Continua...... Mari – tre

di
genere
dominazione

Mi lascia cadere di schiena sul letto. Sono io che gli chiedo di spostare il copriletto; le lenzuola sono più semplici da cambiare se sporcate, il copriletto un po' meno. Mi spavento di me stessa: con uno che mi sta praticamente violentando, vado a pensare al cambio di copriletto e lenzuola!?!
Ma chi sono? Chi o cosa sono diventata? Questa domanda, durante le (dis)avventure che sto raccontando ritornerà spesso, non tanto durante le vicende del periodo universitario, quanto in quello in cui madre e moglie mi sono lasciata andare, seppur con la complicità di maschi che hanno vinto le mie resistenze, mandando in frantumi i miei tentativi di difesa, scoprendo che una carezza o una palpata mi manda in confusione e con una mano insistente, forte, decisa che mi fruga tra le cosce non capisco più nulla.

Amo il mio lui, ucciderei per difendere la mia famiglia. La strada che ho scelto; matrimonio, casa, famiglia.... accodandomi all'anonima massa che si è votata alla regola perbenismo che si accoppia con l'ipocrisia generando una normalità fatta di comode, calde pantofole da usare in un pavimento domestico, perché se le usi fuori si rovinano in tre minuti, in cui tutto il resto è devianza ha ripudiato la via della spontaneità data dal seguire la propria vera natura? Scomoda, rischiosa, emarginante? Reprimere il proprio essere è stato il prezzo da pagare?
Ma qual'è la mia vera natura, quella scoperta da studentessa, che mi ha portato a sperimentare che essere usata e abusata mi procura sensazioni estreme al limite del “fuori di testa” o quello era solo un capriccio?
Se era solo un capriccio, perché rivivendolo da madre//moglie, professionista perbenista leggermente ipocrita, mi ha procurato le medesime sensazioni come un incendio mai completamente spento e che con il vento adatto sui tizzoni ancora accesi ci ha messo un attimo a divampare nuovamente? Non lo so.

Fatto sta che di nuovo mi sono trovata a fronteggiare i rischi che un comportamento fuori dalla “norma” in una minuscola realtà giudicante senza diritto di esserlo comporta. Con un'aggravante: l'essere additata non più come singola, ma trascinare nello scandalo la propria famiglia.

Su quel letto, via anche maglioncino, reggiseno e gambaletti. Le mie tette sono diventate per quegli istanti il giocattolo preferito dal porco: impastate, mordicchiate, strapazzate; con i capezzoli inturgiditi all'inverosimile. Hanno dovuto massaggiargli il cazzo mentre seduta sul bordo del letto gli facevo spazio aprendo le gambe perché in piedi mi stesse appiccicato, con il glande che mi finiva in bocca e per agevolare l'operazione tenevo la testa china e le labbra a formare una “o” come quelle delle bambole per il sesso. Poi pompino con lui disteso supino e io accovacciata in adorazione del pene.

Il 69 mentre mi metteva un dito in culo mi ha fatto squirtare e ancora gli ho allagato la faccia Gli ho chiesto tregua per potermi riprendere, ma mi sono ritrovata sotto di lui ad ospitarlo ancora tra le cosce, alla missionaria.

Il glande puntava sulla figa, piazzato proprio all'imbocco senza bisogno di indirizzarlo con la mano. Duro, turgido, pronto a partire ad entrare in me, a farsi avvolgere,strizzare dalle mie carni che da lì a pochissimi secondi l'avrebbero munto come delle mani esperte mungono le mammelle di una mucca per far uscire il latte e raccoglierlo nel secchio. Il canale vaginale l'avrebbe munto per tirar fuori la sborra da quei coglioni e farla depositare nel mio utero riempito dalle frustate degli schizzi.
Aveva ragione: ero bollente, in figa avevo un lago in cui da lì a pochi istanti quel pene si sarebbe immerso.
Lo ha fatto. Stavolta un'unica stoccata; ho urlato, devo aver perso i sensi per qualche attimo sentendomi lacerata da quel mostro.
Sono rinvenuta mentre mi pistonava come un forsennato. Il glande sbatteva sulla bocca dell'utero, i testicoli ciondolavano colpendomi le natiche. Mi allargava la figa facendomi sentire aperta in modo osceno, ma quell'oscenità, dopo i primi doloroso affondi non preoccupandosi di me, pensando solo al suo piacere, mi stavano facendo godere come mai avevo goduto prima, mi stavamo portando alla pazzia. I suoi rantoli i grugniti da autentico maiale che era, con la bocca che mi baciava il collo, mi mordeva la spalla, li sentivo nell'orecchio e nel cervello; insieme ai complimenti osceni e alle parole che mi dicevano che ero giusta per lui, che mi sentiva della sua misura, che la mia figa aveva trovato il cazzo giusto per far venire fuori la porca che veramente ero, che le mie carni bollenti gli stavano squagliando il cazzo e che mi sarebbe piaciuto tenermelo dentro per sempre.

