Come sono diventato sottomesso a mia moglie Quarto episodio Storia vera
di
Davide Sebastiani
genere
dominazione
Ma torniamo alle mie strane pulsioni. Come ho detto poc’anzi, già da un bel pezzo avevo cominciato a modificare un po’ le mie fantasie. Ho detto che mi sarebbe piaciuto vedere un pizzico di dominazione da parte della mia fantomatica ragazza campionessa di arti marziali ai danni di terzi ma iniziai anche a pensare che non mi sarebbe dispiaciuto se quella dominazione l’effettuasse anche su di me. Sarebbe stato meraviglioso obbedirle, riconoscere la sua autorità anche a costo di subire qualcosa. Insomma, cominciavo a valutare l’ipotesi di un’eventuale sottomissione. Ma attenzione. Per sottomissione, non intendevo nessun tipo di pratica ma semplice obbedienza nella vita quotidiana, fantasia che non abbandonerò più per tutta la mia vita futura. Anche in seguito, quando scoprii la vastità del bdsm, il femdom e tutte le loro derivazioni, ho sempre rifiutato anche il solo pensiero di quasi tutte le pratiche che non facessero parte della vita quotidiana. Lo scat? Il pissing? E che dominazione è? A cagare e a pisciare son capaci tutte. Per me la sottomissione era e sarebbe stata solamente accettare l’eventuale superiorità della donna, il rispetto per le sue capacità, l’obbedienza e mai, assolutamente mai, umiliazioni gratuite. Una donna che ama non umilia in modo gratuito. Al limite, cominciavo a fantasticare su qualche punizione, una buona dose di schiaffi o di sculacciate, ad esempio, ma sempre abbinati a momenti teneri, al sesso, fatto soprattutto per cercare la sua soddisfazione. Insomma, il classicissimo bastone e carota. Un po’ come capitava ai genitori di una volta, per intenderci. Quelli che per farsi rispettare non lesinavano punizioni corporali nei confronti dei propri figli. E quegli schiaffi, quelle sculacciate, sarebbero dovuti servire non per umiliarmi ma per insegnarmi il giusto rispetto che avrei dovuto dare nei suoi confronti. Ma quello che al momento mi sembrava normale ma che scoprirò invece essere una mia prerogativa quasi esclusiva era che la mia sottomissione sarebbe dovuta avvenire solo e soltanto in due circostanze. La prima era che se la doveva meritare. Ovvero, io avrei riconosciuto la sua superiorità e quindi automaticamente la mia sottomissione, soltanto nel caso che questa superiorità si fosse rivelata autentica. Ed ecco spiegato finalmente il perché delle mia fissazioni con le donne che praticavano arti marziali. Se lei mi fosse stata superiore proprio dal punto di vista fisico, io avrei potuto accettare qualunque cosa. Non avrei mai potuto farlo con una ragazza normale. Come avrei potuto accettare un ordine da una tipa che se le avessi dato uno schiaffo l’avrei fatta volare a cento metri di distanza? No, io per obbedire dovevo vederla veramente una spanna superiore a me e di conseguenza avere timore di lei. Il che non significava che mi dovesse picchiare in ogni situazione. Io dovevo sapere che lei era più forte e che se avesse voluto avrebbe potuto farlo. Punto. Mi sarebbe bastata una semplice dimostrazione e avrei chinato la testa, obbedendole e tremando al suo cospetto. Ed ecco spiegato anche il motivo per cui con le ragazze…… normali il mio comportamento era tutt’altro che sottomesso. Perché non mi erano realmente superiori. E anche il sesso che facevo a quell'epoca era da dominante. Con una ragazza con la quale mi misi insieme ad esempio. Voleva stare sotto di me e io l'accontentavo volentieri. La prendevo e le facevo assaggiare la mia virilità in modo piuttosto deciso, con sua e mia grande soddisfazione. Tornando invece alla mia ragazza ideale, non era solo la superiorità fisica che mi attraeva. Dovevo riconoscere in lei anche altre doti e per prima l’intelligenza. Praticamente una sorta di superiorità intellettuale. Da una ragazza intelligente è più facile accettare un ordine. Almeno per me. Non avrei potuto tollerarlo da una cretina, da una stronzetta ignorantella. Quando tipe del genere mi capitavano nella vita reale le sfanculavo, le mettevo in riga. Altro che sottomissione. A calci in culo le avrei prese. E visto che non potevo farlo veramente, mi limitavo a snobbarle. Per me erano meno di zero. Col risultato che almeno un paio di questa tipologia di ragazze presero la cotta per me proprio perché non me le filavo per niente. Mistero della psicologia femminile. In seguito, quando scoprii i fora di BDSM, non mi sono mai capacitato di come quella per le stronzette sia una fantasia piuttosto ricorrente per chi si considera sub mentre a me stanno sul cazzo in modo assurdo. Ma il mondo è bello perché vario.
