La schiava ereditata dalla madre (parte 3)

di
genere
sadomaso

Maria non si tolse i vestiti in maniera tale da eccitare l’uomo. Semplicemente si liberò di ciò che era inutile.

Così si spogliò sistemò gli abiti in maniera ordinata in un angolo della casa, a terra, nel posto che potesse dare meno fastidio e, addirittura, in modo tale che non si potessero vedere.

Il Padrone era ancora seduto sulla stessa poltrona sulla quale si era accomodato in un tempo che gli sembrava lontanissimo.

Ora aveva la sensazione che tutto fosse cambiato, ciò che aveva appreso di sua madre, la sua eredità, quella giovane donna che si era ritrovato in proprietà.

Maria si recò davanti a lui e si inginocchiò.

Ancora non si conoscevano e, quindi, lei non sapeva quale fosse la posizione da lui preferita.

Della sua Padrona sapeva tutto, come comportarsi, ciò che lei voleva, quali posizioni dovesse assumere.

Scelse una postura neutra, inginocchiata, seduta sui talloni, i polsi uniti dietro alla schiena in modo da evidenziare la sua arrendevolezza e spingere avanti i seni, offrendoli.

La testa leggermente china.

Luigi era eccitatissimo e, alla bocca dello stomaco, sentiva uno sconvolgimento, che andava ben oltre al piacere fisico. Era qualcosa di indefinito e nuovo, una sensazione particolare, quella che, col tempo, avrebbe imparato ad apprezzare e a capire, la sensazione del potere, della proprietà ma anche del doversi prendere cura di quella schiava.

Le mise il collare e si appoggiò allo schienale, per rimirare lo spettacolo.

Era bellissimo.

La colore nero dell’oggetto evidenziava ancor di più la pelle appena abbronzata ed i capelli biondi della ragazza.

Le mise un piede sulla coscia e restò a guardarla, concentrato anche a capire quella sensazione che provava dentro, diversa da quella provata quando una donna si spogliava per lui al fine di fare sesso o l’amore.

Era bellissimo sentire il calore della pelle sotto la pianta del piede ed osservare la ragazza rimasta imperturbabile da quell’atto di dominio che per lei poteva essere solito, per lui una novità.

Tolse il piede e si sporse in avanti per agganciare il guinzaglio.

La sensazione provata venne immediatamente amplificata.

Ora erano legati anche fisicamente.

Lei aveva il collare e lui deteneva quella schiava col guinzaglio.

Istintivamente Maria si chinò portando la fronte a terra pur mantenendo i polsi uniti dietro alla schiena.

Altrettanto istintivamente Luigi pose il piede sul capo.

Inizialmente lo lasciò morbido e poi iniziò a schiacciare, apprezzando il silenzio e l’immobilità della schiava.

Si alzò in piedi e, da quella prospettiva, tutto era ancora diverso, più forte.

Rimise il piede sulla testa e schiacciò, fino a sentire un piccolo lamento caratterizzato comunque dalla totale immobilità, come di chi subisce qualcosa sapendo di non potersi sottrarre.

Si incamminò, senza dare ordini, dando solo qualche colpetto al guinzaglio per far capire a chi non lo vedeva che avrebbe dovuto muoversi.

Non ci fu bisogno di specificare che avrebbe dovuto seguirlo a 4 zampe.

Il Padrone apprezzò anche le movenze delicate e pulite, tipiche di chi è abituata a quel modo di procedere.

Non poteva non avere male alle ginocchia. Sicuramente stava sopportando il dolore concentrandosi sempre più sulla postura, in modo che restasse pulita e dolce.

La cosa che lo colpì fu il fatto che provò assoluto disinteresse per il dolore di quella cagna, restando concentrato sul suo piacere nel vederla in quel modo.

Le fece fare il giro della casa, sia per il piacere di farsi seguire sia per fargliela conoscere. Tra i compiti della schiava vi sarebbe stato anche quello di tenerla pulita.

In camera si chinò per accarezzarle la testa col gesto tipico che si dedica ai cani.

Le diede anche una sculacciata.

Lei rimase ferma e Luigi, presa confidenza, gliene diede un’altra più forte.

Sulla natica rimase un minimo di rossore.

Vista l’immobilità di chi riceve il volere altrui, gliene diede un’altra, avendo cura di colpire la zona già arrossata.

Provò piacere nel sentire il lamento.

Si sedette cavalcioni sulla schiena e la prese per i capelli.

Il gesto serviva a farle capire che l’avrebbe tenuta, che lui si sentiva il suo Padrone e che vedeva lei come la sua schiava.

Si alzò solo quando lei stava per cedere.

Con il piede la spinse a terra, in modo che avesse il ventre a contatto col pavimento.

Si diresse verso la sala tirando il guinzaglio.

La stava guardando e, al momento in cui lei cercò di alzarsi per seguirlo carponi, le mise un piede sulla schiena schiacciando con forza.

“Giù!!!”

Dovette strisciare appena dietro ai suoi piedi.

La sensazione di potere era enorme.

“A 4 zampe”.

L’ordine fu accompagnato da una tirata del guinzaglio verso l’alto, in modo che, nel futuro, associasse quel gesto alla volontà di farla mettere da terra a carponi.

Si tolse la cinghia e iniziò a frustarla.

Gli venne in mente che tra le cose di sua madre c’era un frustino. Prima che cambiasse la conoscenza del genitore, aveva pensato che fosse un oggetto tenuto a ricordo al momento dell’acquisto della casa con la stalla, quando il precedente proprietario, che sicuramente aveva avuto dei cavalli, le aveva lasciato quell’oggetto.

Ora ne capì il reale utilizzo.

Colpì a lungo la schiena e le natiche della schiava.

Provava piacere nel vedere le strisce rosse e volle vedere segnati il dorso e le natiche.

Più colpiva più si eccitava, anche nell’osservare la schiava che restava ferma, in attesa del colpo successivo, contorcendosi per il dolore.

Il Padrone si spogliò e, fatta alzare sulle ginocchia la cagna, se lo fece succhiare, a lungo, trovandolo durissimo, come non si ricordava di averlo sentito mai.

Stando in piedi vedeva poco la schiena arrossata.

“A 4 zampe”.

La montò come una cagna, con forza, con possesso, con potere e piacere. Adorava vedere quella schiena tutta segnata mentre la scopava e prendeva possesso di ciò che ora gli apparteneva.

Oltre all’enorme piacere fisico, ebbe la sensazione del significato di quanto accaduto, dal momento in cui si fece seguire a 4 zampe, fino alle frustate e alla scopata.

Rappresentava una presa di possesso ed una definizione dei confini e dei ruoli.

Era qualcosa che andava oltre al piacere erotico, qualcosa di nuovo, inaspettato, forte, potente.

Le godette dentro tutto il suo piacere, con una quantità che, benchè non vista, gli sembrò copiosa.
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2024-01-26
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