Inferno o paradiso Trentaduesimo episodio

di
genere
dominazione

Prima di postare l'episodio, vorrei ringraziare chi scrive dei feedback. Non rispondo non per ignoranza ma perché ho un problema che non riesco a risolvere e per questo lascio la mia mail se qualcuno volesse discutere in modo più approfondito. Scusate ancora.

Ancora una volta, come quella volta, Filippo si ritrovò in volo, sbucato da
chissà dove, mentre un albero si faceva minacciosamente sempre più vicino.
Stavolta però il fogliame attutì l'urto e il ragazzo, quasi accompagnato
dai rami bassi che dondolarono un po' sotto il suo peso, scivolò per terra,
ammaccato e dolorante ma sostanzialmente integro. Si rialzò da terra
scrollandosi di dosso le foglie umide che si erano attaccate ai suoi abiti
bagnati e si guardò intorno. Per prima cosa si rese conto che il vortice era
scomparso, misteriosamente come era apparso, e poi che non pioveva. Anzi,
riusciva a vedere degli sprazzi di cielo stellato tra gli alberi che si
innalzavano maestosi e imponenti. Poi voltò la testa e il suo sguardo andò
a posarsi su una strada scarsamente illuminata, distante solo pochi metri da
dove si trovava, la cui visuale era però contaminata dagli alberi che si
frapponevano e che ne impedivano il riconoscimento. Il suo cuore iniziò a
battere velocemente. Tutto lasciava presupporre che si trovasse nel suo mondo,
ma ovviamente doveva accertarsene. Fece quei pochi passi lentamente e ad ogni
passo il suo cuore aumentava i battiti. Finalmente, ebbe la visuale completa
della strada e strinse i pugni in segno di vittoria. Riconosceva ogni
dettaglio, la strada che univa il centro di Roma al mare era proprio quella
che lui conosceva bene, ma soprattutto riconosceva i rumori delle automobili,
così differenti da quelli estremamente silenziosi del mondo che aveva appena
lasciato. Sembrava quasi una musica per le sue orecchie. Ed anche i suoi occhi
riconobbero immediatamente quelle figure familiari, quelle sagome delle auto
che lui conosceva a memoria. Si, questo era proprio il suo mondo. La sua
intuizione si era rivelata giusta e ora doveva solo trovare un passaggio che
lo riconducesse a casa, dai suoi parenti che dopo oltre due mesi avevano
sicuramente perso ogni speranza di ritrovarlo. Farsela a piedi era un ipotesi
da scartare a priori. I chilometri da fare erano tanti, oltre una quindicina,
e lui era stanco e dolorante per l'impatto e non ce la faceva proprio a
camminare ancora, considerando che la sua tenuta non era propriamente adatta
al jogging. Dovette però per prima cosa attraversare la strada per
raggiungere il senso di marcia giusto, cosa che fece approfittando di un
momento in cui non transitavano automobili quindi, messosi ai bordi della
strada, alzò il pollice destro nel classico gesto dell'autostop. Ora doveva
solo sperare che qualcuno di buon cuore lo prendesse a bordo. Qualcuno di buon
cuore, ma anche di grande coraggio. Dare un passaggio di sera a un giovane
poteva essere un gesto estremamente pericoloso per un automobilista. E
infatti le vetture continuavano a sfrecciare senza degnare di un solo sguardo
il ragazzo, anzi, accelerando appena i guidatori distinguevano la sua sagoma.
Guardò il suo abbigliamento e si rese conto che vestito così stravagante
difficilmente avrebbe trovato qualcuno disposto a farlo salire in macchina.
Attese pazientemente diversi minuti e quando sembrava aver perso la speranza
di racimolare un passaggio, una macchina rallentò per poi fermarsi pochi
metri più avanti. Si trattava di un'utilitaria grigio metallizzato alla guida
della quale si trovava una donna intenta a parlare al telefono con
l'auricolare e che, all'avvicinarsi di Filippo, abbassò il finestrino con
l'alzacristalli elettrico rivolgendosi poi al ragazzo
“Dove sei diretto?” domandò
Filippo scrutò la giovane donna al volante che nel frattempo aveva smesso di
parlare al telefono. Doveva avere intorno ai trent'anni, con i capelli neri
che le arrivavano all'altezza delle spalle ed una corporatura abbastanza
snella. Aveva un abbigliamento molto informale con jeans e scarpe da
ginnastica e una felpa blu con il cappuccio sul quale c'era il nome di una
famosa università americana. Essendo seduta al volante, Filippo non riusciva a rendersi conto di quanto potesse essere alta, ma sembrava di media statura. Non doveva superare il metro e 65 e questo stava a significare che non aveva incontrato una delle straordinarie amazzoni con le quali aveva avuto a che fare
nell'altro universo e di conseguenza era ritornato davvero nel suo mondo. Ora
ne era sicuro e sorrise pensando che poteva tornare a veder le donne dall'alto
in basso. Si sentiva emozionato per questo ritorno ed esitò qualche istante
prima di rispondere
“ Allora? Si può sapere dove devi andare o si tratta di un segreto di stato?”
