Donna Sabrina II parte.

di
genere
etero

In tutta sincerità, per l'intera settimana successiva al mio primo "incontro ravvicinato" con Donna Sabrina, venni assediato da sentimenti assolutamente contrastanti.
Da una parte, l'orgoglio di maschio per aver posseduto una femmina rovente come Donna Sabrina; dall'altra, il senso di colpa, profondissimo, nei confronti dell'affetto umano di, e per, "Lady Rowena" la quale, pur non essendo ancora la mia fidanzata "ufficiale", in più di un'occasione, mi aveva esternato, seppur "in codice", i reali sentimenti da lei nutriti nei miei confronti.
Come se tutto quanto sopra non fosse bastato, mi si era seduto in testa un dubbio.
Donna Sabrina era un insieme di "troppo":
1) troppo "femmina";
2) troppo "pronta a concedersi";
3) troppo "esperta".
Il tutto, senza dimenticare che mi trovavo a che fare con una semplice casalinga, anche se non più
giovanissima e, per questo, titolare di un capitale, più o meno grande, di "esperienza".
Se fosse stata, puramente e semplicemente, una donna insoddisfatta o, "tout court" una ninfomane, non solo in paese si sarebbe tranquillamente risaputo ma, vieppiù, si sarebbe notato un qualche "movimento sospetto" intorno alla sua abitazione.
Invece, nulla di nulla.
Decisi di investigare: un avvocato penalista è, per i quattro settimi, un investigatore, per cui posso affermare di aver saputo come, e dove, muovermi.
Mi rivolsi, allora, al mio vecchio amico Orazio, l'anziano orologiaio del paese.
*** è un piccolo centro per cui, già nell'ormai remoto 1994, un allora sessantaseienne poteva, egregiamente, giuocare il ruolo di "memoria storica".
Ciò, al medesimo modo in cui continua a giuocarlo a tutt'oggi.
Meritano di essere, a questo punto, sottolineate due cose:
1) il prototipo dell'uomo pettegolo, venne stigmatizzato, già nel 1736, dal "collega" Carlo Goldoni del Foro di Venezia, nella sua commedia intitolata "La Bottega del Caffè".
Personalmente, concordo pienamente con l'illustre Autore per quanto riguarda la negatività, assoluta, del personaggio di Don Marzio.
2) L'amico Orazio, come me, del resto, per dirla con Giovanni Ansaldo, era, e continua ad essere
tuttora, "una banca di deposito e non di emissione": a buon intenditor...
Orazio non si fece pregare e, trascorsi i necessari "tempi tecnici", mi fece un rapporto assolutamente esaustivo.
In particolare, mi riferi':
1) che Donna Sabrina, in gioventù e, comunque, prima del matrimonio, era stata "fortemente sospettata" di aver "esercitato" la "professione più antica del mondo", beninteso in località decisamente lontane dal luogo di residenza.
Ciò, a causa lunghi periodi di assenza da casa, fragilmente motivati;
2) tuttavia, la stessa, da quando aveva contratto matrimonio, aveva rigato drittissima. Meritava, però, di essere sottolineato come il marito, molto più anziano, soffriva, da tempo, di problemi di prostata, culminati, tempo addietro, con un intervento chirurgico.
Uhm...
Ringraziai, di tutto cuore, il vecchio amico, dei cui servigi, ad onor del vero, mi ero, in precedenza, ripetutamente avvalso.
Basti pensare, che fu proprio lui a riscontrare l'informazione in base alla quale, anche le due "cognatine", Dina e Lina, "in illo tempore", avevano "prestato servizio" in una "casa allegra", ovviamente ben lontana dal luogo di residenza.
Ciò fu possibile in quanto, trovandosi a Pescara per lavoro, il buon Orazio si era rivolto, in diverse occasioni, al medesimo "circolo ricreativo" ove le stesse "esercitavano".
Il giovedì sera, passai per la strada ove abitava Donna Sabrina, per preannunziarle, con la massima cautela e discrezione, la mia visita per la mattinata seguente.
Infatti, l'indomani, dopo essermi ben sincerato della partenza del Signor Mauro per ***, andai a bussare alla porta della casa di Donna Sabrina.
La trovai socchiusa, entrai e trovai Donna Sabrina che mi accolse in mutandine e reggiseno, bianchi.
Inoltre, aveva indossato un paio di sandaletti con i tacchi a spillo.
Chiusa la porta, mi prese per mano, e mi guido' verso la camera da letto, giacente, come tutta la casa, del resto, in una dolce penombra.
Appena entrati, prendemmo a baciarci e, nel contempo, Donna Sabrina mi tastava, con la destra, la patta dei pantaloni.
- Hai fame, vedo.
- E una settimana che non faccio che spararmi ditalini...tu non sai che voglia ho di te.
- Oppure... è solo voglia di sesso?
Non rispose, ma andò a sdraiarsi sul letto; mi denudai e la raggiunsi.
Oh, il piacere di giacere su quelle lenzuola ruvide, all'antica, freschissime, e di respirare quell'odore, tutto particolare, che impregna le case ove si trovano mobili d'epoca!
Riprendemmo a baciarci, mentre le toglievo la "lingerie"; il suo corpo aveva un tenue odore di sapone alla lavanda: giusto "pendant" con la stanza, arredata con mobili e biancheria ottocentesca.
Iniziai ad esplorarle l'ano con l'indice ed il medio della mano destra, strappandole dei lunghi mugolii di piacere, resi sordi dal nostro baciarci.
