La parete
di
Marco1973
genere
etero
Da quando mia moglie mi ha lasciato per una questione di commesse alla pecorina, ho deciso di godere liberamente della mia nuova vita da single. Fortunatamente non avevamo figli; la casa era in affitto e lei ha un buon lavoro. Quindi, posso vivere agiatamente del mio lavoro senza timore di doverle riconoscerle alcunché.
Mi piacciono le donne. All’inizio ho cominciato a frequentare palestre e sale da ballo; mi sono iscritto ad un paio di siti di incontri personali ed ho invitato qualche amica a cena.
A parte i baci fugaci delle amiche, il resto è stato una delusione. Per le ragazzine della palestra ero trasparente mentre le single che incontravo nelle scuole di ballo, avevano le loro buone ragioni per esserlo. Ho anche conosciuto qualche donna grazie ai siti di incontri su internet e scoperto, a mie spese, quali miracoli possa fare Photoshop.
Sono un tipo insensibile, come direbbe la maggior parte delle donne. Non mi interessa la loro ricchezza interiore e non rimango affascinato dalla loro sensibilità. A me interessa la carrozzeria: tette, gambe e culo sono in grado di farmi rizzare l’uccello. La maggior parte dei loro sproloqui no. Così sono giunto alla conclusione che le donne quarantenni, se single, sono da evitare.
Molto prolifico invece è stato il filone delle ex. Vivo in un piccolo paese di provincia dove ci si conosce e ci si riconosce. Non è difficile riallacciare i ponti ed è qui, tra le sottane delle mie ex morose, che ho trovato una miniera d’oro.
All’inizio sono rimasto colpito dal cambiamento. Ragazze che ricordavo altere e superbe si sono trasformate in donne fragili e frustrate. Di solito, hanno un paio di pargoli al seguito, un lavoro noioso mal pagato ed un marito troppo indaffarato per adorarle come loro desidererebbero. Sono travolte dal vortice delle piccole incombenze quotidiane ed hanno perso ogni visione romantica della vita.
La commessa alla pecorina di cui sopra, ad esempio, era una mia ex e l’avevo assunta quand’ero ancora sposato. Donna normale, quasi insignificante ma, quando l’avevo chiamata per il colloquio, ricordavo benissimo la qualità dei suoi pompini. Ricordavo anche che mi aveva mollato senza troppe spiegazioni: probabilmente, ai tempi, aveva progetti più ambiziosi per il suo futuro. Al colloquio invece l’ho ritrovata separata e disoccupata. Quando, dopo qualche settimana di lavoro assieme, ho cominciato ad intrufolare le mani sotto i suoi vestiti, ha provato a resistere, come si conviene ad una donna emancipata, per poi sottomettersi e riconcedermi bocca e fica con grande soddisfazione.
Mia moglie ha avuto la terribile idea di entrare in negozio una mattina di buon’ora, mentre la castigavo come d’abitudine. Sebbene la scenata che ne è seguita. non ha perso la calma. Così, dopo una breve pausa, l’ho richiamata ed ha ricominciato a lavorare per me. È una donna intelligente ed ha capito che non può chiedermi più di quanto io sia disposto a darle: a maggior ragione oggi che sono un uomo libero. Così manteniamo un equilibrato rapporto fatto di lavoro e di sesso. Quando si presenta al lavoro in gonna e camicetta, è un piacere sdraiarla sul bancone e prenderla da dietro mentre con le mani si lascia strizzare i capezzoli. Dopo il sesso, da brava donna, si ricompone, passa dal bar e ritorna con cornetti e caffè.
Un’altra ex fidanzata, la ricordavo tremendamente orgogliosa ed ero quasi certo che mi avrebbe rifiutato con fare sprezzante. Quando l’ho incontrata “per caso” al supermercato vicino a casa sua, ho ritrovato invece una donna dimessa e quasi disperata. Ha accettato molto volentieri l’invito per un aperitivo e già dopo una settimana urlava senza ritegno sul sedile posteriore della mia auto. Faceva sesso per cercare considerazione. Ho interrotto la relazione appena ha saputo che mi ero separato e mi ha confidato con eccitazione di voler lasciare il marito e trasferirsi da me con i suoi due figli. Non capiva che ero interessato a lei solo per il sesso che poteva offrirmi. Ancora oggi mi assilla con SMS quasi quotidiani. Io ogni tanto le rispondo e la invito nel mio nuovo bilocale per un caffè. Tutte le volte la ritrombo e lei se ne torna a casa un po’ meno disperata di quando è arrivata. Probabilmente mi considera uno stronzo. Nonostante ciò, mi ha concesso tutto ciò che una donna può concedere ad un uomo. Senza dignità.
