Face Time

di
genere
etero

A guardarlo, Gabriele sembra ogni volta uno che ancora non si capacita di come sia potuto finire in una situazione come questa. Ma non è così, lo so, è solo l'aria che mette su, un po' sperduta. È seduto sul divano bianco, gambe aperte e completamente nudo eccezion fatta per i fantasmini. Tengo in mano la sua erezione circoncisa e ancora un po' troppo indecisa. Mi sistemo meglio sulle ginocchia, appoggio l'altra mano al suo petto perché sennò gli precipito addosso. Controllo del mio corpo: settanta per cento. Facciamo sessantacinque, va'.

Se non avessi ancora il reggiseno sarei nuda anch'io. Il top me l'ha sfilato che non eravamo nemmeno entrati in casa, alla mini ci ho pensato da sola. Le mutandine... beh, quelle non le ho più già da un po'. Me ne sono liberata mentre tornavamo alla macchina e, quando lui e Fabio si sono voltati verso di me che ero rimasta indietro, le stavo facendo roteare con un dito sghignazzando "chi me le tiene?". Quel bianco sembrava luccicare al buio.

Il fortunato è stato Fabio, non perché l'abbia scelto io ma perché, gira che ti rigira, a un certo punto sono partite e lui le ha prese al volo e se l'è infilate nella tasca della giacca, non prima di averle annusate ostentatamente. Più che altro per fare il buffone, mancava poco che facesse finta di esserne schifato e di svenire. Probabilmente a quel punto sarei caduta a terra dalle risate. Anche Fabio adesso è senza niente addosso, per quello che posso vedere: la sua figura è racchiusa nei 5,5 pollici del telefono strategicamente appoggiato in un angolino del divano. Sì, è una chiamata in Face Time, lui vede noi e noi vediamo lui. O almeno, io lo vedo. Gabri dovrebbe voltare la testa e, sinceramente, non so nemmeno quanto gli interessi farlo.

*****

Prima di salire in macchina, Gabri aveva insistito perché mi accomodassi sul sedile accanto al suo. Mi sembrava lampante che avesse una certa idea. Se questa prevedesse la sua mano tra le mie gambe o la mia testa tra le sue però non saprei dire. Fabio invece avrebbe voluto venire sul sedile posteriore con la sottoscritta. Con idee analoghe, suppongo. Ma li ho rimbalzati entrambi, non mi andava di concedere antipasti e, soprattutto, stasera avevo per la testa qualcosa di completamente diverso e completamente perverso. Mi sono seduta al centro, ho portato la faccia quasi in mezzo alle loro e abbracciato i poggiatesta davanti a me.

- Belli, avrei un'idea - ho detto.
- Anch'io - ha risposto Fabio quasi ridendo - che stasera ci dai il culo... anzi, ti metti proprio in mezzo.
- Cafone, non dire ste cose che poi ti svegli tutto sudato.

Gabri ha ridacchiato, Fabio si è difeso con un "vedremo...", io ho detto "la volete sentire st'idea o no? è un gioco". Quando hanno risposto "sì" quasi all'unisono ho avuto la netta sensazione che di lì a pochissimo avrei depositato una piccola macchia sulla gonna o sul divanetto posteriore dell'auto.

*****

Un gioco, tutto è cominciato poco meno di un mese fa per gioco, in un afterhour di cui non sospettavo nemmeno l'esistenza. Io e Gaia ci eravamo andate proprio con l’intenzione di divertirci alle spalle di qualcuno. Sottolineo divertirci, non altro. A meno che non si fosse presentata un’occasione irrinunciabile. Ma così non è stato. Un gruppo di studenti come noi (cinque!) ci ha abbordate ma già a occhio si vedeva che non erano i tipi giusti. Carini e a modo ma nulla di più, ipercorretti, pure troppo. Nonostante questo, e poiché erano decisamente in grana, ci siamo fatte offrire questo mondo e quell’altro. Gaia mi reggeva la parte, sapeva che stavo interpretando uno dei miei ruoli preferiti, quello della scema totale, e che ero in grado di farlo fino in fondo. “Ho studiato anche io ma non ero brava. Vivevo a casa del mio fidanzato ma poi abbiamo litigato e mi ha lasciata… e sono tornata da mio padre che è imprenditore, ora vivo sola in una delle sue case, lavoro part time in una boutique”. Questo per sommi capi il mio racconto, condito da risatine per ogni cazzata si levasse da quel tavolo. È difficile rendere l’idea di quanto sembrassi un’oca fatta e finita. Dopo un discreto numero di drink – non troppissimi ma nemmeno pochi – ci siamo fatte portare a ballare. Ed è qui che ho incontrato Fabio: dopo uno scambio di sguardi mi ha invitata a bere. All’inizio pensavo che l’occasione irrinunciabile fosse lui, ma non era proprio così anche se era molto meglio degli altri, che avevo mollato con Gaia, e oggettivamente molto figo agli occhi.

