Donna Sabrina III parte.
di
Sir Wilfred
genere
etero
Per l'intera estate del 1996, Donna Sabrina ed io ci divertiremo "alla grande", sia pure con tutte le "precauzioni" che il caso imponeva. Tuttavia, i sensi di colpa, sia nei confronti di Donna Rebecca, sia, soprattutto, nei confronti di "Lady Rowena", mi erano "fedeli compagni di viaggio".
La stagione, ormai, declinava. Il solleone aveva ceduto il posto a quelle giornate di inizio settembre, luminosissime, vieppiù ventilate e fresche, in grazia dei primi temporali iniziati già nell'ultima decade di agosto.
La luce del giorno cominciava ad essere, di gran lunga, meno violenta e, con il tramonto, notevolmente anticipato, si spandeva, tutt'attorno, un senso di dolce malinconia.
La Natura ricordava così, agli uomini, che, dopo i carnascialmente allegri e spensierati giorni d'agosto, sarebbe arrivato l'autunno: il tempo della ripresa del lavoro, cui si accompagnava, in me, fin da quando ero bambino, un desiderio, quasi accorato, di introspezione.
Non per nulla, in quel periodo dell'anno, ero solito ammirare il calar del sole, ascoltando il Terzo Movimento della Terza Sinfonia di Brahms.
Più di una volta, negli ultimi anni, mi ero recato a *** ad autunno inoltrato ed, ogni cosa, mi era apparsa sotto una luce grandemente diversa.
Il paese, immerso nel silenzio della sera e pressoché deserto, da una parte mi seduceva, quasi mi "obbligava", a "guardarmi dentro", dall'altra, grazie a qualche batuffolo di nebbia che mai mancava di entrare in scena dopo il tramonto, mi sembrava svelare un suo lato profondamente arcano, che la luce dell'estate contribuiva, egregiamente, a celare.
Mancavano due giorni al ritorno a Roma e, quella sera, mi accomiatai, nelle dovute maniere, dai conoscenti della via ove abitava Donna Sabrina.
Al momento di dirigermi verso casa, sentii, chiaramente, Donna Sabrina dire ad una sua vicina:
- Domani è venerdì!
Compresi: non potevo abbandonarla "sic et simpliciter".
L'indomani mattina, bussai alla sua porta; questa si aprì, senza rivelare chi vi fosse all'interno.
Entrai e chiusi: subito apparve Donna Sabrina.
Era completamente nuda, salvo che per sandaletti con i tacchi a spillo, ed era truccata: in modo sobrio, ma era truccata.
Ci baciammo, poi lei si staccò dicendomi:
- Vieni, andiamo in bagno.
Pensai che volessi farsi ammirare mentre si dedicava all'igiene intima, invece appena giunti mi disse:
- Ti prego, facciamolo sotto la doccia...
Acconsentii, mi spogliai ed entrammo nella cabina.
L'acqua, non gelata né bollente, cominciò a scorrere su di noi.
Riprendemmo a baciarci: un bacio "alla francese" lungo e profondo.
Nel frattempo, le carezzavo la schiena, scendendo fin quasi alle sue natiche, ben sode per una donna della sua età.
Anche Donna Sabrina mi carezzava la schiena, sfiorando la mia pelle in corrispondenza della colonna vertebrale, dandomi dei piacevolissimi brividi.
Il mio scettro, intanto, aveva raggiunto il massimo grado di erezione ed io decisi, data la compatibilità delle altezze, di penetrarla nella "posizione del cigno".
Il corpo della donna si aprì, come la terra si apre al passaggio del vomere, ed io presi saldamente possesso dei suoi fianchi.
Ancora una volta, entravo nel suo corpo, "al galoppo", eccitato, ancora più, dalla sua voce che diceva:
- Dai dai, non ti fermare...voglio lasciarti un ricordo indimenticabile di questo nostro ultimo incontro!