Grazie a Facebook ho anche ritrovato la ex dei miei 28 anni. A quel tempo lei ne aveva 16 ed aveva già tutte le forme giuste al posto giusto. Purtroppo, era estremamente pudica e non ha mai voluto concedersi. Mi diceva che considerava la verginità come un valore. Oggi capisco che avrebbe dovuto consultare un buon psicologo perché era terrorizzata dalla penetrazione. Sembrava soffrisse quando cercavo di infilarle un dito nella fica: aveva la passera più secca che avessi mai incontrato. Le nostre relazioni sessuali si erano quindi limitate a qualche spagnola tra le sue belle tette e tante pugnette mal eseguite; quasi tutte precedute da estenuanti quanto inutili suppliche da parte mia di aiutarsi con la bocca. Le volevo bene ma quando, per l’ennesima volta mi ripeté la sua intenzione di arrivare vergine al matrimonio, realizzai che, avrei dovuto accontentarmi di seghe mal fatte per ancora molti anni. Così, sebbene le tette grandiose, decisi di mollarla.
Dalle foto pubblicate su Facebook sembra ancora una bella donna: viso aggraziato, leggermente in sovrappeso e tette sempre extra-size. È sposata: quindi qualcuno dev’essere riuscito a sverginarla. Le ho inviato la richiesta di amicizia ed abbiamo cominciato a chattare in privato. Le ho scritto di essermi separato dalla moglie ma non ha reagito. L’ho invitata a prendere un caffè assieme ed aspetto ancora la sua risposta.
Così mi sono informato discretamente su dove abita e mi sono appostato sotto il portone di casa sua per conoscere i suoi orari, quelli del marito e soprattutto verificare se Photoshop avesse compiuto nuovi miracoli. Una volta raccolte le informazioni necessarie, una mattina mi sono presentato alla sua porta con un pacchetto di cornetti per la colazione.
Suono al citofono e, dopo qualche secondo, il portone si apre: buon segno. Quando mi presento di fronte a casa, trovo una giovane donna che potrebbe essere attraente se non fosse struccata, infagottata in una vecchia tuta e con due ciabatte scialbe ai piedi. Entro in casa e tutto trasuda mediocrità. Rimango interdetto per qualche secondo: lei mi guarda con stupore, forse anche con un po’ di vergogna. Poi osserva il pacchetto con i croissant e le sfugge un accenno di sorriso. Ho guadagnato un punto.
Per un attimo, vorrei girare i tacchi ed andarmene ma è il cazzo che comanda. Mi fa sapere che ormai siamo qui e tanto vale giocarsela: prendo confidenza, le sorrido, la abbraccio con enfasi e la bacio sulle guance. Lei arrossisce allontanandosi da me per invitarmi in cucina dove una caffettiera è già sul fuoco. Parlo solo io. Temo che il silenzio si instauri, così faccio battute ed accenni ai tempi che furono. Lei ride: si vede che le fa piacere rivedermi anche se cerca di nasconderlo. Altro punto: dovrei provare a scoparmela già oggi!
Tiro fuori il CD con le vecchie foto. Senza aspettare un suo accenno, mi alzo e mi dirigo in salotto. Spero che abbia un lettore nella TV ed un divano comodo. Inserisco il CD e, da buon marpione la faccio accomodare prima di sederle accanto e passarle un braccio sulle spalle: è un passaggio importante. Altro punto: sono sempre più convinto di scoparmela in mattinata. Anche il cazzo la pensa come me e, per farmelo sapere, si è già messo in tiro. Così mi faccio più intraprendente e, mentre lei guarda le foto che passano sullo schermo, le sfioro la guancia con le labbra. Questa volta si irrigidisce; accenna ad allontanarmi e si volta verso di me con uno sguardo di rimprovero che rimbalza, senza troppi danni, sul mio sorriso sornione.
