La colonia...quanti ricordi
di
Lanottesabry
genere
gay
I miei primi ricordi gay risalgono a quando ancora c'erano le colonie per ragazzi. Il mese di giugno andavo in una colonia in Puglia, un paesino del Gargano, San Menaio. Erano gli anni 80, la colonia era gestita dalle suore. Quell'estate mi ricordo che aspettavo con ansia la partenza, perché avevo un forte desiderio di rivedere tutti i miei coetanei in costume, e già a quell'età avevo capito quali erano i miei desideri sessuali. Come al solito i miei mi lasciarono dalle suore, un bacio sulla fronte e la promessa di rivederci dopo una ventina di giorni. Ricordo con nostalgia le camminate in fila per due quando scendevano alla spiaggia, tenendo per mano il mio compagno di marcia. Scendevamo una lunga scalinata e arrivavamo in questa spiaggia libera, dove in gruppi separati, la bambine da una parte, e i maschietti da un'altra, giocavamo e facevamo il bagno, sempre seguiti dallo sguardo attento delle suore. Un pomeriggio mentre giocavamo, un ragazzo propose un gioco nuovo. Ci saremmo dovuti arrampicare su un albero dietro la spiaggia, e chi non ci fosse riuscito avrebbe pagato pegno. Inutile dire che io, e un altro ragazzo perdemmo la sfida. Il tipo che aveva proposto il gioco, decise che a turno, chi aveva perso si doveva sdraiare per terra, e gli altri per dieci secondi a turno gli si sarebbero messi sopra, come a simulare un amplesso. Ridemmo tutti a quella proposta, ma io e Luca, l'altro ragazzo che aveva perso ci sdraiammo sulla sabbia tra i cespugli, e a due a due gli altri ci si mettevano dietro spingendo, attraverso i costumi, i loro piselli tra le nostre chiappe. Mi ricordo ancora il brivido che provai sentendo quel bozzetto che mi premeva dietro. Sentirlo premere dietro per me fu una sensazione unica. Dopo un po' l'altro ragazzo smise di farselo fare, infastidito, mentre io rimasi allungato...e ammiccando dissi: a chi tocca...? mi piace questa cosa...
Qualcuno se n'era andato, e rimanemmo io e altri tre ragazzi.
Notai che si erano un po' eccitati, e ricominciammo. Andammo avanti una decina di minuti, e mi accorsi che più andavamo avanti e più i loro pisellini si erano induriti. Alla fine ci fermammo, altri due se ne andarono e rimasi solo con Francesco, il ragazzo che si era inventato il gioco.
Ad un certo punto lui mi disse: è stato bello, vuoi vedere come è diventato? Gli risposi di sì, che mi sarebbe piaciuto.
Ci appartamento ancora di più, e dietro un albero si abbassò il costume e rimase col pisello di fuori. Rimasi colpito, era la prima volta che vidi un altro pisello che non era il mio. È molto grande gli dissi. Si, rispose, di solito quando è così poi mi faccio una sega per abbassarlo. Vuoi provare?
Gli risposi che il mio non era così, e che non sapevo come fare.
Ma non col tuo, stupido, falla a me. E mentre lo disse mi si avvicinò, prese la mia mano, e l'appoggiò sul suo. Adesso lo avevo in mano, lo strinsi, e cominciai a segarlo. Lui mi mise un braccio attorno al collo e disse: si bravo, continua così...dai...ancora... bravissimo
E venne...uno skizzetto di sperma bianco mi arrivò sulla coscia mentre lui divenne tutto rosso.
Sei stato bravo, questo sarà il nostro segreto.
Nei giorni seguenti io e Francesco trovavamo sempre il modo di appartarci, e ci facevamo le seghe a vicenda, fino a quando, uno degli ultimi giorni mi chiese di potermelo appoggiare dietro, senza costume. Io acconsentii, mi appoggiai ad un albero, e mi abbassai il costume. Lui fece lo stesso, e con il pisello di fuori mi si mise dietro, e lo appoggiò tra le mie chiappette. Me lo strusciava, lo sentivo ansimare, e a me piaceva moltissimo. Ad un certo punto gli dissi: prova ad infilarlo dentro...
Con le mani mi allargai le chiappe, e sentii il suo pisello spingere nel mio buchetto.
Spinse un po', e alla fine entrò tutto. Feci un grido di dolore...ma adesso era entrato e Francesco cominciò proprio ad incularmi. Tre quattro botte e venne....
Lo tirò fuori e ci rimettemmo il costume. Lui scappò subito via, io rimasi un attimo a riprendermi, quando sentii un rumore dietro. Mi voltai e c'era il custode della colonia, che aveva visto tutto.
Mi fissò e con aria severa mi disse: adesso che lo racconto alle suore finirai nei guai ragazzo. Io mi misi a piangere e lo scongiurai di non farlo. Lui insistette un po' con la minaccia, e poi mi disse: c'è solo un modo per non farlo sapere a nessuno. Io gli chiesi come, avrei fatto tutto quello che voleva per mantenere il segreto.
Lui mi si avvicinò, e mi obbligò a mettermi in ginocchio.
Si sbottonò i pantaloni e tirò fuori il cazzo. Adesso apri la bocca , mi disse. Io tentennavo, non volevo, ma lui mi disse che se non l'avessi fatto sarebbe andato dalle suore. Allora aprii la bocca, e lui mi infilò dentro il suo cazzo.
