Les "Cocottes" II. Nadia.

di
genere
etero

Appassiti gli, invero effimeri, allori, trascorsa la lunga estate del 1987, permeata da un irreale senso di libertà, nell'autunno ero ripiombato nella più cupa solitudine.
La pratica notarile era stata intrapresa soltanto formalmente, ma tutt'altro che sostanzialmente, essendomi concesso un "semestre sabbatico" "post lauream".
Di contro, avevo trovato, allora come sei anni prima, in attesa dell'inizio delle lezioni all'università, nello studio di "materie alternative", con conseguenti, frequenti sopralluoghi presso la Biblioteca Nazionale Centrale,un efficace antidoto al "tedio", con buona pace del Conte Giacomo Leopardi.
Per sovrammercato, il tornare torvo dello sguardo paterno, il quale, alla granitica convinzione che i figli si dovessero educare opprimendoli e molestandoli in tutte le maniere, accompagnava l'altrettanto granitica convinzione che, oggi come ieri, i laureati avessero avuto, "ipso facto", una "autostrada professionale" aperta davanti a loro, se non contribuiva, ovviamente, a rasserenare il tutto, mi induceva a moltiplicare le occasioni per uscir di casa.
Fu, dunque, in un umido pomeriggio di novembre, che per ovviare, per un'oretta, a detta situazione, suonai il campanello di una "casa allegra" posta nel quadrante sud della città.
In verità, non era la prima volta che mi recavo sul posto avendola, alcune volte, visitata durante gli anni dell'università.
Venni ricevuto dalla solita cameriera "tres agee", il che mi fece supporre che, la servitù operante in "certuni ambienti", sia, il più delle volte, reclutata nei gerontocomi per collaboratori domestici.
La stessa, mi guido' in una antisala rettangolare, di circa due metri per tre, nella quale erano state montate alcune cabine di legno chiuse, ogniuna, da una pesante tenda blu scuro. All'interno di ogni cabina, vi era, ovviamente, una sedia, nonché una mensola, recante sopra riviste "a la page", come sempre, assolutamente "vintage".
Attesi quasi mezz'ora, per poi essere indirizzato, sempre dalla geriatrica "colf", verso una porta sul fondo dell'antisala.
Questa si aprì e potei vedere una giovane donna, alta oltre il metro e settanta, ben truccata, dai capelli berberamente crespi, ed indossante una vestaglia grigia, lunga sino ai piedi che, stranamente, calzavano comuni pantofole.
Mi gratificò di un luminoso ed apertissimo sorriso e mi disse:
- Allora?
- Potrebbe...
E mimai il gesto di aprire la vestaglia.
La ragazza acconsentì e potei, per un paio di minuti, ammirare un corpo leggermente magro, abbronzato, con seni "a coppa di champagne" ed indossante soltanto un minislip rosa.
Entrai di buon passo ed, una volta portata a termine la "cerimonia" della svestizione e del lavaggio, sempre rimanendo alle spalle della ragazza, le sfilai la vestaglia.
Il suo corpo era totalmente abbronzato, come lo sarebbe potuto essere intorno al Ferragosto, ed i suoi seni erano quelli di una quindicenne.
Si tolse il minislip mostrando, sul davanti, un pube ornato da un foltissimo cespuglio castano e, per quanto concerne il "lato b" , un paio di natiche alte e sode.
- Dai, sdraiati...
Si sdraiò ed io, come al solito, iniziai ad accarezzarle il corpo.
- Hai il corpo di una giovane dea...ma...non sarai minorenne?
Rise sommessamente per poi rispondermi:
- Ma se ho ventinove anni... è ben vero che non li dimostrò...sai? Me lo dicono tutti...
Nel frattempo, ero giunto al pube e lo stavo blandendo come se fosse stato il mantello di un cavallo.
- Sei molto folta...
- Proprio così...
Intanto, l'indice ed il medio della mia mano destra avevano preso ad occuparsi del suo sfintere e la mia lingua, facendo lo "slalom" tra i ciuffi di peli, era giunta al suo clitoride, duro come una biglia di vetro.
Le secrezioni vaginali non tardarono ad entrare in scena, come sempre abbondantissime.
Continuai per diversi minuti, accompagnato dal sottofondo dei suoi mugolii; poi la feci mettere sul lato destro, in posizione fetale e, mantenendomi alle sue spalle, poste le mie mani sui suoi fianchi, penetrai in lei.
Nonostante le secrezioni, mi accorsi che la sua vagina era piuttosto stretta, per cui, quando fui "a metà strada" le dissi:
- Se provi dolore, dimmelo...
- Vai tranquillo: sei molto grosso ma entrerai tutto...
E così fu: giunto "alla meta", mi fermai, feci un sospiro di sollievo ed iniziai la "cavalcata".
Nadia, così mi aveva detto di chiamarsi, cominciò ad emettere dei brevi gridolini, intervallati da "si, si, ancora, non ti fermare...",
mentre le sue mani, percorse come da scosse elettriche, stropicciavano le lenzuola.
Naturalmente, la mia mano sinistra, si occupava, diligentemente, del suo clitoride.
Benché mi fossi trattenuto al massimo - il corpo di Nadia meritava un trattamento adeguato - l'eiaculazione non tardò ad arrivare: abbondante, potente fin quasi alla violenza, totalmente travolgente.
Svuotato, mi concessi qualche minuto di "relax", mentre Nadia, alzatasi elegantemente, andò a rinfrescarsi nella minuscola "toilette".
Intravidi che si era seduta sul bidet dando le spalle al muro: ottimamente.
Mentre si tratteneva in bagno, mi venne fatto di pensare che, le "cocottes", mi avevano, sempre, negato di godere sui loro corpi, e questo anche quando l' incontro "a titolo oneroso" aveva avuto luogo dopo diversi incontri "a titolo gratuito", come accadde con la Signora Dina.
Al suo ritorno nella stanza le chiesi:
- Hai forse praticato la danza? Ti sei alzata con la grazia di un' "etoile".
Nadia, sorridendo, scosse la testa, come per dire di no...
- Mi piacerebbe depilarti tutta...
- Se mi dessi un milione di Lire...
- Te li fai pagare bene i tuoi peli... - e scoppiammo a ridere.
Vestitomi, uscii in strada e mi diressi verso casa: avrei fatto ritorno a quel tran tran che, per un oretta, l'ottima Nadia mi aveva fatto dimenticare.
P. S. Ci furono diversi altri incontri con Nadia, nei quali, entrambi, abbandonammo l'iniziale "formalismo" per dare libero sfogo ai nostri, rispettivi, "istinti"...
anche senza "prendere precauzioni": ma queste sono altre storie.

scritto il
2022-06-11
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