L'Università fuori sede (CAP 6)

di
genere
bondage

L'UNIVERSITARIA FUORI SEDE
(Cap. 6)

Per due settimane non li sentii, rifiutai due chiamate dell'agenzia; risposi solo quando sul display comparve il numero di Antonella ( vedere cap.li precedenti n.d.a.):” Perché non rispondi?” “Guarda che una esperienza di quel genere che mi avete fatto vivere te e Sergio basta ed avanza, non sono portata per quelle cose...” “Povera santarellina....!”
“Se vuoi restare mia amica lascia perdere e dì a Giorgio che sono disponibile solo per cose serie. Ciao, ma noi non ci perdiamo di vista eh!”.
L'occasione mi si presentò due giorni dopo: si avvicinava il weekend, non avevo alcun programma in vista, mi squillò il telefono e comparse il numero dell'ingegnere: sentii una stretta allo stomaco e, per la verità, anche più giù:
“ Ciao ingegnere devo guardarvi il bimbo?” “Niente bimbo, Sonia, è dai nonni; ma, se vuoi è richiesta la tua presenza. Sei molto piaciuta a mia moglie, solo che questa volta sono presenti anche due miei amici, che vorrebbero partecipare ai nostri giochi. Che ne pensi?” “Se sono puliti e della vostra classe, non ho problemi” ed intanto sentivo che mi stavo bagnando (accidenti), non avevo nemmeno tentennato un poco, per farmi desiderare: ero proprio disposta a tutto per quei due? “Ti debbo informare, seguitò Giovi, che i miei due amici sono un poco violenti e a loro piacciono giochi un poco pesanti.” “Tipo?” “ Tipo bondage estremo, uso di fruste e costrizioni varie: te la senti?” “Laura ( la moglie n.d.a.) che ne dice?” “ Di lei non ti fidare, parteciperà ma non dalla tua parte, hai capito?” Debbo confessare che nelle mie fantasie erotiche che mi attraversavano la mente mentre nel mio letto mi davo piacere da sola, l'essere umiliata da uomini, ma soprattutto da donne, mi eccitava: ohi senza accorgermi mi stavo toccando, quasi fosse un telefono erotico, e quindi acconsentii con la condizione che se le cose si fossero spinte troppo avanti avrei potuto dire basta. “Come sempre Sonia, come sempre, ma ci sarebbe ancora una richiesta: non hai per caso un'amica a cui piacerebbe unirsi a noi?” “Forse, ti farò sapere! Ciao, bacio.”
Avevo pensato ad Anto che chiamai subito; le spiegai sommariamente la faccenda, enfatizzando non poco la bellezza della coppia e la loro lealtà. All'inizio era titubante, ma trascinata dal mio entusiasmo, alla fine accettò.
Puntuali il sabato sera arrivammo davanti al cancello della villa dell'ingegnere, che ci accolse con il suo solito sorriso un poco ambiguo, ma che mi piaceva tanto; ci fu una prima sorpresa: ci bendò e, prendendoci per mano, ci accompagnò lungo il vialetto: dalla direzione presa capii che non stavamo entrando in casa ma ci aveva introdotto in una dependance a lato della villa: non potendo vedere mi affidai agli altri sensi: c'era nell'aria un buon odore di cera profumata ed una musica dolce , si sentivano alcune persone parlare sottovoce; riconobbi subito la voce di Laura che mi presento a quelli che probabilmente erano gli ospiti di cui mi aveva parlato Giovi: “ Ecco la mia amica Sonia e vedo che ci ha portato un'altra bella ragazza che si chiama?” “ Antonella” rispose con voce rotta dall'emozione, pensai, o dalla paura? Anto cercò la mia mano e me la strinse, cercai di infonderle la sicurezza che neppure io avevo. Ci tolsero le bende dagli occhi: l'ambiente era nella penombra, una serie di grosse candele accese circondavano un tavolo con delle cinghie, da una parte c'era una specie di cavallina, di quelle che si usano nelle lezioni di ginnastica, anch'essa circondata da candele, una croce di sant'Andrea ed un cavalletto con l'asta trasversale molto sottile, le pareti erano spoglie salvo una rastrelliera dove erano riposte in ordine parecchi tipi di fruste e sotto un panchetto con allineati vari dildo di misure diverse; oltre Laura e Giovi erano presenti due uomini ben vestiti, con una mascherina che ne dissimulava le fattezze, guardandoci annuivano in direzione dei padroni di casa: si avvicinarono e con un perfetto baciamano si presentarono come amici di Giovi: Antonio e Claudio. “Non abbiate paura, ci disse all'orecchio Laura, vedrete che vi piacerà come è piaciuto ad altre prima di voi!” Un po' quanto mi disse mi dispiacque, non ero l'unica a dare