Lady D. III parte.

di
genere
etero

Nel giugno 1986, superato l'ultimo esame, iniziai le ricerche prodromiche alla tesi di laurea, la cui redazione entrò nel vivo nel successivo autunno.
Natalia Ginzburg, nel suo "Lessico Famigliare", narra che sua madre definiva le vacanze estive della famiglia Levi, trascorse in montagna, come "il divertimento che il diavolo dà ai suoi figli".
Detta definizione, si attagliava, alla perfezione, alla redazione della tesi di laurea sotto la guida del pur ottimo Prof. ***, severo, giusto, ma pignolo all'inverosimile.
Più di una volta fui costretto a trascorrere intere giornate in biblioteca onde reperire il materiale.
Fu proprio in conclusione di una di queste giornate che, uscito con le pupille in fiamme, ed i neuroni allo stremo, dalla Biblioteca Nazionale Centrale, feci un pensierino circa una visita a quello stesso "circolo ricreativo" ove, poco meno di due anni prima avevo, con mia somma sorpresa, incontrata la Signora Dina.
Fui accolto dalla solita cameriera, sempre più incartapecorita, e, dopo qualche minuto, venni raggiunto, in sala d'attesa, da Donna Alessandra.
- Ha fatto bene a venire, Signorino!
Oggi posso offrirle una vera "chicca".
Una ragazza, non molto alta in verità, ma che la porterà in Paradiso: glielo assicuro!
Adesso è occupata, ma tra un quarto d'ora sarà a sua completa disposizione...
Un ultima cosa: se le aggrada, saprà usare la frusta divinamente, da vera "virtuosa"...come me, del resto...
- No, grazie! Preferisco rimanere sul "tradizionale"...
- Come vuole...
- E mi dica: la Signora "Milena"?
- Ah! Buona quella! Gliela raccomando... È stata da me tre settimane. È ben vero che mi ha riempito la casa di clienti, poco ci mancò che ci fosse la fila in strada, per poi sparire: letteralmente...
- Ma, se non sono indiscreto, come venne "arruolata"?
- Tramite una comune conoscenza, per mezzo della quale mi fece in seguito sapere di non essere più interessata a "scritture" sulla piazza di Roma...
E pensare che, se fosse tornata, l'avrei ricoperta d'oro...
Fu allora che finalmente, potei correttamente "incasellare" alcune informazioni, apprese nelle due estati precedenti, e che volevano la Signora Dina operare, nei mesi invernali, in una cittadina non troppo lontana da quella di residenza.
A ciò, debbo aggiungere la conferma del sospetto, che mi ronzava in testa da tempo, in base al quale la Signora Dina e, probabilmente, il suo del tutto degno consorte, facevano parte di una struttura di prostituzione, organizzata, per lo meno, a livello interregionale.
Donna Alessandra uscì, per poi tornare, dopo buoni venti minuti, in compagnia di...Lady D.
Truccatissima, in modo sofisticato ma giammai volgare, indossava un completo mutandine e reggiseno in LaTeX nero, guanti neri sino al gomito, calze a rete nere e gli immancabili sandaletti.
- Perbacco...
- Le piace? È tutta sua...
- Si, ma come le ho detto...
- Niente frusta, d'accordo: lasciamo il "Divino Marchese" alla sua detenzione alla Bastiglia!
Pagai, profumatamente, ed entrai con Eleonora, questo era il "nome d'arte" assunto da Lady D in tale frangente, in camera da letto.
Restandole alle spalle, le posai le mani sui fianchi e le dissi, quasi mormorando:
- Sapevo che, prima o poi, ti avrei incontrato in un..."esercizio commerciale" di questo tipo...
- Cosa vuoi? A me piace unire l'utile al dilettevole...e poi, sono una donna libera: lo sai...
A questo punto, pur non condividendone l'ideologia, pensai che Lenin, quando affermava che la libertà dovrebbe essere razionata non avesse avuto, a ben guardare, tutti i torti.
A parte questa silenziosa considerazione, sorridendo, risposi a Lady D guardando nel profondo dei suoi occhi:
- Il tuo modo di condire la minestra della vita con il dovuto pizzico di cinismo è, puramente e semplicemente, adorabile...
E, mentre ci scambiavano queste parole, le slacciavo il reggiseno e le mutandine. Quando rimase solo con le calze, presi ad accarezzarle il seno e le baciai il collo...
- Vai a lavarti...
- Si, e tu aspettami sul letto...
Quando rientrai, in costume di Adamo, la trovai sul letto, sguardo ed atteggiamento felini...
- Sei molto più bella di quanto non ricordavo...
Mi sdraiai e cominciai a baciarle la bocca col massimo ardore. Mi accorsi, tuttavia, che nel suo corrispondermi, eccome!, vi era come un fondo di disperazione: quasi che Lady D cercasse, in quel bacio, indubbiamente "mercenario", un fondo, un barlume di una speranza d'amore.
Scesi, poi, sino alle mammelle, al ventre ed al clitoride che leccai "summa cum laude" grazie agli insegnamenti della Signora Dina.