insistette la giovane donna e Filippo poté constatare come anche il dialetto
gli fosse familiare. La ragazza parlava infatti con la classica cadenza
scanzonata insita nei romani, anche in coloro che cercavano di parlare un
italiano perfetto come in quel caso
“ Mi basta che mi accompagni a Roma” rispose infine il ragazzo aprendo lo
sportello
“ Ok, sali” rispose laconicamente la donna
Filippo si sdraiò sul sedile del passeggero mentre la guidatrice inserì la
prima per cominciare il breve viaggio che l'avrebbe portato a casa. Continuava
ad essere abbastanza emozionato al pensiero che tra pochi minuti avrebbe
riabbracciato i suoi e cercò subito di rompere il ghiaccio per evitare di
soffermarsi ulteriormente sul quel pensiero fisso
“ Ti ringrazio molto per questo passaggio. E' da oltre mezz'ora che sto con il
pollice alzato a fare l'autostop. Avevo perso ogni speranza e già pensavo di
dovermela fare a piedi”
“ Per fortuna che sono arrivata io allora”
“ Già! Una vera fortuna. Io comunque mi chiamo Filippo, e tu?” chiese il
ragazzo porgendole la mano che la ragazza strinse con decisione
“ Flaminia” rispose la giovane. Flaminia, un altro nome latino, come tutti
quelli che aveva incontrato nel mondo delle femmine. Marzia, Silvia, Patrizia,
Flavia, Fulvia, Claudio, e poi tutti gli altri. Ebbe un attimo di smarrimento
che però scacciò quasi immediatamente. Non era possibile. Flaminia era così
diversa, o forse avrebbe dovuto dire così normale. Si trattava di una donna
notevolmente carina, con un faccino lineare e una bella bocca carnosa senza
il minimo accenno di trucco e che tra l'altro sembrava in buona forma fisica
anche se il suo abbigliamento non la metteva certo in risalto, ma comunque
lontanissima dalla perfezione che avevano le donne dell'altra dimensione
“ Ora che abbiamo fatto la conoscenza mi è venuta voglia di una sigaretta. Ti
da fastidio se fumo?”
“ Assolutamente no! E' la tua macchina e qui sei tu la padrona. Anzi potrei
averne una anch'io?”
“ Certamente” rispose la ragazza prendendo da sopra il cruscotto il pacchetto e
porgendolo poi al ragazzo che si accese la sigaretta e aspirò con gusto.
Erano oltre due mesi che attendeva questo momento considerando che dall'altra
parte ai maschi era proibito fumare e questo era uno dei divieti che aveva
trovato più difficili da sopportare. Ma la sua splendida Marzia valeva bene
anche un sacrificio come questo. E poi smettere di fumare gli avrebbe fatto
solo che bene. Ma intanto si godeva quella sigaretta mentre anche Flaminia nel
frattempo aveva iniziato a fumare. Filippo intanto osservava la sua compagna
di viaggio. Era strano che una ragazza, per di più abbastanza carina, desse
un passaggio a un ragazzo. E malgrado ostentasse una calma olimpica notò in
lei alcuni segni di nervosismo nel mordicchiarsi il labbro inferiore o nel
guardare in continuazione il suo orologio. Filippo glie lo fece notare
“ Sei per caso in ritardo per un appuntamento?” s'informò
“ Oh no! Niente d'importante. La mia più che altro è un'abitudine”
Filippo condivise. Non era certo la prima persona ad avere piccoli vizi come
questi. Si sentiva paranoico. Cosa doveva temere? Non c'era nulla che
lasciasse presagire qualcosa di anomalo, ma comunque volle togliersi ancora
qualche piccola curiosità
“ Senti Flaminia. Te le posso fare un paio di domande strane? Non mi prendere
per pazzo però”
“ Fai pure. Basta che non siano personali”
“ No, assolutamente. Ecco, io sono stato via per un po' di tempo e.....Insomma
puoi dirmi in che anno siamo?”
