Marilena
di
Marilena C.
genere
dominazione
So che le mie cosce attraggono ed eccitano. Da quando sono sposata uso molto meno gonne e vestiti che pur nella loro normalità appena sopra il ginocchio, quando da seduta una donna accavalla le gambe non può impedire a chi guarda di sognare sbirciando la polposità di gambe femminili fasciate solo da collant o autoreggenti o calze tenute su dai gancetti di una giarrettiera.
Mi chiamo Marilena, mamma di due splendide bimbe piccole, una nata da poco, e con mio marito portiamo avanti il B&b in un paese di circa 2.000 abitanti nella provincia del Sud Sardegna, il Sarcidano, a circa 70 chilometri a nord dal capoluogo regionale e a 65 km dal suo aeroporto.
Alta circa 1,70 con dei capelli neri che mi coprono le spalle e occhi chiari che in alcune occasioni si aiutano con degli occhiali da vista. 44 anni credo un corpo proporzionato, senza eccessi, ma nelle zone salienti la femminilità non manca: seno una terza un po' abbondante, cosce lunghe e proporzionalmente carnose, culo non più da ventenne, ma tutto sommato ben portato.
In certe occasioni, anche se come ripeto utilizzo molto i pantaloni per comodità ma anche perché voglio essere solo di mio marito e riservare a lui me stessa e il mio corpo, l'indumento tipico femminile, la gonna oppure un vestitino elegante sono quasi d'obbligo e in questi casi preferisco quegli indumenti che coprono fino appena sopra il ginocchio.
Lo so, quando accavallo le gambe mi si vedono le cosce, ma le cerimonie o questo tipo di impegni durano solo poche ore.
È stato ad un matrimonio che un “signore” che conoscevo a malapena, seduto a fianco a me in dei tavoli tondi apparecchiati per otto/nove persone ciascuno, mi ha rinfrescato la memoria su come un paio di cosce femminili possano fare da calamita per la mano di un uomo.
Dopo la cerimonia tra il raggiungere l'auto e la pipì della bambina, allora la seconda non era ancora nata, ci siamo ritrovati ultimi nella carovana delle auto in fila verso il ristorante.
Arrivati nel locale abbiamo trovato posto in un tavolo di amici ma non con mio marito a fianco, anzi, seduto quasi di fronte a me. Devo dire la verità: il nostro commensale, il tizio che mi stava a fianco si è offerto di cedere il posto a mio marito, ma sia io che lui abbiamo detto che assolutamente andava bene così. La bambina era in un tavolo a parte con i figli di altre coppie riservato ai bimbi appunto.
Antipasti vari, terra e mare, acqua e vini rosso e bianco. C'era chi si preoccupava che i bicchieri non rimanessero mai vuoti. La stessa persona che avevo a fianco si prodigava per non lasciami senza, oltre ad altri.
Così, arrivati ai primi, sentivo già la testa un po' pesante e vedevo mio marito di fronte chiacchierare con i vicini di posto mentre era intento a gustarsi cibo e bevande. Noi in famiglia. Un goccio di vino a pranzo e a cena lo gustiamo di certo, ma tutto nelle piccole quantità. In quell'occasione, invece, come normalmente succede, ci si lascia un po' andare. Non ero certo ubriaca, ma i riflessi non erano poi così pronti e lucidi e credo lo fossero anche un po' meno quelli della mia dolce metà, ma nulla che alla fine del pranzo prima di salire in auto, il tempo che saremmo ancora stati lì e una bella boccata d'aria fresca non avrebbe ripulito. Insomma, niente di che, tutto sotto controllo.