loro questo piacere ed non ero la prima.” “ Allora signori, disse Laura, dopo le presentazioni vogliamo iniziare? Se siete d'accorso potete accomodarvi nello spogliatoio dove troverete un abbigliamento più consono alla serata. Sonia ed Antonella vengano con me!” La seguimmo in uno stanzino; ci fece spogliare completamente e ci fece indossare un indumento di pelle: praticamente delle bretelle incrociate che passando tra le gambe, andavano sotto i seni sostenendoli e poi si riunivano sulle spalle e arrivavano sotto i glutei sostenendoli e mettendo in risalto il pube e la figa. Per Anto c'era anche una maschera alla Catwoman. A me legò i capelli a coda di cavallo e non perse l'occasione di accarezzarmi i glutei. Poi anche lei si denudò completamente ed indossò una tuta nera di lattice, così attillata, che non nascondeva nulla del suo magnifico corpo. Ritornammo nella stanza e fummo accolte dall'applauso dei tre uomini che invece erano vestiti, o meglio, svestiti, come gli antichi torturatori della sacra inquisizione compreso il cappuccio nero con le aperture solo per gli occhi e la bocca. Conoscevo troppo bene il corpo di Giovi per non individuarlo subito, mentre gli altri due erano confusi,ma non mi interessava troppo: erano due bei fisici, uno forse troppo palestrato per i miei gusti e completamente glabro, mentre l'altro più normale, pelosetto e con un principio di pancetta, ma appena accennata. Il pacco fra le gambe era notevole per entrambi. Giovi prese Anto e la fece sdraiare sul tavolo, le immobilizzò le gambe spalancate e le braccia ai braccialetti fissati sul tavolo: a me riservarono la croce di Sant'Andrea ed anch' io vi fui assicurata mediante braccialetti. Si fecero avanti i due “boia”: quello glabro, si dedicò ad Anto mentre l'altro venne verso di me, ambedue avevano in mano una frusta, di quelle con una serie di strisce di pelle (tipo gatto a nove code) e presero a passarla sulle nostre fighe aperte, prima quasi accarezzandole, dandomi dei brividi che percorrevano la mia schiena; anche il petto di Anto si alzava e si abbassava in modo affannoso, segno che stava godendo del massaggio, ma poi passarono a colpi un poco più forti, fino a costringermi a mordermi le labbra per non urlare, mentre la mia amica senza pudore urlava, si contorceva mettendo in mostra tutte le sue nudità e fu quindi con sorpresa che la sentii miagolare. “Dai, colpisci ancora più forte, dai!” “E te, mi si rivolse il mio boia, non mi preghi di colpirti più forte?” Prese la frusta e dalla parte del manico me la infilò nella figa, strappandomi un sospiro di piacere e lasciò che le strisce di pelle penzolassero fra le mie cosce. Si avvicinò Laura, con due morsetti uniti da una catenella, con questi strinse i miei capezzoli, dandomi un dolore che si propagò fino alla figa, non contenta con l'indice prese a tirare la catenella acuendo, se possibile, la mia sofferenza. Il dolore era grande, ma anche il piacere, non riuscivo a capacitarmi come riuscissi a sopportare tutto quello che mi stavano imponendo: probabilmente stava emergendo il mio lato masochista. Si avvicinò l'altro uomo che mi sfilò dalla figa il manico della frusta, impregnato dei miei umori, me lo passò sulle labbra:”Porco, gli dissi, forza fai di me quello che vuoi, ti piace vedermi soffrire? Ma sappi che sto godendo !!” Vidi passargli negli occhi un lampo di puro sadismo: infilò tutta la sua mano nella mia figa mi si avvicinò alla bocca mi ordinò di aprirla e ci sputò; non me lo aspettavo, ma approvai la sua iniziativa e ingoiai la sua saliva. Intanto proseguiva nel suo fisting, che mi portò all'orgasmo. Dalla mia posizione non riuscivo a vedere bene Anto e quello che le stava capitando, ma sentivo le sue grida intervallate a miagolii di piacere, probabilmente anche lei subiva, ma al tempo stesso, godeva. Giovi rimaneva un poco in disparte come se non gli piacesse lo spettacolo, o non volesse partecipare, mentre Laura si munì di un fallo di gomma di dimensioni notevoli se lo assicurò ai fianchi con delle cinghie, e si diresse verso Anto; sentii la mia amica gridare e poi : “Dai spaccami il culo, troia, te che sei abituata a riceverlo adesso puoi vendicarti!” “Nessuna vendetta, voglio darti il piacere che ho io nel prenderlo a mia volta nel culo!”