Non mi ha fatto scattare nulla di particolare fino a quando – lo so che sembra contorto, ma è così – mi ha detto che era lì con un amico e che non intendeva piantarlo. Con un altro mi avrebbe dato fastidio, probabilmente mi sarei incazzata, con lui no. Anzi. Forse proprio perché era figo ma, almeno quella sera, non mi diceva molto. Quindi ho smesso di fare la parte della scema e gli ho pure confessato che la stavo facendo, sono finita con loro su un divanetto e… niente. Abbiamo chiacchierato abbastanza brilli tutti e tre, mi hanno fatta ridere senza dover simulare, e poi mi hanno riportata a casa.

Poteva essere una bella amicizia, ma già la seconda volta che siamo usciti noi tre da soli è stato chiaro che le cose sarebbero andate oltre. Nuova seratina un po’ alcolica (stavolta senza discoteca) e poi siamo finiti su questo stesso divano dove ora è seduto Gabriele, nudo-e-a-gambe-aperte-eccezion-fatta-per-i-fantasmini, mentre io glielo tengo nella mano.

Senza fare la finta tonta: quella sera non ho deciso nulla, però in un certo senso l’ho chiesto io. "Non ho voglia di tornare a casa", o qualcosa del genere. Se fosse stato per loro mi ci avrebbero pure portata. A casa mia, intendo dire. Sono stata io a fare la troia? Beh, volendo… sì, se per fare la troia intendete buttare giù d'un fiato un bicchierino di qualcosa (manco ricordo cosa) e andarsi a sedere in mezzo a loro due: "Mi fate posto?". Sorridere, passare le mani sulle loro gambe: "Allora, raga?". Tutto qui, non è che usciti dal lounge bar eravamo corsi a casa al grido di "andiamo a farci una scopata a tre". Macché... Sì, è vero, quella sera avrei fatto volentieri sesso, però c'era un piccolo particolare: loro erano in due.

No, non avete capito: il fatto che fossero in due non era un problema per me, era un problema per loro. Non sono una habitué, lo sottolineo, ma non sarebbe stata la prima volta. Per Gabri e Fabio invece l'imbarazzo era evidente, quasi tangibile. Ci avrei scommesso qualsiasi cosa - ripeto: qualsiasi cosa - che ognuno dei due facesse pensieri tipo "ok, questa ci sta, ma chi dei due? di questo passo probabilmente nessuno, peccato". Una situazione potenzialmente eccitante si stava trasformando in uno sketch comico, almeno per me che guardavo le loro facce.

Sono stata io a fare la troia? Beh, volendo… sì, se per fare la troia intendete accendere la miccia. I bravi ragazzi hanno sempre bisogno di una troia che accenda la miccia senza pensare alle conseguenze.

- Sarei curiosa di sapere chi dei due bacia meglio - avevo detto.
- Dai, lascia perdere, sei ubriaca - aveva risposto Fabio.
(per la cronaca - del resto basta leggere qualche riga più sopra - questo Fabio è lo stesso che stasera non solo mi ha chiesto il culo ma anzi mi ha proposto la parte della fettina di arrostino in un sandwich, eh? è proprio vero che a certa gente gli dai un dito e si prende il braccio).
- Oh-oh-oh... paladino della mia virtù! Vabbè sono un po' brilla, ma del resto...
- Del resto...?
- Ahahahahah, se non fossimo un po' brilli tutti e tre non staremmo qui così, ahahahahah...

Mi era persino venuto da ridere, a un certo punto, mentre ormai facevo bacio-a-uno-bacio-all’altro, quando le loro mani si erano scontrate proprio lì in mezzo, mentre cercavano di aggirare le mura della mia città bagnata. Perché, beh sì, le mutandine quella sera le avevo ancora su, e per dirla tutta non sapevo nemmeno io se avrei desiderato che me le togliessero. Chiamiamola indecisione, mista a un pizzico di incredulità. Mi dicevo: pomiciare è un conto, ma davvero voglio fare un threesome con questi qui? La pura e semplice verità è che non lo sapevo nemmeno io. Non è che avessi delle remore, è che proprio non ero arrivata a prefigurarmelo. Non mi era nemmeno scattata la voglia di fare un pompino a tutti e due, con quello me la sarei potuta cavare.

