I diari di Angelica 5

di
genere
prime esperienze

21 febbraio
Sono nel mio studio e sto aspettando un paziente.
Si vede che mi sono montata la testa, vero?
Studio, paziente.
Squilla il mio cellulare.
È Vic. Rispondo.
«Ciao Splendore, tutto bene?».
«Bene Angelica e tu? Ti disturbo?»
La voce della mia amica è strana.
«bene tesoro mio, ma che hai? Sento una voce così moscia, che ti è successo».
«E’ una storia lunga, stasera passi al club?».
«pensavo di venire sul tardi, ma se vuoi anticipo».
«mi faresti un piacere».
«verso le nove va bene?»
«alle nove andrà benissimo, grazie sei un tesoro. Ti aspetto».
«figurati a dopo. Un bacio.»
Chiudiamo la telefonata.
Sono perplessa. Di solito Vic è allegra e spensierata.
Per essere così giù deve essergli capitato qualcosa.
Suona il campanello.
È il mio “paziente”. Vado ad aprire la porta.
Davanti a me un Marcantonio di quasi due metri. Biondo, capello corto e ben curato. Mascella volitiva. Avrà una quarantina d’anni forse di più ma ben portati.
Lo faccio entrare, gli stringo la mano e mi dirigo nel salottino che uso per i colloqui.
Luigi, questo è il suo nome, è dietro di me e sento il suo sguardo sul mio culo.
Indosso una gonna corta che fascia le mie natiche nel modo giusto.
Lo faccio sedere di fronte a me e lo invito a raccontarmi il suo problema.
«In realtà» mi dice «ho due problemi».
Mi racconta che il primo dei suoi problemi è che ha un cazzo troppo grosso, fuori misura. Il “problema” gli ha creato non poche difficoltà a trovare la donna giusta.
Da qualche tempo frequenta una vedova che riesce a mettersi dentro senza fatica il suo membro.
Il secondo problema è che questa donna ha una figlia che continua a provocarlo sessualmente perché vuole essere scopata.
E lui non sa cosa fare.
Quando l’uomo termina di parlare, gli offro un bicchiere d’acqua che egli beve d’un fiato.
«Innanzitutto», dico, «dividiamo i due problemi».
«il primo quello del cazzo grosso».
«siediti su quella sedia e metti le braccia dietro la schiena». Gli indico una sedia di legno a fianco al divano.
L’uomo esegue e quando ha le braccia dietro la schiena gliele lego con una corda.
Luigi vorrebbe reagire, ma lo tranquillizzo posando le mie labbra sulle sue.
«calmo, stai calmo» mi affetto a dirgli.
Mi metto davanti a lui e comincio a spogliarmi lentamente finché non rimango completamente nuda con solo le scarpe.
Mi avvicino a lui e gli metto in bocca uno dei miei seni che lui comincia a leccare e succhiare. Poi mi inginocchio davanti a lui, gli tolgo le scarpe, le calze e dopo avergli abbassato la zip faccio scorrere via i pantaloni.
Il bozzo della sua erezione sotto i suoi boxer mi conferma che l’uomo non mentiva circa la dimensione del suo pene.
Faccio scivolare sulle ginocchia i boxer e la sua imponente verga mi svetta davanti al viso. Quasi mi colpisce. È un cazzo di almeno trenta centimetri, ma quello che fa più impressione e la circonferenza. Prendo un metro da sarta e provvedo a misurarlo. Quando lo tocco il pene sussulta.
È eccitato lo vedo e lo sono anche io.
Sulla lunghezza mi ero sbagliata di poco: ventotto centimetri. La larghezza mi lascia a bocca aperta: dieci centimetri di circonferenza. Proprio una bella mazza.
Rimetto a posto il metro e tiro fuori dal cassetto un barattolo di lubrificante vaginale e lo spalmo su tutta la lunghezza del pene. Anche questa operazione lo fa sussultare per il piacere. Con delicatezza lo scappello e spalmo anche sulla cappella una abbondante dose di prodotto.