Godevo come mai prima. Mi concedevo completamente andando con il bacino incontro a quel cazzo che mi stava possedendo completamente. Catturavo i suoi fianchi facendogli sentire la morbidezza delle mie cosce piene e il calore che tra esse sprigionavo per come lui mi stava scopando, fottendo, usando. Puntavo i talloni sulle sue natiche per non rischiare che uscisse, ma anche per spingerlo ad affondare di più. Le mie braccia attorno al suo collo, le mie unghie gli graffiavano spalle e schiena. Sentivo che mentre si preparava a sborrare afferrava e stringeva le carni nella parte esterna della mia coscia, dove poi, infatti, mi sono ritrovata un evidente livido.
Certo non era mia intenzione, ma gli stavo facendo sentire che ero sua.

Ripeto, amo mio marito, ma stavo rischiando che l'amore per la mia dolce metà, da attrazione fisica, sessuale, si trasformasse in amore fraterno. Perché neanche lontanamente facendo l'amore con il mio dolcissimo maritino, avrei pensati che si potesse godere con tale intensità, e una volta raggiunti quei gradi di piacere, è pressoché impossibile tornare ad accontentarsi del meno. Non ci ho messo molto a cominciare a venire e sentivo gli orgasmi arrivare uno immediatamente di seguito all'altro. Quanti? Non lo so, l'ultimo mentre accoglievo il suo seme.

Mi è rimasto sopra, io ho disteso braccia e gambe. Ansimanti, in silenzio siamo rimasti così non so per quanto, poi lui è rotolato sulla sua parte del letto con la mano che ancora mi accarezzava la figa.

Uno a fianco all'altra con i nostri respiri affannati come unico suono, non so quanto tempo è passato prima che mi afferrasse il polso per farmi impugnare ancora il pene.

D'altronde ero io che avevo avuto più orgasmi, lui aveva sborrato una sola volta. Certo, con un'intensità che a sentirlo non gli era mai capitata prima. Ne aveva ancora voglia, mi voleva ancora e il mio: -no dai basta, non ce la faccio,- non è praticamente servito a nulla.
Mi sono ritrovata a masturbarlo ancora mentre dal letto andavamo nel bagno a fianco alla stanza. Una cabina doccia spaziosa, fatta per accogliere le persone con problemi di movimento ci accoglieva comodamente entrambi
Voleva scoparmi ancora, sotto la doccia., con il sesso che mi faceva male l 'ho convinto all'alternativa del prenderglielo tra le gambe e masturbarlo così, con le mie cosce stette intorno al pene e masturbarlo muovendo culo e fianchi. Ha sborrato e gli schizzi hanno colpito le mattonelle del muro, li, in quella cabina doccia.
Risistemati, rivestiti, mi sono rivolta a lui con un: - Bastardo; Porco. Mi hai rovinata.-

Per tutta risposta: - quando sentirai il bisogno di una scopata seria, chiamami. Sono sicuro che sai come e dove trovarmi.

Al che io: - tu sei matto. Con me hai chiuso.-

Lui con un sorriso beffardo: - Gran femmina come sei, non rinuncerai più al piacere intenso e tuo marito non riesce a farti godere come hai goduto oggi. Ammettilo! Poi comunque io ci sono anche domani e sono sicuro che domani mattina verrai tu a prepararmi la colazione e magari ti faccio anche una sorpresa.-


Commenti, scambi di idee opinioni o altro MaryCambury@libero.it
scritto il
2022-01-14
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