A malapena riuscivo a fare entrare la cappella, mentre lui lo stringeva tra le mani. Mi ricordo ancora il suo sapore...misto a sudore e odore di cazzo, forte ...
E poi venne...skizzi forti, potenti...che confrontati con quelli di Francesco sembravano sparati con un idrante. Mi arrivarono in gola...e con quel cazzo che riempiva la mia bocca di adolescente non riuscii a sputarli fuori, e fui costretto ad ingoiare tutto.
Bravo il mio frocetto...sei proprio una brava puttanella, ci vediamo domani se non vuoi che racconti tutto.
Rimasi qualche istante in ginocchio, cercando di riprendermi.
Gli ultimi giorni li passai con Francesco che mi faceva il culo, il custode che ci spiava, e io che poi spompinavo lui. Provò anche ad incularmi, ma il mio culetto era ancora troppo piccolo, e troppo il dolore, e lui desistette e si accontentò di farselo succhiare.
Alla fine dei giorni di colonia, i miei mi vennero a riprendere, e quando mi chiesero se mi ero divertito io risposi: è stato bellissimo, peccato che è finito, ma non vedo l'ora di tornarci
Qualcuno se n'era andato, e rimanemmo io e altri tre ragazzi.
Notai che si erano un po' eccitati, e ricominciammo. Andammo avanti una decina di minuti, e mi accorsi che più andavamo avanti e più i loro pisellini si erano induriti. Alla fine ci fermammo, altri due se ne andarono e rimasi solo con Francesco, il ragazzo che si era inventato il gioco.
Ad un certo punto lui mi disse: è stato bello, vuoi vedere come è diventato? Gli risposi di sì, che mi sarebbe piaciuto.
Ci appartamento ancora di più, e dietro un albero si abbassò il costume e rimase col pisello di fuori. Rimasi colpito, era la prima volta che vidi un altro pisello che non era il mio. È molto grande gli dissi. Si, rispose, di solito quando è così poi mi faccio una sega per abbassarlo. Vuoi provare?
Gli risposi che il mio non era così, e che non sapevo come fare.
Ma non col tuo, stupido, falla a me. E mentre lo disse mi si avvicinò, prese la mia mano, e l'appoggiò sul suo. Adesso lo avevo in mano, lo strinsi, e cominciai a segarlo. Lui mi mise un braccio attorno al collo e disse: si bravo, continua così...dai...ancora... bravissimo
E venne...uno skizzetto di sperma bianco mi arrivò sulla coscia mentre lui divenne tutto rosso.
Sei stato bravo, questo sarà il nostro segreto.
Nei giorni seguenti io e Francesco trovavamo sempre il modo di appartarci, e ci facevamo le seghe a vicenda, fino a quando, uno degli ultimi giorni mi chiese di potermelo appoggiare dietro, senza costume. Io acconsentii, mi appoggiai ad un albero, e mi abbassai il costume. Lui fece lo stesso, e con il pisello di fuori mi si mise dietro, e lo appoggiò tra le mie chiappette. Me lo strusciava, lo sentivo ansimare, e a me piaceva moltissimo. Ad un certo punto gli dissi: prova ad infilarlo dentro...
Con le mani mi allargai le chiappe, e sentii il suo pisello spingere nel mio buchetto.
Spinse un po', e alla fine entrò tutto. Feci un grido di dolore...ma adesso era entrato e Francesco cominciò proprio ad incularmi. Tre quattro botte e venne....
Lo tirò fuori e ci rimettemmo il costume. Lui scappò subito via, io rimasi un attimo a riprendermi, quando sentii un rumore dietro. Mi voltai e c'era il custode della colonia, che aveva visto tutto.
Mi fissò e con aria severa mi disse: adesso che lo racconto alle suore finirai nei guai ragazzo. Io mi misi a piangere e lo scongiurai di non farlo. Lui insistette un po' con la minaccia, e poi mi disse: c'è solo un modo per non farlo sapere a nessuno. Io gli chiesi come, avrei fatto tutto quello che voleva per mantenere il segreto.
Lui mi si avvicinò, e mi obbligò a mettermi in ginocchio.
Si sbottonò i pantaloni e tirò fuori il cazzo. Adesso apri la bocca , mi disse. Io tentennavo, non volevo, ma lui mi disse che se non l'avessi fatto sarebbe andato dalle suore. Allora aprii la bocca, e lui mi infilò dentro il suo cazzo.
A malapena riuscivo a fare entrare la cappella, mentre lui lo stringeva tra le mani. Mi ricordo ancora il suo sapore...misto a sudore e odore di cazzo, forte ...
E poi venne...skizzi forti, potenti...che confrontati con quelli di Francesco sembravano sparati con un idrante. Mi arrivarono in gola...e con quel cazzo che riempiva la mia bocca di adolescente non riuscii a sputarli fuori, e fui costretto ad ingoiare tutto.
Bravo il mio frocetto...sei proprio una brava puttanella, ci vediamo domani se non vuoi che racconti tutto.
Rimasi qualche istante in ginocchio, cercando di riprendermi.
Gli ultimi giorni li passai con Francesco che mi faceva il culo, il custode che ci spiava, e io che poi spompinavo lui. Provò anche ad incularmi, ma il mio culetto era ancora troppo piccolo, e troppo il dolore, e lui desistette e si accontentò di farselo succhiare.
Alla fine dei giorni di colonia, i miei mi vennero a riprendere, e quando mi chiesero se mi ero divertito io risposi: è stato bellissimo, peccato che è finito, ma non vedo l'ora di tornarci
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