La gladiatrice Secondo episodio

di
genere
dominazione

Secondo episodio

Cercai intanto di prendere conoscenza con l'arena. Era stata riempita di sabbia e il mio istinto e il mio occhio allenato mi fecero osservare alcune macchie di sangue rimaste dai combattimenti precedenti. Erano piccole ma dimostravano che c'era stato un
ricambio della sabbia. Tutto sembrava creato ad uso e consumo di quel
centinaio di persone nascoste dai vetri e avrei pagato chissà cosa per
scoprire i volti di quegli uomini misteriosi. Intanto, l'attesa per l'ingresso
del mio sfidante proseguiva e di pari passo con quell'attesa aumentava la mia
agitazione. Finalmente, vidi qualcosa muoversi. La porta dalla quale avevo
fatto l'ingresso nell'arena si aprì e fecero il loro ingresso alcuni uomini.
Mio Dio! Ma erano pazzi del tutto gli organizzatori di questo gioco al
massacro? Non potevano pretendere che io da solo potessi combattere contro
tutti quegli uomini. Ne contai ben otto ed erano tutti ben strutturati
fisicamente. Ma poi, dietro di loro, una figura con indosso un accappatoio
bianco si stagliò nettamente al di sopra di quegli uomini che si misero su
due file per lasciare il passo al nuovo arrivato. Gli otto uomini si
inginocchiarono e la figura fece il suo ingresso nell'arena. Rimasi
sbalordito. La figura in questione non si riferiva a un altro uomo ma a una
donna. Era bionda, con i capelli che le scendevano lisci senza arrivare a
toccare le spalle e anche da alcuni metri di distanza potevo notare gli occhi
azzurri intensi. Era decisamente molto bella, anche se non sembrava
giovanissima. Pensai che potesse variare dai trentacinque, la mia eta', ai
quaranta anni. Era truccata in modo intenso ma con stile, con un rossetto
rosso che magnificava una bella bocca carnosa e un viso espressivo, anche se
dai lineamenti molto duri. La donna avanzò di qualche metro venendo verso di
me e poi si slacciò il suo accappatoio. Rimasi come impietrito a guardarla,
anzi, ad ammirarla con gli occhi fuori dalle orbite. Aveva il più bel corpo
che avessi mai visto nella mia vita. E non ne avevo visti pochi. Sembrava
scolpita nel marmo. La sua altezza, tanto per cominciare. Era notevolmente
più alta di me e i suoi stivali col tacco alto non bastavano a dare una
spiegazione. Immaginai che anche senza tacchi dovesse misurare almeno come me
e cioè un metro e ottantacinque, ma con quei tacchi sfiorava addirittura i due metri.
Un'altezza veramente considerevole per una donna. Le sue gambe erano lunghe,
ovviamente e molto tornite e le sue braccia denotavano un'intensa attività
fisica e muscolare, senza per questo essere troppo mascoline, anzi, le avrei
definite molto sexy. Il suo seno poi sembrava essere il pezzo pregiato della
collezione. Era appena nascosto da una specie di costume nero intero con la
scollatura ampissima a vu che lasciava poco spazio all'immaginazione ed era
straordinario. Era notevolmente ampio e ben delineato ma meravigliosamente
rapportato a quella figura incredibile ed era dritto, incredibilmente dritto
considerando la ragguardevole ampiezza e anche considerando la probabile età
della donna. Al collo portava una collanina d'oro con una piccola chiave
pendente e mi domandai cosa dovesse aprire quella chiave di coì importante
da non separarsene nemmeno durante un combattimento. Mi osservò intensamente
negli occhi e mi sembrò di cogliere un lieve sorriso mentre dagli
altoparlanti scrosciavano applausi registrati e poi ritmicamente il suo nome
. Era dunque Sonja il nome di questa bellissima e statuaria
donna? Era quindi lei il mio rivale, la persona con la quale avrei dovuto
combattere? Era lei la persona che aveva massacrato Michael? Non mi
raccapezzavo. Aveva un corpo veramente straordinario e aveva anche tutte le
caratteristiche per essere una buona lottatrice, a cominciare dalle spalle
ampie e alle braccia e gambe che apparivano in effetti molto ben strutturate e
forti, ma poteva una donna essere in grado di ridurre un uomo nel modo in cui
avevamo trovato Michael, con un numero enorme di ossa spezzate e il viso
ridotto in una poltiglia? Non ero un idiota e, se avevo dei pregi, uno era
quello di non dare nulla per scontato. Se quella donna bellissima era la mia
antagonista non avrei commesso l'errore che forse aveva fatto Michael
snobbandola soltanto per essere una femmina e l'avrei affrontata cercando di
dimenticare che di fronte avevo una donna che mi piaceva come forse non mi era
mai piaciuta nessun'altra in vita mia. La mia vita era troppo importante per
commettere un errore che sarebbe potuto risultare fatale.

