Il regalo di nozze (parte 7)
di
Kugher
genere
sadomaso
Anna si ritrovò abbattuta per il colpo morale ricevuto più di quanto pensasse che avrebbe mai potuto provare, avendo fatto un gran lavoro di autoncontrollo sin dai primi giorni dopo la condanna alla schiavitù.
Si stupì di provare una sorta di gelosia per la nuova moglie del suo ex compagno. Si chiese anche se il nome da assegnare al sentimento provato fosse quello esatto oppure se le pesasse maggiormente il fatto di ritrovarsi nella sua nuova vita proiettata, anzi, gettata, nella sua vita precedente che era andata avanti senza di lei.
La cosa peggiore fu prendere atto che lei, per gli attori della sua vita precedente, era stata dimenticata come persona.
I nuovi Padroni erano arrivati quella mattina stessa dal viaggio di nozze in Texas, Stato che aveva dato i natali ad Edith.
Dopo che i suoceri se ne furono andati, Diego ed Edith erano andati a riposarsi, lasciando la schiava al compito di sistemare tutti i bagagli e prendere confidenza con la nuova casa.
Sin da subito vennero messe in chiaro le nuove regole, le prime delle tante che avrebbe dovuto imparare, pena pesanti punizioni, come il Padrone ebbe modo, non senza evidente piacere, di precisare.
Scoprì subito che ai Padroni, entrambi, piaceva ricevere l’omaggio ai piedi, che fossero o meno contenuti in calzari.
Così, appena liberata dalla legatura, ancora sofferente per il marchio, dovette mettersi in ginocchio e baciare i loro piedi, restando poi prostrata con la fronte a terra, in attesa di qualcosa.
Diego le pose un piede sulla testa avendo cura di schiacciare forte, per sentirla sotto di sé e farsi sentire sopra di lei.
Se Anna avesse potuto guardare in alto, avrebbe visto il suo ex compagno baciare la lingua di sua moglie.
La schiava stava stirando quando i Padroni si svegliarono.
In realtà si era svegliata solo Edith la quale aveva riposato non benissimo in quanto eccitata.
Appena a letto ebbero il bisogno di scaricare l’eccitazione che il regalo aveva loro generato, eccitazione forte, piena, quella che deriva da una promessa di futuri piaceri e divertimenti.
Si avvicinò al compagno baciandogli il petto per svegliarlo.
Diego, che ormai la conosceva bene, fece finta di nulla.
“Amore svegliati”.
La mano era andata ai testicoli.
“No dai, ho ancora sonno”.
Voleva tenerla sulle corde e divertirsi un po’ con il desiderio di lei, che poi era anche il suo.
La lingua di Edith prese a leccargli il collo. Sapeva che quella parte del corpo era molto sensibile.
Diego aprì gli occhi e le sorrise. Edith era eccitata e con le labbra scese fino a baciargli il cazzo che non impiegò molto a dare segno di sé.
Ormai la donna sapeva come stimolarlo ed eccitarlo con la lingua, come giocare col glande e quando iniziare, e smettere, di succhiare.
“Dai amore, andiamo in sala così tu porti la tua ex moglie ai miei piedi”.
“Non è mai stata mia moglie, e adesso è solo una schiava”
“Non me ne frega un cazzo di cosa fosse o non fosse, viveva con te e adesso la voglio vedere strisciare a terra”.
La lingua ancora stimolava il suo cazzo mentre le mani accarezzavano i testicoli.
“E’ una bestia che una volta ha vissuto, alla pari, con te, e adesso ci appartiene e deve soddisfare ogni nostra richiesta. Mi eccita terribilmente questa cosa”
Diego voleva tirarla per lunghe.
“Non so se ho voglia di fare tutta questa fatica”.
“Sei uno stronzo, dai, voglio che la umili e sottometti davanti a me”.
Infilò il sesso in bocca mentre gli accarezzava le palle.
Gli alitava sul membro duro ed espresse la voglia di mettere il piede in testa ad Anna mentre questa avrebbe dovuto leccare il pavimento.
Quando il cazzo divenne durissimo, maliziosamente salì fino alle labbra guardandolo con sguardo di sfida.
Si mise cavalcioni su di lui e con la figa iniziò a strofinare il cazzo duro, accennando appena la penetrazione ma fermandosi subito.
“Continuerò solo dopo che tua moglie mi avrà leccato la suola delle ciabattine”.
“Sporca ricattatrice…e quella bestia non è mai stata mia moglie!”.
Le leccò le labbra mentre, prendendola per mano e ridendo, si alzarono per andare in sala.
Quella donna lo eccitava terribilmente.
Ed era eccitato quando andò dalla sua ex, trovandola intenta a stirare.