Scesi ad adorare tutta la sua pelle, serica, giù, giù, sino ad aprire i petali del suo "fiore di carne" ed a giungere al suo clitoride, di fuoco.
Lo leccai, a lungo, - grazie Donna Dina e grazie a tutte le mie "insegnanti" di sesso - beandomi nel vedere Donna Sabrina "artigliare" le lenzuola.
Le sue secrezioni, invero molto abbondanti, avevano un aroma, ed un sapore, dolcissimi.
Ci staccammo: alzatici in piedi, feci inginocchiare Donna Sabrina di fronte al mio scettro, durissimo.
Lei, spontaneamente, dapprima mi leccò il glande, appassionatamente, per poi passare la sua lingua "diabolica" al meato.
Io soffrivo, digrignando i denti, scarmigliandole i capelli, ansimando, fino a quando si decise ad accettare l'irrumazione ed ad iniziare a succhiarmi.
Sadicamente, crudelmente, alternava lentezza e velocità, portando la mia piacevole sofferenza al parossismo.
- Maledetta, mi stai facendo morire...
Esplosi: un' eiaculazione devastante, oceanica, totalizzante.
Quando finii di svuotarmi, rimanendo eretto, le feci assumere la posizione "a la levrette" ed iniziai a penetrare la sua vagina, traboccante di secrezioni.
Donna Sabrina riprese ad alternare gridolini e mugolii fino ad esplodere in un "oooh!", quando, "scaldata a dovere", iniziai ad agire sul suo clitoride.
Iniziò a muovere la testa a destra e sinistra, pregandomi di non smettere e chiamandomi, più volte, "insaziabile stallone", "tutto maschio" ed altri consimili gratificanti epiteti.
Dopo circa dieci minuti, uscii da lei per andare, senza sospendere l'azione sul clitoride, a forzare il suo sfintere che, incredibilmente, contrariamente a tutte le previsioni, non trovai così allargato come prevedevo: tuttavia, entrai.
Ovviamente Donna Sabrina gridò, per poi, subito dopo, aggiungere:
- Ancora, ancora, ancora...
Notai, guardando il suo volto riflesso nello specchio, due lacrime, sicuramente originate dal "piacevole dolore" del "coitum in vase indebito", sgorgare dai suoi occhi.
Resistetti un quarto d'ora, poi avvicinandosi l'"esplosione", uscii da lei, la feci rimettere in posizione supina e ripresi il coito frontale per alcuni minuti.
Poche eiaculazioni mi fecero sentire così "maschio": non solo per la quantità di seme emesso, non solo per la molteplicità e la violenza dei fiotti che si schiantarono sul corpo della donna.
Mi sentivo "maschio", soprattutto, pel senso di dominio, assoluto, su quella donna che per me, in quel momento, rappresentava la "femmina per eccellenza".
L'addome di Donna Sabrina era, letteralmente, coperto di sperma che si spingeva fin quasi alla base dei suoi seni, invero poco più grandi d'una coppa di champagne; lei, ansimando, mi sorrideva soddisfatta.
- Non ho mai goduto così: credimi...
- Neanch'io! Sei troppo brava, troppo esperta... dì la verità: tu...
- A vent'anni, per farmi la dote, andai a fare la "cameriera" a Bologna.
Fu lì che imparai tutto.
- Era una "casa allegra", vero?
Rispose, senza affettare alcuna vergogna:
- Si. Mi ricordo ancora la mia "iniziazione". Le "compagne", dopo avermi denudata, mi accompagnarono in bagno e mi lavarono, eccitandomi al massimo.
Una volta asciugata, mi condussero nella mia stanza, ove mi attendevano tre uomini, nudi: un negro, un biondo, tipo tedesco, per intenderci, ed un marocchino: tutti dotatissimi.
Fecero sdraiare il negro sul letto, poi mi impalarono sul suo sesso; il biondo penetrò nel mio ano ed il marocchino entrò nella mia bocca.
Ogni volta che godevano in me, si davano il cambio: quando ognuno di loro ebbe goduto in tutti e tre i miei orifizi, la "cerimonia" terminò con una masturbazione collettiva sul mio corpo. Non nego di aver goduto come una pazza!
- Più di quest'oggi con me?
- Con te, oggi, ho goduto come una donna, quel giorno godetti come una ragazza di poco più di vent'anni...capisci?
E poi, quando si è costretti a fare sesso perché dietro c'è un pagamento...non è che si goda poi tanto "serenamente": mi sono spiegata?
- Perfettamente...e tuo marito?
- Lo ha sempre saputo...il "primo" fu proprio lui, ma gli è andato bene così...
- Toglimi una curiosità: rapporti lesbici?
- In gioventù, a Bologna, con le "colleghe". Quasi tutte le sere, finito di lavorare, cenavamo e ci
"divertivamo", tra di noi.
- Curiosità: la Polizia?
- Mai vista, in verità.
Mi rivestii e mi avviai all'uscita, accompagnato da Donna Sabrina, rimasta completamente nuda e che camminava in punta dei piedi, quasi danzando.
La luce, filtrante dalle persiane, colpiva la sua pelle madida di sudore misto a sperma e le donava l'aspetto di una dea, una dea dell'amore, del piacere e del sesso, disfatta come una baccante ed evocante, in sé, una sensualità portata all'estremo.
Dopo esserci baciati, ancora una volta, alla francese, aprii la porta ed uscii alla luce del sole, mentre Donna Sabrina provvedeva a celarsi dietro una tenda.
In verità, moralmente parlando, non ero proprio al "top" quando salii sulla bicicletta per far ritorno alla mia vita di tutti i giorni.

scritto il
2022-07-20
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