Enrico & Lia - La schiava in attesa (Parte I)
di
Kugher
genere
sadomaso
Venerdì pomeriggio, Marta era uscita presto dal lavoro ed era in centro con il marito. Formavano una bella coppia, elegante e benestante, sotto i 30 anni. Erano sposati da alcuni anni e si amavano molto.
Mentre erano al tavolino di un bar per il caffè, arrivò un sms sul suo cellulare: “Domani, ore 15, in gabbia. Solo tu”.
Le si contrasse lo stomaco e subito sentì un formicolio nel basso ventre.
“Sono stata convocata dal Padrone, domani, alle 15. Devo andare direttamente in gabbia”.
“Ed io?”
“No, solo io”.
Marta e suo marito Andrea, da alcuni anni si erano sottomessi ad una coppia, Enrico e Lia, entrambi sopra i 50. Anch’essi piacenti ma con l’appesantimento dell’età.
Lei ed il marito avevano, entrambi, esigenze di sottomissione ed avevano trovato la coppia di Padroni che, invece, avevano entrambi desideri di dominio.
Non era la prima volta che venivano convocati separatamente. Decidevano i Padroni chi usare e per quanto tempo. A volte venivano chiamati entrambi, altre volte solo uno di loro, dipendeva dai desideri e dal tempo libero dei Padroni o di uno di loro.
Il loro rapporto era molto forte. Si vedevano in media ogni 2/3 settimane. A volte in tempi più brevi altri più lunghi. Quando accadeva, però, la sottomissione era vera, non si trattava di un gioco.
Questo lasciava, in tutti e 4, una piacevole costante sensazione di appagamento in quanto i Padroni sapevano che in qualsiasi momento avrebbero potuto convocare gli schiavi mentre, questi, sapevano che in qualsiasi momento avrebbero potuto ricevere un sms al quale avrebbero dovuto obbedire, anche modificando i programmi già assunti.
Questo rapporto li appagava. Potevano (tutti e 4) vivere la coppia e compensare le esigenze che in coppia non avrebbero potuto trovare sfogo, con il rapporto che avevano costruito.
Per Andrea, era comunque impegnativo vedere andare via Marta verso i Padroni, senza sapere cosa le sarebbe accaduto e quando sarebbe tornata. Venivano chiamati per una certa data ed ora ma non sapevano quando sarebbero stati liberati. Magari fino a domenica sera (solitamente era nel week end). Altre volte già il sabato sera. A volte ancora venivano chiamati (uno o entrambi) per una sveltina di 1 ora e rimandati via.
Dipendeva dalle voglie dei Padroni che avevano su loro ampia disponibilità.
Il giorno dopo Marta si preparò, si fece una doccia, si profumò, controllò la depilazione, si sistemò i capelli in modo da essere in ordine ed appetibile. Anche se avrebbe dovuto stare nuda, si mise autoreggenti e tacchi alti.
Andrea aveva lo stomaco chiuso nel vederla andare via. Non avrebbe nemmeno potuto accompagnarla. Sarebbe stato in ansia fino al suo ritorno, quando lei gli avrebbe raccontato come aveva soddisfatto i Padroni. Poi avrebbero fatto l’amore.
Erano entrami tesi e pervasi dall’eccitazione della sottomissione.
Marta arrivò puntuale, mandò un messaggio al marito per comunicargli l’arrivo e che avrebbe spento il cellulare, fino al suo rilascio.
Entrò in casa (tale era la fiducia che aveva copia delle chiavi) e andò direttamente nella camera da letto padronale dove era stata messa una gabbia.
Si spogliò completamente ed entrò.
Non sapeva nemmeno se i Padroni fossero in casa. L’ordine era chiaro: direttamente in gabbia.
Iniziò l’attesa.
Un’ora dopo arrivò il Padrone, Enrico. Era vestito come se arrivasse dall’ufficio. Guardò la gabbia e vide dentro la bella Marta. Si avvicinò e chiuse col lucchetto la gabbia. Lei non sarebbe certo uscita, comunque era un gesto che non la lasciava mai indifferente.
