La storia di Anna
di
Pensionato
genere
etero
LA STORIA DI ANNA (CAP.V)
Nota dell'autore: questa storia troverà la sua collocazione in generi diversi; ciò è dovuto all'evolversi del personaggio nel suo viaggio nel mondo del sesso.
L'indomani mi presentai nel primo pomeriggio presso l'abitazione di Anna con la solita bottiglia di amarone sottobraccio e un grande mazzo di fiori per la mia ospite. Mi accolse con un grande sorriso che mi parve di buon auspicio per il proseguo del pomeriggio e senza frapporre tempo in mezzo cercai le sue labbra, ma Anna, sempre sorridendo, mi invitò alla calma ed ad ascoltare il resto della storia che era ancora lunga.
Non nego che ci rimasi male, ma aveva ragione lei, ci incontravamo perché voleva raccontarmi la sua vita sotto l'aspetto puramente sessuale a quale fine? Non lo so ed ancora oggi che conosco tutta la storia non so dare una risposta; ma non divaghiamo: ci accomodammo su due poltrone di pelle bianca l'una di fronte all'altro. Anna accavallò le sue bellissime gambe e dallo spacco della gonna, per la verità notevolmente profondo, emerse una coscia tornita che attirò immediatamente il mio sguardo, che non le sfuggì:” Uffa Riccardo controllati!!!!” sbottò facendomi arrossire come uno scolaretto. “ Quando tornammo dal viaggio di nozze Giovi mi mostrò la nostra camera da letto: di un colore rosso un grande letto rotondo e piena di specchi alle pareti e sul soffitto. Era innegabile che fosse tutto molto arrapante e quella notte ci esibimmo davanti a noi stessi riflessi in ogni dove. Non c'era lato dei nostri corpi che non fosse riflesso e temetti che ci fossero anche telecamere nascoste che ci riprendevano; non puoi immaginare quanto ci fossi andata vicino!! Tutto proseguì nella piena armonia, solo notai che il padre di Giovi mi guardava in maniera strana, quasi volesse spogliarmi con gli occhi. Era un bel signore di circa settanta anni, ma forse era una tradizione di famiglia invecchiare bene e dimostrare molto meno dell'età anagrafica. La nostra vita coniugale dal punto di vista del sesso procedeva secondo un tran-tran calmo e senza impennate. Almeno tre volte alla settimana il buon Giovi mi richiamava ai miei obblighi di moglie devota e fedele; solo in un paio di volte ci furono delle varianti: un sabato sera durante la cena mi disse di prepararmi con una lingerie particolarmente sexi, che naturalmente non mancava nel mio armadio ed io scelsi una body a balconcino che sosteneva ma lasciava scoperto il mio seno, auto reggenti nere e scarpe nere tracco nove. Mi fece avvicinare alla specchiera di destra, grande tutta la parete e dove eravamo riflessi a grandezza naturale, si pose dietro di me e cominciò ad accarezzarmi il seno e poi scese in mezzo alle mie gambe penetrandomi con le dita nervose muovendole in modo veloce sino a che non gli venni sulla stessa mano che riportò immediatamente alla mia bocca facendomi succhiare i miei umori che gli avevano infradiciato la mano. Poi mi fece inginocchiare, stando però attento di rimanere di fianco rispetto allo specchio, in modo che fosse ben visibile il cazzo che entrava ed usciva dalla mia bocca fino a quando si liberò e mi fece ingoiare tutto il suo seme. Seguitò a scoparmi la bocca sino a quando il suo membro non raggiunse dimensioni e durezza idonea alla successiva posizione. Mi fece appoggiare con le mani sullo specchio e da dietro comincio a scoparmi sia nella figa che nel culo sempre più infoiato ed io mugolavo di piacere e credo di aver inzuppato dei miei umori il bel tappeto persiano che avevamo sotto i piedi. Al culmine del piacere, sfilò il suo uccello dal mio culo e venne sullo specchio, salvo poi costringermi a leccare