Uscii dal lei, la voltai e iniziai a prenderla da dietro, ghermendole, nel contempo, le mammelle per poi dedicarmi al suo clitoride.
- Ancora, ancora...non ti fermare... ancora...
Arrivò il momento di usare l'"uscita posteriore": lo feci con il massimo impegno: il suo grido, al momento della penetrazione, mi aveva reso, letteralmente, folle di piacere.
Esplosi, una prima volta, stringendole le natiche, per poi uscire e, conservando l'erezione, la feci girare ed inginocchiare, per poi irrumarla.
Non ho alcuna difficoltà ad ammettere di essere entrato nella sua bocca con un segreto, potrei scrivere inconscio, senso di disprezzo per quella donna.
Lungi da me l'idea di negare le mie responsabilità: avevo sedotto una sposa ed una madre, la quale, a sua volta, aveva corrisposto, tranquillamente, alle mie "avance".
Se io, essendo tutt'altro che un novello "Casanova", ero, tranquillamente, giunto "a piaggia", ciò dimostrava, ripeto: a mio sommesso avviso e ferme restando tutte le mie colpe, anche l'assoluta oggettiva "incertezza" dei suoi costumi.
Come ebbi a scrivere in un mio precedente racconto, "il mercato" si forma quando vi è incontro di domanda ed offerta.
Donna Sabrina mi dimostrò tutta l' "arte" appresa all'ombra delle "due torri": ebbi una seconda, violentissima, eiaculazione.
Con la testa nell'ovatta, feci appena in tempo ad uscire dalla doccia, ad avvolgermi in un telo da bagno, trascinarmi in camera da letto e stramazzare su quelle ruvide, fresche lenzuola.
Mi riebbi dopo un'ora abbondante e trovai Donna Sabrina sdraiata accanto a me; mi sorrideva, malinconicamente.
- Così, domani torni a Roma...
- Si!
- Sarà lungo l'inverno senza di te.
- Anche senza di te...
A questo punto, Donna Sabrina parve inalberarsi, seppur leggermente.
- Ma dai,...mi hanno detto che tu sei fidanzato, e con una nobile, per giunta!
- Magari: io e "Lady Rowena" siamo "soltanto amici"...
- Ma tu l'ami: guarda - e mi prese la mano sinistra indicandomi la linea del cuore.
- Vedi? Qui leggo che tu sposerai, non domani mattina, ovviamente, una donna che conosci già da qualche anno. Essa è altera, coltissima, nobile, ricca.
Ma...bada a quel che che farai...
lei soffrì, e molto, per amore: per colpa di uno sciocco che si rifiutò di apprezzare, o non fu in grado di apprezzare, le sue, immense, ricchezze interiori.
Per questo, pur amandoti, moltissimo e profondamente, preferisce tenerti ancora sulla corda.
Lei vuole far luce nel suo cuore, vuole essere sicura dei suoi e, vieppiù, dei tuoi sentimenti: capisci?
- Capisco - le risposi; e nel risponderle abbassai lo sguardo, quasi vergognandomi di tutto quello che c'era stato, in quell'estate, tra noi due.
Ci rivestimmo e scambiammo, di fronte all'uscio chiuso, il nostro ultimo bacio, dall'ovvio, amaro sapore.
Uscii all'aperto, e nel cielo potei vedere che il vento stava finendo di spazzare, dal volto del sole, una nuvolaglia grigiastra.
Ne trassi un ulteriore buon auspicio, dopo quelli "chiromantici" di Donna Sabrina.
EPILOGO.
Nel successivo dicembre, "Lady Rowena" accettò di vivere insieme a me le nostre vite future; ci fidanzammo, per poi convolare a nozze, sette anni dopo.
Da allora, vissi felice con quella che, senza alcuna incertezza, posso definire, anche alla luce dei precedenti errori, "l'unica e sola donna della mia vita".
