Dominazione mortale quarta parte

di
genere
dominazione

Rachel Fink continuava imperterrita a guardarmi senza proferire parola. Dio,
quanto avrei voluto essere io a scrutare nella sua mente e nella sua anima per
scoprire quali misteri nascondesse quella bellissima donna. E invece la
sensazione era diametralmente opposta e io ero convinto che Rachel stesse
saccheggiando i miei ricordi, le mie sensazioni e tutto cio' mi faceva sentire
inerme al suo cospetto. Rimanemmo diversi secondi in silenzio, un silenzio
strano, ovattato, come se ci trovassimo in un luogo completamente isolato e
non in una stanza di una villa dove l'attività sembrava frenetica.
Finalmente, la donna ruppe quel silenzio e il suo sguardo sembrò addolcirsi
leggermente
" Allora, detective Bravermann, sono curiosa di sapere quali domande deve
farmi" esordì infatti. Mi schiarii la voce e cercai dentro di me le risorse
per uscire dall'impasse. Dovevo tornare ad essere immediatamente un detective
della omicidi e dimenticarmi dell'effetto che mi faceva stare di fronte a
una donna del genere
" Ieri sera, ho apprezzato molto la sua sincerità. Malgrado il lutto che
l'aveva appena colpita, mi ha raccontato delle cose che riguardano la sua
sfera privata molto....come dire"
" Particolari?"
" Si, credo che posssiamo definirle senz'altro particolari. Ma non è certo
questo il motivo della mia venuta qui. Vede, malgrado la sua confidenza o
forse proprio a causa di ciò che lei mi ha raccontato, ci sono ancora alcuni
interrogativi che riguardano proprio.....come definirlo?"
" Il rapporto dominante con mio marito?" mi interruppe la bella vedova "Cosa
c'è detective? Non riesce a terminare le frasi oggi? C'è qualcosa che la
turba?" Diavolo di una donna. Sapeva benissimo di essere lei a turbarmi e
sembrava godere di queste mie difficoltà
" Oh no, nessun problema " mentii
" Benissimo. In tal modo velocizzeremo questo nostro incontro. Non è
d'accordo?"
" Assolutamente d'accordo" mentii di nuovo. Avrei trascorso ore soltanto a
guardarla e a sentire la sua voce
" Ritorniamo al nostro discorso principale, allora. Mi diceva che c'è
qualcosa che non le quadra riguardo il rapporto dominante che io avevo con
Jacob, non e' così?"
" Esatto. Vede Rachel, mi stavo domandando....."
" Mi ascolti bene, detective." M'interruppe bruscamente "Io per lei sono la
. Non si azzardi mai più a chiamarmi col mio nome di battesimo
se ha intenzione di proseguire a parlare con me. Lei mi dà l'impressione di
essere una persona notevolmente sveglia e intelligente e sono sicura che non
dovrò più intervenire a riguardo. Non amo che qualcuno si prenda delle
confidenze non richieste. E' chiaro?" Rimasi a bocca aperta. Nessuna donna si
era mai permessa di rivolgersi a me con quel tono. Anzi, nessuno in assoluto.
Persino i miei superiori mi trattavano col dovuto rispetto, anche quando mi
davano degli ordini. Eppure lei, pur non alzando affatto il tono della voce,
lo aveva fatto. Con la classe e con la sicurezza che la contraddistingueva, ma
mi aveva trattato come un essere subordinato. Deglutii nervosamente proprio
nel momento in cui l'uomo che mi aveva accompagnato bussò alla porta. Rachel
Fink diede l'ordine di entrare e l'uomo fece il suo ingresso nella stanza con
un vassoio sopra il quale era posato un bicchiere con la spremuta di pompelmo,
lo porse alla padrona di casa e poi si eclissò dopo aver chiesto alla donna
se volesse qualche altra cosa da lui. Mentre Rachel Fink sorseggiava con calma
la sua spremuta, ebbi la forza di risponderle
" Mi scusi, signora Fink. Non era mia intenzione prendermi troppa confidenza
con lei. Posso garantirle che non succederà più e che mi atterrò
scrupolosamente a quanto lei mi ha richiesto. Posso continuare?"
" Prego"
" Ho appena avuto la conferma dal medico legale che i lividi sul corpo di suo
marito erano piuttosto estesi e che soprattutto erano dovuti a percosse
piuttosto violente"
" Ieri sera le ho detto appunto che a mio marito piaceva essere picchiato.
Qual è la novità rispetto a quanto le ho confidato?"
" Ecco, vede....Insomma, mi chiedevo con cosa lei lo picchiasse" La donna
sorseggiò un altro po' di spremuta, quindi posò il bicchiere sul tavolo
ancora mezzo pieno
" Le da fastidio se fumo?"