“Buongiorno Padrone”.
“Ciao Marta”.
Poi si spogliò ed ignorò la schiava.
Poco dopo Marta sentì l’acqua scorrere nel vicino bagno, a lungo. Evidentemente il Padrone voleva farsi un bagno rilassante.
Non aveva visto la Padrona, Lia.
Enrico tornò mezz’ora dopo, in accappatoio.
Se lo tolse e si vestì per stare in casa.
Terminato, uscì dalla stanza e ignorò la schiava in gabbia.
Ancora attesa, che le faceva sentire lo stomaco in subbuglio, che le dava formicolio nell’area del piacere, quell’area della sua anima che desiderava ciò che stava vivendo.
Il Padrone, intanto, stava guardando la tv, in attesa dell’inizio della partita.
Gli piaceva sapeva che in altra stanza, in una gabbia, vi era una giovane donna in attesa e a sua disposizione.
Complessivamente la schiava era in gabbia da un paio d’ore e la tensione le saliva sempre più, al pari della piacevole sensazione nel Padrone.
La gabbia non era alta ed aveva solide sbarre. Al massimo poteva stare a 4 zampe. Era invece larga ma non molto profonda, perché avrebbe dovuto contenere anche il marito. Poteva quindi solo accucciarsi.
Passò ancora mezz’ora, quando finalmente arrivò il Padrone. Tale era l’ansia che fu contenta di vederlo, finalmente. Aprì la gabbia e la fece uscire lasciandola a 4 zampe. Le mise collare e guinzaglio e si diresse verso il salone, dove c’era la televisione.
Il tutto senza che venisse scambiata una parola.
Arrivato in sala, la fece alzare e le ammanettò i polsi dietro la schiena. La posizionò sotto la carrucola al cui gancio attaccò le manette. Alzò in modo da costringerla a piegarsi per assecondare le braccia tirate, dietro la schiena, verso l’alto.
Enrico fermò la carrucola quando la schiava si trovava oltre i 90 gradi, esponendo le natiche ed il sesso con le braccia alzate dietro la schiena e tenute in tensione dalla corda.
La donna doveva essere scomodissima ma non era certo un problema suo.
Lasciò la schiava in quella posizione e andò a vedersi la partita.
Ancora attesa.
Ogni tanto guardava Marta e ne traeva piacere. La schiava era concentratissima nel mantenere la postura con il minor dolore possibile che già attanagliava spalle, gambe e schiena.
Enrico ne vedeva gli sforzi e provava eccitazione anche se poi si concentrava sulla partita mentre in catene teneva una giovane donna in attesa di soddisfarlo.
Alla fine del primo tempo andò davanti alla schiava. Si aprì i pantaloni e, presa la testa di Marta per i capelli, diresse il membro in bocca. La schiava era esausta ma si impegnò per il piacere del Padrone, lo succhiò e leccò fino a sentirlo durissimo. Il piacere di Enrico, si rendeva conto, diventava il suo piacere, la sua soddisfazione, quella di compiacere i Padroni.
Enrico si gustava la difficoltà della donna e questo lo eccitava maggiormente.
Quando fu soddisfatto, uscì dalla bocca per entrare nel sesso. Tenendola per i fianchi si mosse a piacimento fino a raggiungere l’orgasmo, dentro di lei.
Andò a farsi pulire dalla sua bocca.
La lasciò in quella posizione e andò a prendersi da bere.
Intanto il suo sperma usciva dal sesso. In parte finiva sulle cosce ma qualche goccia sul pavimento.
Quando tornò, liberò la schiava e indicò il pavimento. Marta si chinò per leccare le gocce di sperma cadute.
Enrico era già in poltrona ed ignorava la schiava che stava leccando il pavimento.
Al termine la chiamò a sé.
La fece accucciare ai suoi piedi, le accarezzò dolcemente il capo ed il fianco.