L’ennesimo punto era preparato: tiro fuori dalla giacca una bomboletta di panna montata. È l’ultima possibile barriera tra me e la mezz’ora di sesso che mi attende con questa donna. Prendo un po’ di panna; gliela metto su quella stessa guancia ed esclamo: “Ti sei sporcata la guancia di panna: aspetta che ti pulisco!”. Il cuore si ferma un attimo mentre gliela lecco via con la lingua. Quando lei fa la stessa cosa con il dorso della mia mano, sento il cuore ripartire ed il cazzo già chiedersi se sarà culo o fica. Ai piani alti, non siamo ancora certi del successo e tentiamo un nuovo azzardo: le sollevo la felpa della tuta per spruzzarle la panna sull’ombelico prima di avvicinare il viso al suo ventre. La lingua si fa strada tra rotolini di grasso di cui non ricordavo la presenza. Nonostante ciò, riconosco il suo odore: sa di miele e mi piace.
Le prendo la mano per portarla in camera da letto. Lei è rossa come un peperone. Il letto è ancora sfatto e la stanza sa di chiuso: la tristezza del luogo mi riempie il cuore e, per un istante, ammoscia il mio uccello! La guardo e, tra me, mi chiedo se ha capito che tra poco si scopa. Mi tolgo il giaccone e lo appoggio su una sedia già ingombra da mille vestiti.
Tiro fuori la boccetta di lubrificante. Si fa sfilare la felpa e sollevare la maglietta senza nessuna resistenza: la faccio sdraiare a pancia in giù. È tutto studiato per permettermi di slacciare i jeans e lubrificarmi il cazzo mentre la massaggio. Questa volta, anche i piani alti si chiedono e sarà culo o fica. Dabbasso, l’attrezzo fa sapere di non avere né preferenze né preclusioni: così in tiro, sarebbe una passeggiata in entrambi i casi.
Con la scusa del massaggio le abbasso i pantaloni della tuta fino a scoprirle la fessura del sedere. Nello stesso istante, dall’altra parte della parete un letto comincia a cigolare. Lei si volta e mi sorride: è chiaro che stanno scopando. Decido di carpire il momento: le mie mani sono ancora sui suoi pantaloni; glieli sfilo; la giro e sono sopra di lei.
Appena la penetro, mi sento come un’atleta che raggiunge l’agognato traguardo. Sono all’apice dell’esaltazione: la sto finalmente chiavando! Il mio cazzo si muove dentro di lei ed è desideroso di farmelo sapere: assaporo le sensazioni che arrivano dalla cappella mentre mi muovo con movimenti lenti e profondi. Lei rimane immobile: avrà capito che il massaggio è terminato e che stiamo facendo sesso? Vorrei fermarmi per guardarla negli occhi e chiederglielo. Vorrei sapere cosa ne pensa. Vorrei slacciarle il reggiseno e prendere tra le mani quelle belle tette che strabordano dentro a coppe troppo dozzinali.
Un’altra parte di me però teme la sua reazione: temo che, se le lasciassi il tempo di riflettere, potrebbe anche negarsi. È successo così tante volte nel passato. Così continuo a muovermi dentro di lei in maniera disordinata; sconcentrato dai miei pensieri, dal suo immobilismo e dai cigolii provenienti dall’altra parte della parete. Quando finalmente prendo il ritmo, è tutto un crescendo: aumento la violenza dei colpi e per qualche minuto, nella stanza, si sentono solo il mio respiro il lieve applauso dei due bacini che si incontrano ed il letto, il nostro questa volta, che cigola.
Esplodo dentro di lei con violenza. Il suo utero accoglie il mio sperma per la prima volta ed è una nuova bandierina da appuntare sulla grande cartina della vita. La scopata si è conclusa prima di quanto pensassi ed è stata totalmente al di sotto delle mie aspettative. Rimango sopra di lei per qualche secondo prima di rendermi conto che non mi è piaciuto. Lei è sempre immobile, quasi fosse stata un’estranea sdraiata per caso sotto al mio uccello: nessun gridolino, nessun sospiro, nessun sussulto, nessuna partecipazione. Una figa di legno che si è limitata ad allargare le gambe ed attendere la fine del rapporto.
Mi alzo per andare bagno e quando ne esco, ho solo voglia di fuggire al più presto da quella casa. Mi rivesto e ammicco il mio miglior sorriso. Non riesce bene e lo capisco dal riflesso che vedo sul suo sguardo. Lei è ancora sdraiata sul letto, con le gambe oscenamente aperte, che mi osserva con aria ottusa.