Dall'angolazione direi che il primo è stato Gabri, ma non ne sono certa. In quel momento mi ero completamente abbandonata ad occhi chiusi e le mie mani tenevano ferme le loro teste. Vestito calato fino ai fianchi, bra spinto in basso, mi stavano mangiando una tetta per uno ed era fantastico, perché smettere, perché cambiare? Invece, cazzo, quel dito mi aveva infilzata e aveva toccato una cosa tipo dieci milioni di punti giusti. Lo sappiamo tutte, persino le più pudiche quindi figuratevi io: in certi momenti è letteralmente impossibile trattenere quei sospiri lì. E a quel punto sempre Gabri, di questo sono certa, aveva proposto: "Perché non andiamo sul letto?". Avrei potuto dire di no, maaaa... beh, voi provateci e poi mi dite. Ero incapace di replicare la benché minima cosa, di esprimere la benché minima volontà. Mentre ci dirigevamo verso la camera da letto Gabri mi faceva lingua in bocca camminando all'indietro e Fabio si prendeva un piccolo anticipo con due dita dentro di me. Come abbiamo fatto a non finire per terra non mi è ancora ben chiaro, barcollavamo. Lì è arrivata la fulminazione: stasera ok, me li prendo due cazzi. Bum, prima consapevolezza e primo orgasmo. Mi sa che loro non se ne sono nemmeno accorti. Poi a letto il loro dovere l'hanno fatto, senza eccessi ma l'hanno fatto. Quella vorace e selvaggia sono stata io.

*****

“Vi sembra un gioco da pazzi?”. “No, nemmeno tanto…”. "E comunque che te frega? Dopo un paio di minuti con te tutti si accorgono che sei pazza”.

*****

- Ci sei, Fabio? - domando.
- Io sì e tu pure - risponde - vorrei sapere se c'è lui, ahahahah...

A differenza di quanto facciamo noi, Fabio regge il telefono con una mano. L'inquadratura spiega la sua battuta: il primo piano del suo cazzo in forma smagliante, a differenza di quello di Gabri. È coperto per metà dalla sua mano, ma è pur vero che è una mano molto grossa. Diciamo pure che in lui tutto è in proporzione.

Come molti dei maschi in possesso di un'ottima dotazione - non è un XL, ma ce l'ha visibilmente più dimensionato di Gabri - è convinto che questo particolare debba in qualche modo farmelo preferire all'amico. O se non quello, almeno il fisico assai più tonico. In realtà resterebbe molto sorpreso se sapesse che ciò che stasera mi attizza davvero di lui è il pizzetto satanico che gli incornicia il mento. Non so perché, è strana come cosa. Voglio dire, a parte il fatto che ce l'aveva anche quando l'ho conosciuto e non mi aveva detto nulla, a me non piacciono molto i ragazzi con la barba (a meno che non sia proprio quel filo che ti grattugia l'interno coscia, ma questa è un'altra storia) mentre invece mi fanno impazzire quelli con i muscoli guizzanti e non volgari come i suoi. Invece, stasera, il particolare che mi attrae molto è il pizzetto, boh.

Sarà che abbiamo bevuto, sarà che hanno deciso di soddisfare un mio desiderio che ho contrabbandato per fantasia: “Non l’ho mai provata, ma ci ho pensato sopra”. Detto, fatto: una piccola nevicata sul tavolo accanto a tracce di strisce già spazzolate. Mi hanno voluta accontentare, ma né Fabio né Gabri sono tipi che si sballano, di solito. Pur attingendo visibilmente alle finanze di papà non hanno quel vizietto. Non quando vanno in giro, almeno. Quindi un po’ ho dovuto mentire, ma non me ne pento. Volevo ricreare la spontaneità della prima sera – in un modo un po’ artificiale, lo so – e pensavo che la Dama Bianca avrebbe fatto al caso nostro per quel tipo di gioco che, già da un po’, mi frullava per la testa.

*****

Al contrario di Fabio, Gabri è un altro piccolo mistero. È alto solo un po' più di me ed è quasi ai confini della "modalità orsacchiotto". Due caratteristiche che non mi fanno esattamente colare dalla voglia. Però è simpatico, sornione, acuto. A pensarci bene più un gattone che un orsacchiotto. Forse è che un po’ felina mi sento anch’io.

- Era meglio se ci scambiavamo di posto - ride Fabio.
- Ahò, e damme 'n'attimo - risponde Gabri.
- Dai sì, daje 'n'attimo, non abbiamo neanche cominciato - aggiungo.

Per la verità qualcosa abbiamo cominciato. Io se non altro ho cominciato. A far viaggiare la lingua sui suoi testicoli e sulla sua asta, per esempio, e a distribuire succhiatine e bacetti. Mi sforzo di produrre saliva, nell'attesa di fargliela colare sopra, nell'attesa di un'erezione che forse ha perso il primo autobus e sta aspettando quello dopo. Sullo schermo del telefono sempre in primo piano l'apparato di Fabio: lui è già pronto da un pezzo, se lo mena morbidamente.

- Non così vicino, Fabio, fatti vedere un po'...
- Pensavo volessi vedere il mio cazzo.
- Voglio vedere il tuo cazzo e anche la tua faccia da cazzo, ahahahahah...

