La leccapiedi (parte 4)

di
genere
dominazione

Anna si vide abbassare le ginocchia a terra, davanti a quell’uomo che la guardava sorridente.
Fu poi la sua realtà quando, spinta dal proprio desiderio, abbassò il capo per baciare le eleganti scarpe da casa che tolse con molta grazia ed attenzione, facendo scorrere le labbra sul piede che via via veniva liberato dalla calzatura.
La ciabattina venne posata accanto alla poltrona e iniziò a leccare il piede che stava tenendo in mano.
Dopo i primi minuti prese confidenza e, trascinata da ciò che stava facendo, iniziò a dare carezze con la lingua.
Lo leccò in ogni dove, passando e ripassando la lingua tra le dita che, ad una ad una, mise in bocca con una delicatezza che generò piacere a Matteo.
“Mi dai emozioni con la tua lingua sui miei piedi”.
Il piacere nel leccare quei piedi era grande per lei. Talmente concentrata che non si accorse del lago che aveva tra le gambe.
Mentre leccava, Matteo le allungò una gamba sulla schiena, usandola come sgabello.
“Mi metto comodo su te”.
Al solito, non era una richiesta, né una comunicazione, ma una mera presa d’atto di ciò che faceva, perché sapeva di avere su di lei il potere, quello che alimenta il piacere dei reciproci ruoli, in chi lo esercita ed in chi lo cede.
Anna provava piacere nel dare comodità a costo della propria. Le piaceva sentire quel peso sulla sua schiena. Lo trovava rassicurante, così come rassicurante era quell’uomo.
Matteo fu estasiato dalle carezze della lingua sui suoi piedi, non tanto per il solo contatto della lingua sulla pelle, ma per ciò che quella lingua muoveva, cioè il piacere nel compiacere.
Matteo, per restare comodo, ogni tanto cambiava posizione alle gambe, senza preavvertire la leccapiedi che, una volta sistemato, si spostava per raggiungerlo e continuare a leccare.
Il tempo cominciò ad avere regole diverse da quelle tipiche degli orologi.
“Immagino che la tua lingua sia affaticata”.
“Sì, un po’”.
“Stenditi a terra sulla schiena, così posso appoggiare i piedi su di te”.
Ecco nuovamente la piacevole sensazione provata prima nel dare comodità e piacere, con la differenza di poter guardare, dal basso, la persona alla quale era stato ceduto il controllo di sé.
La nuova posizione non le aveva fatto abbandonare il calore alla bocca dello stomaco.
“Posso accarezzarti i piedi?”.
Non trovò ridicola la frase con la quale chiedeva il permesso di poter compiere un atto all’apparenza umiliante. Era, invece, il riconoscimento del potere trasferito, della propria funzione sottomessa che vede prevalere il desiderio altrui.
“Certamente”.
Matteo accompagnò il consenso con il piede sulla sua bocca per farsi baciare la pianta, prima di posarlo nuovamente sul petto.
Soddisfatto delle attenzioni delicate della giovane donna, il Padrone passò una carezza sul viso della ragazza che, spostando il capo, lasciò una leccata sulla pianta prima che tornasse al suo posto.
“Trascorri qui la notte”.
Alla ragazza piaceva il tono di voce rilassato che, apparentemente, stonava con la posizione, ma, invece, dava naturalezza a ciò che ciascuno di loro viveva nel proprio animo e con i propri desideri.
Matteo, alla risposta positiva, si abbassò per darle una carezza, con la mano, questa volta, ignorando il fatto che, per compiere quel gesto, avrebbe dovuto pesare sul piede e, così, procurarle dolore, anche se poco, denunciato dalla lieve smorfia.
La mattina successiva la dovette svegliare e le fece trovare pronta la colazione.
Anna aveva dormito rilassata, quella sensazione di benessere che segue una bella e rilassante serata ma, anche, ad una bella scopata, così come avevano fatto quando, alzatasi dalla sua funzione di poggiapiedi, si erano trasferiti nel letto dopo che, inginocchiata davanti alla poltrona, gli aveva leccato a lungo il cazzo.
“Sono stata bene ieri sera”.
Il sorriso che ricevette accompagnò la carezza delicata al viso.
“Sono stato bene anche io e spero di riaverti ospite”.
Il bacio delicato sulla guancia ed una sensuale carezza tra le cosce, caratterizzarono il saluto quando Matteo la lasciò davanti al luogo di lavoro.
“Scappo che è tardissimo!!!”
Mentre correva si volse sorridendo e agitando la mano per salutarlo, trovandolo ancora fermo a guardarla.
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2023-09-06
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