Un racconto a Francoforte (Parte I)

di
genere
sadomaso

STEFANO & HELGA 1 ***

L’aereo atterrò abbastanza puntuale.
Enrico e Lia, una coppia piacente di oltre 50 anni, fece la fila per trovare un taxi che li portasse all’albergo in centro.
Avevano qualche ora di tempo per riposarsi e anche per fare un giro per la città.
Dedicarono la giornata al turismo ma tornarono abbastanza presto per potersi fare una doccia e preparare.
Alle 19 erano attesi, ospiti a cena, da Stefano e sua moglie Inge, amici da ormai tanto tempo. Anni addietro Helga ed il marito vivevano in Italia. Stefano aveva rapporti di lavoro con Enrico e si era sviluppata un’amicizia che andava ben oltre alla frequentazione per affari.
Il rapporto professionale era continuato anche dopo che Stefano si era trasferito a Francoforte, città natale della moglie. Entrambi erano più giovani di Enrico e Lia di circa 10 anni. A differenza di questi ultimi, che avevano solo qualche chilo oltre il dovuto ma conservavano un aspetto piacevole, erano rimasti fisicamente in forma e dimostravano anche meno della loro età effettiva.
Helga si era appena rotta una gamba cadendo da cavallo e, per questo, avevano preferito la comodità di casa alle scomodità degli spostamenti per recarsi al ristorante.
All’arrivo trovarono Stefano ad attenderli che li condusse in salotto, dove c’era Helga con la gamba ingessata che, comunque, si alzò per salutarli.
“Carissimi, che piacere vedervi”.
“Helga sei sempre bellissima, praticamente immutata rispetto all’ultima volta che ci siamo visti, credo 2 anni fa”.
“Enrico, sei sempre un adulatore. Sedetevi”.
Gli ospiti si accomodarono sul divano. Stefano su una poltrona ed Helga sulla stessa che occupava quando erano entrati. Sedutasi, alzò la gamba ingessata e la allungò poggiandola sulla schiena di una giovane ragazza rannicchiata a terra, nuda, in funzione sgabello.
Sapevano che i loro amici avevano da un po’ di tempo una schiava nuova ma non l’avevano mai vista. Inge, 24 anni, bella come i due padroni meritavano essendo anche loro molto belli.
Anche loro sapevano che Lia ed il marito avevano una coppia da schiavi da qualche anno. Li avevano visti l’ultima volta che erano stati in Italia.
Parlarono di tante cose, ignorando la schiava che, nel frattempo era rimasta immobile nella sua posizione. Ogni tanto Helga si sistemava per mettersi più comoda, a volte anche appoggiando la gamba sana sulla schiena della ragazza.
La cameriera servì qualcosa da bere con qualche stuzzichino in attesa della cena per la quale non mancava molto. Questa era una cameriera vera, stipendiata, senza alcun rapporto di sottomissione. Tuttavia non aveva fatto problemi alcuni per i gusti dei datori di lavoro e ben presto si era abituata alla presenza della giovane schiava che viveva in casa con loro.
Al momento di andare a cena, si alzarono tutti e, con qualche difficoltà, anche Helga che aveva tutta la gamba ingessata, senza poterla piegare. Era uscita da poco dall’ospedale e l’ortopedico le aveva consigliato, per la prima settimana, di evitare di caricarla.
Si alzò in piedi anche Inge che, impugnati due bastoni corti, si mise a 90 gradi appoggiando a terra i bastoni e scaricando così il peso su gambe e braccia. Teneva la schiena morbida e abbassata, in modo da formare una sella naturale.
Infatti, Helga, salita su uno sgabellino con la gamba sana, si mise a cavallo della schiava che, così, la reggeva poggiando il peso delle braccia sui bastoni che, in realtà, erano delle stampelle accorciate. Inge era, così, una cavalla per la sua Padrona. Entrambe si muovevano bene, evidente segno che ormai la Padrona sapeva cavalcare bene e la schiava sapeva portarla bene sulla schiena.
Lia, già eccitata, notò la sintonia.
“Ti muovi bene sulla schiava”.
“Sì, ormai saranno già 10 giorni che mi muovo così per casa. Inizialmente abbiamo fatto un po’ di fatica, io ad abituarmi a restare sopra seduta in equilibrio, e lei a portarmi. Adesso ci muoviamo bene in sincronia. Lei si è anche rafforzata. Mi muovo praticamente solo così per casa. Adesso ha imparato bene anche a fare quei pochi scalini che ci sono”.
“Sembra comoda”.
“Sì, decisamente comoda e, devo dire, anche divertente. Ogni tanto la usa anche Stefano, lui ovviamente solo per piacere. Se ti va dopo cena te la faccio provare”.
“Sì grazie, mi farebbe piacere”.
“Anche a te Enrico”.
“Pensavo giusto di chiedertelo”.
Non si posero certo il problema del loro peso, maggiore dei due Padroni, sulla schiena della ragazza e, anzi, già si pregustavano il divertimento.
Arrivarono in sala da pranzo.
In ogni locale c’era uno sgabellino per consentire a Helga di scendere agevolmente dalla cavalla.