Intanto, l'altoparlante smise di ripetere ossessivamente il nome della donna e
sentii una voce che avevo già conosciuto: quella del colonnello Cartright

" Signori, vi do il benvenuto nell'arena della morte. I due contendenti
stasera sono eccezionali. Oltre alla nostra campionessa, la straordinaria,
bellissima e imbattuta Sonja, diamo il benvenuto allo sfidante, l'atletico
Jason che sembra avere tutte le carte in regola per poter diventare uno dei
nostri campioni. Le regole di questa sfida sono semplici: non ci sono regole.
Ognuno di voi puo' combattere nel modo che gli è più congeniale e la sfida
terminerà con la resa del perdente, con la sua definitiva immobilizzazione o
con la perdita di conoscenza. A quel punto entrerà in scena il nostro
pubblico, i nostri generosissimi senatori, che decreteranno se il perdente
merita di avere un'altra chance, nel qual caso il combattimento terminerà in
quel preciso istante. Ma se voi, miei amici senatori, non riteneste il
perdente meritevole di vivere e di avere altre possibilità, il vincente
dovrà uccidere il suo sfidante e dovrà farlo nel modo che lui o lei ritiene
opportuno. Dal momento in cui si accetta la sfida non ci possono essere
ripensamenti e il combattimento dovrà essere portato a termine. Se uno di voi
decidesse di fuggire sarà falciato senza pietà dai miei valorosi soldati.
Non mi resta che augurarvi in bocca al lupo e, naturalmente vinca il migliore
o ... la migliore"

Oh cazzo! Mi ero cacciato proprio in un brutto guaio. La donna intanto,
avanzò verso di me. Eravamo a pochi centimetri di distanza e dovetti alzare
gli occhi per osservarla, una sensazione di inferiorità alla quale non ero
abituato e che mi diede un notevole fastidio

" Dunque, ti chiami Jason? " esordì la donna scrutandomi. Mi sembrò di
notare in lei un certo interesse. Da vicino potei anche notare come la mia
prima impressione sulla sua età non piu' giovanissima era senz'altro
veritiera ma era comunque una donna di una bellezza stratosferica, qualunque
età avesse avuto

" Esatto! Io sono Jason. A quanto pare dovremo combattere uno contro l'altra.
E' un vero peccato. Avrei preferito che ci fossimo conosciuti in un altro
modo"

" Si, lo penso anch'io. Ma il vero peccato sarebbe se fossi costretta ad
ucciderti. Spero che i senatori abbiano un minimo di buon senso e che ti
risparmino la vita" Era sicura dei propri mezzi. Una sicurezza straordinaria
considerando che il mio fisico atletico avrebbe dovuto se non altro
intimorirla un po'

" Dai per scontato che tu mi possa battere. Io sono un ottimo lottatore"