il suo sperma che lentamente scivolava verso il basso. Durante quell'operazione mi parve di sentire un sospiro che non era né il mio né del Giovi, ma che mi sembrò arrivasse da dietro lo specchio; ma ero talmente eccitata che, al momento non ci pensai più, e continuai a leccare ed ingoiare sino a quando lo specchio non ritornò pulito. “Bravissima Anna, non sai quanto mi fai felice, disse il Giovi con la voce rotta dal piacere, hai diritto ad un premio che fra pochi giorni ti verrà dato!” Un premio, non c'era proprio bisogno perchè quella pratica mi era piaciuta ed ero pronta a ripeterla.” Non riuscivo a stare fermo nella poltrona perché il mio cazzo cercava di uscire dalle mutande e spingeva sulla patta: quei racconti erano una tortura e lo dissi senza mezzi termini: Anna si alzò sollevandosi la gonna fino alle anche si accucciò davanti a me e mentre con una mano si accarezzava la figa con l'altra mi aprì la patta e liberò il mio uccello che svettò con la sua cappella lucida: la fece sparire immediatamente nella sua bocca e sentii la lingua che si muoveva sapientemente sul mio glande; tolse il cazzo e lo sostituì con le sue dita che poi mi infilò in bocca in modo che assaporassi il suo sapore e al contempo rituffandosi, affamata, sul mio pene e con due sapienti leccate mi fece sborrare nella sua bocca, che si riempì del mio seme vischioso: aprì la bocca e mi fece vedere quanto fosse piena e poi di colpo inghiottì tutto. Ero quasi pronto di nuovo ma lei si alzò si abbassò la gonna e mi invitò con gentilezza ad uscire dandomi appuntamento in campo neutro perchè, mi disse, che ancora non era pronta ad avere una storia con me ed a prendere l'atto di poco primo come un regalo fine a se stesso. Abbassai lo sguardo e mi avviai alla porta dove Anna mi salutò con il solito casro bacio sulla guancia e “ sempre amici vero ?”.
Nota dell'autore: questa storia troverà la sua collocazione in generi diversi; ciò è dovuto all'evolversi del personaggio nel suo viaggio nel mondo del sesso.
L'indomani mi presentai nel primo pomeriggio presso l'abitazione di Anna con la solita bottiglia di amarone sottobraccio e un grande mazzo di fiori per la mia ospite. Mi accolse con un grande sorriso che mi parve di buon auspicio per il proseguo del pomeriggio e senza frapporre tempo in mezzo cercai le sue labbra, ma Anna, sempre sorridendo, mi invitò alla calma ed ad ascoltare il resto della storia che era ancora lunga.
Non nego che ci rimasi male, ma aveva ragione lei, ci incontravamo perché voleva raccontarmi la sua vita sotto l'aspetto puramente sessuale a quale fine? Non lo so ed ancora oggi che conosco tutta la storia non so dare una risposta; ma non divaghiamo: ci accomodammo su due poltrone di pelle bianca l'una di fronte all'altro. Anna accavallò le sue bellissime gambe e dallo spacco della gonna, per la verità notevolmente profondo, emerse una coscia tornita che attirò immediatamente il mio sguardo, che non le sfuggì:” Uffa Riccardo controllati!!!!” sbottò facendomi arrossire come uno scolaretto. “ Quando tornammo dal viaggio di nozze Giovi mi mostrò la nostra camera da letto: di un colore rosso un grande letto rotondo e piena di specchi alle pareti e sul soffitto. Era innegabile che fosse tutto molto arrapante e quella notte ci esibimmo davanti a noi stessi riflessi in ogni dove. Non c'era lato dei nostri corpi che non fosse riflesso e temetti che ci fossero anche telecamere nascoste che ci riprendevano; non puoi immaginare quanto ci fossi andata vicino!! Tutto proseguì nella piena armonia, solo notai che il padre di Giovi mi guardava in maniera strana, quasi volesse spogliarmi con gli occhi. Era un bel signore di circa settanta