Il collega di mio figlio

di
genere
etero

«Non riesco a credere che lo sto facendo davvero…!» fu tutto ciò che riuscivo a pensare mentre mi trovavo a cavalcioni di quello splendido esemplare di giovane uomo. Certo, desideravo fare una cosa del genere da molto, ma mai avrei immaginato che i miei più intimi desideri mi avrebbero portato a letto con un così bel ragazzo!

Innanzitutto, vorrei dire che di solito non sono così. Almeno non fino a questo punto.
Mi chiamo Michela, e ho sposato Giorgio quando avevo 19 anni, rimanendo subito incinta di un bambino, il mio Sean (…non ditemi nulla, il nome lo ha scelto mio marito!). Per più di due decenni sono stata moglie fedele e madre amorevole… ma poi mi sono detta che nella vita c'è bisogno di qualcosa di più soddisfacente, di più eccitante, del solito ménage familiare. In fondo, a 43 anni sono ancora decisamente sexy, se devo dirla tutta: la maggior parte delle persone fa fatica a credere che io ne abbia più di 30, perché faccio tanto esercizio fisico e mi prendo cura del mio corpo (e vorrei che lo facesse anche qualcun altro, nella mia famiglia…!).
Credo che questo faccia parte del problema. Il mio Giorgio ormai mi presta poca attenzione: o è troppo concentrato sui suoi dannati affari, o forse si è ormai abituato al mio sex appeal, per notarmi come faceva una volta… ed è per questo che da qualche tempo ho iniziato a cercare soddisfazioni fuori dalle mura di casa, per così dire. So di essere ancora molto desiderabile, perché spesso ricevo «sguardi» interessati di uomini, sia giovani che maturi. Ammetto che una parte di ciò è dovuta anche al mio modo di vestire… voglio dire, a me piace indossare top scollati che mettano in mostra il mio seno, una appetitosa quinta misura che sta ancora su da sola; e amo anche mettere in risalto le mie gambe, lunghe e tonificate dal pilates, usando spesso tacchi alti, gonne corte e fascianti, autoreggenti e a volte anche reggicalze. Confesso di essere diventata un po' esibizionista: il mio piccolo vezzo è sedermi in un luogo pubblico (un club, un parco, ecc.), trovare un maschietto seduto lì da solo e offrirgli uno spettacolo che ricorderà per molto tempo… se capite cosa intendo. A volte mi piace anche andare in un negozio di scarpe e stuzzicare il povero commesso inerme offrendogli una piccola ma generosa panoramica di quello che c'è sotto il mio vestito! È tutto un gioco per me, sapete… tanto per ammazzare la noia di casa mia!

La combinazione di tutte queste cose, credo, è stata all'origine di come questa storia, che sto per raccontarvi, sia finita fuori controllo.
Era un venerdì come tanti altri; Giorgio era fuori città per lavoro, come al solito, e io mi sentivo sola e annoiata. Avevo in programma di fare un giro in un locale da queste parti, dove avrei potuto sfoggiare la mia nuova minigonna nera e il mio nuovo completino calze a rete / tacchi a spillo, così, tanto per attirare un po' l'attenzione, e poi tornare a casa a darmi piacere con un dildo della mia collezione… o magari con qualcuno particolarmente fortunato, chissà! Quello che non avevo previsto, però, era che mio figlio Sean, che ha trovato lavoro in un'altra città, mi avrebbe chiamato per dirmi che sarebbe tornato a casa per il ponte del fine settimana… annunciando che si sarebbe portato appresso un collega di lavoro.
Sean mi ha presentato il suo collega, Sandro, quella sera stessa! Ora, io sono una donna sposata, e inoltre i miei gusti in fatto di uomini sono piuttosto esigenti… ma mentre guardavo questo giovane dio greco di quasi un metro e novanta, non potevo fare a meno di sentire l'acquolina in bocca. Nel parlarmi di lui, Sean mi ha detto che il suo collega, di un anno più grande di lui, faceva parte di una squadra di nuoto semiprofessionista, e il suo corpo scolpito lo testimoniava!
«Controllati, Michela!», mi gridava la mia mente. «Non puoi lasciarti sconvolgere così. Ha la stessa età di tuo figlio».
Ho cercato di bloccare i miei pensieri lussuriosi, giuro, ma non sono riuscita a impedire alla mia immaginazione di fantasticare su quanto avrei potuto «divertirmi» con lui… ho pensato che stavolta non avrei avuto bisogno di rimorchiare qualche sconosciuto al centro commerciale, o di flashare qualche tizio mezzo ubriaco in un club scarsamente illuminato: questa volta mio figlio mi aveva fatto questo bel regalo, consegnandomelo direttamente a casa, e per l'intero fine settimana!

