Schiava dell'amica e dei suoi genitori (parte 10)

di
genere
sadomaso

Al parcheggio del supermercato la fecero scendere, notando il suo enorme imbarazzo per essere esposta, nuda, in una evidente situazione di schiavitù.
“Sbrigati, lo vedi che le altre schiave sono inginocchiate davanti alle loro Padrone, mettiti giù anche tu, senza fare storie”.
La videro titubante e quelle ginocchia si piegarono con estrema lentezza ed incertezza.
“Muoviti schiava, non farci fare cattive figure che qui ci conoscono”.
Il fatto era che conoscevano anche Erica, sapevano della storia della sua famiglia e che loro l’avevano acquistata.
Quella era la loro prima uscita pubblica e, quindi, avevano gli occhi addosso di tutti coloro che conoscevano loro o anche solo la loro storia.
Tra qualche tempo sarebbero stati parte del nucleo cittadino e nessuno avrebbe più notato la schiava, fermandosi solo a parlare o salutare le Padrone.
Finalmente le ginocchia di Erica toccarono l’asfalto.
Fu Noemi a tenere in mano il guinzaglio che le aveva attaccato al collare.
Isabella, nel chiudere il portellone posteriore, vide le sue mutandine bagnate che, tolte dalla bocca della schiava, aveva gettato in un angolo della gabbia, mentre quelle di Noemi erano state lasciate sotto al sedile dell’autista.
“Le laverà a mano la schiava quando torneremo”.
Avevano riso, eccitate, a quella battuta.
“Schiava, tutto sommato ti stiamo portando in giro, facendoti rivedere il mondo, dopo mesi dalla tua riduzione in schiavitù nei quali sei stata rinchiusa. Dovresti ringraziarci”.
Noemi, pronunciata la frase, guardò dall’alto la ragazza e restò in attesa, finché Erica baciò loro le mani.
“Grazie Noemi, grazie Isabella”.
Quest’ultima era troppo eccitata e non resistette.
“Bacia i nostri piedi per ringraziare, come ti abbiamo insegnato a casa".
Per entrambe fu piacevole chiamarla finalmente schiava, parola che da tempo avevano sulla punta della lingua senza il coraggio di fare uscire.
Ci fu un momento di fermo imbarazzo da parte di Erica perché erano in pubblico.
“Giù, fai la brava schiava, muoviti”.
Le buone maniere erano destinate al termine.
“Devo usare il frustino?”.
Il tono di Noemi era particolarmente duro, come Erica non lo aveva mai sentito.
Lentamente abbassò il capo a terra e baciò i loro piedi, prima Noemi, la mamma della sua amica d’infanzia, la donna con la quale aveva passato molti Natale con i suoi genitori, e poi Isabella, la sua amica di infanzia.
Nel ringraziare pronunciò i loro nomi.
Si ritrovò la scarpa di Isabella sulla nuca che le spingeva la fronte a terra.
“Siamo in pubblico, chiamaci Padrone”.
Anche Erica capì che alle sue spalle si era definitivamente chiusa una porta per lasciarla in una stanza della quale non conosceva i confini.
“Lecca i nostri piedi”.
La ragazza ubbidì, mentre ringraziava chiamandole come le era stato ordinato.
Non solo la porta si era chiusa, ma aveva anche sentito girare la serratura ed estrarre la chiave.
Madre e figlia erano talmente eccitate che, se avessero potuto, si sarebbero fatte scopare immediatamente.
Mentre Erica spingeva il carrello, Noemi e Isabella incontrarono qualcuna che conoscevano e che, inevitabilmente, si era soffermata a guardarle.
Noemi aveva in mano il capo del guinzaglio attaccato al collare della schiava che, dietro di loro, le seguiva docilmente.
Alcune delle persone che incontrarono conoscevano anche la schiava, e le Padrone notarono che si soffermavano a guardarla con occhi eccitati.
