La parete
di
Marco1973
genere
tradimenti
Sua moglie è entrata nel negozio dalla porta sul retro proprio nel momento in cui si stava scaricando le palle. Io ero appoggiata al bancone del negozio, la camicetta aperta, le tette al vento e la gonna sollevata mentre lui, da dietro, faceva tutto da solo.
Ha cominciato a gridare come un’ossessa. Era in preda ad una vera e propria crisi isterica: non è servito a nulla cercare di spiegarle che le avrei lasciato ben volentieri il posto. Mi sono ricomposta e sono uscita rapida mentre lei scagliava offese alla sottoscritta e tutto ciò che trovava a portata di mano contro il marito che, con i pantaloni abbassati ed il cazzo ancora in tiro, cercava goffamente di schivare.
Lui lo conosco dai tempi dell’Università. A dire il vero, eravamo anche usciti assieme per qualche mese: lo avevo lasciato senza che se la fosse era presa in maniera particolare. Mi ha ricontattato anni dopo, quando ha deciso di aprire un negozio di informatica. Aveva bisogno di una commessa che ne capisse in materia e sapeva che io ero brava.
Dopo i primi mesi, la vecchia confidenza prese il sopravvento ed i nostri contatti fisici diventarono sempre più frequenti. All’inizio erano quasi casuali: braccia che si toccavano o spalle che si appoggiavano mentre ci muovevamo rapidi da una parte all’altra del bancone. Poi evidentemente deve averci preso gusto: così le sue braccia hanno cominciato a cingermi la vita, le dita cercavano le mie fino a quando un giorno mi sono ritrovata una sua mano che mi palpava impunemente il sedere mentre servivo una Cliente.
Gli ho parlato più volte per chiedergli di smettere. Lui mi ha sempre risposto con un sorriso strafottente. Mi sembrava di vivere in un incubo: ogni mattina mi saliva l’angoscia appena arrivavo in negozio ed ogni sera ne uscivo sollevata.
Non poteva andare avanti così: non sapevo più che fare e ne ho parlato con la mia migliore amica che, fortunatamente, è sempre stata molto più pragmatica di me. “Hai due possibilità” mi ha risposto: “Ti licenzi e ti cerchi un altro lavoro oppure ne approfitti e cerchi di trarne vantaggio”. Un secondo lavoro sarebbe stato difficile da trovare, così optai per la seconda opzione.
All’inizio la fantasia non gli mancava: mi sono ritrovata inginocchiata sotto al bancone a trastullarlo mentre lui, in piedi, appoggiato allo sgabello, spiegava impassibile ad un Cliente come eliminare un bug dal PC. Si è rifocillato più volte sulle mie parti intime cosparse di panna, Nutella, miele e quant’altro. Poi l’abitudine ha preso il sopravvento ed abbiamo incominciato a sbrigare la pratica all’apertura del negozio, quando i Clienti ancora latitano.
L’attività sessuale o svuotamento-palle, come la chiamavo io, portava ad un doppio vantaggio: l’abbassamento del livello di testosterone lo teneva lontano da me per un paio di giorni: nessuna palpatina e nessuno sguardo lascivo durante il periodo di grazia. Inoltre, alla fine di ogni rapporto, prendevo una banconota da cinquanta euro dalla cassa ed andavo ad acquistare due croissant e due caffè dal bar a fianco. Lui apprezzava il gesto ed, ovviamente, ogni volta, dimenticavo di riporre il resto. A seconda dei suoi tempi di recupero, la dimenticanza diventava una discreta gratifica mensile.
Dopo il fattaccio ho smesso di andare in negozio. Pensavo di essere stata licenziata; sacrificata in nome dei più alti ideali italiani: la famiglia ed il matrimonio. Invece, dopo qualche mese mi ha richiamato. Mi ha detto che si era separato dalla moglie e che aveva sempre bisogno di una commessa. Mi ha retribuito i mesi non lavorati ed il nostro rapporto è ripartito esattamente nello stesso punto in cui si era arrestato: io appoggiata al bancone con la gonna sollevata e lui dietro con i pantaloni abbassati.
L’ho ritrovato più felice: quasi liberato da un peso ingombrante. Paradossalmente, da quando si è separato, mi cerca meno frequentemente ed io, forse, ne sono un po’ delusa: alla fine mi ero affezionata ai suoi modi burberi ed i nostri rapporti ludici erano diventati una piacevole tradizione mattutina. Probabilmente oggi non sono più l’unica alternativa femminile della sua vita e se, o quando, lo sono è perché non ne ha altre disponibili.
Anche il suo aspetto è notevolmente migliorato: deve aver perso qualche chilo e cura il look come non aveva mai fatto prima.
La qualità del sesso invece rimane pessima: sebbene le fantasie da maniaco sessuale (che non guastano...) ed un attrezzo di dimensioni apprezzabili, non è mai riuscito a farmi godere. È troppo egoista sotto quest’aspetto... ed è per questo che lo avevo lasciato ai tempi dell’università!
