La cosa (parte 3)

di
genere
sadomaso

Si diede un’ultima occhiata ed uscì di casa.
Aveva un pezzo di strada da fare per raggiungere la metropolitana.
I Padroni avevano preteso che li raggiungesse utilizzando i mezzi pubblici. Nel tempo trascorso per conoscersi, avevano capito che questa esposizione la eccitava e la umiliava, anzi, la umiliava e la eccitava.
Ada si sentiva addosso anche gli sguardi di chi non la stava guardando. Era come se fosse nuda, come se tutti sapessero che stava andando a consegnarsi, come se tutti potessero leggerle l’anima.
Si aggiungeva il timore di incontrare un cliente della banca o un collega e, questo , generava adrenalina, anch’essa fonte di eccitazione.
Quando raggiunse la casa dei Padroni, si rese conto che la sua preparazione era stata gradita.
Per quanto la vedessero come un oggetto per il loro divertimento della giornata, sapeva, dal loro sguardo, che l’oggetto era stato apprezzato per la sua bellezza.
“Spogliati”.
Non la salutarono. Si diressero verso la grande sala al pian terreno di quell’antico palazzo e si misero comodi sulle poltrone di pelle scura, quelle poste davanti al quadro ritraente il bosco al quale, questa volta, lei non dedicò attenzione in quanto, in quel momento, si sentiva già dentro quel bosco.
Tra esse, sul tavolino, vi erano una bottiglia di prosecco e degli stuzzichini.
La sensazione che ne ricavò fu quella della sala pronta per uno spettacolo.
Si rese conto, all’ordine di togliersi i vestiti, che lo spettacolo era lei.
Cercò di essere sensuale ed eccitante. Sapeva come fare. Agli uomini era sempre piaciuta vederla spogliare e lei, negli anni, aveva affinato questa azione tesa all’eccitazione del compagno o compagna di turno.
I Padroni, la osservavano e traevano piacere dalla sua azione tesa a dar loro piacere e ad offrirsi.
Intanto sorseggiavano e mangiucchiano, come fosse un teatro nel quale, però, in scena vi era l'umiliazione e l’offerta di una giovane donna della quale a loro interessava solo il suo bel corpo.
Al termine Ada rimase davanti a loro, in piedi, in posa sexy.
Alfredo si alzò e prese il frustino. Le si avvicinò e la colpì una volta sola, forte.
Lei ricevette il colpo e si contrasse, cercando di proteggere la parte colpita.
“Ricomincia”.
Fu basita e perplessa ma non le restò che obbedire all’ordine, chiedendosi in cosa avesse sbagliato.
Cercò di non perdere la concentrazione nel gesto pur cercando di capire come i Padroni avrebbero voluto che si comportasse.
Pensò che, forse, avrebbe dovuto inginocchiarsi.
Così, tolto l’ultimo capo (dei pochi che aveva indosso), si inginocchiò tenendo la testa bassa, più per necessità sua che per compiacere loro. Non riusciva, infatti, a guardarli. Le sembrava che, nei loro occhi, avrebbe visto sé stessa e la sua umiliazione che se da una parte la eccitava, dall’altra la lasciava sempre un po’ turbata.
Era una continua alternanza di sensazioni e di emozioni che, nel loro insieme, la eccitavano facendole sentire quel ben noto tremolio alla bocca dello stomaco.
Il Padrone ancora, avvicinatosi, la frustò e le ordinò di ricominciare.
Nuovamente si interrogò e, al termine, decise di posare la fronte a terra.
Altra frustata ed altro ordine di ricominciare.
Non seppe mai in cosa stesse sbagliando, anche perchè non sbagliò in nulla. Nemmeno questa lei lo seppe mai. I Padroni non le dicevano mai nulla, lasciandola sempre col dubbio se si fosse comportata bene o, almeno, in maniera soddisfacente.
In realtà i Padroni volevano solo eccitarsi con lo spettacolo di quella bella donna che si offriva e si umiliava, costringendola a fare qualcosa solo per il loro capriccio, senza dire a lei il motivo per cui veniva costretta.
“Striscia ai nostri piedi”.
Finalmente le parve che i Padroni fossero soddisfatti. In realtà si erano solo stufati dello spogliarello. Dimenticò le incertezze che la accompagnarono nelle sue molteplici esibizioni e si stese ventre a terra.
La sottomissione aveva il potere di farle sempre vivere solamente il presente, l’attimo che viveva al quale dedicava tutta la sua attenzione, concentrazione ed eccitazione.
Durante i continui spogliarelli, tenendo lo sguardo basso, fu attratta dai piedi della Padrona, che muoveva in maniera tale come se volesse attirare la sua attenzione.
Dal primo incontro aveva capito che a Giulia piacevano molto le attenzioni per le sue estremità e, per questo, si fece l’idea che con quei frequenti movimenti la Padrona stesse, in realtà, attirando la sua attenzione.
Stesa sul ventre si trascinava con le braccia verso i Padroni che, intanto, divertiti, stavano sorseggiando il freddo prosecco.
Se le avessero gettato a terra una nocciolina avrebbe volentieri leccato il pavimento per mangiarla. Fu presa da questa fantasia e provò eccitazione, ma la cosa non si verificò. Lei stessa, però, fu sorpresa da quel pensiero che, però, dimenticò subito, presa dalla sua azione umiliante che le assorbiva ogni sua attenzione.
Nel lento procedere non perdeva di vista i piedi della Padrona che le sembravano, da quella posizione, sempre più arroganti ad ogni centimetro guadagnato.
Le scarpe, che desiderava leccare per rappresentare la sua completa cessione, erano il suo traguardo, non riuscendo a staccare gli occhi da quelle estremità che, muovendosi lentamente sulle caviglie accavallate, sembrava che la stessero chiamando a loro.
Giunta a destinazione non aspettò nemmeno l’ordine e, sotto lo sguardo divertito dei Padroni, iniziò a leccare le scarpe, con piacere, con eccitazione che trasmetteva anche con i gesti lievi del corpo.
Alfredo, mentre la moglie si era fatta togliere le scarpe e le aveva messo un piede in bocca,
era andato a posizionarsi dietro di lei e, fattele aprire le gambe, cominciò a giocare con il suo sesso strofinando la punta della scarpa.
Era evidente che le stesse facendo male.
Lo capiva da come lei si contorceva appena senza, però, osare sottrarsi o, meglio, senza che volesse sottrarsi, offrendo quel sesso che le dava dolore e, con esso, la umiliava ed eccitava.
Alfredo trovò la punta della scarpa umida e, appoggiato il piede sul culo della schiava, lo fece notare alla moglie.
“La bestia è eccitata”.
Risero entrambi.
Ada si eccitò nell’essere derisa. Averla trovata eccitata in quella situazione di umiliante sottomissione, benché fosse cosa naturale per quel rapporto, la fece sentire nuda ed ulteriormente sottomessa, umiliata.
Impercettibilmente mosse il culo, quasi volesse scodinzolare, ripensando a quella “bestia” come era stata chiamata.
Si aspettava di essere chiamata ad usare la lingua in altri modi e luoghi ma, invece, i Padroni si alzarono e le ordinarono di seguirli.
di
scritto il
2022-05-15
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