Non so come e non ricordo perché i discorsi tra me e i miei due vicini di tavolo, quello che ho già descritto e una lontana parente di mio marito con cui poco ci si frequentava e ancor meno io conoscevo, che alternava trenta secondi di chiacchiera con noi e cinque minuti con la donna che le stava al fianco opposto al mio, sono scivolati su aspetto fisico e più o meno bellezza e avvenenza delle persone. Ho pensato: un argomento come un altro. Lui, il mio vicino di tavola che si complimentava per, a suo dire, il mio aspetto fisico e la mia avvenenza, io che cercavo di cambiare discorso per sfuggire a quel “corteggiamento” provando a cercare lo sguardo di mio marito che invece era assorto nella chiacchiera, nel mangiare e bere.
Sono tornata alla quasi totale lucidità sentendo il ginocchio che si appoggia al mio, la sua mano che scendendo a grattarsi il polpaccio ha toccato il mio.
Un suo -mi scusi- lui ha momentaneamente ripristinato le giuste distanze e questo mi ha tranquillizzata.
Però, a distanza di pochissimo, un nuovo senso di disagio, di turbamento mi hanno catturata quando il palmo di quella mano mi si è poggiato sul ginocchio con i polpastrelli che conquistavano l'inizio dell'interno coscia. Tutti i muscoli del mio corpo si sono irrigiditi. La lunga tovaglia copriva quel palpeggio. Si, perché così era: mi stava palpeggiando. Il palmo di quella mano poco sopra il ginocchio a contatto con la calza velata che fasciava la mia pelle. I suoi polpastrelli sull'interno coscia pressavano dolcemente.
Ho immediatamente stretto le cosce l'una sull'altra aggiustando la mia postura sulla sedia e raddrizzando la schiena. Un no, la smetta per favore, da me sussurrato, ha ottenuto come risposta un suo sorriso mentre le guance mi prendevano fuoco e vedendomi così imbarazzata che sarei sparita molto volentieri nel nulla l'ho sentito rispondermi:- sei bellissima già normalmente, ma così in imbarazzo sei letteralmente irresistibile.-
Ovviamente tra la confusione, il chiasso e lui che per rispondermi ha avvicinato la sua bocca al mio orecchio, nessuno si è accorto di nulla. Tanto meno qualcuno sospettava cosa la lunga tovaglia stesse coprendo con la mia gonna che veniva su all'avanzare della mano del porco verso le mie intimità. Però proprio in quel momento, un ragazzino che si era avvicinato alla mamma seduta al nostro tavolo due posti dopo mio marito, si inchinava a raccogliere qualcosa che gli era caduto dalle mani. Questo mi ha letteralmente terrorizzata. Ci mancava che il ragazzino avesse visto......- Ma no, dai....- pensavo.
Cercavo di tenere le cosce strette, ma mi rendevo conto di non riuscire ad impedire al bastardo di godersi le mie polpe con il chiaro obiettivo di raggiungere il sesso. Avrebbe avuto vita facile perché indossavo un paio di autoreggenti che lasciavano nuda l'ultima parte di coscia, la più polposa, la più vicina al “premio” che lui intendeva conquistarsi e da come muoveva quella mano, ho capito che quel premio lo voleva ad ogni costo.
Cercavo lo sguardo di mio marito che si era alzato dal suo posto per raggiungere dei suoi amici in un tavolo vicino dandomi le spalle. Non volevo alzarmi di scatto, dargli uno schiaffo e urlare, non me la sentivo, non ero pronta a tutto questo, volevo che lui smettesse, ma il mio desiderio era diametralmente opposto a quello che voleva quell'uomo.
È stato un attimo: la mano che si fa strada nella parte nuda tra le mie cosce, il dito indice che aggancia le mutandine scoprendo la figa, il polpastrello dito del medio che comincia a giocare con le grandi e le piccole labbra.
