normali, fece in modo che io vedessi bene tutto, che capissi, poi:
“se non vuoi arrenderti, Tania, io continuerei la prova”
Fissai gli occhi nei suoi e quando mi lasciò la testa la abbassai lentamente, chiusi gli occhi ed aprii la bocca. Da quel momento tutto divenne confuso, sentii un pene sprofondarmi in gola mentre in rapida successione mi venne spinto nella fica il dildo gonfiabile che entrò senza problemi e nel culo il fallo attaccato alla vita di Pamela. Cercai di sbocchinare al meglio di cui ero capace per arrivare alla fine della prova nel più breve tempo possibile e in effetti ci vollero pochi minuti perché mi potessi gustare un'altra dose di sborra calda ma ci vollero anche pochi minuti perché mi sentissi già ingombra. Ero abituata al sesso anale ormai, il mio fratellino mi aveva presa in quel modo non so quante volte e cmq, da quando mi ero messa al servizio del dottore, diversi erano gli uomini che avevano avuto il mio culo in totale libertà ma questo non cambiava il fatto che un cazzo nell'ano occupa posto e quindi che il dildo gonfiabile era divenuto molto ingombrante ancora più in fretta. Quando sentii il sapore dello sperma un'altra volta avevo già il ventre che tirava e il continuo stantuffare di pamela nel secondo canale aumentava la sensazione di ingombro del grosso pallone incastrato dentro di me. Il cazzo nel culo lo spingeva qui e la, la sodomizzazione a cui ero sottoposta smuoveva in continuazione la grossa massa nel mio sesso.
Era una vendetta, chiara, semplice e lineare. Avevo inculato selvaggiamente quella bellissima donna per far si che passando attraverso il suo culo venissero rimestate le puntine che aveva nella fica e lei, a suo modo, stava facendo la stessa cosa me.
Pamela questa volta però continuò a pompare per un tempo infinito, avevo i crampi, non solo mi tirava la fica ma anche la pancia, mi sembrava che la pelle si tendesse e il fallo nell’ano strideva nel suo avanti indietro dentro il mio buchino divenuto strettissimo.
Sperma mi veniva servito in bocca in quantità, la mascella mi faceva male ma era nulla in confronto a quello che sentivo sotto. La donna continuava a pompare aria. Tutto si sfuocò, diverse volte, urlando, devo aver sputato sperma, ne avevo i capelli intrisi, li sentivo pesanti ma nuovi cazzi mi venivano sempre offerti nel mio disperato tentativo di berne dieci poi sentii la voce stupita della donna:
“ohhhh, credo che non ne entri più, la pompetta e diventata durissima, non riesco più a premerla, ora dovremo tirarlo fuori”
“no, no, ti prego, mi uccidi, è troppo grosso, mi squarti”
“quindi ti arrendi???”
Alzai la testa, la guardai, era inebriata, euforica, tutto il suo sadismo si era liberato, era affamata delle mie urla, abbassai la testa, aprii la bocca e attesi. Ripresi a succhiare, leccare mentre attendevo, disperata, che il grosso oggetto mi fosse estratto a forza, ero certa che non fosse possibile ma non volevo cedere. Pamela, invece di tirarlo fuori come la prima volta, usò una grossa cinghia per legare il fallo che aveva alla cintura parallelamente a quello gonfiabile e poi riprese a sodomizzarmi ottenendo di muovere tutti e due gli oggetti assieme. Indietreggiava fino a lasciarmi solo la cappella nel culo e facendolo mi sembrava che mi stesse strappando la fica, la sentivo dilatarsi, tendersi, faceva un male lancinante, come se mi scopasse con delle lamette e poi riaffondava e ricominciava da capo. In breve prese un ritmo forsennato, sentivo il mio buco aprirsi, tendersi e poi richiudersi per quanto possibile, il cazzo nel culo scivolava molto a fatica per l'enorme pressione e mi bruciava da matti ad ogni movimento mentre sperma mi finiva fra le labbra.
Il dolore era forte e io urlavo senza controllo, quando me ne accorgevo cercavo di resistere e deglutivo tutto ma spesso lo sperma lo sputavo assieme alla mia disperazione, ero certa di aver già superato i venti pompini ma la prova non sembrava avere fine. Pamela continuava il suo scatenato stantuffarmi senza sosta, ero sudata, sfinita, stremata e stordita.
Tutto il mio corpo era pulsante di dolore, la fica bruciava come lava ma poi lei staccò i due falli, uscì dal mio culo senza che sentissi differenza e iniziò a tirare il grosso pallone per farlo uscire. Ora aveva i capelli sciolti, la lunga chioma le fluttuava intorno al volto sudato e trasfigurato dalla lussuria, aveva perso il controllo e continuava la sua lenta opera atta a spalancarmi la fica come non era umano fare. Tirava forte ma era troppo grosso e io ero certa che sarei svenuta, sentii una mano afferrarmi sotto la testa e sostenermi, un pene entrarmi in gola e un'altra mano sotto il mento a tenermi chiusa la bocca, lo scorrere della calda carne fra le labbra, le grida sommesse per l'impossibilità di aprire la bocca, il dolore che mi invadeva ovunque, Pamela che tirava ormai senza controllo, urlava anche lei senza ritegno:
“daiiiiii, esci, maledetto cazzo di gomma, esci fuori e spana la fica di questa troia bastarda, voglio che non torni più la stessa, voglio sfondarla tanto che si ricordi di me ogni volta che qualcuno la inculerà perché mettendoglielo nella fica non sente nulla…”
Il sesso mi si stava aprendo in modo disumano e poi sperma, ancora, nella mia gola, lo avrei sputato se avessi potuto ma le mani mi serrarono e dovetti deglutire, fino all'ultima goccia e quando la sentii colare nella gola tutto si fermò. L'uomo uscì da me ma mi rimase vicino, sentii il dildo sgonfiarsi velocemente, il dolore sparire per lasciare spazio al sollievo poi sentii quel diabolico affare venirmi estratto e fui vuota. Respiravo pesantemente, ero un bagno di sudore, la faccia ricoperta di sperma, distrutta, aprii gli occhi e mi resi conto che l'ultimo uomo che mi aveva avuta era il dottore, era lui li vicino a me, lui il decimo che deglutii, il dildo che mi aveva torturato nelle sue mai, lui lo aveva sgonfiato, lui lo aveva estratto, Pamela lo guardava inferocita ma il mio padrone la fissava indifferente e con tono basso e deciso:
“Tania ha superato la prova, ora una pausa di tre ore poi la gara continuerà”
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