Ha cominciato a gridare come un’ossessa. Era in preda ad una vera e propria crisi isterica: non è servito a nulla cercare di spiegarle che le avrei lasciato ben volentieri il posto. Mi sono ricomposta e sono uscita rapida mentre lei scagliava offese alla sottoscritta e tutto ciò che trovava a portata di mano contro il marito che, con i pantaloni abbassati ed il cazzo ancora in tiro, cercava goffamente di schivare.
Lui lo conosco dai tempi dell’Università. A dire il vero, eravamo anche usciti assieme per qualche mese: lo avevo lasciato senza che se la fosse era presa in maniera particolare. Mi ha ricontattato anni dopo, quando ha deciso di aprire un negozio di informatica. Aveva bisogno di una commessa che ne capisse in materia e sapeva che io ero brava.
Dopo i primi mesi, la vecchia confidenza prese il sopravvento ed i nostri contatti fisici diventarono sempre più frequenti. All’inizio erano quasi casuali: braccia che si toccavano o spalle che si appoggiavano mentre ci muovevamo rapidi da una parte all’altra del bancone. Poi evidentemente deve averci preso gusto: così le sue braccia hanno cominciato a cingermi la vita, le dita cercavano le mie fino a quando un giorno mi sono ritrovata una sua mano che mi palpava impunemente il sedere mentre servivo una Cliente.
Gli ho parlato più volte per chiedergli di smettere. Lui mi ha sempre risposto con un sorriso strafottente. Mi sembrava di vivere in un incubo: ogni mattina mi saliva l’angoscia appena arrivavo in negozio ed ogni sera ne uscivo sollevata.
Non poteva andare avanti così: non sapevo più che fare e ne ho parlato con la mia migliore amica che, fortunatamente, è sempre stata molto più pragmatica di me. “Hai due possibilità” mi ha risposto: “Ti licenzi e ti cerchi un altro lavoro oppure ne approfitti e cerchi di trarne vantaggio”. Un secondo lavoro sarebbe stato difficile da trovare, così optai per la seconda opzione.
All’inizio la fantasia non gli mancava: mi sono ritrovata inginocchiata sotto al bancone a trastullarlo mentre lui, in piedi, appoggiato allo sgabello, spiegava impassibile ad un Cliente come eliminare un bug dal PC. Si è rifocillato più volte sulle mie parti intime cosparse di panna, Nutella, miele e quant’altro. Poi l’abitudine ha preso il sopravvento ed abbiamo incominciato a sbrigare la pratica all’apertura del negozio, quando i Clienti ancora latitano.
L’attività sessuale o svuotamento-palle, come la chiamavo io, portava ad un doppio vantaggio: l’abbassamento del livello di testosterone lo teneva lontano da me per un paio di giorni: nessuna palpatina e nessuno sguardo lascivo durante il periodo di grazia. Inoltre, alla fine di ogni rapporto, prendevo una banconota da cinquanta euro dalla cassa ed andavo ad acquistare due croissant e due caffè dal bar a fianco. Lui apprezzava il gesto ed, ovviamente, ogni volta, dimenticavo di riporre il resto. A seconda dei suoi tempi di recupero, la dimenticanza diventava una discreta gratifica mensile.
Dopo il fattaccio ho smesso di andare in negozio. Pensavo di essere stata licenziata; sacrificata in nome dei più alti ideali italiani: la famiglia ed il matrimonio. Invece, dopo qualche mese mi ha richiamato. Mi ha detto che si era separato dalla moglie e che aveva sempre bisogno di una commessa. Mi ha retribuito i mesi non lavorati ed il nostro rapporto è ripartito esattamente nello stesso punto in cui si era arrestato: io appoggiata al bancone con la gonna sollevata e lui dietro con i pantaloni abbassati.
L’ho ritrovato più felice: quasi liberato da un peso ingombrante. Paradossalmente, da quando si è separato, mi cerca meno frequentemente ed io, forse, ne sono un po’ delusa: alla fine mi ero affezionata ai suoi modi burberi ed i nostri rapporti ludici erano diventati una piacevole tradizione mattutina. Probabilmente oggi non sono più l’unica alternativa femminile della sua vita e se, o quando, lo sono è perché non ne ha altre disponibili.
Anche il suo aspetto è notevolmente migliorato: deve aver perso qualche chilo e cura il look come non aveva mai fatto prima.
La qualità del sesso invece rimane pessima: sebbene le fantasie da maniaco sessuale (che non guastano...) ed un attrezzo di dimensioni apprezzabili, non è mai riuscito a farmi godere. È troppo egoista sotto quest’aspetto... ed è per questo che lo avevo lasciato ai tempi dell’università!
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7.4
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Commenti dei lettori al racconto erotico