Non so davvero dove ho trovato le forze e la calma necessarie ad alzarmi da quella sedia, decisa, ma senza fare drammi per scappare con tutta la calma possibile, a rifugiarmi in bagno
Ai servizi per i clienti vi si accedeva uscendo dalla sala in cui stavamo mangiando, praticamente nella hall, distanti però dalla reception. Nel percorso dal tavolo ai bagni ho notato una porticina aperta nello stesso salone del pranzo, con una targhetta “servizi”. Qualcosa mi ha spinto ad infilarmi lì dentro. Senza accendere nessuna luce, c'era già la luce del giorno che arrivava dalla sala, ho notato alcuni armadietti, un lavabo e la porta dello stanzino del wc. Era sicuramente il bagno per il personale. In fretta e furia sono entrata. Seduta sul wc mentre facevo pipì, la mano mi è scivolata tra le cosce, eccitata com'ero ho istintivamente iniziato a masturbarmi e proprio quando mi stavo abbandonando completamente al piacere che arrivava, certo, non era come avere un cazzo infilato dentro, ma comunque....... proprio in quel momento un rumore nell'antibagno mi ha spaventata e ho interrotto facendo silenzio. Meno male che nessuno è entrato nel piccolo spazietto dove stavo trafficando io.
Poi il vociare della sala mi ha fatto capire che la persona si era allontanata. Ho avuto paura di riprendere a masturbarmi e tirate su le mutandine, sistemate le calze e rassettata la gonna mi apprestavo ad uscire. Certo, nelle condizioni in cui ero, carica all'inverosimile, se qualcuno mi avesse anche solo sfiorato una gamba rischiavo l'orgasmo immediato.
Non appena ho aperto la porta mi sono sentita spingere all'indietro. La spinta mi ha fatto sedere sul wc e immediatamente una mano mi ha tappato la bocca. Sbattendo le spalle e la nuca sulla vaschetta dello scarico non ho capito immediatamente cosa mi stava succedendo, mi ci sono voluti alcuni secondi per capire che era lui, l'uomo che mi aveva fatto scappare dal tavolo. L'uomo che sotto la lunga tovaglia coprente poco prima si stava beando delle mie cosce e del mio sesso.
Lo avevo praticamente addosso. Con una mano mi tappava la bocca mentre con l'altra portandosi l'indice sulla punta del naso mi intimava di stare zitta e sempre tappandomi la bocca ha cercato ancora di frugarmi tra le cosce, sotto la gonna. Io volevo impedirglielo serrando le gambe, portando il sedere all'indietro a contatto con lo sciacquone e respingendo il suo braccio con le due mani. Tutto inutile. Erta forte e la sua mano si infilava bene tra le mie polposità. Fino a raggiungere l'intimità femminile coperta dagli slip ormai inzuppati di liquido vaginale.
Una domanda appena bisbigliata: - se ti tolgo la mano dalla bocca non urli, vero? -
Mi chiedo ancora perché ho acconsentito a quella sua richiesta, ma la risposta è ovvia: eccitata all'inverosimile com'ero, chiunque avrebbe potuto farmi fare qualsiasi cosa.
Con quella stessa mano ha provato a sbottonarmi la camicetta e non riuscendogli agevole ha sfilato l'altra che aveva tra le mie cosce, mi sono resa conto in quel momento del piacere che stavo cominciando a provare frugata dalla mano di un estraneo. Una mano decisa, insistente. Nel momento in cui l'ha tolta da sopra la figa mi sono sentita vuota, smarrita.
Perché ci vuole così poco a farmi cedere e addirittura partecipare al piacere del maschio che mi costringe?
Figuriamoci se i miei – no, per favore smettila. Lasciami andare....- bastavano a farlo desistere!
La sua risposta: - non ci penso proprio. Una femmina come te va goduta bene, spesso e a lungo. Per oggi mi accontenterò di una sveltina in un cesso di un locale pubblico; poi vedremo come fare. Di sicuro arriverai a conoscere il mio cazzo molto meglio di come conosci quello di tuo marito.-
Le sue parole aumentavano il mio smarrimento insieme a quelle mani che cominciavano a impastarmi le tette che era riuscito a liberare dalle coppe del reggiseno. Giocava con i miei capezzoli con indici e pollici. Un suo ginocchio tra i miei non mi permetteva di tenere le gambe chiuse come avrei voluto, come quando poco prima stringendo le cosce sentivo bene la mano del porco sulla figa e le sue dita che si muovevamo giocando con in mio sesso ancora coperto dalle mutandine. Ero anche sicura che lui si era goduto il calore che sprigionavo a causa di quella mamo insistente.
