Una schiava per vendetta (Parte I)
di
Kugher
genere
sadomaso
STEFANO & HELGA 3 ***
Stefano era seduto in poltrona e stava guardando la televisione, un programma poco impegnativo perché una parte delle energie erano concentrate su Inge, la schiava 24enne sua e di sua moglie, Helga (entrambi intorno ai 45 anni). La giovane era inginocchiata tra le sue gambe intenta a dargli piacere con la bocca. La ragazza aveva i polsi ammanettati dietro la schiena. Helga era nella stessa stanza e stava leggendo una rivista.
Stefano si era trasferito da anni a Francoforte, città natale di sua moglie.
Gli era sempre piaciuto fare qualcos’altro mentre qualcuna gli dava piacere. Certo, avrebbe dovuto essere qualcosa di poco impegnativo. Per stare più comodo, aveva fatto allargare le cosce alla ragazza per appoggiare sopra i piedi.
La coppia di coniugi aveva quella giovane schiava da circa un anno e mezzo. Aveva appena compiuto i 23 anni quando è andata da loro. La ragazza aveva litigato con i suoi genitori furiosamente e se ne era andata di casa. Aveva trovato accoglienza da loro, nemici dei suoi genitori che l’avevano presa sia per avere una schiava a disposizione sia per per dare sofferenza ai genitori di lei, ai quali mandavano i filmati della sottomissione della loro bella figlia.
Prima di iniziare a dargli piacere, avevano festeggiato un esame universitario andato bene alla giovane.
I loro accordi prevedevano che la ragazza avrebbe potuto andarsene in qualsiasi momento ma, sino a che stava da loro, doveva essere la loro schiava, rinunciare alla sua vita sociale per dedicarsi a servirli, ma avrebbe dovuto studiare molto e passare gli esami con ottimi voti. Quando questo non accadeva veniva fortemente punita.
Quel giorno invece era andata molto bene. Dopo cena i Padroni le avevano fatto i complimenti e date molte carezze. Avevano anche preso una bella torta artigianale e tutti e tre ne avevano consumato una bella fetta. La porzione di Inge era stata messa in un piattino posato a terra ai loro piedi.
Finiti i festeggiamenti, la Padrona si era messa a leggere, in quanto stanca per la giornata. Il Padrone, seppur stanco, aveva voglia di rilassarsi con il piacere dato dalla bocca della giovane schiava, nuda.
Abbassò il volume della televisione e richiamò l’attenzione della moglie Helga: “Amore, oggi ho ricevuto una mail dai genitori di Inge”.
Al sentire questo la ragazza si fermò dal suo lavoro. Ricevette uno schiaffo: “Non fermarti, schiava! Chi ti ha detto che puoi sospendere”.
Senza ulteriori richiami, la giovane riprese a dare piacere ma la notizia l’aveva distratta. Ricevette altro schiaffo: “Allora? Ti sembra il modo di succhiarmelo?”.
La schiava, a quel punto, si concentrò ma a fatica, prestando attenzione ai dialoghi tra i Padroni che parlavano di lei come se non ci fosse.
Helga era incuriosita: “Cosa vogliono?”
“Mah, non lo so, hanno chiesto di essere ricevuti”.
“Io non ho voglia di discussioni inutili. Sanno benissimo che la loro figlia ci è schiava per volere, sia perché ha istinti di sottomissione sia per dare a loro dispiacere e sofferenza”.
“Sì, infatti, questo lo hanno capito, anche dopo che ci hanno mandato la polizia e Inge ha ribadito questo concetto con forza”.
“Sanno che Inge adesso studia?”.
“Io non gliel’ho mai detto”.
Non chiesero nemmeno ad Inge se glielo avesse comunicato lei, alla quale era impedito avere rapporti fuori casa senza il loro permesso.
“Quindi ancora pensano che la loro bella figlia sia costretta tutti i giorni a fare i lavori di casa fino a sfinimento”.
“Sì, è esattamente come glielo abbiamo voluto far credere per continuare a dare loro dolore”.
“Non sanno quindi che i lavori adesso sono fatti dalla nostra cameriera e la ragazza deve studiare nei momenti in cui non ci deve servire”.
“E nemmeno ho intenzione di dirglielo”.
“Cosa gli hai risposto?”
“Inizialmente non ho risposto perché, come te, non voglio inutili discussioni. Così mi hanno riscritto in tono molto gentile e mi hanno chiesto di lasciarli venire qui, assicurandoci che non vogliono fare discussioni ma solo parlarci. Hanno anche chiesto per favore, anzi, terminava con un -vi preghiamo-”.
“Curiosa questa cosa. Cosa gli hai risposto?”