Quando ho finito con il suo cazzo provvedo a lubrificare la parte esterna della mia figa. Finita anche questa operazione mi avvicino a lui, gli prendo in mano il pene e inizio a strusciarlo sulla mia vagina che con quel movimento si bagna.
Resto davanti a lui con il suo pene in posizione diagonale appoggiato all’entrata del mio sesso. Lentamente mi avvicino e faccio entrare il suo pene dentro di me. Lui geme di piacere ed io sento quella circonferenza allargarmi le pareti della vagina. Il mio corpo si adatta al pene man mano che lo inserisco dentro di me. Penso di aver inserito dentro almeno dieci centimetri e sento che sta per esplorare la mia cervice. Il piacere mi sta prendendo la mano e vorrei accelerare la penetrazione, ma mi trattengo per paura di finire lacerata. Mi fermo e lascio abituare il mio sesso a quel corpo estraneo. Ricomincio ad inserirlo e sento che è quasi giunto in fondo alla cervice. Mi fermo. Mancano pochi centimetri per prenderlo tutto e li percorro in un solo colpo appoggiando il mio corpo al suo pube. Ora è tutto dentro.
«come vedi», dico, «è solo una questione di pazienza, ed anche un cazzo come il tuo può entrare tutto».
«ovviamente, io per provare piacere devo prenderne non più della metà» e dicendo ciò mi sollevo fino a far uscire una buona metà di cazzo. Lentamente lo tiro fuori tutto.
La splendida verga svetta sempre dura e lucida dei miei umori. Con entrambe le mani inizio a percorrere l’asta dall’alto verso il basso. Mentre lo faccio lo guardo negli occhi per percepire i punti dove prova piacere. Per fortuna per fargli raggiungere il piacere è sufficiente stimolargli la cappella, il prepuzio ed altri dieci centimetri di cazzo.
Sopportabile. Mi alzo e gli slego le braccia. Poi mi metto con la schiena rivolta verso di lui, allargo le gambe e appoggio la cappella del pene sulla mia fessura.
«prendimi i fianchi» gli dico.
Lui appoggia le sue mani sui miei fianchi.
«adesso avvicina il mio corpo per spingere dentro il tuo cazzo dentro di me. Ma fallo lentamente e fermati quanto senti il piacere farsi più acuto».
Lui esegue le mie istruzioni e come avevo previsto a circa metà della corsa si ferma. Mi allontano da lui e faccio uscire il suo pene.
«adesso alzati».
Lui si alza ed io prendo il suo posto sulla sedia.
Appoggio le mie braccia allo schienale piegandomi in avanti.
Le mie natiche sono all’altezza del suo pube.
«adesso entra» sussurro.
Lui abbassa il suo pene perché possa appoggiarsi sull’entrata della mia vagina ed entra. Mi prende per i fianchi e comincia a pompare inserendo solo metà del suo uccello. La mia figa comincia a produrre umori e il suo cazzo scivola avanti e indietro con più facilità.
«vienimi pure dentro», mi affretto a dirgli.
I nostri orgasmi arrivano contemporaneamente, e nell’attimo in cui eiacula istintivamente si spinge in avanti inserendo dentro di me altri centimetri del suo cazzo.
La cosa non mi dispiace. Anzi quando lui tocca l’ingresso della mia cervice sento un supplemento di piacere che mi costringe ad urlare. Scivola fuori che è ancora duro e continua a pulsare per qualche secondo prima di fermarsi e cominciare ad ammosciarsi. Lo prendo per mano e andiamo sotto la doccia. Ci laviamo reciprocamente e quando manipolo il suo cazzo questo non tarda ad erigersi nuovamente duro.
Lo sciacquo dal sapone e appoggio le mie labbra sulla sua cappella. Inizio a segarlo con entrambe le mani mentre la mia bocca rimane incollata al suo meato urinario. Quando viene riempie la mia bocca di sperma denso e dal sapore dolciastro. Ingoio tutto senza sprecarne una goccia.
Dopo che ci siamo rivestiti ci sediamo di nuovo sul divano.
Prendo in mano il telefono.
«adesso risolviamo il secondo dei tuoi problemi».
Lui mi sorride.
scritto il
2024-06-29
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