Loro proseguivano nel centro commerciale come niente fosse, seguite da una ragazza nuda tenuta al guinzaglio.
Dalla voce di Isabella traspariva tutta l’eccitazione. Era un po’ imbarazzata per questo, preferendo riuscire a dimostrare indifferenza, ma era troppo forte per lei il piacere, non avendo mai avuto prima una schiava ed avendo sempre ammirato quelle degli altri Padroni.
Lei, a differenza dei suoi genitori, non era mai stata contraria alla schiavitù, intravedendone tutti i possibili piaceri.
“Quando ti facciamo segno verso terra col dito, devi inginocchiarti, posare a terra tutto l’avambraccio e stare col viso appena sopra i nostri piedi che devi guardare. Una volta il piede di mamma ed una volta il mio. Resti li ferma finché non ti diamo uno strattone col guinzaglio per farti alzare e proseguire”.
“Sì Padrona”.
“Sei contenta che ti abbiamo portata fuori per farti svagare un poco?”.
“Sì Padrona, grazie Padrona”.
Noemi rise a questa sua risposta.
“Abbiamo una schiava intelligente, ha capito subito come deve comportarsi in pubblico con le Padrone”.
Rise anche Isabella, come se stessero parlando di una persona assente.
Più avanti videro avvicinarsi una ex vicina di casa di Erica. Noemi sorrise appena la vide decidendo che avrebbe dovuto assolutamente fermarsi a parlare con lei.
La donna guardò Erica come fosse una cosa, dimentica di averla vista crescere ed anche ospitata in casa quando era piccola ed i suoi non potevano tenerla.
Lei stessa era stata a casa dei genitori della ragazza tante volte. Era stata ospitata quando suo marito era stato colto da infarto e, per i giorni in cui era in ospedale, la madre di Erica le aveva offerto di trasferirsi da loro, le sarebbero stati vicini ed aiutata in quel brutto periodo in cui ancora non si sapeva se ce l’avrebbe fatta o meno.
Adesso quell’uomo, che stava accompagnando la moglie a fare spesa, si soffermava con occhi eccitati a guardare la ragazza nuda, al guinzaglio, con evidente desiderio sessuale.
Noemi, appena fermata, indicò a terra ai suoi piedi e subito la schiava si pose come le era stato ordinato, prostrata con gli occhi a circa 20 centimetri sopra il piede destro della Padrona.
La donna trovava eccitantissimo esibire ed umiliare così la ragazza, dimostrando ai suoi ex vicini tutto il potere che aveva su di lei, intercettando il desiderio sessuale negli occhi dell’uomo.
Salutati, bastò un piccolo strattone al guinzaglio per fare alzare la schiava che, ripreso il carrello, tornò a seguire le due donne.
Accadeva di vedere schiave accucciate a terra che svolgessero la funzione di sgabello sulla cui schiena le Padrone salivano per prendere i prodotti posati nello scaffale alto.
Isabella era sempre stata attratta da quell’uso e non se ne volle privare.
“Fai come le altre schiave a mettiti a sgabello”.
Le salì sulla schiena avendo cura di gravare sui tacchi, volendo provocare dolore all’amica sotto i suoi piedi.
Ci mise tutto il tempo che ritenne dovuto senza eccedere, non tanto per rispetto verso Erica, quanto per non privare il gesto della naturalezza con la quale era compiuto dalla gente.
Invece di farla rialzare, la fecero proseguire a 4 zampe. Fu Isabella a spingere il carrello.
Non se ne volle privare nemmeno Noemi che, poco più avanti, ordinò a Erica di assumere ancora la posizione da sgabello.
Le salì sopra, anche lei impiegando tutto il tempo necessario, anche qualcosa in più.
Le due Padrone vissero quella giornata come se fosse stata una linea di confine superato con gran piacere, soddisfatte di ciò che hanno trovato oltre con la certezza che indietro non sarebbero tornate.
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2022-12-06
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