“ Mi stai prendendo in giro per caso? Guarda che ti faccio scendere
Immediatamente”
“ No, ti prego. E' molto importante per me saperlo”
“ Siamo nel 2011. Contento ora? Ma tu guarda che razza di gente s'incontra”
“ Grazie. E stiamo in Italia, vero?”
“ Certo che stiamo in Italia. Parliamo italiano, sei diretto a Roma, ma dove
pretenderesti di essere? Ma che mi stai facendo per caso un test? Guarda che
sei strano forte”
“ Lo sono meno di quello che tu immagini. Il fatto è che ho vissuto gli ultimi
due mesi in un posto molto lontano e molto strano e ora quasi non credo ai
miei occhi di essere ritornato a casa” rispose Filippo sospirando. Ora non
c'erano proprio più dubbi. Si tranquillizzò completamente.
“ Ok, contento tu. Ora però me le devi togliere tu alcune curiosità”
“ E' il minimo che possa fare”
“ Che ci facevi da solo in quel posto deserto vestito in questa maniera e
zuppo da capo a piedi?”
Filippo scoppiò a ridere, aspirò un'altra boccata di fumo e gettò il
mozzicone dal finestrino. Erano domande ovvie e scontate. Ma come glie lo
spiegava ora a Flaminia? D'altronde aveva addosso un completo che definire
strano era un eufemismo. Indossava un pantalone elasticizzato simile a quelli
dei ballerini, di colore verde acido e una maglia a mezzo collo dello stesso
colore,di un tessuto simile a spandex. Ed erano le cose meno vistose e più
comode che Marzia gli aveva comperato. Che razza di moda! E in più era
completamente fradicio per la pioggia che aveva preso nell'altro mondo, mentre
in questo la notte era stellata e non c'era neanche l'ombra di una nuvola
“ E' un po' complicato da spiegare” rispose infine il ragazzo “Diciamo che da
dove vengo è consuetudine vestirsi in modo vistoso e bizzarro. Comunque non ti
preoccupare, sono innocuo. Tu piuttosto sei una ragazza coraggiosa e anche un
po' incosciente. Dare un passaggio ad uno sconosciuto vestito in questa
maniera a quest'ora di sera potrebbe essere veramente pericoloso”
“ Ma tu non sei pericoloso, vero?”
“ Ma certo che no! Te l'ho detto che sono innocuo. Non sono proprio il tipo
che va in giro a violentare e a uccidere donne indifese. E poi ho una ragazza.
Sono fidanzato con una magnifica donna. La più bella che si possa desiderare”
Filippo tirò fuori dalla tasca le fotografie che lo ritraevano con Marzia e
porgendole alla giovane donna proseguì “Guarda! E' veramente uno splendore. E non è solo bella. E' intelligente e sensibile e ha un lavoro di grande responsabilità, una specie di donna in carriera. Per di più guadagna anche bene, il che non guasta”
Flaminia afferrò le foto e pur continuando a guidare le osservò rimanendo a
bocca aperta per la meraviglia
“ E' bellissima! Non ho mai visto una ragazza così bella in vita mia. E
quanto è alta. Tu non sei basso, ma accanto a lei sembri un nano”
La ragazza riconsegnò a Filippo le fotografie. Era molto fiero della sua
fidanzata e non faceva nulla per nasconderlo
“ Te l'avevo detto che è meravigliosa. E ha tanti altri pregi”
“ Si vede proprio che ne sei innamorato. Ne parli con enfasi. Ma come mai sei
da solo e non con lei? Lo sa dove ti trovi ora?”