" Lo immagino. Hai un bel fisico che vorrei utilizzare in altri modi, ma
dentro quest'arena per me sei soltanto carne da macello" Stavo per replicare
quando sentii dagli altoparlanti un gong simile a quello degli incontri
pugilistici. Stava per iniziare l'incontro. Sonja si allontanò di qualche
metro cominciando a stirare i suoi muscoli. Cavolo! Da dove erano usciti? Non
erano muscoli simili a quelli delle campionesse di fitness ed erano più
piccoli. Li avrei definiti più femminili e donavano a quel corpo
straordinario un ulteriore pregio. Ma quel che contava era che sembravano
molto potenti. Respirai profondamente e poi avanzai verso di lei. Dovevo
assolutamente dimenticare che fosse una donna. Ero nella classica posizione
del pugile destro, in guardia sinistra, ma ero anche pronto a far scattare i
miei colpi di karate soprattutto con i piedi, mentre Sonja sembrava studiarmi
con attenzione alzando soltanto le sue braccia a protezione del suo seno,
forse la parte più delicata del suo corpo che appariva veramente d'acciaio.
Per prima cosa, dovevo scoprire quanto fosse forte e brava e feci scattare il
mio piede destro per coglierla sul fianco. Senza scomporsi, Sonja paro' il mio
colpo col suo braccio destro mettendo in mostra un'agilità considerevole e
poi contrattaccò con un calcio che mi colpì in pieno petto malgrado avessi
cercato di proteggermi con il braccio sinistro. Mi piegai in due ma non avevo
tempo di lamentarmi del dolore che era stato considerevole perché dovetti
indietreggiare. Stava avanzando tranquillamente verso di me e sentii un
brivido di paura accapponarmi la pelle. Era forte, molto forte e mi ci erano
voluti pochi secondi per capire che lo era molto più di me. Ma quello non era
un combattimento in cui avrei potuto tranquillamente arrendermi per evitare
guai peggiori. Stavo combattendo per la mia vita e dovevo rimanere freddo e
cercare di giocare d'astuzia e soprattutto dovevo comportarmi in modo che
quegli sconosciuti spettatori potessero apprezzare il mio coraggio e non
decretare la mia morte nel caso di sconfitta. Respirai a fondo e attesi l'attacco di Sonja che non si fece attendere. Un destro che riuscii in qualche modo ad attutire e poi un sinistro che mi colse al fegato. Dio che dolore! Aveva una mazza al posto del
pugno ma non potevo cedere. Contrattaccai anche io e lo feci violentemente,
approfittando del fatto che eravamo vicinissimi. Cercai di non pensare al
dolore che mi aveva inflitto e mi scansai leggermente di lato per poi colpirla
con tutta la mia forza in pieno stomaco con un pugno. La donna indietreggiò
di circa un metro e sorrise. L'avevo appena colpita in modo che sarebbe dovuta
stramazzare al suolo e lei sorrideva. I suoi addominali scolpiti avevano
attutito la potenza del mio pugno che era quasi rimbalzato

" Sei forte, sai. Devo ammettere che sei forte. Difficilmente riesco a sentire
un colpo di un avversario, ma il tuo l'ho percepito. Oh, ci vuole ben altro
per farmi sentire dolore, mio caro Jason, ci vuole molto di più e non credo
proprio che tu sia in grado di fare molto di meglio" La guardai con un misto
di paura e di ammirazione, continuando ad indietreggiare

" E' assurdo. Qualunque essere umano avrebbe dovuto contorcersi dal dolore. Ti
ho colpita in pieno, con tutta la mia forza"

" Qualunque essere umano ma non io. Non hai nemmeno la minima idea di cosa sia
in grado di fare" Sonja continuava ad avanzare verso di me. Quelle parole mi
avevano terrorizzato del tutto ma cercavo ugualmente di rimanere freddo. Cosa
fare? Scappare mi sembrava assurdo. Non avrei potuto farlo ininterrottamente e
l'arena era anche piuttosto piccola. Attaccare? Dovevo per forza attaccare
anche se mi ero reso conto che la mia avversaria aveva una potenza
straordinaria. Dovevo farlo nella speranza di colpire con il mio coraggio gli
spettatori, in quanto dentro di me avevo giaà compreso come sconfiggere
un'avversaria di quel livello fosse quasi impossibile, anche per un lottatore
come io ero. Respirai di nuovo senza pensare al dolore che avevo nella parte
in cui ero stato colpito e mi alzai in volo per colpirla con un calcio
volante, una delle mie specialita'. Parò il mio calcio. Riprovai di nuovo ma
lei si abbassò repentinamente e nello stesso tempo, con le mie difese ormai
abbassate, mi colpì con un pugno allo stomaco. Ancora un immenso dolore.
Stavolta non ne avevo più. Mi piegai di nuovo offrendo a Sonja tutto il
bersaglio e il suo calcio, dato con immensa maestria ai miei occhi di esperto,
mi colpì al volto. Volai di un paio di metri all'indietro e sprofondai nella
sabbia. Provai a rialzarmi. Ci riuscii ma barcollavo vistosamente e ce l'avevo
di nuovo di fronte a me. Provai a colpirla con un altro pugno, anche se i miei
riflessi erano molto rallentati e lei mosse semplicemente il suo braccio
sinistro e mi afferro il pugno. Ero in suo potere. Nemmeno un paio di minuti
di lotta ed ero sconfitto. Quella donna era straordinaria. La sua mano, quella
che mi aveva bloccato il pugno, si strinse e percepii un dolore immenso ma il
peggio doveva ancora arrivare. Il suo pugno lo vidi partire. Chiusi gli occhi
ma questo non bastò per scongiurare quel pericolo e il pugno di Sonja mi
colpì in pieno volto. Mi lasciò il polso che ancora teneva fermamente nella
sua morsa d'acciaio e barcollai di nuovo per la potenza del pugno fino a che
caddi con la bocca nella sabbia. Ero definitivamente sconfitto. Strisciai
verso i suoi piedi, o meglio verso i suoi stivali con quel tacco assurdo che
comunque non avevano in alcun modo scalfito la velocità di esecuzione delle
sue mosse e la sua straordinaria agilità