Pur continuando a trascorrere le mie, o meglio, le nostre vacanze a ***, non ebbi più occasione di incontrare, o di far visita, naturalmente con mia Moglie, a Donna Sabrina.
Da informazioni assunte un paio di anni or sono, parrebbe che sia lei che il marito siano passati "a miglior vita".
La stagione, ormai, declinava. Il solleone aveva ceduto il posto a quelle giornate di inizio settembre, luminosissime, vieppiù ventilate e fresche, in grazia dei primi temporali iniziati già nell'ultima decade di agosto.
La luce del giorno cominciava ad essere, di gran lunga, meno violenta e, con il tramonto, notevolmente anticipato, si spandeva, tutt'attorno, un senso di dolce malinconia.
La Natura ricordava così, agli uomini, che, dopo i carnascialmente allegri e spensierati giorni d'agosto, sarebbe arrivato l'autunno: il tempo della ripresa del lavoro, cui si accompagnava, in me, fin da quando ero bambino, un desiderio, quasi accorato, di introspezione.
Non per nulla, in quel periodo dell'anno, ero solito ammirare il calar del sole, ascoltando il Terzo Movimento della Terza Sinfonia di Brahms.
Più di una volta, negli ultimi anni, mi ero recato a *** ad autunno inoltrato ed, ogni cosa, mi era apparsa sotto una luce grandemente diversa.
Il paese, immerso nel silenzio della sera e pressoché deserto, da una parte mi seduceva, quasi mi "obbligava", a "guardarmi dentro", dall'altra, grazie a qualche batuffolo di nebbia che mai mancava di entrare in scena dopo il tramonto, mi sembrava svelare un suo lato profondamente arcano, che la luce dell'estate contribuiva, egregiamente, a celare.
Mancavano due giorni al ritorno a Roma e, quella sera, mi accomiatai, nelle dovute maniere, dai conoscenti della via ove abitava Donna Sabrina.
Al momento di dirigermi verso casa, sentii, chiaramente, Donna Sabrina dire ad una sua vicina:
- Domani è venerdì!
Compresi: non potevo abbandonarla "sic et simpliciter".
L'indomani mattina, bussai alla sua porta; questa si aprì, senza rivelare chi vi fosse all'interno.
Entrai e chiusi: subito apparve Donna Sabrina.
Era completamente nuda, salvo che per sandaletti con i tacchi a spillo, ed era truccata: in modo sobrio, ma era truccata.
Ci baciammo, poi lei si staccò dicendomi:
- Vieni, andiamo in bagno.
Pensai che volessi farsi ammirare mentre si dedicava all'igiene intima, invece appena giunti mi disse:
- Ti prego, facciamolo sotto la doccia...
Acconsentii, mi spogliai ed entrammo nella cabina.
L'acqua, non gelata né bollente, cominciò a scorrere su di noi.
Riprendemmo a baciarci: un bacio "alla francese" lungo e profondo.
Nel frattempo, le carezzavo la schiena, scendendo fin quasi alle sue natiche, ben sode per una donna della sua età.
Anche Donna Sabrina mi carezzava la schiena, sfiorando la mia pelle in corrispondenza della colonna vertebrale, dandomi dei piacevolissimi brividi.
Il mio scettro, intanto, aveva raggiunto il massimo grado di erezione ed io decisi, data la compatibilità delle altezze, di penetrarla nella "posizione del cigno".
Il corpo della donna si aprì, come la terra si apre al passaggio del vomere, ed io presi saldamente possesso dei suoi fianchi.
Ancora una volta, entravo nel suo corpo, "al galoppo", eccitato, ancora più, dalla sua voce che diceva:
- Dai dai, non ti fermare...voglio lasciarti un ricordo indimenticabile di questo nostro ultimo incontro!
Uscii dal lei, la voltai e iniziai a prenderla da dietro, ghermendole, nel contempo, le mammelle per poi dedicarmi al suo clitoride.
