Incubi febbrili

di
genere
pulp

Ciao a tutti sono Chiara e sono qui per un nuovo racconto , ero un po’ indecisa se pubblicarlo o no , più che un racconto erotico di genere pulp è una Creepypasta .

Sconsiglio la lettura a persone sensibili .

Fatemi sapere nei commenti o via mai cosa ne pensate.

È mattina e mi sto preparando per andare a lavoro, sono uno straccio ho sonno e mi fanno male le ossa , sono reduce da un fine settimana in montagna con Esmeralda , nonostante pratichi sport praticamente da sempre il mio corpo a quanto sembra ha mal tollerato la mia prima esperienza con lo snowboard, faccio colazione controvoglia , mi lavo i denti ed esco , fuori c’è un tempo grigio e fa freddo,non vedo l’ora di arrivare in ufficio al caldo, man mano che le ore passano,sonno,stanchezza e il male alle ossa aumentano , alle 12 mi misuro la temperatura 38.9 , me ne ritorno a casa.
Arrivai a casa che praticamente non mi reggevo in piedi sembravo uno zombie, Esmeralda era fuori per lavoro,Lella e Carletto erano dalla figlia in Germania, così chiamai Fabio e gli chiesi di passare da me e di portare un tampone,che fortunatamente era negativo, ormai però la febbre si era alzata a 40.5 e quel poveretto mi fece da infermiere , chiamando la dottoressa e assistendomi praticamente in tutto.
Non ricordo molto della prima notte , so di sicuro che lui fu sempre vicino a me cercando di raffreddare la mia fronte e di farmi bere a intervalli regolari poi caddi in un sonno profondo.
Mi ritrovai in una stanza , polsi legati con una corda attaccata ad un anello al soffitto , toccavo terra solo con la punta dei piedi, ero nuda e da una finestrella con le sbarre arrivava uno spiffero di aria gelida , la tenue luce della luna lasciava intravedere una sagoma nelle mie stesse condizioni solo che era immobile sembrava morto .
Una luce accecante si accese , i miei occhi erano ormai abituati all’oscurità e quella luce fortissima e improvvisa fu come un pugno , dopo qualche secondo cominciai a vedere ,ero in una stanza di circa 30 mq ,con soffitto alto ,pavimento e muri ricoperti di piastrelle bianche che riflettevano ancora di più la luce emessa da un potente faro alogeno ,tipo quelli usati sui cantieri, la sagoma legata di fronte a me era Fabio , aveva il viso tumefatto ma un leggero movimento delle dita lasciava intendere che era ancora vivo.
Sentii dei passi dietro di me, mi girai e vidi un uomo vestito di nero con anfibi neri e passamontagna dello stesso colore , reggeva in mano due secchi di latta ,li poggiò per terra rumorosamente e andò su un lato della stanza , prese un carrello degli attrezzi e lo porto a circa due metri da noi.
“Chi sei e cosa vuoi da noi”gli dissi io
Con movimenti lenti lanciò il contenuto dei secchi prima su di me poi su Fabio , era acqua gelida , i miei denti battevano per il freddo, Fabio rinvenne e con uno sforzo immane cercava di tirarsi su , doveva provare un dolore tremendo.
“Ora inizierà il divertimento ragazzi “ l’uomo disse quelle parole avvicinandosi a Fabio che cercava ancora di tirarsi su , gli sollevo la testa e potei vedere per bene come era conciato, irriconoscibile , aveva un occhio gonfio e chiuso, il resto del viso violaceo e le labbra rotte
“Allora che vogliamo fare?”
Fabio gli sputo in faccia sporcandolo di sangue misto saliva ,il tipo si asciugò e inizió a pestarlo , da come si muoveva era sicuramente uno abituato a queste cose, colpi precisi e fortissimi , al viso allo stomaco e sulle costole.
Io urlavo di lasciarlo stare ma lui continuava a colpire Fabio come fosse un sacco da boxe fino a quando gli ruppe la mascella e le costole.
