La Contessa schiava (parte 6)

di
genere
sadomaso

Vi è sempre un po’ di disagio o imbarazzo, inizialmente, nel vivere una situazione nota ma dal lato opposto.
François ed Annette sono sempre stati contadini. Annette aveva trascorso la sua infanzia in un castello padronale nel quale la sua famiglia era tra la servitù. Se ne era andata quando aveva 14 anni, giorno in cui i genitori erano stati assegnati dal Duca ad una fattoria.
Anche François, da bambino, aveva vissuto in un castello, ma la sua famiglia non aveva accesso alla residenza, condannata a stare ai margini e, nello specifico, a curare i cavalli.
La classe alla quale loro appartenevano era comunque destinata a servire.
Quella sera no, quella sera erano loro i serviti. La loro serva era la Contessa Eloise, bella, giovane, con la pelle delicata, ancora segnata alle ginocchia per avere sfregato contro il pavimento e alla schiena, così come natiche e cosce, segnate con strisce sottili rosse, dove il frustino aveva colpito.
I due improvvisati Padroni potevano essere bravi a ordinare la pulizia o a rimessare il calesse e sistemare il cavallo nella stalla. In quel caso sapevano cosa avrebbe dovuto essere fatto e quindi era sufficiente ordinare.
Il servizio a tavola era altra cosa. Non avevano mai servito e quindi non sapevano come fare, cosa andava servito come primo piatto e soprattutto le modalità.
In quel caso era la Contessa a gestire il servizio in quanto lei stessa sapeva cosa avrebbe dovuto fare una serva.
I due Padroni si rendevano conto che la situazione era più in mano a Eloise che a loro, tuttavia sapevano godersi il momento. La lasciavano fare limitandosi a ordinare il passaggio da un piatto ad un altro o a riempire maggiormente il bicchiere.
Anche la mescita del vino era gestita da Eloise che curava il livello della bevanda nel bicchiere assicurandosi che fosse sempre a metà, mai pieno.
I Padroni cercavano di tenere le redini della situazione costringendo la Contessa a stare in piedi, ferma, pronta ad eseguire quanto occorreva, oppure anche in ginocchio, accanto a loro.
Non si rendevano propriamente conto del fatto che la situazione fosse gestita dalla schiava. Ogni tanto si prendevano il loro piacere dando un ordine inutile, gettando a terra una posata e ordinando di raccoglierla.
Eloise inorridì nel constatare che usavano la stessa posata che avevano gettato a terra.
Lei, la vera Padrona, mai avrebbe usato ancora un oggetto entrato a contatto col pavimento.
D’altro canto quelle due persone le interessavano proprio perché erano grezze e rudi, senza filtri. Lei stessa sapeva che quell’esperienza sarebbe stata limitata nel tempo, così come le sue amiche a volte facevano sesso con uno stalliere perchè attratte dalla sua possanza e muscolatura, magari eccitate dai modi rudi di uomo di fatica abituato a farsi obbedire dai cavalli.
L’espressione di disgusto nel vedere Annette che si portava alla bocca un pezzo di carne utilizzando la forchetta caduta, le costò una frustata alla coscia da parte del Padrone. Questi avrebbe anche potuto non sapere come si servisse a tavola, ma il significato di quell’espressione sul viso era inequivocabile.
In quella situazione era ancora più forte in quanto, almeno teoricamente, lui e la moglie si trovavano dal lato opposto del tavolo.
Mentre picchiò la Contessa si rese conto che nel gesto vi era rabbia e frustrazione. La frustata era più forte e secca delle altre che, benché forti, avevano più il sapore dell’eccitazione.
Qualcosa cambiò anche nel suo sguardo, come se finalmente avesse preso coscienza che quello era sì un gioco, ma solo per colei che era effettivamente la Padrona. Loro due erano solo usati da lei per il suo capriccio e divertimento.
Anche Annette si rese conto che qualcosa era cambiato pur senza averne compreso il motivo. Lei non aveva visto l’espressione sul viso della Contessa.
I modi di François divennero più spicci e decisi, risoluti.
Si alzò e, presa la Contessa per i capelli, la costrinse ad inginocchiarsi. Le legò i polsi dietro alla schiena. L’uomo si aprì i pantaloni mostrando un cazzo già duro.
“Apri la bocca”.
Uno schiaffo seguì l’incertezza mostrata dalla Contessa.
Il contadino scopò la bocca della donna ai suoi piedi. Le tenne ferma la testa e mosse il bacino. Poi, per meglio mostrare il suo potere, invertì il movimento, tenendo fermo il bacino e muovendo la testa della schiava, spingendola fino in fondo, fino a sentire il cazzo che premeva contro la gola e creando così difficoltà alla schiava.
Indietreggiò fino a sedersi, facendosi seguire dalla donna inginocchiata.
Una volta accomodato, l’uomo spinse ancora la testa contro l’inguine e si piegò per prendere in mano il capezzolo torcendolo con le dita forti.
Non volle godere.
Tolto il cazzo dalla bocca, le mise un bavaglio, legandolo stretto, curando che lo straccio entrasse bene in bocca facendogliela tenere anche un poco aperta.
Eloise, intelligente, aveva collegato i due fatti e capì cosa fosse successo.
Inizialmente si spaventò un poco anche perchè, tutto sommato, si trovava sola in casa di gente che, benché servitori, per lei erano estranei.
Lo spavento, il cambio di tono nell’uomo, la sua rudezza, il battito del cuore che salì, l’adrenalina che entrò in circolo, tutte cose che le diedero fortissime emozioni.
di
scritto il
2024-07-06
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