- Ancora, ancora...non ti fermare... ancora...
Arrivò il momento di usare l'"uscita posteriore": lo feci con il massimo impegno: il suo grido, al momento della penetrazione, mi aveva reso, letteralmente, folle di piacere.
Esplosi, una prima volta, stringendole le natiche, per poi uscire e, conservando l'erezione, la feci girare ed inginocchiare, per poi irrumarla.
Non ho alcuna difficoltà ad ammettere di essere entrato nella sua bocca con un segreto, potrei scrivere inconscio, senso di disprezzo per quella donna.
Lungi da me l'idea di negare le mie responsabilità: avevo sedotto una sposa ed una madre, la quale, a sua volta, aveva corrisposto, tranquillamente, alle mie "avance".
Se io, essendo tutt'altro che un novello "Casanova", ero, tranquillamente, giunto "a piaggia", ciò dimostrava, ripeto: a mio sommesso avviso e ferme restando tutte le mie colpe, anche l'assoluta oggettiva "incertezza" dei suoi costumi.
Come ebbi a scrivere in un mio precedente racconto, "il mercato" si forma quando vi è incontro di domanda ed offerta.
Donna Sabrina mi dimostrò tutta l' "arte" appresa all'ombra delle "due torri": ebbi una seconda, violentissima, eiaculazione.
Con la testa nell'ovatta, feci appena in tempo ad uscire dalla doccia, ad avvolgermi in un telo da bagno, trascinarmi in camera da letto e stramazzare su quelle ruvide, fresche lenzuola.
Mi riebbi dopo un'ora abbondante e trovai Donna Sabrina sdraiata accanto a me; mi sorrideva, malinconicamente.
- Così, domani torni a Roma...
- Si!
- Sarà lungo l'inverno senza di te.
- Anche senza di te...
A questo punto, Donna Sabrina parve inalberarsi, seppur leggermente.
- Ma dai,...mi hanno detto che tu sei fidanzato, e con una nobile, per giunta!
- Magari: io e "Lady Rowena" siamo "soltanto amici"...
- Ma tu l'ami: guarda - e mi prese la mano sinistra indicandomi la linea del cuore.
- Vedi? Qui leggo che tu sposerai, non domani mattina, ovviamente, una donna che conosci già da qualche anno. Essa è altera, coltissima, nobile, ricca.
Ma...bada a quel che che farai...
lei soffrì, e molto, per amore: per colpa di uno sciocco che si rifiutò di apprezzare, o non fu in grado di apprezzare, le sue, immense, ricchezze interiori.
Per questo, pur amandoti, moltissimo e profondamente, preferisce tenerti ancora sulla corda.
Lei vuole far luce nel suo cuore, vuole essere sicura dei suoi e, vieppiù, dei tuoi sentimenti: capisci?
- Capisco - le risposi; e nel risponderle abbassai lo sguardo, quasi vergognandomi di tutto quello che c'era stato, in quell'estate, tra noi due.
Ci rivestimmo e scambiammo, di fronte all'uscio chiuso, il nostro ultimo bacio, dall'ovvio, amaro sapore.
Uscii all'aperto, e nel cielo potei vedere che il vento stava finendo di spazzare, dal volto del sole, una nuvolaglia grigiastra.
Ne trassi un ulteriore buon auspicio, dopo quelli "chiromantici" di Donna Sabrina.
EPILOGO.
Nel successivo dicembre, "Lady Rowena" accettò di vivere insieme a me le nostre vite future; ci fidanzammo, per poi convolare a nozze, sette anni dopo.
Da allora, vissi felice con quella che, senza alcuna incertezza, posso definire, anche alla luce dei precedenti errori, "l'unica e sola donna della mia vita".
Pur continuando a trascorrere le mie, o meglio, le nostre vacanze a ***, non ebbi più occasione di incontrare, o di far visita, naturalmente con mia Moglie, a Donna Sabrina.
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