Comunque, quella sera mi sono vestita secondo il mio piano originario: ho preparato la cena per i due ragazzi con indosso la mia minigonna nera (arrotolata una volta in vita, per un maggiore «effetto»), le autoreggenti a rete e delle adorabili mutandine in tessuto semitrasparente che, per divertimento, ho spruzzato con il mio profumo più sexy. Non sapevo se avrebbero notato l'odore o meno, ma l'idea mi tentava molto.
Sean è rimasto quasi scioccato dalla mia scelta di vestiario, e mi ha chiesto se fosse il caso di agghindarmi in maniera così indecente, ma gli ho detto che volevo solo rendermi affascinante per il nostro ospite, e che in fondo, se gli avessi fatto una buona impressione, anche lui avrebbe potuto beneficiarne nell'ambiente di lavoro. Mio figlio ha fatto spallucce, comunque poco convinto della mia giustificazione, ma mi ha concesso, per così dire, il beneficio del dubbio. Meglio così… per me, ovviamente.
Durante la cena, che avevo strategicamente preparato nel salotto, dove abbiamo un tavolo col piano in vetro trasparente, e usando delle tovagliette all'americana al posto della tovaglia, ho cercato continuamente delle scuse per accavallare e disincrociare le gambe, in modo che Sandro potesse guardare il mio vestito attraverso il tavolo. Più volte l'ho sorpreso a sbirciarmi, ma ho dovuto fare finta di niente, visto che con noi c'era anche mio figlio. Mi sono anche sbottonata la parte superiore della camicetta, tentando di suggerire a Sandro che non indossavo il reggiseno… come se i miei capezzoli duri, che spingevano contro la seta morbida e lucida della camicetta, non rendessero la cosa già abbastanza evidente.
Quando si è avvicinata la fine della cena, in un momento in cui Sean stava prestando attenzione al suo telefono, mi sono sfilata silenziosamente la scarpa e ho stuzzicato la gamba di Sandro sotto il tavolo. Ormai ero così eccitata che me lo sarei fatto proprio lì, sul pavimento della cucina… ma prima dovevo liberarmi di Sean; finché era in casa, questo non aveva alcuna possibilità di succedere.

Dopo la cena ci siamo seduti tutti e tre in salotto a chiacchierare un po', e lì ho colto nuovamente ogni occasione che avevo per stuzzicare Sandro senza pietà: mi sono seduta di fronte a lui, sporgendomi in avanti per mostrargli una visuale più ampia possibile del mio seno prosperoso, contando ancora una volta sul fatto che mio figlio era distratto a chattare sul suo telefono.
"Allora, Sandro, ti è piaciuta la cena?", gli ha chiesto Sean a un certo punto.
"Era tutto buono, davvero! Lei è un'ottima cuoca, signora Serra".
"Oh, per favore, chiamami Michela!" gli ho risposto. Mi sono morsa il labbro inferiore mentre un pensiero cattivo mi passava per la testa. "Lo sai, in questo momento avrei proprio voglia di qualcos'altro…".
"Cosa…?", chiese.
Feci un passo indietro, per così dire. Se volevo stuzzicarlo, stimolarlo un po', dovevo essere più creativa, più sottile, per evitare che mio figlio mangiasse la foglia.
"Un bel dessert, intendo. Volete un po' di gelato?".
"No, grazie", disse Sean, con gli occhi incollati allo schermo del telefono. "Sto cercando di organizzare la serata fuori per me e Sandro…".
"Per me sì; grazie, signora Michela", fu la risposta di Sandro.
Era quello che speravo.

Mi sono alzata e sono andata verso il frigo, sculettando ma senza eccedere. Potevo sentire il suo sguardo appiccicato addosso, e questo mi eccitava non poco. Ho aperto il freezer, che nel nostro frigo si trova nella parte in basso, e mi sono chinata a prendere la vaschetta, a gambe tese, inarcandomi un po' in modo che la gonna, risalendo lungo i miei fianchi, lasciasse intravedere le mie mutandine semitrasparenti. Ho messo del gelato in due bicchieri da cocktail e li ho guarniti entrambi con una cialda a forma di tubo; quindi, tornata da lui, ancora una volta mi sono chinata molto per dargli una bella panoramica della mia scollatura mentre gli porgevo il dessert. Poi mi sono seduta di fianco a lui, prendendo la mia cialda e mettendomi a leccarla e succhiarla tra le labbra in modo suggestivo.
Non potevo credere a quanto fossero folli e perversi i miei pensieri in quel momento! Mi sentivo come l'araba fenice dell'appagamento erotico, risorta dalle ceneri della mediocrità sessuale della mia vita coniugale.

A un certo punto il telefono di Sean ha squillato; probabilmente era qualcuno degli amici con cui si stava organizzando per la serata. Quando l'ho visto che si alzava e usciva dalla stanza per parlottare, ho pensato che quella era l'occasione per tentare il suo amico Sandro in modo ancora più audace!
"Ti è piaciuto lo spettacolo?" gli ho chiesto.
"Ahem… beh…" è stata la sua risposta titubante, temendo che me la fossi presa per i suoi sguardi. Il suo imbarazzo mi ha fatto capire che lo avevo in pugno, e che potevo calcare la mano con lui.
"Allora forse questo ti piacerà ancora di più…" gli ho detto.