Quando finalmente mi congedo e chiudo la porta dietro di me, mi sento liberato da un peso: sono contento di non averla dovuta attendere per undici anni...
Mi piacciono le donne. All’inizio ho cominciato a frequentare palestre e sale da ballo; mi sono iscritto ad un paio di siti di incontri personali ed ho invitato qualche amica a cena.
A parte i baci fugaci delle amiche, il resto è stato una delusione. Per le ragazzine della palestra ero trasparente mentre le single che incontravo nelle scuole di ballo, avevano le loro buone ragioni per esserlo. Ho anche conosciuto qualche donna grazie ai siti di incontri su internet e scoperto, a mie spese, quali miracoli possa fare Photoshop.
Sono un tipo insensibile, come direbbe la maggior parte delle donne. Non mi interessa la loro ricchezza interiore e non rimango affascinato dalla loro sensibilità. A me interessa la carrozzeria: tette, gambe e culo sono in grado di farmi rizzare l’uccello. La maggior parte dei loro sproloqui no. Così sono giunto alla conclusione che le donne quarantenni, se single, sono da evitare.
Molto prolifico invece è stato il filone delle ex. Vivo in un piccolo paese di provincia dove ci si conosce e ci si riconosce. Non è difficile riallacciare i ponti ed è qui, tra le sottane delle mie ex morose, che ho trovato una miniera d’oro.
All’inizio sono rimasto colpito dal cambiamento. Ragazze che ricordavo altere e superbe si sono trasformate in donne fragili e frustrate. Di solito, hanno un paio di pargoli al seguito, un lavoro noioso mal pagato ed un marito troppo indaffarato per adorarle come loro desidererebbero. Sono travolte dal vortice delle piccole incombenze quotidiane ed hanno perso ogni visione romantica della vita.
La commessa alla pecorina di cui sopra, ad esempio, era una mia ex e l’avevo assunta quand’ero ancora sposato. Donna normale, quasi insignificante ma, quando l’avevo chiamata per il colloquio, ricordavo benissimo la qualità dei suoi pompini. Ricordavo anche che mi aveva mollato senza troppe spiegazioni: probabilmente, ai tempi, aveva progetti più ambiziosi per il suo futuro. Al colloquio invece l’ho ritrovata separata e disoccupata. Quando, dopo qualche settimana di lavoro assieme, ho cominciato ad intrufolare le mani sotto i suoi vestiti, ha provato a resistere, come si conviene ad una donna emancipata, per poi sottomettersi e riconcedermi bocca e fica con grande soddisfazione.
Mia moglie ha avuto la terribile idea di entrare in negozio una mattina di buon’ora, mentre la castigavo come d’abitudine. Sebbene la scenata che ne è seguita. non ha perso la calma. Così, dopo una breve pausa, l’ho richiamata ed ha ricominciato a lavorare per me. È una donna intelligente ed ha capito che non può chiedermi più di quanto io sia disposto a darle: a maggior ragione oggi che sono un uomo libero. Così manteniamo un equilibrato rapporto fatto di lavoro e di sesso. Quando si presenta al lavoro in gonna e camicetta, è un piacere sdraiarla sul bancone e prenderla da dietro mentre con le mani si lascia strizzare i capezzoli. Dopo il sesso, da brava donna, si ricompone, passa dal bar e ritorna con cornetti e caffè.
Un’altra ex fidanzata, la ricordavo tremendamente orgogliosa ed ero quasi certo che mi avrebbe rifiutato con fare sprezzante. Quando l’ho incontrata “per caso” al supermercato vicino a casa sua, ho ritrovato invece una donna dimessa e quasi disperata. Ha accettato molto volentieri l’invito per un aperitivo e già dopo una settimana urlava senza ritegno sul sedile posteriore della mia auto. Faceva sesso per cercare considerazione. Ho interrotto la relazione appena ha saputo che mi ero separato e mi ha confidato con eccitazione di voler lasciare il marito e trasferirsi da me con i suoi due figli. Non capiva che ero interessato a lei solo per il sesso che poteva offrirmi. Ancora oggi mi assilla con SMS quasi quotidiani. Io ogni tanto le rispondo e la invito nel mio nuovo bilocale per un caffè. Tutte le volte la ritrombo e lei se ne torna a casa un po’ meno disperata di quando è arrivata. Probabilmente mi considera uno stronzo. Nonostante ciò, mi ha concesso tutto ciò che una donna può concedere ad un uomo. Senza dignità.