Già, la faccia. Voglio vedere la faccia, il pizzetto, l'espressione che fa. Voglio sapere se quando se lo tira è diversa da quando glielo succhiano. Cioè, rispetto a quando gliel'ho succhiato io la prima volta. Modestia a parte, mica lo so se qualcun'altra l'abbia mai fatto deragliare in quel modo. Tuttavia sto facendo un errore, anziché pensare a lui dovrei concentrare tutte le mie attenzioni su Gabri. Perché è in difficoltà, perché protesta.

- Cazzo, mi sento come se stessi facendo un video porno... - sbotta.
- Beh, visto da qui è qualcosa di molto simile - ridacchia Fabio dal telefono - ne hai per molto?
- Tranqui Gabri, lascialo perdere e lasciati andare, non è nulla che tu non abbia già fatto - gli sussurro tra una leccatina e l'altra.

Ho davvero voglia che si lasci andare, come mi sono lasciata andare io stessa. Certo, alcol e alcaloidi aiutano. Ecco, alcol e alcaloidi: spero solo che il suo sia solo un temporaneo blocco mentale, che non abbia bevuto e aspirato troppo. Alzo lo sguardo verso di lui: ok, glielo sto impugnando e leccando senza particolare aggressività, ma gli leggo in viso che non ha bisogno solo di quello. Forse è un mio film, ma è come se volesse essere rassicurato che è solo un gioco e non una gara. Lo sapete come sono i maschi. Riporto la mano sul suo petto, lo accarezzo, gli accarezzo una guancia, gli sorrido versione sweet girl.

- Te lo ricordi, no? - sussurro ancora.
- Sì Annalì - replica sforzandosi di sorridere anche lui - non so che ho stasera.
- Come sarebbe a dire "Annalì"? Dov'è finita la buona educazione? Ahahahah...
- Devi dirle che è una zoccola, sennò non si eccita - gracchia Fabio dal telefono.
- Scemo, sono già eccitata.
- Oh, l'hai detto tu che ti piace.
- Che c'entra, mi piace ma sono eccitata lo stesso, quello è un di più.
- Ah, ok.
- Allora Gabri, che ne pensi? Sono una puttana?
- Si Annalisa, sei una puttana - risponde con lo sguardo un po' offuscato.

Le sue dita si intrecciano con la mia ciocca che proprio non ne vuole sapere di restare dietro l'orecchio. Forse dovevo farmi la coda, forse ora qualcosa succede, lo intuisco dal suo respiro e dal tono della sua voce.

- Sssshhht - gli faccio - devi dire "zitta e succhia, troia"....
- Zitta e succhia, troia...

La mia mano corre a sgrillettarmi, è una cosa che quando succhio non faccio spesso ma ho voglia che lui mi veda, lo sappia, si ecciti. La sua mano si fa più pesante, non è ancora la spinta decisa che, almeno spero, prima o poi arriverà ma sta davvero succedendo qualcosa. Il suo cazzo fradicio di saliva scivola, ancora due o tre colpetti e lo sentirò lambirmi le tonsille. Controllo di sguincio lo schermo dell'iPhone, Fabio se lo sta menando bene, ora. È una cosa che spesso releghiamo in secondo piano, che la quasi totalità delle volte snobbiamo proprio, ma Dio quanto è eccitante vedere un maschio che si fa una sega. Ma che razza di miracolo è il cazzo? Per come tiene il telefono, mi sembra grandissimo e la testa di Fabio quasi piccola. E sarà certo l'effetto dell'obiettivo della fotocamera, ma i suoi coglioni appaiono enormi. Dio, se non avessi la bocca occupata mi metterei a incitarlo "sì-sì-sì". Ma nulla mi vieta di farlo nella mia mente, in silenzio: sì-sì-sì, fammi vedere la tua eruzione bianca. E anche tu Gabri, la voglio in faccia.

*****

Sul tavolo polvere bianca, il divano bianco, i fantasmini bianchi, il reggiseno bianco, la sborra bianca... sembra la Fiera del Bianco. Se fossimo sulla neve sarebbe en plein.

- Gabri, comunque, cazzo, non è normale quanta ne fai, eh?

*****

- E adesso? - sento domandare Fabio dal vivavoce dell'iPhone.
- Adesso arriviamo... - rispondo mentre finisco di pulirmi - fammi dare una sciacquata.
- Sbrigati, sennò si secca.
- Un po' di pazienza, non c'è problema.
- Mi porti le sigarette per favore?
- Ok, dove sono?
- Nella tasca della giacca. Non quella dove sono le tue mutandine, l'altra.

scritto il
2024-01-26
2 . 1 K
visite
3
voti
valutazione
7.3
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.