Provò piacere nel notare in lei una certa tensione al suo apparire. Gli piaceva quel potere e ciò che esso generava in colei che una volta aveva chiamato “amore”.
Le vide la stanchezza sul viso e negli occhi ma non se ne curò.
Senza salutarla o rivolgerle la parola, la prese per i capelli spingendola in ginocchio e, a 4 zampe usandoli come un guinzaglio, si fece seguire fino a portarla davanti ad Edith.
La Padrona era seduta in poltrona in una posa molto aristocratica, con le gambe accavallate e gli avambracci posate sui braccioli. La schiena era dritta e lo sguardo fiero, arrogante, quasi cattivo, sicuramente sadico.
“Quando senti che i Padroni si sono alzati, devi venire a omaggiarci”.
Trovavano eccitante insegnarle le regole da seguire, stando poi attenti a che queste venissero rispettate.
Diego le fece abbassare la testa a terra per consentire ad Edith di metterle un piede sulla nuca.
Il “sì, Padrone”, pronunciato a stento e quasi sottovoce, era più di una frase o di un riconoscimento. Era una promessa di sottomissione docile, forte, una promessa di eccitazione e di futuri piaceri, un riconoscimento del più forte che usava un’inutile forza per sentirsi forte.
Diego le mise il guinzaglio, utilizzandolo per farle alzare il capo fino davanti al piede accavallato di Edith.
La Padrona iniziò a strofinare la suola della ciabattina sulle labbra della schiava, finchè questa non tirò fuori la lingua. Tenne la testa in modo da consentire alla Signora di muovere a piacimento la suola.
“Sei la nostra schiava”.
Ancora una frase pronunciata più per il piacere di sentirsela dire che per comunicare qualcosa di già noto.
Anna non rispose, dovendo ancora tenere fuori la lingua sulla quale passava la ciabattina, a volte anche calcando.
La Padrona mise il piede a terra e si avvicinò alla ragazza che abbassò ulteriormente il capo.
Diego le tirò il guinzaglio per farglielo alzare appena, in modo che fosse comodo per accarezzarle i capelli.
“Apri la bocca”.
Edith le accarezzava il viso mentre le sputò in bocca. Guardò la sua saliva sulla lingua della schiava e sputò ancora, eccitata.
Diego le tirò indietro la testa e anche lui fece cadere la sua saliva in bocca alla ex compagna, mischiandola a quella della moglie.
Altra saliva in bocca, da parte di entrambi.
“La nostra schiava ed il nostro cane”.
Ormai l’eccitazione le traspariva dalla voce.
“Ingoia”.
Si stupì di provare una sorta di gelosia per la nuova moglie del suo ex compagno. Si chiese anche se il nome da assegnare al sentimento provato fosse quello esatto oppure se le pesasse maggiormente il fatto di ritrovarsi nella sua nuova vita proiettata, anzi, gettata, nella sua vita precedente che era andata avanti senza di lei.
La cosa peggiore fu prendere atto che lei, per gli attori della sua vita precedente, era stata dimenticata come persona.
I nuovi Padroni erano arrivati quella mattina stessa dal viaggio di nozze in Texas, Stato che aveva dato i natali ad Edith.
Dopo che i suoceri se ne furono andati, Diego ed Edith erano andati a riposarsi, lasciando la schiava al compito di sistemare tutti i bagagli e prendere confidenza con la nuova casa.
Sin da subito vennero messe in chiaro le nuove regole, le prime delle tante che avrebbe dovuto imparare, pena pesanti punizioni, come il Padrone ebbe modo, non senza evidente piacere, di precisare.
Scoprì subito che ai Padroni, entrambi, piaceva ricevere l’omaggio ai piedi, che fossero o meno contenuti in calzari.
Così, appena liberata dalla legatura, ancora sofferente per il marchio, dovette mettersi in ginocchio e baciare i loro piedi, restando poi prostrata con la fronte a terra, in attesa di qualcosa.
Diego le pose un piede sulla testa avendo cura di schiacciare forte, per sentirla sotto di sé e farsi sentire sopra di lei.
Se Anna avesse potuto guardare in alto, avrebbe visto il suo ex compagno baciare la lingua di sua moglie.
La schiava stava stirando quando i Padroni si svegliarono.
In realtà si era svegliata solo Edith la quale aveva riposato non benissimo in quanto eccitata.
Appena a letto ebbero il bisogno di scaricare l’eccitazione che il regalo aveva loro generato, eccitazione forte, piena, quella che deriva da una promessa di futuri piaceri e divertimenti.
Si avvicinò al compagno baciandogli il petto per svegliarlo.
Diego, che ormai la conosceva bene, fece finta di nulla.
“Amore svegliati”.
La mano era andata ai testicoli.
“No dai, ho ancora sonno”.