“Ancora non ho risposto. Infatti saranno sulle spine, Volevo prima parlarne con te”.
Si allungò, prese il frustino che era posato lì vicino e colpì forte e più volte la schiava sulla schiena: “Ti ho detto di non distrarti!!!”.
La giovane riprese a lavorare meglio e con più attenzione, alzando un attimo gli occhi, sempre con il membro in bocca, con una espressione di scuse.
“Non so, da una parte temo una sceneggiata, dall’altra sono curiosa”.
Nessuno dei due pensò di interpellare la schiava, che era la figlia di coloro che chiedevano l’incontro.
Alla fine decisero di aderire alla richiesta.
Fissarono appuntamento.
Decisero di evitare di mettere a confronto la figlia con i genitori, quindi, un paio di ore prima dell’incontro, portarono Inge nella parte più buia e polverosa della cantina. Non era mai stata messa in quel posto, ma volevano generare sofferenza nei loro ospiti, nemici da anni. Per rendere reale la situazione, misero a terra uno stuoino ed una coperta, due ciotole con dentro acqua e avanzi di cibo e, soprattutto, incatenarono la schiava in modo che fosse costretta a stare stesa a terra.
Predisposero anche una telecamera che avrebbe trasmesso immagini della cantina ad un computer il cui monitor sarebbe stato visto dai suoi genitori, i quali avrebbero pensato che quello fosse il suo naturale giaciglio.
Gli ospiti sarebbero arrivati da lì ad un paio di ore ma loro avevano preferito incatenare per tempo la schiava.
Helga era in cucina a prepararsi qualcosa da bere. Stefano la raggiunse alle spalle, l’abbracciò da dietro avvolgendole i seni con le mani e premendo il bacino al solco delle sue natiche.
“Amore, mi sta già eccitando girare liberamente per casa sapendo che nella zona più buia e polverosa della casa c’è una bella e giovane schiava incatenata”.
“Caro, possiamo in futuro rinchiuderla quando ci pare, quando andremo al ristorante sapendo che lei è là incatenata ad attenderci, magari decideremo di non andarla a prendere e di farle passare là la notte mentre faremo l’amore”.
Le alzò la gonna, le scostò le mutandine la penetrò, trovandola già bagnata.
“Sei eccitata anche tu”
“Eccome, ma riserviamoci il divertimento a quando saranno andati via i suoi genitori”.
“Hai ragione”.
Malvolentieri, uscì dal corpo della moglie.
Stefano era seduto in poltrona e stava guardando la televisione, un programma poco impegnativo perché una parte delle energie erano concentrate su Inge, la schiava 24enne sua e di sua moglie, Helga (entrambi intorno ai 45 anni). La giovane era inginocchiata tra le sue gambe intenta a dargli piacere con la bocca. La ragazza aveva i polsi ammanettati dietro la schiena. Helga era nella stessa stanza e stava leggendo una rivista.
Stefano si era trasferito da anni a Francoforte, città natale di sua moglie.
Gli era sempre piaciuto fare qualcos’altro mentre qualcuna gli dava piacere. Certo, avrebbe dovuto essere qualcosa di poco impegnativo. Per stare più comodo, aveva fatto allargare le cosce alla ragazza per appoggiare sopra i piedi.
La coppia di coniugi aveva quella giovane schiava da circa un anno e mezzo. Aveva appena compiuto i 23 anni quando è andata da loro. La ragazza aveva litigato con i suoi genitori furiosamente e se ne era andata di casa. Aveva trovato accoglienza da loro, nemici dei suoi genitori che l’avevano presa sia per avere una schiava a disposizione sia per per dare sofferenza ai genitori di lei, ai quali mandavano i filmati della sottomissione della loro bella figlia.
Prima di iniziare a dargli piacere, avevano festeggiato un esame universitario andato bene alla giovane.
I loro accordi prevedevano che la ragazza avrebbe potuto andarsene in qualsiasi momento ma, sino a che stava da loro, doveva essere la loro schiava, rinunciare alla sua vita sociale per dedicarsi a servirli, ma avrebbe dovuto studiare molto e passare gli esami con ottimi voti. Quando questo non accadeva veniva fortemente punita.
Quel giorno invece era andata molto bene. Dopo cena i Padroni le avevano fatto i complimenti e date molte carezze. Avevano anche preso una bella torta artigianale e tutti e tre ne avevano consumato una bella fetta. La porzione di Inge era stata messa in un piattino posato a terra ai loro piedi.
Finiti i festeggiamenti, la Padrona si era messa a leggere, in quanto stanca per la giornata. Il Padrone, seppur stanco, aveva voglia di rilassarsi con il piacere dato dalla bocca della giovane schiava, nuda.