anni, ma forse era una tradizione di famiglia invecchiare bene e dimostrare molto meno dell'età anagrafica. La nostra vita coniugale dal punto di vista del sesso procedeva secondo un tran-tran calmo e senza impennate. Almeno tre volte alla settimana il buon Giovi mi richiamava ai miei obblighi di moglie devota e fedele; solo in un paio di volte ci furono delle varianti: un sabato sera durante la cena mi disse di prepararmi con una lingerie particolarmente sexi, che naturalmente non mancava nel mio armadio ed io scelsi una body a balconcino che sosteneva ma lasciava scoperto il mio seno, auto reggenti nere e scarpe nere tracco nove. Mi fece avvicinare alla specchiera di destra, grande tutta la parete e dove eravamo riflessi a grandezza naturale, si pose dietro di me e cominciò ad accarezzarmi il seno e poi scese in mezzo alle mie gambe penetrandomi con le dita nervose muovendole in modo veloce sino a che non gli venni sulla stessa mano che riportò immediatamente alla mia bocca facendomi succhiare i miei umori che gli avevano infradiciato la mano. Poi mi fece inginocchiare, stando però attento di rimanere di fianco rispetto allo specchio, in modo che fosse ben visibile il cazzo che entrava ed usciva dalla mia bocca fino a quando si liberò e mi fece ingoiare tutto il suo seme. Seguitò a scoparmi la bocca sino a quando il suo membro non raggiunse dimensioni e durezza idonea alla successiva posizione. Mi fece appoggiare con le mani sullo specchio e da dietro comincio a scoparmi sia nella figa che nel culo sempre più infoiato ed io mugolavo di piacere e credo di aver inzuppato dei miei umori il bel tappeto persiano che avevamo sotto i piedi. Al culmine del piacere, sfilò il suo uccello dal mio culo e venne sullo specchio, salvo poi costringermi a leccare il suo sperma che lentamente scivolava verso il basso. Durante quell'operazione mi parve di sentire un sospiro che non era né il mio né del Giovi, ma che mi sembrò arrivasse da dietro lo specchio; ma ero talmente eccitata che, al momento non ci pensai più, e continuai a leccare ed ingoiare sino a quando lo specchio non ritornò pulito. “Bravissima Anna, non sai quanto mi fai felice, disse il Giovi con la voce rotta dal piacere, hai diritto ad un premio che fra pochi giorni ti verrà dato!” Un premio, non c'era proprio bisogno perchè quella pratica mi era piaciuta ed ero pronta a ripeterla.” Non riuscivo a stare fermo nella poltrona perché il mio cazzo cercava di uscire dalle mutande e spingeva sulla patta: quei racconti erano una tortura e lo dissi senza mezzi termini: Anna si alzò sollevandosi la gonna fino alle anche si accucciò davanti a me e mentre con una mano si accarezzava la figa con l'altra mi aprì la patta e liberò il mio uccello che svettò con la sua cappella lucida: la fece sparire immediatamente nella sua bocca e sentii la lingua che si muoveva sapientemente sul mio glande; tolse il cazzo e lo sostituì con le sue dita che poi mi infilò in bocca in modo che assaporassi il suo sapore e al contempo rituffandosi, affamata, sul mio pene e con due sapienti leccate mi fece sborrare nella sua bocca, che si riempì del mio seme vischioso: aprì la bocca e mi fece vedere quanto fosse piena e poi di colpo inghiottì tutto. Ero quasi pronto di nuovo ma lei si alzò si abbassò la gonna e mi invitò con gentilezza ad uscire dandomi appuntamento in campo neutro perchè, mi disse, che ancora non era pronta ad avere una storia con me ed a prendere l'atto di poco primo come un regalo fine a se stesso. Abbassai lo sguardo e mi avviai alla porta dove Anna mi salutò con il solito casro bacio sulla guancia e “ sempre amici vero ?”.
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