Mi ha fatto mettere in piedi spalle incollate alla parete e chinandosi un poco ha cominciato a succhiarmi i capezzoli. Ho sentito la sua mano di nuovo tra le c cosce che tenevo strette per quanto mi era possibile.
Lui: - mmmmsssiiiii gran belle cosce lunghe e polpose. Mi fanno impazzire hai un calore pazzesco qui in mezzo.
Il suo pollice tutto in vagina e il polpastrello dell'indice a frugarmi l'ano. Ha spinto. È entrato. Non ho più resistito. Il mio bacino succube di quella mano, ha cominciato a dare dei potenti scatti in avanti e compiere delle rotazioni che non controllavo più. Le mie mani aggrappate alle sue spalle. Cominciavo a gemere forte. Ha incollato la sua bocca alla mia, un bacio poderoso con le nostre lingue che si attorcigliavano come in una danza erotica. Le mie braccia attorno al suo collo. Me lo sono incollato addosso. Gli ho allagato la mano con i miei umori vaginali che mi colavano sulle gambe, fino ai piedi e qualche goccia anche sul pavimento. Intanto essendosi denudato il basso ventre il suo cazzo duro mi poggiava sulla coscia. La cappella non era particolarmente grossa, il pensiero era che si sarebbe infilata agevolmente tra le labbra della figa. Però, da metà fino all'elsa, il pene si ingrossava parecchio. Se l'intenzione era di scoparmi l'avrei sentito eccome se l'avrei sentito.... e ancora di più se il suo progetto era quello di godersi le mie natiche.
Automaticamente, d'istinto l'ho impugnato constatandone l'estrema durezza e la nodosità importante; mi ha spaventato.
Lui, con il classico: - ti piace, eh...? Signora!- mi incoraggiava a masturbarlo, ma senza eccedere, non voleva venire con una semplice sega.
Mi ha letteralmente girata con la guancia e le tette schiacciate contro il muro. Un braccio mi premeva sulla nuca l'altra mano mi frugava ancora tra le cosce tra il mio corpo e il muro, continuava a masturbarmi mentre appoggiando il cazzo sulle natiche mollava la pressione sulla nuca per indirizzare meglio il membro.
È stato un attimo: glande sull'ano; un colpo secco ed era dentro. Con un altra stoccata potente lo avevo tutto dentro il culo.
Lui. -Ooohhhhssssiiiiiii culo strepitosoooo; sei fantasticaaaaaaaaa.
Ho urlato e la mano che avevo tra le cosce ha mollato la presa per salire a tapparmi la bocca. Una volta calmata ha ripreso a masturbarmi costringendomi a sporgere il culo in favore di quel cazzo che mi stava spaccando il sedere.
Lui ancora. Con voce roca e strozzata: - sei strettissima, non ci credo che tuo marito non abbia mai approfittato di questo ben di Dio e se è così è un perfetto idiota.
MMMmsssiii le tue chiappe massaggiano divinamente il cazzooooo sei femmina eccezionale siiii daii cosìììì bravaaaaaa muoviti fammi godere siiiii daiiiiiiiii.-
Cazzo in culo e figa frugata da una mano esperta, insistente. Non ce l'ho fatta a trattenere un altro orgasmo mentre lui si godeva il mio culo. Orgasmo che è stato seguito immediatamente da un successivo sentendo il suo sperma invadermi l'intestino.
È uscito prima di me dal bagno. Sono rimasta lì, frastornata, confusa, soddisfatta.
Quando l'ho raggiunto al tavolo ha ripreso a frugarmi tra le cosce. Intanto il ragazzino che prima poteva aver visto qualcosa se era accomodato seduto a fianco alla madre. Armeggiava con il cellulare, lo portava giù sulle gambe e guardandomi mi sorrideva. Io rispondevo al sorriso per cortesia poi lui, nuovamente portando su le mani tornava a guardare il cellulare.