" Hai vinto" le dissi, quasi con rispetto, riconoscendone i meriti

" Era scontato che vincessi"

" Ti prego, risparmiami" proseguii umiliandomi "Non posso competere contro di
te, sei straordinaria" Sonja si chinò. Pensavo che volesse dirmi qualcosa e
invece mi afferrò per il collo con una mano alzandomi di peso. Mio Dio! Ma
quanta potenza aveva in quel braccio. Mi sbattè con violenza addosso al muro
di cemento e poi, sempre con la sua mano che sembrava d'acciaio, mi strinse il
collo

" Lo so, sono straordinaria ed è un tuo merito averlo riconosciuto subito. Ma
non posso risparmiarti. I nostri generosi senatori hanno pagato tanti soldi
per assistere a questo spettacolo e devo dar loro quello per cui hanno
pagato:sangue. Il tuo sangue e la tua umiliazione" Terminò la frase e mi
colpì di nuovo con un pugno allo stomaco. Per l'ennesima volta mi piegai per
la violenza del suo colpo, ma poi mi afferrò di nuovo e stavolta lo fece
mettendomi una mano sul collo e l'altra sui miei genitali per poi sollevarmi
di peso fino a portarmi sopra la sua testa. Dio santo quanto era forte. E soprattutto, era umana? Pensai ad un cyborg con le sembianze di una bellissima donna perché ogni altra spiegazione non avrebbe potuto essere quella giusta. Nessun essere umano avrebbe potuto diventare così potente. Gli applausi intanto, scrosciarono giganteschi e forse stavolta non erano registrati.
Camminò facendo un giro di tutta l'arena tenendomi in quella posizione e la
cosa assurda fu che il contatto con la sua mano svegliò la mia eccitazione
facendomi avere un'erezione del tutto inusitata considerando la situazione
nella quale mi trovavo. Terminato il giro per riscuotere l'apoteosi, come
un'atleta vincitrice di una Olimpiade, mi gettò per terra. Ora la mia
dignità era completamente scomparsa. Avevo avuto altre volte paura, ma era
stata sempre una questione di secondi e l'avevo vinta con l'azione, agendo,
sia quando facevo il militare in Iraq che nel mio lavoro, ma contro quella
donna era impossibile fare qualsiasi cosa e la paura era continua. Alzai gli
occhi verso il tabellone nella speranza che cominciasse il conteggio. Vita o
morte! Anche la morte pur di non sentire più il terrore che mi attanagliava
mentre si avvicinava. Mi afferrò di nuovo rialzandomi, come se fossi un
fantoccio senza peso e poi strinse il suo braccio intorno al mio collo. Sentii
la potenza che emanava quel corpo, la sentii interamente come se tutta quella
potenza si fosse trasferita sul suo braccio e sentii la mia respirazione farsi
sempre più difficile. Era giunto il momento? No, ancora no. Il tabellone era
ancora ancorato allo zero e questo mi faceva supporre che ancora non fosse
giunto quel momento e infatti, dopo avermi trascinato di nuovo per l'arena ed
essersi presa un'altra razione di applausi, mi lasciò. La testa mi girava ma
mi sentivo complessivamente integro. Non mi aveva ancora leso organi vitali.
Evidentemente, la sua furia omicida l'avrebbe manifestata solo dopo l'esito
della votazione e anch'io avrei fatto la fine di Michael. Mi afferro' di nuovo
per il collo e mi sbattè addosso al muro sorreggendomi poi con la sua mano
sinistra e poi, mentre mi aspettavo un altro tremendo pugno, con mia grande
sorpresa mi strappò i pantaloncini facendomi rimanere completamente nudo e
mettendo in mostra la mia erezione che non era affatto scemata. Oh mio Dio!
Cosa aveva intenzione di farmi? Mi vergognavo. Quanto è strano l'animo umano
e quanto è strana la sessualità maschile ... In quel momento ero
completamente in balia di una donna tanto bella quanto crudele e terribilmente
potente, dotata di una bravura e di una forza sproporzionata, una donna che
avrebbe potuto uccidermi e che l'avrebbe fatto non appena gli spettatori
avessero votato pollice verso e io ero angosciato per la mia nudità. Era
assurdo! Come assurda era quella continua erezione. Lei sorrise e temevo che
quel sorriso non promettesse nulla di buono ma invece non mi colpì