Abbassò il volume della televisione e richiamò l’attenzione della moglie Helga: “Amore, oggi ho ricevuto una mail dai genitori di Inge”.
Al sentire questo la ragazza si fermò dal suo lavoro. Ricevette uno schiaffo: “Non fermarti, schiava! Chi ti ha detto che puoi sospendere”.
Senza ulteriori richiami, la giovane riprese a dare piacere ma la notizia l’aveva distratta. Ricevette altro schiaffo: “Allora? Ti sembra il modo di succhiarmelo?”.
La schiava, a quel punto, si concentrò ma a fatica, prestando attenzione ai dialoghi tra i Padroni che parlavano di lei come se non ci fosse.
Helga era incuriosita: “Cosa vogliono?”
“Mah, non lo so, hanno chiesto di essere ricevuti”.
“Io non ho voglia di discussioni inutili. Sanno benissimo che la loro figlia ci è schiava per volere, sia perché ha istinti di sottomissione sia per dare a loro dispiacere e sofferenza”.
“Sì, infatti, questo lo hanno capito, anche dopo che ci hanno mandato la polizia e Inge ha ribadito questo concetto con forza”.
“Sanno che Inge adesso studia?”.
“Io non gliel’ho mai detto”.
Non chiesero nemmeno ad Inge se glielo avesse comunicato lei, alla quale era impedito avere rapporti fuori casa senza il loro permesso.
“Quindi ancora pensano che la loro bella figlia sia costretta tutti i giorni a fare i lavori di casa fino a sfinimento”.
“Sì, è esattamente come glielo abbiamo voluto far credere per continuare a dare loro dolore”.
“Non sanno quindi che i lavori adesso sono fatti dalla nostra cameriera e la ragazza deve studiare nei momenti in cui non ci deve servire”.
“E nemmeno ho intenzione di dirglielo”.
“Cosa gli hai risposto?”
“Inizialmente non ho risposto perché, come te, non voglio inutili discussioni. Così mi hanno riscritto in tono molto gentile e mi hanno chiesto di lasciarli venire qui, assicurandoci che non vogliono fare discussioni ma solo parlarci. Hanno anche chiesto per favore, anzi, terminava con un -vi preghiamo-”.
“Curiosa questa cosa. Cosa gli hai risposto?”
“Ancora non ho risposto. Infatti saranno sulle spine, Volevo prima parlarne con te”.
Si allungò, prese il frustino che era posato lì vicino e colpì forte e più volte la schiava sulla schiena: “Ti ho detto di non distrarti!!!”.
La giovane riprese a lavorare meglio e con più attenzione, alzando un attimo gli occhi, sempre con il membro in bocca, con una espressione di scuse.
“Non so, da una parte temo una sceneggiata, dall’altra sono curiosa”.
Nessuno dei due pensò di interpellare la schiava, che era la figlia di coloro che chiedevano l’incontro.
Alla fine decisero di aderire alla richiesta.
Fissarono appuntamento.
Decisero di evitare di mettere a confronto la figlia con i genitori, quindi, un paio di ore prima dell’incontro, portarono Inge nella parte più buia e polverosa della cantina. Non era mai stata messa in quel posto, ma volevano generare sofferenza nei loro ospiti, nemici da anni. Per rendere reale la situazione, misero a terra uno stuoino ed una coperta, due ciotole con dentro acqua e avanzi di cibo e, soprattutto, incatenarono la schiava in modo che fosse costretta a stare stesa a terra.
Predisposero anche una telecamera che avrebbe trasmesso immagini della cantina ad un computer il cui monitor sarebbe stato visto dai suoi genitori, i quali avrebbero pensato che quello fosse il suo naturale giaciglio.
Gli ospiti sarebbero arrivati da lì ad un paio di ore ma loro avevano preferito incatenare per tempo la schiava.
Helga era in cucina a prepararsi qualcosa da bere. Stefano la raggiunse alle spalle, l’abbracciò da dietro avvolgendole i seni con le mani e premendo il bacino al solco delle sue natiche.
“Amore, mi sta già eccitando girare liberamente per casa sapendo che nella zona più buia e polverosa della casa c’è una bella e giovane schiava incatenata”.
“Caro, possiamo in futuro rinchiuderla quando ci pare, quando andremo al ristorante sapendo che lei è là incatenata ad attenderci, magari decideremo di non andarla a prendere e di farle passare là la notte mentre faremo l’amore”.
Le alzò la gonna, le scostò le mutandine la penetrò, trovandola già bagnata.
“Sei eccitata anche tu”
“Eccome, ma riserviamoci il divertimento a quando saranno andati via i suoi genitori”.
“Hai ragione”.
Malvolentieri, uscì dal corpo della moglie.
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