Dal carrello prese delle bacchette di metallo simili a spiedi , si avvicino a lui e con la punta delle dita tocco il corpo di Fabio , accese un fornelletto a gas e inizió a scaldare le bacchette che diventarono subito rosse , infiló quelle bacchette nel suo corpo una ad una con una lentezza raccapricciante , il poveretto urlava come una bestia e l’odore di carne bruciata riempi la stanza ,alla fine si affloscio su se stesso e non diede più segni di vita.
Si girò verso di me e inizió a fissarmi “Spero che tu sia più collaborativa del tuo amico, dimmi un po’ dove avete messo ciò che mi appartiene”
Io non avevo la più pallida idea di cosa stesse parlando e glielo avrei anche detto ma non me ne diede il tempo perché mi arrivò una ginocchiata tra le cosce , urlai dal dolore poi subito un pugno in bocca che mi annebbio la vista , sputai sangue e denti .
Mi sollevò la testa afferrandomi dai capelli “Per te ci sarà un trattamento speciale e dopo di te sarà il turno di quella troia di Esmeralda , la stanno portando qui sai”
Io in lacrime gli dicevo che non avevo la più pallida idea di cosa stesse parlando, altre botte altro sangue, tanto sangue sentivo le mie ossa scricchiolare e rompersi sotto i suoi colpi , la mia vescica non resse più,mi feci la pipì addosso “ si si lasciati andare è esattamente quello che voglio vedere puttana” staccó la corda dal soffitto e mi legò ad un grosso anello attaccato al muro , andò alla porta e bussò, entrarono cinque individui vestiti uguale a lui.
“È tutta vostra, se parla chiamatemi altrimenti per quanto mi riguarda potete farla a pezzi e darla ai cani”.
Ero legata come una bestia e non potete immaginare cosa mi fecero , mi scoparono tutti e cinque con una brutalità inaudita, il più grosso mentre mi sodomizzava a sangue stringeva il mio collo impedendomi di respirare , io annaspavo cercavo aria ma inutilmente sentii chiaramente quando arrivó dentro di me con un grugnito animalesco a quel punto molló la presa orma, gli altri fecero pressappoco la stessa cosa e quando tutti e cinque si svuotarono ero completamente aperta , sanguinante e piena , iniziarono a infilarmi le cose più assurde nei miei orifizi , chiodi arrugginiti , oggetti arroventati e scariche elettriche ,stavo per morire ne ero certa, ormai non piangevo più mi facevo fare tutto senza la minima reazione, senza un lamento, il mio cervello si era scollegato dal mio corpo uno di loro mi prese per i capelli e mi portò dove ero prima mi riappese , questa volta non toccavo , con ferri arroventati mi bruciarono i capezzoli e i piedi , mi frustrarono e buttarono sulle piaghe sale e aceto alla fine misero un pezzo di ferro acuminato sotto di me e molto lentamente mi calarono su di esso , era di forma conica lungo circa un metro e mezzo e largo quanto una bottiglia di coca cola alla base , il metallo entrò dentro la mia vagina lentamente per i primi 10 centimetri poi si fermarono e uno di loro mi chiese “dimmi dov’è “ io scossi la testa, mollarono la corda e scesi con tutto il mio peso, come se fosse andata via la corrente tutto si spense , urlai con tutto il fiato che avevo e riaprii gli occhi.
Fabio di fianco a me mi scuoteva” è solo un incubo calmati “mi abbracciava stringendomi forte a se , i “sono qui io calmati ” mi porse un bicchiere di succo di frutta e accarezzandomi la fronte sudata “bevi lo zucchero ti farà passare lo choc” in lacrime ripetevo in continuazione “sei vivo sei vivo sei vivo”
Molto lentamente mi ripresi ma rimasi attaccata a lui per parecchio tempo fino a mattina quando mi riaddormentai serenamente
scritto il
2023-03-02
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