Moglie ceduta - roulette russa (parte 1)

di
genere
sadomaso

Monica si stava preparando o, meglio, si stava “non preparando”.
Le istruzioni che avevano ricevuto erano chiarissime: avrebbe dovuto presentarsi indossando un vestito aderente molto scollato e chiuso, sul davanti, con una cerniera, in modo da poter essere tolto facilmente per mostrare la nudità del suo bel corpo, e restare esposta con le sole scarpe con quel tacco impossibile, la cui funzione era di renderla slanciata oltre la sua altezza superiore alla media femminile.
In realtà l’attenzione era stata rivolta alla preparazione non della persona ma, bensì, dell’oggetto (quale era destinata ad essere) che sarebbe stato al centro dell’eccitazione di altri per un tempo ancora ignoto.
Questo eccitava lei e Franco, il suo compagno di una vita e da una vita: il fatto che lei fosse solo un oggetto per persone sconosciute e per un tempo lasciato alla discrezionalità di queste.
L’incertezza del tempo e di ciò cui sarebbe stata sottoposta alimentava il piacere e l’eccitazione della certezza di essere “un nulla”, utile solo al piacere altrui con la sua bellezza ed i suoi buchi, violabili e sicuramente violati.
Il tempo che li separava dalla prima esperienza simile era sepolto nelle loro anime e in quella parte del corpo e del cervello che ospita quel piacere assurdo che prende lei nell’essere usata e, lui, nel restare inutile spettatore dell’orgasmo altrui, a contrasto col proprio trattenuto mentre, legato, altro non può fare che lasciare che i propri desideri rimangano inespressi nel suo corpo dimenticato in un angolo, ricordato solo per la denigrazione che avrebbe amplificato l’orgasmo dei Padroni.
Era stato lui, la prima volta, a proporle il gioco. Inizialmente era una cosa semplice, quasi innocente se paragonata ai livelli degli ultimi anni: Monica avrebbe solo dovuto soddisfare un amico a lei sconosciuto. Sarebbe stato solo sesso.
Monica cedette più per la curiosità che per il piacere di un gioco cui non aveva mai pensato.
La prima volta l’unico successo fu rappresentato dall’orgasmo dell’amico coinvolto. Loro avevano provato imbarazzo, non tanto per la situazione vissuta, quanto per non averla saputa gestire.
Decisero entrambi di riprovare, ma la scintilla che diede fuoco al piacere di entrambi accadde solo quando un nuovo amico di Franco fu rude con lei e la scopò con forza, anche spingedola oltre a quanto avrebbero pensato di poter sopportare.
Non ne parlarono subito in quanto dovevano metabolizzare l’accaduto e, anche, per la vergogna di confessarsi reciprocamente quanto il loro corpo aveva provato.
Il tempo che li separava da quell’episodio non era misurabile in anni ma in esperienze, sempre più forti e diradate.
Facevano passare tanto tempo da un episodio all’altro, perchè ciò che vivevano era sconvolgente per il loro piacere e la loro anima e necessitava che il tempo si depositasse sopra l’accaduto come una polvere sottile, utile per nascondere le increspature createsi fino ad arrivare a sopire il ricordo di quanto preovato, più volte ricordato, però, negli atti sessuali tra loro o anche solo nei racconti che si facevano per rivivere l’accaduto e scambiarsi emozioni e sensazioni.
L’ultima avventura era entrata nelle loro anime 8 mesi addietro ed era stata forte, troppo forte per poter lasciare spazio a qualcosa di minore.
Lunga era stata la loro ricerca della nuova esperienza, resa difficile dall'obiettivo che avevano in mente, il cui raggiungimento aveva richiesto tempo per riuscire a trovare le persone giuste.
L’ignoto era la benzina del loro fuoco. Le persone dovevano sempre essere nuove e ciò cui sarebbe stata sottoposta non avrebbe dovuto essere noto in anticipo.
La ricerca era affidata alle sensazioni, a quel qualcosa di impalpabile che si crea quando tutti, eccitati, comunicano, lasciando alla chimica dei pensieri lo scambio e l’alimentazione di quanto necessario per proseguire con il confronto delle reciproche e speculari esigenze.
Mentre Monica si stava mettendo lo smalto rosso lussuria, Franco, inginocchiato tra le sue cosce, le stava leccando la figa che, poco prima, lui le aveva depilato mentre, stesa sul letto, lei gli succhiava il cazzo in un sessantanove parziale.
Il loro reciproco atto volto all’eccitazione avrebbe dovuto sempre fermarsi sulla soglia dell’orgasmo.
I loro prossimi Padroni volevano che arrivassero eccitatissimi all’incontro.
Fu questa loro pretesa, formulata al primo incontro on line, a far scattare gli iniziali sconvolgimenti chimici.
La loro eccitazione rimasta insoddisfatta avrebbe reso la schiava più pronta a servire e a divertire, mentre il cazzo duro ed inutile di lui avrebbe divertito coloro che, quella sera, avrebbero avuto il diritto di scegliere la loro funzione.
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2023-07-23
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