Commenti, scambi di idee opinioni o altro MaryCambury@libero.it
Mi chiamo Marilena, mamma di due splendide bimbe piccole, una nata da poco, e con mio marito portiamo avanti il B&b in un paese di circa 2.000 abitanti nella provincia del Sud Sardegna, il Sarcidano, a circa 70 chilometri a nord dal capoluogo regionale e a 65 km dal suo aeroporto.
Alta circa 1,70 con dei capelli neri che mi coprono le spalle e occhi chiari che in alcune occasioni si aiutano con degli occhiali da vista. 44 anni credo un corpo proporzionato, senza eccessi, ma nelle zone salienti la femminilità non manca: seno una terza un po' abbondante, cosce lunghe e proporzionalmente carnose, culo non più da ventenne, ma tutto sommato ben portato.
In certe occasioni, anche se come ripeto utilizzo molto i pantaloni per comodità ma anche perché voglio essere solo di mio marito e riservare a lui me stessa e il mio corpo, l'indumento tipico femminile, la gonna oppure un vestitino elegante sono quasi d'obbligo e in questi casi preferisco quegli indumenti che coprono fino appena sopra il ginocchio.
Lo so, quando accavallo le gambe mi si vedono le cosce, ma le cerimonie o questo tipo di impegni durano solo poche ore.
È stato ad un matrimonio che un “signore” che conoscevo a malapena, seduto a fianco a me in dei tavoli tondi apparecchiati per otto/nove persone ciascuno, mi ha rinfrescato la memoria su come un paio di cosce femminili possano fare da calamita per la mano di un uomo.
Dopo la cerimonia tra il raggiungere l'auto e la pipì della bambina, allora la seconda non era ancora nata, ci siamo ritrovati ultimi nella carovana delle auto in fila verso il ristorante.
Arrivati nel locale abbiamo trovato posto in un tavolo di amici ma non con mio marito a fianco, anzi, seduto quasi di fronte a me. Devo dire la verità: il nostro commensale, il tizio che mi stava a fianco si è offerto di cedere il posto a mio marito, ma sia io che lui abbiamo detto che assolutamente andava bene così. La bambina era in un tavolo a parte con i figli di altre coppie riservato ai bimbi appunto.
Antipasti vari, terra e mare, acqua e vini rosso e bianco. C'era chi si preoccupava che i bicchieri non rimanessero mai vuoti. La stessa persona che avevo a fianco si prodigava per non lasciami senza, oltre ad altri.
Così, arrivati ai primi, sentivo già la testa un po' pesante e vedevo mio marito di fronte chiacchierare con i vicini di posto mentre era intento a gustarsi cibo e bevande. Noi in famiglia. Un goccio di vino a pranzo e a cena lo gustiamo di certo, ma tutto nelle piccole quantità. In quell'occasione, invece, come normalmente succede, ci si lascia un po' andare. Non ero certo ubriaca, ma i riflessi non erano poi così pronti e lucidi e credo lo fossero anche un po' meno quelli della mia dolce metà, ma nulla che alla fine del pranzo prima di salire in auto, il tempo che saremmo ancora stati lì e una bella boccata d'aria fresca non avrebbe ripulito. Insomma, niente di che, tutto sotto controllo.
Non so come e non ricordo perché i discorsi tra me e i miei due vicini di tavolo, quello che ho già descritto e una lontana parente di mio marito con cui poco ci si frequentava e ancor meno io conoscevo, che alternava trenta secondi di chiacchiera con noi e cinque minuti con la donna che le stava al fianco opposto al mio, sono scivolati su aspetto fisico e più o meno bellezza e avvenenza delle persone. Ho pensato: un argomento come un altro. Lui, il mio vicino di tavola che si complimentava per, a suo dire, il mio aspetto fisico e la mia avvenenza, io che cercavo di cambiare discorso per sfuggire a quel “corteggiamento” provando a cercare lo sguardo di mio marito che invece era assorto nella chiacchiera, nel mangiare e bere.