“ Ho fatto questo viaggio per riabbracciare la mia famiglia ma non le ho detto
niente. Potrà sembrarti strano ma è molto possessiva e protettiva nei miei
confronti e non mi avrebbe mai lasciato andare da solo. Però le ho lasciato
una lettera e ora l'avrà sicuramente letta. Ma appena possibile ho intenzione
di correre nuovamente da lei per sposarla”
Flaminia sorrise al giovane e poi si concentrò sulla guida. Mancavano ormai
pochi chilometri e Filippo sprofondò ancora di più sul sedile chiudendo gli
occhi. Era stanco e quello era il momento di rilassarsi un pochino assaporando
col pensiero il momento in cui, fra poco, avrebbe riabbracciato i suoi
genitori. Ma un pensiero non poteva non andare a Marzia. Sicuramente, in quel
momento si stava angosciando immaginandolo solo e indifeso. Malgrado le
avesse raccontato un'infinità di volte come funzionavano le cose nel suo
mondo, per Marzia lui era solo un maschio, un essere debole e
bisognoso di lei in ogni frangente. Sorrise mentre pensava a tutto questo. In
effetti in quell'altro mondo Filippo sentiva veramente il bisogno di essere
protetto dalla sua fidanzata, ma in questo no. Questo non era solo il suo
mondo, era il suo regno, era casa sua, pensava quasi che tutto gli potesse
essere concesso. Eppure, malgrado queste sensazioni, malgrado tutto, appena ne
avesse avuta la possibilità, magari durante un altro acquazzone che gli
avrebbe aperto la porta, non avrebbe esitato un attimo per correre nuovamente
da Marzia, per vivere quella storia d'amore con lei. Era sicuro che solo
accanto alla sua incantevole donna avrebbe potuto vivere il resto della sua
vita come se si trovasse in Paradiso. Si distolse da quei pensieri osservando
di nuovo la strada. Fra poche centinaia di metri sarebbero arrivati in città
e a quell'ora di sera il traffico era piuttosto scarso. Quante volte invece
aveva maledetto se stesso per aver imboccato quella strada d'estate per andare
al mare, con una delle sue fidanzate o con i suoi amici ed essere rimasto
imbottigliato nel traffico? Ma quella sera di fine inverno tutto era invece
tranquillo e Flaminia guidava dolcemente, rallentando addirittura, fino ad
arrestare completamente la vettura. Filippo guardò la giovane donna ed ebbe un attimo di smarrimento
“ Ma che fai? Perché ti fermi?” domandò inquieto il ragazzo. Non vedeva
nessun ostacolo. Ormai erano praticamente arrivati in città. Le case
illuminate erano proprio là ad un passo. Forse Flaminia voleva che lui
scendesse in quel punto pensando che fosse giunto a destinazione, ma la
ragazza senza rispondergli aprì lo sportello e scese dalla vettura iniziando a correre
“ Ma dove cavolo vai?” proseguì Filippo sempre più inquieto e senza capire
il motivo di questo strano comportamento. Si guardò intorno smarrito. Sulla
sua sinistra le macchine continuavano a percorrere gli ultimi metri di quella
strada, mentre alla sua destra si trovava una casupola disabitata da anni. La
conosceva bene. Tanti anni prima c'era un canile che poi le autorità avevano
fatto chiudere riscontrando delle irregolarità nel trattamento degli animali e
Flaminia si era diretta proprio in quella direzione. Che diavolo stava
succedendo? Decise che sarebbe stato meglio se fosse sceso anche lui. Ormai
era quasi arrivato. La casa dei suoi genitori, la sua casa, non era nemmeno
tanto lontana da quel punto. Non aveva soldi né un telefono per chiamare, ma
avrebbe potuto prendere un taxi e farlo poi pagare dai suoi. Sarebbero stati
ben felici di spendere dei soldi questa volta. Stava per aprire lo sportello
quando si bloccò. Quattro soldati armati di tutto punto e con un mitra
spianato sbucarono dalla casupola. Tre di loro si fermarono dopo aver percorso
pochi metri, mentre il quarto proseguì verso di lui. Ora che era arrivato a
pochi metri poteva osservare che non si trattava di un soldato bensì di una
donna, una soldatessa. La donna gli intimò di scendere dalla macchina a
braccia alzate, cosa che Filippo terrorizzato si apprestò a fare. Appena
sceso il ragazzo fu obbligato a voltarsi
“ Ora divarica le gambe e metti le mani sulla macchina” gli ordinò il milite
“ Ma che è successo? Io non ho fatto niente?” si lamentò il giovane. La
soldatessa non ascoltò nemmeno le lamentele di Filippo e voltando la testa si
rivolse ad una delle tre figure rimaste qualche metro più indietro
“ Fatto sergente. Ora è tutto suo”
Filippo sentì i passi degli altri tre soldati avvicinarsi e un senso di
impotenza lo attanagliò. I suoi pensieri stavano divenendo caotici in quella
situazione che per lui era veramente assurda
“ Controlla che non sia armato e poi voltalo” ordinò una delle voci
Sopraggiunte “Sono proprio curiosa di vedere in faccia quel bastardo”
Filippo ebbe un sussulto. La voce, quella voce, la conosceva bene. Ed appena
la soldatessa, dopo aver controllato che non avesse armi, lo fece voltare, ne
ebbe la certezza e, guardandola, il ragazzo rimase di stucco.

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davidmuscolo@tiscali,it
scritto il
2023-07-05
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