A tavola la schiava si accucciò a fianco della Padrona e le appoggiò il viso sulla coscia. La donna le accarezzò i capelli ed invitò gli ospiti a prendere posto.
In attesa di essere serviti, Helga accarezzava distrattamente il capo della schiava, teneramente accucciata accanto a lei, inginocchiata ma con le gambe un po’ piegate e seduta, di fatto, quasi a terra.
Si vedeva che c’era un buon feeling tra la donna e la ragazza. Avevano circa 20 anni di differenza.
La Padrona prese un pezzo di grissino e imboccò la schiava che, riconoscente, le passò la guancia sul dorso della mano. Riappoggiò il viso sulla coscia e masticò.
Intanto la cameriera aveva iniziato a servire a tavola i tipici piatti tedeschi.
“Da quanto avete la schiava”?
“Ormai sarà un anno e mezzo”.
“L’avete presa giovanissima”.
“Sì, aveva appena compiuto i 23 anni”.
“Siete i suoi primi Padroni?”.
“Come coppia, sì. Prima ha avuto qualche Padrone e una Padrona.”
“Ha iniziato giovane”.
“Sì sì, lei ce l’ha dentro la sottomissione. E’ una ragazza con testa. Raggiunta la maggiore età ha iniziato a sperimentare. Inizialmente con suoi coetanei che, però, privi di esperienza, non le davano quello di cui aveva bisogno. Le è comunque stato utile per capire e capirsi, così ha iniziato a guardare persone più mature di lei, con esperienza”.
“La conoscete da molto?”.
“L’abbiamo quasi vista crescere. La conosciamo da quando aveva 13 o 14 anni”.
Questo destò interesse negli ospiti.
“Spiegati meglio”.
“Lei è la figlia dei nostri migliori amici e soci di Stefano. Anzi, ormai ex migliori amici ed ex soci di Stefano”.
“Ci credo, se avete preso come schiava la loro figlia non ne saranno certo stati contenti”.
“No, no, questo è avvenuto dopo. Qualche anno fa, per ragioni di lavoro, ci fu una grossissima litigata che portò il padre della schiava a lasciare la società e noi ad interrompere i nostri rapporti. Qualche tempo dopo, i suoi genitori litigarono con lei che decise di uscire da casa. A nulla valsero i tentativi di dissuaderla. Era testarda e se ne andò. I primi tempi riuscì ad arrangiarsi, è gente ricca. Poi, pensando di costringerla a rientrare a casa, le tagliarono i fondi”.
I due ospiti ascoltavano attentamente. Helga, ogni tanto, o dava in bocca qualche pezzo di pane oppure gettava il pane a terra, dove la ragazza lo raccoglieva con la bocca e si riposizionava accanto alla Padrona che, presa dalla discussione, aveva smesso di accarezzarla.
“Poverina, a quell’epoca non sapeva dove andare. Venne da noi, sapendo che eravamo molti invisi ai suoi genitori ma, si sa, i nemici dei miei nemici, sono i miei amici. Si offrì come nostra cameriera. Aveva bisogno di lavorare. Eravamo perplessi. Non ci andava molto come cosa. Inoltre avevamo già una cameriera. Era pur sempre la figlia di persone con le quali ci eravamo frequentati. Tornò qualche giorno dopo e ci propose di essere la nostra schiava. Ovviamente le chiedemmo se sapeva di cosa stesse parlando. In realtà voleva solo fare arrabbiare i suoi genitori, farli soffrire. Ci propose solo qualche settimana. Lei lo avrebbe detto ai suoi genitori i quali avrebbero sofferto ancor di più sapendo che era schiava proprio di loro nemici e che l’avremmo torturata ed usata per soddisfare le nostre esigenze sessuali. Anzi, avrebbe anche raccontato loro come l’avremmo trattata. Insomma, solo qualche settimana per vendicarsi dei suoi, oltre che per prendere tempo e cercare altra soluzione.”.
“E voi?”.
“Ci prendemmo qualche giorno per pensarci su. Poi pensammo che sarebbe stato divertente avere una schiava in casa, era da tempo che non ne avevamo più una, e, comunque, anche a noi piaceva l’idea di fare un gran dispetto ai nostri nemici, sottomettendo la figlia. Accettammo, dicendole che le avremmo potuto fare di tutto e avrebbe dovuto mandare ai suoi le foto della pelle segnata o mentre la frustavamo appesa per i polsi, o mentre ci soddisfaceva sessualmente. L’unica sua opzione sarebbe stata solo quella di andarsene”.
“Siete stati duri”.
Altro pezzo di pane gettato a terra. Lo raccolse, pose le labbra sul piede della Padrona e si accucciò a terra, accanto alla sua sedia, per mangiare il pezzo di pane.
“Sì Enrico, siamo stati duri ma mai avremmo pensato che avrebbe accettato. La situazione era anomala. Tutto sommato questa ragazza l’abbiamo vista crescere. Vero che negli ultimi anni ci siamo persi di vista, però era sempre lei. Quindi, se proprio avesse dovuto essere, allora avrebbe dovuto essere fonte di molto divertimento ed eccitazione. Inoltre tanto ha pesato il rapporto di odio con i suoi genitori. L’idea di maltrattare la loro unica figlia e che loro lo avrebbero saputo senza poterci fare nulla, ci dava un enorme piacere”.
“Ha accettato subito?”.
di
scritto il
2021-01-24
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