Grazie a Facebook ho anche ritrovato la ex dei miei 28 anni. A quel tempo lei ne aveva 16 ed aveva già tutte le forme giuste al posto giusto. Purtroppo, era estremamente pudica e non ha mai voluto concedersi. Mi diceva che considerava la verginità come un valore. Oggi capisco che avrebbe dovuto consultare un buon psicologo perché era terrorizzata dalla penetrazione. Sembrava soffrisse quando cercavo di infilarle un dito nella fica: aveva la passera più secca che avessi mai incontrato. Le nostre relazioni sessuali si erano quindi limitate a qualche spagnola tra le sue belle tette e tante pugnette mal eseguite; quasi tutte precedute da estenuanti quanto inutili suppliche da parte mia di aiutarsi con la bocca. Le volevo bene ma quando, per l’ennesima volta mi ripeté la sua intenzione di arrivare vergine al matrimonio, realizzai che, avrei dovuto accontentarmi di seghe mal fatte per ancora molti anni. Così, sebbene le tette grandiose, decisi di mollarla.
Dalle foto pubblicate su Facebook sembra ancora una bella donna: viso aggraziato, leggermente in sovrappeso e tette sempre extra-size. È sposata: quindi qualcuno dev’essere riuscito a sverginarla. Le ho inviato la richiesta di amicizia ed abbiamo cominciato a chattare in privato. Le ho scritto di essermi separato dalla moglie ma non ha reagito. L’ho invitata a prendere un caffè assieme ed aspetto ancora la sua risposta.
Così mi sono informato discretamente su dove abita e mi sono appostato sotto il portone di casa sua per conoscere i suoi orari, quelli del marito e soprattutto verificare se Photoshop avesse compiuto nuovi miracoli. Una volta raccolte le informazioni necessarie, una mattina mi sono presentato alla sua porta con un pacchetto di cornetti per la colazione.
Suono al citofono e, dopo qualche secondo, il portone si apre: buon segno. Quando mi presento di fronte a casa, trovo una giovane donna che potrebbe essere attraente se non fosse struccata, infagottata in una vecchia tuta e con due ciabatte scialbe ai piedi. Entro in casa e tutto trasuda mediocrità. Rimango interdetto per qualche secondo: lei mi guarda con stupore, forse anche con un po’ di vergogna. Poi osserva il pacchetto con i croissant e le sfugge un accenno di sorriso. Ho guadagnato un punto.
Per un attimo, vorrei girare i tacchi ed andarmene ma è il cazzo che comanda. Mi fa sapere che ormai siamo qui e tanto vale giocarsela: prendo confidenza, le sorrido, la abbraccio con enfasi e la bacio sulle guance. Lei arrossisce allontanandosi da me per invitarmi in cucina dove una caffettiera è già sul fuoco. Parlo solo io. Temo che il silenzio si instauri, così faccio battute ed accenni ai tempi che furono. Lei ride: si vede che le fa piacere rivedermi anche se cerca di nasconderlo. Altro punto: dovrei provare a scoparmela già oggi!
Tiro fuori il CD con le vecchie foto. Senza aspettare un suo accenno, mi alzo e mi dirigo in salotto. Spero che abbia un lettore nella TV ed un divano comodo. Inserisco il CD e, da buon marpione la faccio accomodare prima di sederle accanto e passarle un braccio sulle spalle: è un passaggio importante. Altro punto: sono sempre più convinto di scoparmela in mattinata. Anche il cazzo la pensa come me e, per farmelo sapere, si è già messo in tiro. Così mi faccio più intraprendente e, mentre lei guarda le foto che passano sullo schermo, le sfioro la guancia con le labbra. Questa volta si irrigidisce; accenna ad allontanarmi e si volta verso di me con uno sguardo di rimprovero che rimbalza, senza troppi danni, sul mio sorriso sornione.