La seconda circostanza per accettare una eventuale dominazione era altrettanto tassativa. Doveva trattarsi della mia donna. Mai con nessun’altra. Sottomettermi ad una che si faceva scopare da un altro? Da una che mi voleva soltanto per i suoi capricci, magari per togliermi dei soldi? Ma vaffanculo! Col cazzo! E scusate il francesismo. Ed ecco perché odio con tutto me stesso la findom, quando in seguito scoprii che esisteva questa forma di < dominazione>. Non me ne vogliate. Sto parlando di me e delle mie sensazioni. Ognuno è padrone di gestire la propria vita come meglio crede ma per me la dominazione poteva e doveva esistere soltanto all’interno di un rapporto d’amore e di sesso. Semmai, per strano che vi possa sembrare, a proposito della findom, ero attratto dall’esatto contrario. Cerco di spiegarmi. Ho detto che la mia prima regola per accettare una donna dominante fosse quella della reale superiorità per giungere a uno scambio dei ruoli. Una donna che si fa mantenere, tutto mi sembra tranne che una donna dominante. Al contrario, la vedo come una donna che ha bisogno di quell’uomo per poter campare, per potersi permettere delle compere e la dominazione è quindi illusoria, fittizia. Se mettiamo in mezzo i soldi, comanda chi ha in mano il portafogli. Vi siete fatti una bella risata? Beh, pazienza ma la mia donna dominante ideale avrebbe dovuto possedere anche il potere economico all’interno del nostro rapporto. Insomma, avete presente i desideri femminili di una volta, la ricerca del principe azzurro? Alto, bello, ricco, forte e coraggioso, oltre che appassionato e tenero? Beh, io cercavo la mia principessa azzurra con quelle doti e con quelle caratteristiche e con l’aggiunta di quel pizzico di conscia superiorità che l’avrebbe resa un po’ dominante nei miei confronti. Quindi, ricapitolando, la mia donna ideale sarebbe dovuta essere più forte di me, bella, intelligente, conscia della sua superiorità, autoritaria e dolce allo stesso tempo e soprattutto amarmi come uomo, rispettarmi come essere umano e non certo trattarmi come un animale, pur detenendo lei il potere e guidandomi nella vita. Praticamente impossibile da trovare, ammesso che fosse esistita da qualche parte. E io avrei naturalmente riconosciuto la sua superiorità obbedendole e accettando anche eventuali punizioni nel caso avessi commesso degli errori. Perché me lo sarei meritato e una guida a volte deve usare le maniere forti. Non ci sarebbe stato bisogno di altro, anche se, a dir la verità, in seguito qualcosa di diverso lo scoprii.
Continua......
La seconda circostanza per accettare una eventuale dominazione era altrettanto tassativa. Doveva trattarsi della mia donna. Mai con nessun’altra. Sottomettermi ad una che si faceva scopare da un altro? Da una che mi voleva soltanto per i suoi capricci, magari per togliermi dei soldi? Ma vaffanculo! Col cazzo! E scusate il francesismo. Ed ecco perché odio con tutto me stesso la findom, quando in seguito scoprii che esisteva questa forma di < dominazione>. Non me ne vogliate. Sto parlando di me e delle mie sensazioni. Ognuno è padrone di gestire la propria vita come meglio crede ma per me la dominazione poteva e doveva esistere soltanto all’interno di un rapporto d’amore e di sesso. Semmai, per strano che vi possa sembrare, a proposito della findom, ero attratto dall’esatto contrario. Cerco di spiegarmi. Ho detto che la mia prima regola per accettare una donna dominante fosse quella della reale superiorità per giungere a uno scambio dei ruoli. Una donna che si fa mantenere, tutto mi sembra tranne che una donna dominante. Al contrario, la vedo come una donna che ha bisogno di quell’uomo per poter campare, per potersi permettere delle compere e la dominazione è quindi illusoria, fittizia. Se mettiamo in mezzo i soldi, comanda chi ha in mano il portafogli. Vi siete fatti una bella risata? Beh, pazienza ma la mia donna dominante ideale avrebbe dovuto possedere anche il potere economico all’interno del nostro rapporto. Insomma, avete presente i desideri femminili di una volta, la ricerca del principe azzurro? Alto, bello, ricco, forte e coraggioso, oltre che appassionato e tenero? Beh, io cercavo la mia principessa azzurra con quelle doti e con quelle caratteristiche e con l’aggiunta di quel pizzico di conscia superiorità che l’avrebbe resa un po’ dominante nei miei confronti. Quindi, ricapitolando, la mia donna ideale sarebbe dovuta essere più forte di me, bella, intelligente, conscia della sua superiorità, autoritaria e dolce allo stesso tempo e soprattutto amarmi come uomo, rispettarmi come essere umano e non certo trattarmi come un animale, pur detenendo lei il potere e guidandomi nella vita. Praticamente impossibile da trovare, ammesso che fosse esistita da qualche parte. E io avrei naturalmente riconosciuto la sua superiorità obbedendole e accettando anche eventuali punizioni nel caso avessi commesso degli errori. Perché me lo sarei meritato e una guida a volte deve usare le maniere forti. Non ci sarebbe stato bisogno di altro, anche se, a dir la verità, in seguito qualcosa di diverso lo scoprii.
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