Si rimise a guardare la partita tenendo la giovane donna a terra. Vicino a lui.
La schiava si rilassò e, ai suoi piedi, accucciata come un cane, si appisolò.
Mentre erano al tavolino di un bar per il caffè, arrivò un sms sul suo cellulare: “Domani, ore 15, in gabbia. Solo tu”.
Le si contrasse lo stomaco e subito sentì un formicolio nel basso ventre.
“Sono stata convocata dal Padrone, domani, alle 15. Devo andare direttamente in gabbia”.
“Ed io?”
“No, solo io”.
Marta e suo marito Andrea, da alcuni anni si erano sottomessi ad una coppia, Enrico e Lia, entrambi sopra i 50. Anch’essi piacenti ma con l’appesantimento dell’età.
Lei ed il marito avevano, entrambi, esigenze di sottomissione ed avevano trovato la coppia di Padroni che, invece, avevano entrambi desideri di dominio.
Non era la prima volta che venivano convocati separatamente. Decidevano i Padroni chi usare e per quanto tempo. A volte venivano chiamati entrambi, altre volte solo uno di loro, dipendeva dai desideri e dal tempo libero dei Padroni o di uno di loro.
Il loro rapporto era molto forte. Si vedevano in media ogni 2/3 settimane. A volte in tempi più brevi altri più lunghi. Quando accadeva, però, la sottomissione era vera, non si trattava di un gioco.
Questo lasciava, in tutti e 4, una piacevole costante sensazione di appagamento in quanto i Padroni sapevano che in qualsiasi momento avrebbero potuto convocare gli schiavi mentre, questi, sapevano che in qualsiasi momento avrebbero potuto ricevere un sms al quale avrebbero dovuto obbedire, anche modificando i programmi già assunti.
Questo rapporto li appagava. Potevano (tutti e 4) vivere la coppia e compensare le esigenze che in coppia non avrebbero potuto trovare sfogo, con il rapporto che avevano costruito.
Per Andrea, era comunque impegnativo vedere andare via Marta verso i Padroni, senza sapere cosa le sarebbe accaduto e quando sarebbe tornata. Venivano chiamati per una certa data ed ora ma non sapevano quando sarebbero stati liberati. Magari fino a domenica sera (solitamente era nel week end). Altre volte già il sabato sera. A volte ancora venivano chiamati (uno o entrambi) per una sveltina di 1 ora e rimandati via.
Dipendeva dalle voglie dei Padroni che avevano su loro ampia disponibilità.
Il giorno dopo Marta si preparò, si fece una doccia, si profumò, controllò la depilazione, si sistemò i capelli in modo da essere in ordine ed appetibile. Anche se avrebbe dovuto stare nuda, si mise autoreggenti e tacchi alti.
Andrea aveva lo stomaco chiuso nel vederla andare via. Non avrebbe nemmeno potuto accompagnarla. Sarebbe stato in ansia fino al suo ritorno, quando lei gli avrebbe raccontato come aveva soddisfatto i Padroni. Poi avrebbero fatto l’amore.
Erano entrami tesi e pervasi dall’eccitazione della sottomissione.
Marta arrivò puntuale, mandò un messaggio al marito per comunicargli l’arrivo e che avrebbe spento il cellulare, fino al suo rilascio.
Entrò in casa (tale era la fiducia che aveva copia delle chiavi) e andò direttamente nella camera da letto padronale dove era stata messa una gabbia.
Si spogliò completamente ed entrò.
Non sapeva nemmeno se i Padroni fossero in casa. L’ordine era chiaro: direttamente in gabbia.
Iniziò l’attesa.
Un’ora dopo arrivò il Padrone, Enrico. Era vestito come se arrivasse dall’ufficio. Guardò la gabbia e vide dentro la bella Marta. Si avvicinò e chiuse col lucchetto la gabbia. Lei non sarebbe certo uscita, comunque era un gesto che non la lasciava mai indifferente.
“Buongiorno Padrone”.
“Ciao Marta”.
