Come sono diventato sottomesso a mia moglie Terzo episodio - Storia vera
di
Davide Sebastiani
genere
dominazione
Oh, detto questo, non posso fare a meno di ricordare, ed è importante ribadirlo, che avevo anche una sessualità normalissima e le ragazze, anche quelle che non praticavano arti marziali, mi piacevano. Eccome se mi piacevano. Appena ne avevo l'occasione, e le occasioni c'erano, non mi creavo problemi e avevo già imparato a conoscere le delizie del sesso. Avevo insomma una vita normalissima: studio, calcio, ragazze e amici ma poi, appena rimanevo da solo o soprattutto prima di addormentarmi, la mia mente navigava su come avrei potuto vivere se avessi incontrato una ragazza come quella che sognavo e la vita che ci avrei fatto insieme. Insomma, quelle strane pulsioni non mi pesavano più di tanto da un punto di vista psicologico. Non perché fossi un idiota che non si facesse domande ma perché ritenevo che fossero soltanto sensazioni un po’ bislacche che comunque non interferivano più di tanto nella quotidianità dove ero tutt’altro che sottomesso con le ragazze. Anzi, mi piaceva che fossi io la parte dominante in un rapporto. Strano? Non proprio, se ci pensate bene, considerando ovviamente la mia psicologia. In quel periodo, parlo ormai di quando avevo una ventina d’anni e quindi alla fine dei favolosi anni ottanta, le mie sensazioni si erano ormai stabilizzate. Avevo un forte interesse verso le donne forti , in primis fisicamente e poi anche psicologicamente. Ma se una ragazza non possedeva quelle doti per me era una ragazza normalissima con la quale mi rapportavo in maniera altrettanto normale. Insomma, soltanto colei che avesse rispettato quelle caratteristiche fisiche e psicologiche sarebbe stata meritevole della mia sottomissione. Le altre…… erano normali rappresentanti dell’altro sesso con le quali mi rapportavo appunto da maschio dominante. Intendiamoci, ero gentile, affettuoso e anche un po’ protettivo. Non era quindi una dominanza fisica o dimostrata alzando la voce ma semplicemente quella che le ragazze, almeno quelle dell’epoca, sembravano gradire ovvero di avere a che fare con un maschio abbastanza decisionista e autorevole che sapesse prendere, qualora ce ne fosse stato il bisogno, le redini della situazione. Guarda caso, le stesse cose che cercavo io invertendo i ruoli anche se con un pizzico di dominazione maggiore.
Tornando alla mia vita in quel periodo, devo dire che anche coi miei genitori andava splendidamente. Beh, non è che ci frequentassimo spesso ma mi adoravano. A casa quando c’erano loro non c’ero io e difficilmente rincasavo prima di mezzanotte anche se l’indomani mi sarei dovuto alzare presto per andare al liceo prima e all’università in seguito. E mi ricordo mia madre che era affacciata al terrazzo in attesa di vedermi rientrare e che si ritirava, probabilmente con un gran sospiro di sollievo, appena vedeva il mio motorino ( e poi la mini minor) che si infilavano nel garage posto proprio di fronte al mio terrazzino. Papà già dormiva da un pezzo e io andavo da mia madre, un bacetto, e cercavo di rassicurarla dicendole che non c’era bisogno che mi aspettasse alzata. Lei scrollava le spalle
“ Ma no, è che non riuscivo a prendere sonno” si scherniva. Ma io sapevo che mi stava aspettando, preoccupata come ogni madre per i propri figli. E ogni tanto, mi faceva un’ingenua paternale
“ Mi raccomando, studia che non ti vedo mai sui libri. Devi laurearti e non devi essere ignorante come noi. E attento a chi ti offre qualcosa. Non accettare niente da nessuno perché quelli sono spacciatori che ti vogliono drogare” Sorridevo, la rassicuravo e me l’abbracciavo. Quanto agli studi, è vero che al liceo studiavo poco ma mi bastava per essere sempre promosso con voti mediamente alti ma poi,
all’università, sui libri ci stavo, eccome. Mio padre invece parlava poco ma ogni tanto, entrava nella mia camera e mi dava una pacca sulle spalle
“ Ce l’hai la donna? Si? Oh, sta attento, mi raccomando. Non le mettere incinte” Poi metteva mano al portafogli estraendo qualche banconota “ Ah, prenditi sti soldi che non devi mai rimanere senza soldi con le donne” Era una sua fissazione. Beh, ero il primogenito, il suo unico figlio maschio e la sua visione era ovviamente un po’ antiquata. O forse, avendo sofferto la fame vera essendo nato durante la guerra, adesso che non ci mancava niente non voleva che suo figlio potesse rimanere senza soldi in tasca per nessun motivo, come era purtroppo capitato a lui.
Tornando alla mia vita in quel periodo, devo dire che anche coi miei genitori andava splendidamente. Beh, non è che ci frequentassimo spesso ma mi adoravano. A casa quando c’erano loro non c’ero io e difficilmente rincasavo prima di mezzanotte anche se l’indomani mi sarei dovuto alzare presto per andare al liceo prima e all’università in seguito. E mi ricordo mia madre che era affacciata al terrazzo in attesa di vedermi rientrare e che si ritirava, probabilmente con un gran sospiro di sollievo, appena vedeva il mio motorino ( e poi la mini minor) che si infilavano nel garage posto proprio di fronte al mio terrazzino. Papà già dormiva da un pezzo e io andavo da mia madre, un bacetto, e cercavo di rassicurarla dicendole che non c’era bisogno che mi aspettasse alzata. Lei scrollava le spalle
“ Ma no, è che non riuscivo a prendere sonno” si scherniva. Ma io sapevo che mi stava aspettando, preoccupata come ogni madre per i propri figli. E ogni tanto, mi faceva un’ingenua paternale
“ Mi raccomando, studia che non ti vedo mai sui libri. Devi laurearti e non devi essere ignorante come noi. E attento a chi ti offre qualcosa. Non accettare niente da nessuno perché quelli sono spacciatori che ti vogliono drogare” Sorridevo, la rassicuravo e me l’abbracciavo. Quanto agli studi, è vero che al liceo studiavo poco ma mi bastava per essere sempre promosso con voti mediamente alti ma poi,
all’università, sui libri ci stavo, eccome. Mio padre invece parlava poco ma ogni tanto, entrava nella mia camera e mi dava una pacca sulle spalle
“ Ce l’hai la donna? Si? Oh, sta attento, mi raccomando. Non le mettere incinte” Poi metteva mano al portafogli estraendo qualche banconota “ Ah, prenditi sti soldi che non devi mai rimanere senza soldi con le donne” Era una sua fissazione. Beh, ero il primogenito, il suo unico figlio maschio e la sua visione era ovviamente un po’ antiquata. O forse, avendo sofferto la fame vera essendo nato durante la guerra, adesso che non ci mancava niente non voleva che suo figlio potesse rimanere senza soldi in tasca per nessun motivo, come era purtroppo capitato a lui.
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