Voleva tenerla sulle corde e divertirsi un po’ con il desiderio di lei, che poi era anche il suo.
La lingua di Edith prese a leccargli il collo. Sapeva che quella parte del corpo era molto sensibile.
Diego aprì gli occhi e le sorrise. Edith era eccitata e con le labbra scese fino a baciargli il cazzo che non impiegò molto a dare segno di sé.
Ormai la donna sapeva come stimolarlo ed eccitarlo con la lingua, come giocare col glande e quando iniziare, e smettere, di succhiare.
“Dai amore, andiamo in sala così tu porti la tua ex moglie ai miei piedi”.
“Non è mai stata mia moglie, e adesso è solo una schiava”
“Non me ne frega un cazzo di cosa fosse o non fosse, viveva con te e adesso la voglio vedere strisciare a terra”.
La lingua ancora stimolava il suo cazzo mentre le mani accarezzavano i testicoli.
“E’ una bestia che una volta ha vissuto, alla pari, con te, e adesso ci appartiene e deve soddisfare ogni nostra richiesta. Mi eccita terribilmente questa cosa”
Diego voleva tirarla per lunghe.
“Non so se ho voglia di fare tutta questa fatica”.
“Sei uno stronzo, dai, voglio che la umili e sottometti davanti a me”.
Infilò il sesso in bocca mentre gli accarezzava le palle.
Gli alitava sul membro duro ed espresse la voglia di mettere il piede in testa ad Anna mentre questa avrebbe dovuto leccare il pavimento.
Quando il cazzo divenne durissimo, maliziosamente salì fino alle labbra guardandolo con sguardo di sfida.
Si mise cavalcioni su di lui e con la figa iniziò a strofinare il cazzo duro, accennando appena la penetrazione ma fermandosi subito.
“Continuerò solo dopo che tua moglie mi avrà leccato la suola delle ciabattine”.
“Sporca ricattatrice…e quella bestia non è mai stata mia moglie!”.
Le leccò le labbra mentre, prendendola per mano e ridendo, si alzarono per andare in sala.
Quella donna lo eccitava terribilmente.
Ed era eccitato quando andò dalla sua ex, trovandola intenta a stirare.
Provò piacere nel notare in lei una certa tensione al suo apparire. Gli piaceva quel potere e ciò che esso generava in colei che una volta aveva chiamato “amore”.
Le vide la stanchezza sul viso e negli occhi ma non se ne curò.
Senza salutarla o rivolgerle la parola, la prese per i capelli spingendola in ginocchio e, a 4 zampe usandoli come un guinzaglio, si fece seguire fino a portarla davanti ad Edith.
La Padrona era seduta in poltrona in una posa molto aristocratica, con le gambe accavallate e gli avambracci posate sui braccioli. La schiena era dritta e lo sguardo fiero, arrogante, quasi cattivo, sicuramente sadico.
“Quando senti che i Padroni si sono alzati, devi venire a omaggiarci”.
Trovavano eccitante insegnarle le regole da seguire, stando poi attenti a che queste venissero rispettate.
Diego le fece abbassare la testa a terra per consentire ad Edith di metterle un piede sulla nuca.
Il “sì, Padrone”, pronunciato a stento e quasi sottovoce, era più di una frase o di un riconoscimento. Era una promessa di sottomissione docile, forte, una promessa di eccitazione e di futuri piaceri, un riconoscimento del più forte che usava un’inutile forza per sentirsi forte.
Diego le mise il guinzaglio, utilizzandolo per farle alzare il capo fino davanti al piede accavallato di Edith.
La Padrona iniziò a strofinare la suola della ciabattina sulle labbra della schiava, finchè questa non tirò fuori la lingua. Tenne la testa in modo da consentire alla Signora di muovere a piacimento la suola.
“Sei la nostra schiava”.
Ancora una frase pronunciata più per il piacere di sentirsela dire che per comunicare qualcosa di già noto.
Anna non rispose, dovendo ancora tenere fuori la lingua sulla quale passava la ciabattina, a volte anche calcando.
La Padrona mise il piede a terra e si avvicinò alla ragazza che abbassò ulteriormente il capo.
Diego le tirò il guinzaglio per farglielo alzare appena, in modo che fosse comodo per accarezzarle i capelli.
“Apri la bocca”.
Edith le accarezzava il viso mentre le sputò in bocca. Guardò la sua saliva sulla lingua della schiava e sputò ancora, eccitata.
Diego le tirò indietro la testa e anche lui fece cadere la sua saliva in bocca alla ex compagna, mischiandola a quella della moglie.
Altra saliva in bocca, da parte di entrambi.
“La nostra schiava ed il nostro cane”.
Ormai l’eccitazione le traspariva dalla voce.
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