" Non capirò mai gli uomini" disse infine indicando il mio pene eretto

" Sei molto bella e mi hai toccato in quel punto" riuscii a dirle debolmente

" Sto per ucciderti Jason. Se loro voteranno per la tua morte io ti ucciderò
facendoti soffrire pene che nemmeno ti immagini e tu ... Tu riesci a vedermi
bella in una situazione del genere?"

" Sei una lottatrice straordinaria. Ho una paura immensa e vorrei stare
lontano da qui migliaia di chilometri, ma non posso fare a meno di vederti
come una donna bellissima e di desiderarti" Il sorriso scomparve dalla bocca
di Sonja. Forse avevo detto qualcosa che non avrei dovuto dire e il suo
schiaffo mi colse impreparato. Non caddi in quanto continuava a sorreggermi
con l'altra mano, ma gli schiaffi si susseguirono, violenti, come sferzate in
pieno volto. Ero stanco, gli occhi mi si chiudevano per i colpi ricevuti e
sentivo ancora dolori nelle parti in cui mi aveva colpito. Mi lasciò e caddi
di nuovo ai suoi piedi, stavolta con le lacrime che mi scendevano dagli occhi

" Striscia, Jason. Striscia e bacia i miei piedi" Lo feci. Strisciai verso di
lei e poi baciai i suoi stivali e dopo averlo fatto sentii un colpo alla
testa. Mi aveva colpito di nuovo, stavolta con un calcio e la mia testa era
ormai annebbiata. Riuscii a vedere Sonja mettere la sua gamba destra sopra il
mio corpo nudo, proprio all'altezza del mio pene ancora incredibilmente in
erezione. Lo toccò col suo stivale e rabbrividii temendo il peggio ed invece
lei lo sfioro' dolcemente, senza farmi male e, malgrado la mia scarsissima
lucidità, sentii il mio corpo inebriarsi. Avevo avuto un'eiaculazione
assurda, potente, estremamente sensuale che aveva scosso il mio intero corpo.
Non riuscii a dire nulla. Quell'eiaculazione aveva quasi azzerato le mie
residue forze e l'ultimo sforzo lo feci per guardare in alto. I tabelloni si
erano messi in movimento e la numerazione girava vorticosamente. Fra
pochissimo avrei saputo se potevo continuare a vivere o se Sonja mi avrebbe
ucciso e in quel momento, in quel preciso istante, pensai a come ero capitato
in quel posto. Fu un solo istante eppure tutti i particolari mi tornarono in
mente, a cominciare proprio dal ritrovamento del corpo di Michael avvenuto in
mare. Ritrovamento avvenuto per caso in quanto il residuo di quello che aveva
indosso si era incagliato a ridosso di un molo. Fui incaricato delle indagini
proprio io, il detective Jason Stein. Da subito, le indagini furono avviate
nella direzione dei combattimenti clandestini. L'uomo era stato infatti
percosso a morte, picchiato con una violenza inusitata e, considerando che si
trattava di una persona alta e robusta, era stato facile immaginare che solo
un colosso, un lottatore ancora più abile di lui, avrebbe potuto ridurlo in
quelle condizioni spaventose, con diverse ossa rotte. Per di più, a toglierci
ulteriori dubbi, cio' che l'uomo aveva indosso si rifaceva proprio ai
combattimenti. Indossava infatti un pantaloncino di lycra sul tipo di quelli
che usano i wrestler professionisti ed era stato proprio quell'indumento e in
particolare la cinta che lo sorreggeva a fare in modo che il corpo potesse
incagliarsi ed essere poi ritrovato. Le indagini erano poi proseguite su due
fronti. Da una parte la mia squadra con le indagini tradizionali e dall'altra
io che mi finsi il fratello della vittima. Avevamo indagato sulla famiglia di
