La suora

di
genere
etero

Mi viene da ridere. Capisco che non sarebbe il caso, ma non posso farci nulla se non applicare un piccolo downgrade. D’accordo, diciamo "ridacchiare" invece di “ridere”, ma di più non ci riesco. Naturalmente lui pensa che stia ridacchiando per tutt’altro e non posso fargliene una colpa. Tra l’altro è anche compiaciuto delle mie risatine, quindi perché deluderlo?

Qualche giorno fa ho detto a un'amica che, rispetto al passato, ci sono delle cose che un po' mi mancano. Parlavamo di sesso, naturalmente, sennò non starei qui a raccontarlo a voi. Le ho detto che una delle cose che mi mancano, per esempio, sono i rapporti saffici. Non che ne avessi a tutto spiano, ok, però un po' mi mancano. Tuttavia, ho aggiunto che oggi non riuscirei ad andare con una ragazza. E con un altro ragazzo che non sia il mio fid nemmeno a parlarne. Mi ha dato della suora e ha detto che mi vede come una vecchia trentenne che ha messo la testa a posto.

Era una battuta, chiaro, però un po' ci sono rimasta. Non tanto per la "trentenne" (caliamo,eh? non di tanto ma caliamo) quanto per il fatto di sentirmi dare della suora per quella che, a ben vedere, era una dichiarazione d'amore nei confronti del mio ragazzo.

Colpa mia, è evidente che sono ipersensibile sull'argomento. Talmente ipersensibile che ogni tanto mi chiedo come mai. Naturalmente qualcuno penserà che sono ipersensibile perché, nel mio subconscio, sono insicura nei riguardi del mio lui. Ok, discutiamone. Anzi no, incontriamoci proprio per discuterne. Datemi giusto il tempo di procurarmi una katana e venire con quella all'appuntamento. Già sopporto poco la psicanalisi seria, figuriamoci quella da quattro soldi: evitate congetture, please.

Quindi? Quindi nulla, mi viene da ridere. O ridacchiare, se volete. Ma è una risatina che si capisce solo se si conosce il contesto, la situazione. E adesso ve la racconto io, la situazione.

Il mio amore e io abbiamo avuto un piccolo scazzo perché due amici suoi sono venuti a vedere la partita e io mi sono sentita praticamente una cameriera. Nulla di speciale, figuriamoci, il tempo di una partita. Non sono una che mette il muso per queste cose però, boh, chissà perché stasera l’ho messo, anche al di là delle mie intenzioni.

Abbiamo fatto pace. Abbiamo fatto talmente pace che nella nostra stanza da letto, al momento, si presenta la seguente scena: la sottoscritta che indossa una camicia bianca di lui, e basta, in una posizione socialmente imbarazzante, ovvero alla pecorina e con le mani legate dietro la schiena da un paio di collant. Lui completamente nudo che mi sta sditalinando il sedere da non so quanto tempo con un impacco di gel. Del resto sono stata io che a un certo punto gli ho detto di legarmi e farmi tutto, non posso lamentarmi. Semmai posso godermi il dito.

Non dico che mi abbia fatto proprio tutto-tutto ma qualcosina me l’ha fatta ed è stata particolarmente piacevole e anche decisamente zozza. Avete presente quelle cose che ti fanno esclamare “quanto sei porco” e che in realtà significano “perché non sei sempre così porco?”. Ok, scherzo, è un’esagerazione dettata dall’eccitazione del momento, perché se fosse SEMPRE così porco mi renderebbe scema molto più di quanto già lo sia per conto mio, ma era per rendere l'idea.

In ogni caso, mi ha ridotta al punto che se mi dicesse “amore, adesso ti inculo” non protesterei nemmeno. E visto che ha tirato fuori il gel è anche probabile che lo faccia.


- Perché ridi? – domanda.

- Lo sai - rispondo.

Ma gli dico una piccola bugia perché non mi va di dirgli la verità. Perché lui sa che il risolino isterico mi viene quando sono fisicamente forzata a fare qualcosa o quando attendo un disastro imminente. E il fatto di avere le mani legate e di sentire il suo dito che scivola su e giù soddisfa entrambe queste condizioni.

Solo che è troppo arrapato per capire che la mia non è la solita risatina isterica. È un'altra cosa. Ridacchio perché mi è tornata in mente la mia amica che mi ha dato della suora. Una suora, eh? Ma, esattamente, di quale ordine?

scritto il
2023-03-20
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