L’ennesimo punto era preparato: tiro fuori dalla giacca una bomboletta di panna montata. È l’ultima possibile barriera tra me e la mezz’ora di sesso che mi attende con questa donna. Prendo un po’ di panna; gliela metto su quella stessa guancia ed esclamo: “Ti sei sporcata la guancia di panna: aspetta che ti pulisco!”. Il cuore si ferma un attimo mentre gliela lecco via con la lingua. Quando lei fa la stessa cosa con il dorso della mia mano, sento il cuore ripartire ed il cazzo già chiedersi se sarà culo o fica. Ai piani alti, non siamo ancora certi del successo e tentiamo un nuovo azzardo: le sollevo la felpa della tuta per spruzzarle la panna sull’ombelico prima di avvicinare il viso al suo ventre. La lingua si fa strada tra rotolini di grasso di cui non ricordavo la presenza. Nonostante ciò, riconosco il suo odore: sa di miele e mi piace.
Le prendo la mano per portarla in camera da letto. Lei è rossa come un peperone. Il letto è ancora sfatto e la stanza sa di chiuso: la tristezza del luogo mi riempie il cuore e, per un istante, ammoscia il mio uccello! La guardo e, tra me, mi chiedo se ha capito che tra poco si scopa. Mi tolgo il giaccone e lo appoggio su una sedia già ingombra da mille vestiti.
Tiro fuori la boccetta di lubrificante. Si fa sfilare la felpa e sollevare la maglietta senza nessuna resistenza: la faccio sdraiare a pancia in giù. È tutto studiato per permettermi di slacciare i jeans e lubrificarmi il cazzo mentre la massaggio. Questa volta, anche i piani alti si chiedono e sarà culo o fica. Dabbasso, l’attrezzo fa sapere di non avere né preferenze né preclusioni: così in tiro, sarebbe una passeggiata in entrambi i casi.
Con la scusa del massaggio le abbasso i pantaloni della tuta fino a scoprirle la fessura del sedere. Nello stesso istante, dall’altra parte della parete un letto comincia a cigolare. Lei si volta e mi sorride: è chiaro che stanno scopando. Decido di carpire il momento: le mie mani sono ancora sui suoi pantaloni; glieli sfilo; la giro e sono sopra di lei.
Appena la penetro, mi sento come un’atleta che raggiunge l’agognato traguardo. Sono all’apice dell’esaltazione: la sto finalmente chiavando! Il mio cazzo si muove dentro di lei ed è desideroso di farmelo sapere: assaporo le sensazioni che arrivano dalla cappella mentre mi muovo con movimenti lenti e profondi. Lei rimane immobile: avrà capito che il massaggio è terminato e che stiamo facendo sesso? Vorrei fermarmi per guardarla negli occhi e chiederglielo. Vorrei sapere cosa ne pensa. Vorrei slacciarle il reggiseno e prendere tra le mani quelle belle tette che strabordano dentro a coppe troppo dozzinali.
Un’altra parte di me però teme la sua reazione: temo che, se le lasciassi il tempo di riflettere, potrebbe anche negarsi. È successo così tante volte nel passato. Così continuo a muovermi dentro di lei in maniera disordinata; sconcentrato dai miei pensieri, dal suo immobilismo e dai cigolii provenienti dall’altra parte della parete. Quando finalmente prendo il ritmo, è tutto un crescendo: aumento la violenza dei colpi e per qualche minuto, nella stanza, si sentono solo il mio respiro il lieve applauso dei due bacini che si incontrano ed il letto, il nostro questa volta, che cigola.
Esplodo dentro di lei con violenza. Il suo utero accoglie il mio sperma per la prima volta ed è una nuova bandierina da appuntare sulla grande cartina della vita. La scopata si è conclusa prima di quanto pensassi ed è stata totalmente al di sotto delle mie aspettative. Rimango sopra di lei per qualche secondo prima di rendermi conto che non mi è piaciuto. Lei è sempre immobile, quasi fosse stata un’estranea sdraiata per caso sotto al mio uccello: nessun gridolino, nessun sospiro, nessun sussulto, nessuna partecipazione. Una figa di legno che si è limitata ad allargare le gambe ed attendere la fine del rapporto.
Mi alzo per andare bagno e quando ne esco, ho solo voglia di fuggire al più presto da quella casa. Mi rivesto e ammicco il mio miglior sorriso. Non riesce bene e lo capisco dal riflesso che vedo sul suo sguardo. Lei è ancora sdraiata sul letto, con le gambe oscenamente aperte, che mi osserva con aria ottusa.
Quando finalmente mi congedo e chiudo la porta dietro di me, mi sento liberato da un peso: sono contento di non averla dovuta attendere per undici anni...
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