" Lei e' a casa sua e può fare quello che vuole"
" Era una domanda retorica. So perfettamente che non ho bisogno del suo
permesso per fumare, ma il dovere di ospitalità me lo impone. Piuttosto, le
premetto che invece, a me da fastidio che qualcun altro fumi in mia presenza e
quindi la invito a non farlo" Rimasi a bocca aperta. Era antipatica e
presuntuosa. Sapeva che tutto le era permesso, vuoi per la sua imponente e
statuaria bellezza, vuoi per il potere che le dava l'aver sposato l'uomo più
ricco della citta'. Feci però buon viso a cattivo gioco
" D'accordo, ovviamente. Però lei non ha risposto alla mia domanda" La donna
accennò ad un sorriso e contemporaneamente afferrò da dentro uno dei
cassetti un portasigarette dal quale estrasse una sigaretta che si mise in
bocca con movimenti lenti senza accenderla. Rimase qualche secondo in quella
posizione, poi mi indicò l'accendino che si trovava sopra il tavolo. Mi alzai
dalla poltrona, presi l'accendino soppesandolo e rendendomi conto che forse
era d'oro massiccio e quindi le accesi la sigaretta
" Mi scusi, ma lavorando nella polizia mi sono dimenticato delle buone maniere
e non ho pensato che a una signora si deve accendere la sigaretta"
" E' scusato detective." mi rispose dopo aver espulso dalla sua bocca con
movenze studiate il fumo dellla sua sigaretta "Dunque, mi chiedeva con cosa io
picchiassi mio marito quando ci calavamo nei nostri ruoli?"
" Esatto!"
" Ora le rispondo, ma intanto mi tolga una curiosità. Cosa le è venuto in
mente? Che facessi uso di bastoni e di cose similari?"
" Ovviamente si. Soprattutto i lividi che risalivano a pochi giorni prima del
decesso erano piuttosto evidenti e questo lascia supporre che potessero essere
inferti con un'arma impropria come un bastone, una mazza da baseball o
addirittura con qualcosa di ferro. Mi sento di escludere sia una catena di
ferro che una frusta in quanto non ci sono i classici segni che lasciano
quegli oggetti" La vedova Fink aspirò la sigaretta e poi accennò di nuovo un
sorriso
" Lei è in errore, detective. Non facevo uso di nessuno di quegli oggetti"
Stavolta ebbi il coraggio di guardarla negli occhi
" E con cosa lo picchiava, allora?"
" Con le mani, detective Bravermann, semplicemente con le mie mani" Ebbi un
sussulto
" Ma come è possibile? Il medico legale mi ha assicurato che quei colpi sono
stati inferti con una certa violenza e ferocia"
" Sta per caso mettendo in dubbio le mie parole? Sappia che non tollero che
qualcuno lo faccia. Che sia un poliziotto, il sindaco o il presidente degli
Stati Uniti in persona. Quando rispondo a una domanda pretendo che le mie
parole vengano prese come oro colato. Credo che questa conversazione possa
anche terminare qui"
" Aspetti, la prego, signora Fink. Sono sincero anch'io e le garantisco che
non intendevo in alcun modo mettere in dubbio cio' che mi diceva. La mia è
stata una semplice reazione di fronte ad una cosa che mi sembrava impossibile"
" Capisco. Per questa volta continuiamo, ma le garantisco che non sopporterò
ulteriormente questa insolenza da parte sua. Si rammenti che se io rispondo a
una sua domanda lo faccio esclusivamente per dovere e per il rispetto che una
cittadina come me ha verso gli organi di polizia. Se io volessi, mi basterebbe
fare una telefonata e né lei, né nessun altro poliziotto entrerebbe più a
casa mia e quei due ragazzini alle prime armi che sono intervenuti dopo la mia
chiamata al 911 e che sono stati i primi a nutrire dei dubbi nei miei
confronti, ora sarebbero già a dirigere il traffico. Ma non voglio
approfittarmi del potere che Jacob deteneva all'interno della nostra comunità
e non farò nulla di tutto questo. Ma esigo rispetto per me, per il mio povero
marito e anche per ciò che facevamo, da adulti consenzienti che hanno tutto
il diritto di esprimere la propria sessualità come meglio credono. Non voglio
più ripetermi" La guardai quasi timoroso. Ero stato sgridato come un bambino
e trovavo la cosa insopportabile, ma non potevo nascondere a me stesso che ero
anche affascinato. Rachel Fink giocava a fare la dominatrice col marito ma la
cosa le riusciva perfettamente anche al di fuori di quell'ambito. Chinai la
testa. Non lo facevo solo in quanto volevo che lei continuasse a parlare con
me, ma perché quasi le riconoscevo una certa superiorità psicologica e
intellettuale.
scritto il
2023-03-22
1 . 2 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Dominazione mortale Terza parte
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.