Sono tornata alla quasi totale lucidità sentendo il ginocchio che si appoggia al mio, la sua mano che scendendo a grattarsi il polpaccio ha toccato il mio.
Un suo -mi scusi- lui ha momentaneamente ripristinato le giuste distanze e questo mi ha tranquillizzata.
Però, a distanza di pochissimo, un nuovo senso di disagio, di turbamento mi hanno catturata quando il palmo di quella mano mi si è poggiato sul ginocchio con i polpastrelli che conquistavano l'inizio dell'interno coscia. Tutti i muscoli del mio corpo si sono irrigiditi. La lunga tovaglia copriva quel palpeggio. Si, perché così era: mi stava palpeggiando. Il palmo di quella mano poco sopra il ginocchio a contatto con la calza velata che fasciava la mia pelle. I suoi polpastrelli sull'interno coscia pressavano dolcemente.
Ho immediatamente stretto le cosce l'una sull'altra aggiustando la mia postura sulla sedia e raddrizzando la schiena. Un no, la smetta per favore, da me sussurrato, ha ottenuto come risposta un suo sorriso mentre le guance mi prendevano fuoco e vedendomi così imbarazzata che sarei sparita molto volentieri nel nulla l'ho sentito rispondermi:- sei bellissima già normalmente, ma così in imbarazzo sei letteralmente irresistibile.-
Ovviamente tra la confusione, il chiasso e lui che per rispondermi ha avvicinato la sua bocca al mio orecchio, nessuno si è accorto di nulla. Tanto meno qualcuno sospettava cosa la lunga tovaglia stesse coprendo con la mia gonna che veniva su all'avanzare della mano del porco verso le mie intimità. Però proprio in quel momento, un ragazzino che si era avvicinato alla mamma seduta al nostro tavolo due posti dopo mio marito, si inchinava a raccogliere qualcosa che gli era caduto dalle mani. Questo mi ha letteralmente terrorizzata. Ci mancava che il ragazzino avesse visto......- Ma no, dai....- pensavo.
Cercavo di tenere le cosce strette, ma mi rendevo conto di non riuscire ad impedire al bastardo di godersi le mie polpe con il chiaro obiettivo di raggiungere il sesso. Avrebbe avuto vita facile perché indossavo un paio di autoreggenti che lasciavano nuda l'ultima parte di coscia, la più polposa, la più vicina al “premio” che lui intendeva conquistarsi e da come muoveva quella mano, ho capito che quel premio lo voleva ad ogni costo.
Cercavo lo sguardo di mio marito che si era alzato dal suo posto per raggiungere dei suoi amici in un tavolo vicino dandomi le spalle. Non volevo alzarmi di scatto, dargli uno schiaffo e urlare, non me la sentivo, non ero pronta a tutto questo, volevo che lui smettesse, ma il mio desiderio era diametralmente opposto a quello che voleva quell'uomo.
È stato un attimo: la mano che si fa strada nella parte nuda tra le mie cosce, il dito indice che aggancia le mutandine scoprendo la figa, il polpastrello dito del medio che comincia a giocare con le grandi e le piccole labbra.