Lady D, intanto, artigliata la sovraccoperta, alternava grida e mugolii fino a dirmi, quasi implorando:
- Dai, prendimi...
E fu a quel punto che compresi: implorava la penetrazione perché con essa tornava a ricoprire, in pieno, il suo ruolo di "donna di piacere".
Iniziando il coito vero e proprio, in lei veniva a sparire ogni desiderio d'amore: tornava ad essere quella "donna pubblica" che aveva scelto di essere e che, con la più ferrea volontà, voleva essere.
La feci, dunque, mettere di profilo destro, sulla sponda del letto, in posizione fetale.
Sceso sul pavimento, la penetrai rimanendo in piedi.
La donna continuava a gridare e mugolare, secernendo a fontana; quando il mio scettro fu del tutto lubrificato, le poggiai i piedi sul pavimento, facendole tenere il resto del corpo, a pancia sotto, sul letto e feci irruzione nel suo ano.
- N...no...no...dai...si...si... ancora...non fermarti...
- Certo che non mi fermo...ne ho conosciute tante di zoccole...ma tu le superi tutte...sei la regina...
A queste parole, raggiunsi il suo clitoride e misi il turbo...
- Così mi uccidi...mi uccidi...ma continua... continua...voglio farmi scoppiare il cervello...
Quando fui per eiaculare, uscii dal suo corpo e la feci mettere sulla schiena; feci appena in tempo a toccarmi il sesso che questo iniziò ad eruttare una quantità incredibile di seme. Debbo specificare, che mi ero trattenuto all'inverosimile per assicurarle un godimento che l'avesse annientata.
Le mie folate biancastre aspersero tutto il suo addome, fino ad arrivare sui seni ed alla base del collo: neanche a quattordici anni!
Salii sul letto e, "more solito", mi assopii. Al risveglio, vidi Lady D uscire dal bagno con indosso un accappatoio.
Mi sorrise ed, a bassa voce, mi disse:
- Erano mesi che fingevo, che non davo tutta me stessa: oggi, mi hai fatto, letteralmente, impazzire...
Poi, ridendo, aggiunse:
- Certo che di tempo ne abbiamo perso all' università...
- Molto...troppo...ma se vuoi...
Non rispose. Qualche minuto dopo mi disse:
- Su... è ora di andare.
Mi vestii e, quando fummo sulla porta, dopo averla sensualissimamente baciata, le dissi:
- Arrivederci, mia sovrana...
- No, mio giovane guerriero...addio!
E scesi in strada per tornare a casa.
* * *
Incontrai, cinque anni dopo, "Lady D" nei corridoi del Tribunale di Roma.
Indossava un severissimo tailleur pantalone nero, ma il tempo era stato molto, molto clemente con lei.
Quando le parlai le dissi:
- Hai ancora l'aspetto della studentessa di dieci anni or sono:
complimenti...
Lady D, quasi sovrappensiero, rispose:
- Bei tempi quelli...
Aggiunsi:
- Donna Alessandra?
- Come, non lo sai? È morta, è morta tre anni fa, non lo sapevi?
- No, non lo sapevo... malattia od incidente?
- Arresto cardiaco durante una banale appendicectomia...
- Ma...quanti anni aveva?
- Cinquantotto, ma ne dimostrava, almeno, venti di meno...
- E la casa?
- C'è un albergo, adesso...
- E l'Avv.***?
- Ogni tanto ci vediamo... è ancora nel pieno delle forze virili, lo sai?
- Sono molto contenta per entrambi...ma...sua moglie?
- Tu non ci crederai, ma siamo diventate ottime amiche.
Vedi, dopo avermi confidato di essere praticamente asessuata, e che se non avesse conosciuto l'Avv.***, sarebbe entrata in convento, mi ha detto che, dopo avergli dato il terzo figlio, gli aveva chiesto, ed ottenuto, di poter rimanere casta, fermo restando il di lui diritto ad avere delle "glossae extravagantes" per dir così "non impegnative".
Per questo, mi avrebbe serbata la più totale gratitudine.
- Contenti loro...
Dopo qualche altra banalità, ci salutammo ed io, col morale sotto la suola delle scarpe, rincasai chiedendomi, una volta di più, a partire dal giorno che avevo varcato il portone della Facoltà di Giurisprudenza, perché certe donne, come "Lady D" e migliaia di altre, intelligentissime, coltissime ed, incredibile ma vero, studiosissime, si buttino via in codesto triviale modo.
Non credo si possa parlare di ninfomania, in quanto una ninfomane se ne sarebbe altamente stropicciata di studiare, riservando le proprie energie per l'amata "ginnastica da letto".
Andando con la mente a note figure del passato quali Cleopatra, Messalina, Lucrezia Borgia ed altre, credo che ciò accada per soddisfare un desiderio di gestire un potere, ma un potere nascosto privo, illusoriamente privo, dei rischi di quello palese.




scritto il
2022-06-02
2 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Lady D. II parte.

racconto sucessivo

La "maitresse".
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.