Michael e avevamo potuto notare come l'uomo era venuto a Los Angeles una
decina di anni prima da una piccola citta' del Missouri in cerca di gloria nel
wrestling, gloria che fu invece molto scarsa per lui. Non aveva parenti e
avevo potuto fingere quindi di essere il fratello. Non era stato difficile
trovare poi la palestra dove Michael si allenava e certificare che l'uomo era
veramente un wrestler, anche se da qualche tempo non trovava più ingaggi e
aveva messo su un bel po' di debiti, anche se lui andava sostenendo che entro
qualche giorno avrebbe pagato tutti quei debiti in quanto aveva trovato un
ingaggio molto sostanzioso. Ma, mentre la mia squadra cercava prove
perquisendo la casa di Michael e interrogando tutti coloro che lo conoscevano
con scarsi risultati, la mia intuizione di fingermi il fratello ebbe maggior
successo. Mi ero infatti presentato a tutti i conoscenti di Michael e in
special modo a coloro che frequentavano la sua palestra dicendo che venivo dal
Missouri, che ero anch'io un lottatore come mio fratello e che volevo
vendicarlo e che se qualcuno sapeva dove e con chi lui aveva fatto il suo
ultimo combattimento avrebbe dovuto dirmelo. Per giustificare la mia nuova
identità avevo preso in affitto una piccola stanza in una sporca pensione
vicino la casa che Michael aveva in affitto e per alcuni giorni frequentai
assiduamente i posti che l'uomo era uso frequentare. Nessuno mi disse niente
ma una sera, una settimana dopo il ritrovamento del corpo del poveretto,
trovai nella mia stanza un cellulare usa e getta e un biglietto sul quale
c'era scritto di telefonare a un certo numero se veramente era nelle mie
intenzioni vendicare mio fratello. Telefonai infatti, prendendo l'appuntamento
che poi mi avrebbe portato ad incontrare Sonja. Alla voce che mi rispose dissi
infatti che ero il fratello di Michael e che volevo anche io lottare. Ero in
grado di farlo, visti i miei trascorsi, ma dovetti mentire col mio capitano.
Non mi avrebbe mai concesso di mettere a repentaglio la mia vita e, col senno
del poi, avrebbe avuto tutte le ragioni. Sapevo da subito che mi stavo
mettendo nei guai, ma nemmeno io pensavo ciò che poi sarebbe avvenuto.
Immaginavo di dover lottare con qualche colosso idiota che avrei potuto
sconfiggere con la mia bravura e con la furbizia che mi contraddistingueva e,
nella peggiore delle ipotesi, arrendermi se avessi notato che il mio
avversario fosse superiore nettamente a me, ma mai avrei pensato di soccombere
di fronte a una donna bellissima, una donna che univa bravura in varie
discipline a una forza fisica assolutamente incredibile, una donna che adesso
aveva il suo piede armato da quello stivale col tacco a spillo sul mio petto.
Mi venne addirittura un sorriso nel pensare a quell'assurda situazione. Ma
ormai la numerazione si era interrotta. Cercavo di vedere se quegli uomini
avessero scelto di lasciarmi vivere o no, ma ormai non riuscivo più a tenere
gli occhi aperti e mi lasciai cogliere da quel senso di beatitudine che solo
un lottatore o un pugile che l'hanno vissuto sulla propria pelle possono
capire. Quel senso di pace che si ha prima di sprofondare nell'oblio dopo un
ko.

Per commenti, scrivete a
davidmuscolo@tiscali.it
scritto il
2024-01-30
2 . 3 K
visite
1 4
voti
valutazione
6
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

La gladiatrice Primo episodio
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.