La mia croce di sant'Andrea poteva essere anche capovolta, con me legata, e così mi ritrovai a testa in giù con la bocca all'altezza del cazzo del mio aguzzino, che non attese nemmeno un attimo, lo tirò fuori e me lo ficcò fino in gola, facendomi quasi soffocare, ed intanto mi schiaffeggiava la figa che era spalancata all'altezza della sua di bocca. Da quella posizione vidi Laura che estraeva dal culo di Anto il dildo, si avvicinò a me, scansò l'uomo e prese il suo posto infilandomi in bocca quel pezzo di gomma che sapeva del culo della mia amica: lo ripulii e venni di nuovo, ma vista la posizione, il liquido scorse sulla mia pancia, in mezzo ai seni e mi arrivò sino alla bocca. Ero al settimo cielo, sfinita dagli orgasmi, anche Antonella chiedeva che la scopassero e mettessero fine a quella tortura che la costringeva ad orgasmi senza penetrazione. “No, le risposero, dovete ancora soffrire”. Mi sciolsero e mi fecero mettere a cavalcioni del cavalletto in modo che la parte più sottile si insinuasse fra le mie chiappe e fra le grandi labbra della figa, quasi segandomela in due: per non soffrire troppo dovevo far forza sulle mani, perchè i piedi non arrivavano in terra: fui scudisciata e quella posizione vi assicuro non era per nulla piacevole, cercavo di evitare i colpi, ma in quella maniera la sottile striscia di legno si insinuava sempre più sotto di me. Potei vedere Antonella alle prese con Laura che la possedeva con le mani sia davanti che dietro ed intanto uno dei due uomini la colpiva con uno scudiscio sulle chiappe oramai ricoperte da strisce rosee tendenti al bluastro. Eravamo giunte al punto di massima sopportazione, eravamo tutti sudati chi per una ragione chi per un altra, erano passate quasi tre ore dall'inizio del gioco, ed allora Giovi si alzò e disse:”Basta, ora dobbiamo concludere: chi vuole può scoparle, in qualsiasi buco creda, e tu, Laura, togliti quella tuta e partecipa al gran finale!” Non se lo fece ripetere, si sfilò, non senza difficoltà, la tuta di lattice e rimase nuda, si impossessò del culo di Anto e cominciò a leccarlo, esponendo in quel modo il suo all'assalto del peloso del gruppo, che la penetrò in solo colpo ed iniziò a stantuffare come un ossesso; l'altro mi fece mettere carponi e mi penetrò la bocca con un uccello non grande, ma molto duro ed nello stesso momento sentii Giovi che mi penetrava il culo: era una posizione che mi piaceva e cercai di farli venire all'unisono, ma prima ebbi un orgasmo devastante: il mio ano pulsava e stringeva il cazzo di Giovi, la mia bocca succhiava a più non posso l'altro cazzo ed ecco che insieme si svuotarono le palle: ingoiai tutto e poi mi accucciai sul viso di Antonella e letteralmente le “cacai” lo sperma di Giovi in bocca, mentre era penetrata dalla lingua di Laura; anche quando l'ultimo uomo presente scaricò nel culo di Laura il suo caldo liquido, ci fecero sdraiare tutte in terra, a raggiera, con le teste a contatto e tutti e tre si vuotarono la vescica riempendoci la bocca, il viso ed il corpo di calda urina. Che serata ragazzi!!! Eravamo tutti distrutti e non bastò una doccia generale per rimetterci in sesto. Anche quella sera riportai a casa una somma che mi permise di far fronte ai miei bisogni per più di un mese; oramai avevo deciso: sarei stata sempre al servizio di Giovi e Laura: ci si divertiva e si guadagnava.
Purtroppo di lì a sei mesi, grazie anche al fatto che uno dei due partecipanti alla serata bondage era il preside della mia facoltà, mi laureai, e tornai alla mia cittadina con un pezzo di carta, ma anche con un'esperienza che, pensai, mi sarebbe stata utile per il resto della mia vita, e sempre con la valigia pronta.
scritto il
2018-10-14
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