Non so davvero dove ho trovato le forze e la calma necessarie ad alzarmi da quella sedia, decisa, ma senza fare drammi per scappare con tutta la calma possibile, a rifugiarmi in bagno
Ai servizi per i clienti vi si accedeva uscendo dalla sala in cui stavamo mangiando, praticamente nella hall, distanti però dalla reception. Nel percorso dal tavolo ai bagni ho notato una porticina aperta nello stesso salone del pranzo, con una targhetta “servizi”. Qualcosa mi ha spinto ad infilarmi lì dentro. Senza accendere nessuna luce, c'era già la luce del giorno che arrivava dalla sala, ho notato alcuni armadietti, un lavabo e la porta dello stanzino del wc. Era sicuramente il bagno per il personale. In fretta e furia sono entrata. Seduta sul wc mentre facevo pipì, la mano mi è scivolata tra le cosce, eccitata com'ero ho istintivamente iniziato a masturbarmi e proprio quando mi stavo abbandonando completamente al piacere che arrivava, certo, non era come avere un cazzo infilato dentro, ma comunque....... proprio in quel momento un rumore nell'antibagno mi ha spaventata e ho interrotto facendo silenzio. Meno male che nessuno è entrato nel piccolo spazietto dove stavo trafficando io.
Poi il vociare della sala mi ha fatto capire che la persona si era allontanata. Ho avuto paura di riprendere a masturbarmi e tirate su le mutandine, sistemate le calze e rassettata la gonna mi apprestavo ad uscire. Certo, nelle condizioni in cui ero, carica all'inverosimile, se qualcuno mi avesse anche solo sfiorato una gamba rischiavo l'orgasmo immediato.
Non appena ho aperto la porta mi sono sentita spingere all'indietro. La spinta mi ha fatto sedere sul wc e immediatamente una mano mi ha tappato la bocca. Sbattendo le spalle e la nuca sulla vaschetta dello scarico non ho capito immediatamente cosa mi stava succedendo, mi ci sono voluti alcuni secondi per capire che era lui, l'uomo che mi aveva fatto scappare dal tavolo. L'uomo che sotto la lunga tovaglia coprente poco prima si stava beando delle mie cosce e del mio sesso.
Lo avevo praticamente addosso. Con una mano mi tappava la bocca mentre con l'altra portandosi l'indice sulla punta del naso mi intimava di stare zitta e sempre tappandomi la bocca ha cercato ancora di frugarmi tra le cosce, sotto la gonna. Io volevo impedirglielo serrando le gambe, portando il sedere all'indietro a contatto con lo sciacquone e respingendo il suo braccio con le due mani. Tutto inutile. Erta forte e la sua mano si infilava bene tra le mie polposità. Fino a raggiungere l'intimità femminile coperta dagli slip ormai inzuppati di liquido vaginale.
Una domanda appena bisbigliata: - se ti tolgo la mano dalla bocca non urli, vero? -
Mi chiedo ancora perché ho acconsentito a quella sua richiesta, ma la risposta è ovvia: eccitata all'inverosimile com'ero, chiunque avrebbe potuto farmi fare qualsiasi cosa.
Con quella stessa mano ha provato a sbottonarmi la camicetta e non riuscendogli agevole ha sfilato l'altra che aveva tra le mie cosce, mi sono resa conto in quel momento del piacere che stavo cominciando a provare frugata dalla mano di un estraneo. Una mano decisa, insistente. Nel momento in cui l'ha tolta da sopra la figa mi sono sentita vuota, smarrita.
Perché ci vuole così poco a farmi cedere e addirittura partecipare al piacere del maschio che mi costringe?
Figuriamoci se i miei – no, per favore smettila. Lasciami andare....- bastavano a farlo desistere!
La sua risposta: - non ci penso proprio. Una femmina come te va goduta bene, spesso e a lungo. Per oggi mi accontenterò di una sveltina in un cesso di un locale pubblico; poi vedremo come fare. Di sicuro arriverai a conoscere il mio cazzo molto meglio di come conosci quello di tuo marito.-
Le sue parole aumentavano il mio smarrimento insieme a quelle mani che cominciavano a impastarmi le tette che era riuscito a liberare dalle coppe del reggiseno. Giocava con i miei capezzoli con indici e pollici. Un suo ginocchio tra i miei non mi permetteva di tenere le gambe chiuse come avrei voluto, come quando poco prima stringendo le cosce sentivo bene la mano del porco sulla figa e le sue dita che si muovevamo giocando con in mio sesso ancora coperto dalle mutandine. Ero anche sicura che lui si era goduto il calore che sprigionavo a causa di quella mamo insistente.