Poi si spogliò ed ignorò la schiava.
Poco dopo Marta sentì l’acqua scorrere nel vicino bagno, a lungo. Evidentemente il Padrone voleva farsi un bagno rilassante.
Non aveva visto la Padrona, Lia.
Enrico tornò mezz’ora dopo, in accappatoio.
Se lo tolse e si vestì per stare in casa.
Terminato, uscì dalla stanza e ignorò la schiava in gabbia.
Ancora attesa, che le faceva sentire lo stomaco in subbuglio, che le dava formicolio nell’area del piacere, quell’area della sua anima che desiderava ciò che stava vivendo.
Il Padrone, intanto, stava guardando la tv, in attesa dell’inizio della partita.
Gli piaceva sapeva che in altra stanza, in una gabbia, vi era una giovane donna in attesa e a sua disposizione.
Complessivamente la schiava era in gabbia da un paio d’ore e la tensione le saliva sempre più, al pari della piacevole sensazione nel Padrone.
La gabbia non era alta ed aveva solide sbarre. Al massimo poteva stare a 4 zampe. Era invece larga ma non molto profonda, perché avrebbe dovuto contenere anche il marito. Poteva quindi solo accucciarsi.
Passò ancora mezz’ora, quando finalmente arrivò il Padrone. Tale era l’ansia che fu contenta di vederlo, finalmente. Aprì la gabbia e la fece uscire lasciandola a 4 zampe. Le mise collare e guinzaglio e si diresse verso il salone, dove c’era la televisione.
Il tutto senza che venisse scambiata una parola.
Arrivato in sala, la fece alzare e le ammanettò i polsi dietro la schiena. La posizionò sotto la carrucola al cui gancio attaccò le manette. Alzò in modo da costringerla a piegarsi per assecondare le braccia tirate, dietro la schiena, verso l’alto.
Enrico fermò la carrucola quando la schiava si trovava oltre i 90 gradi, esponendo le natiche ed il sesso con le braccia alzate dietro la schiena e tenute in tensione dalla corda.
La donna doveva essere scomodissima ma non era certo un problema suo.
Lasciò la schiava in quella posizione e andò a vedersi la partita.
Ancora attesa.
Ogni tanto guardava Marta e ne traeva piacere. La schiava era concentratissima nel mantenere la postura con il minor dolore possibile che già attanagliava spalle, gambe e schiena.
Enrico ne vedeva gli sforzi e provava eccitazione anche se poi si concentrava sulla partita mentre in catene teneva una giovane donna in attesa di soddisfarlo.
Alla fine del primo tempo andò davanti alla schiava. Si aprì i pantaloni e, presa la testa di Marta per i capelli, diresse il membro in bocca. La schiava era esausta ma si impegnò per il piacere del Padrone, lo succhiò e leccò fino a sentirlo durissimo. Il piacere di Enrico, si rendeva conto, diventava il suo piacere, la sua soddisfazione, quella di compiacere i Padroni.
Enrico si gustava la difficoltà della donna e questo lo eccitava maggiormente.
Quando fu soddisfatto, uscì dalla bocca per entrare nel sesso. Tenendola per i fianchi si mosse a piacimento fino a raggiungere l’orgasmo, dentro di lei.
Andò a farsi pulire dalla sua bocca.
La lasciò in quella posizione e andò a prendersi da bere.
Intanto il suo sperma usciva dal sesso. In parte finiva sulle cosce ma qualche goccia sul pavimento.
Quando tornò, liberò la schiava e indicò il pavimento. Marta si chinò per leccare le gocce di sperma cadute.
Enrico era già in poltrona ed ignorava la schiava che stava leccando il pavimento.
Al termine la chiamò a sé.
La fece accucciare ai suoi piedi, le accarezzò dolcemente il capo ed il fianco.
Si rimise a guardare la partita tenendo la giovane donna a terra. Vicino a lui.
La schiava si rilassò e, ai suoi piedi, accucciata come un cane, si appisolò.
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