Mi ha fatto mettere in piedi spalle incollate alla parete e chinandosi un poco ha cominciato a succhiarmi i capezzoli. Ho sentito la sua mano di nuovo tra le c cosce che tenevo strette per quanto mi era possibile.
Lui: - mmmmsssiiiii gran belle cosce lunghe e polpose. Mi fanno impazzire hai un calore pazzesco qui in mezzo.
Il suo pollice tutto in vagina e il polpastrello dell'indice a frugarmi l'ano. Ha spinto. È entrato. Non ho più resistito. Il mio bacino succube di quella mano, ha cominciato a dare dei potenti scatti in avanti e compiere delle rotazioni che non controllavo più. Le mie mani aggrappate alle sue spalle. Cominciavo a gemere forte. Ha incollato la sua bocca alla mia, un bacio poderoso con le nostre lingue che si attorcigliavano come in una danza erotica. Le mie braccia attorno al suo collo. Me lo sono incollato addosso. Gli ho allagato la mano con i miei umori vaginali che mi colavano sulle gambe, fino ai piedi e qualche goccia anche sul pavimento. Intanto essendosi denudato il basso ventre il suo cazzo duro mi poggiava sulla coscia. La cappella non era particolarmente grossa, il pensiero era che si sarebbe infilata agevolmente tra le labbra della figa. Però, da metà fino all'elsa, il pene si ingrossava parecchio. Se l'intenzione era di scoparmi l'avrei sentito eccome se l'avrei sentito.... e ancora di più se il suo progetto era quello di godersi le mie natiche.
Automaticamente, d'istinto l'ho impugnato constatandone l'estrema durezza e la nodosità importante; mi ha spaventato.
Lui, con il classico: - ti piace, eh...? Signora!- mi incoraggiava a masturbarlo, ma senza eccedere, non voleva venire con una semplice sega.
Mi ha letteralmente girata con la guancia e le tette schiacciate contro il muro. Un braccio mi premeva sulla nuca l'altra mano mi frugava ancora tra le cosce tra il mio corpo e il muro, continuava a masturbarmi mentre appoggiando il cazzo sulle natiche mollava la pressione sulla nuca per indirizzare meglio il membro.
È stato un attimo: glande sull'ano; un colpo secco ed era dentro. Con un altra stoccata potente lo avevo tutto dentro il culo.
Lui. -Ooohhhhssssiiiiiii culo strepitosoooo; sei fantasticaaaaaaaaa.
Ho urlato e la mano che avevo tra le cosce ha mollato la presa per salire a tapparmi la bocca. Una volta calmata ha ripreso a masturbarmi costringendomi a sporgere il culo in favore di quel cazzo che mi stava spaccando il sedere.
Lui ancora. Con voce roca e strozzata: - sei strettissima, non ci credo che tuo marito non abbia mai approfittato di questo ben di Dio e se è così è un perfetto idiota.
MMMmsssiii le tue chiappe massaggiano divinamente il cazzooooo sei femmina eccezionale siiii daii cosìììì bravaaaaaa muoviti fammi godere siiiii daiiiiiiiii.-
Cazzo in culo e figa frugata da una mano esperta, insistente. Non ce l'ho fatta a trattenere un altro orgasmo mentre lui si godeva il mio culo. Orgasmo che è stato seguito immediatamente da un successivo sentendo il suo sperma invadermi l'intestino.
È uscito prima di me dal bagno. Sono rimasta lì, frastornata, confusa, soddisfatta.
Quando l'ho raggiunto al tavolo ha ripreso a frugarmi tra le cosce. Intanto il ragazzino che prima poteva aver visto qualcosa se era accomodato seduto a fianco alla madre. Armeggiava con il cellulare, lo portava giù sulle gambe e guardandomi mi sorrideva. Io rispondevo al sorriso per cortesia poi lui, nuovamente portando su le mani tornava a guardare il cellulare.
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