Mi sono alzata e ho tirato la gonna sopra i fianchi, rivelando la mia sexy mutandina, il cui tessuto lasciava intravedere tutto quello che avrebbe dovuto invece coprire… ma a me non bastava: ho spostato il tessuto semitrasparente raccogliendolo tra le mie natiche, trasformando così la mutandina in una specie di tanga; quindi ho cominciato a ondeggiare il mio corpo in modo lento e sensuale, decisa a fare a Sandro una piccola lap dance. Nella stanza non c'era musica, il ché rendeva i miei movimenti languidi ancora più frustranti per lui. I miei fianchi ondeggiavano di qua e di là, le mie gambe strofinavano l'una contro l'altra, mentre mi avvicinavo languidamente a lui. Una volta davanti a Sandro, ho sollevato le braccia in aria e mi sono accovacciata di fronte a lui, inarcando la schiena ed esaltando la curva delle mie tette. Da come mi guardava, con la mascella appesa, era chiaro che la cosa gli piaceva molto.
Ad un tratto ha allungato una mano per toccarmi, ma me ne sono subito accorta e l'ho fermato con un leggero schiaffetto sul dorso della mano.
"No, caro, nelle lap dance non è permesso toccare…" l'ho rimproverato, con un ghigno perfido. A me, però, era decisamente permesso toccare lui. Mi sono alzata di nuovo, gli ho voltato le spalle e poi, finalmente, mi sono seduta sulle sue ginocchia. Lui ha sussultato quando il mio sederino tonico si è poggiato sul suo inguine, era a dir poco meravigliato dalla mia audacia, non poteva credere a quello che stavo facendo! A dire il vero non potevo crederci nemmeno io, ma quella sensazione era incredibile! Era diversa da qualsiasi altra avessi mai provato, ed era dannatamente, sensualmente vera!
Mi sono poggiata con la schiena sul suo petto, premendomi con forza sopra di lui e portando la mia testa a lato della sua.
"Scommetto che sei la delizia degli occhi delle tue colleghe, vero?… E probabilmente vorrebbero anche saltarti addosso come faccio io…" gli ho sussurrato all'orecchio. Non mi rispose, ma lo sentii deglitire e ansimare… e un'evidente rigidità cominciava a manifestarsi tra le sue gambe, sotto la stoffa dei jeans… e a giudicare dalla pressione che esercitava contro e tra le mie chiappe, mi sembrava pure bella grossa.
Era così dannatamente eccitante avvertire i muscoli guizzanti e tesi del suo petto e del suo addome contro la mia schiena, mentre il suo cazzo duro, sotto di me, implorava di essere liberato dai pantaloni. Sandro ha cominciato a muoversi, accompagnando col bacino il movimento del mio sedere mentre ero seduta sopra di lui dimenando i fianchi sul suo inguine… e tutto questo con mio figlio a pochi metri da noi, dietro l'angolo.
"Mmmm… se non ti rilassi rischi di scoppiarti nei pantaloni…" l'ho stuzzicato.

"D'accordo, allora a tra poco, dai… ciao… ciao ciao ciao…" ho sentito Sean che salutava al telefono; stava per chiudere la telefonata. Ho solo avuto il tempo di sollevarmi dal grembo di Sandro e di ricompormi un po', tanto che sono quasi sobbalzata quando lui è rientrato in salotto, sorpresa dalla sua repentina apparizione. Sandro stava lì seduto, immobile e con una certa agitazione in corpo… mentre io sorridevo perfidamente alla formidabile erezione che tendeva i jeans del collega di mio figlio, e che lui cercava disperatamente di nascondere.
"Beh, caro, come procede con l'organizzazione?" gli ho chiesto.
"I miei amici hanno quasi tutti confermato…", mi ha risposto. Si trattava di alcuni suoi ex-compagni di liceo. Naturalmente ha chiesto a Sandro di prepararsi.
"Guarda, Sean… non ti voglio deludere, ma mi sento un po' sbattuto per il viaggio… se non ti dispiace preferisco rimanere qui… credo che mi metterò a letto…" gli ha detto, senza troppa sorpresa da parte mia, il suo amico e collega.
«Ma guarda te che coincidenza…» mi sono detta, «…stavo giusto pensando anch'io di metterti a letto…!». Sul mio volto è comparso un ghigno al pensiero della bella sbattuta che avrei voluto dargli; per fortuna mio figlio non ci ha fatto caso.

Ancora prima che il motore dell'auto di Sean si accendesse, io avevo già il suo amico e collega tra le mie braccia, stretto stretto a me! Ho guidato le sue mani sui miei fianchi, sotto il tessuto della gonna. Sentivo le mie pulsazioni accelerare a ogni carezza delle sue dita sulla mia pelle nuda. Sapevo che era sbagliato, ma… che dire?! Non riuscivo a fermarmi. Non che fosse mia intenzione farlo…!
"Mmmm… sono sicuro che sei un buon amico per mio figlio, Sandro. Permettimi di restituirti il favore…!" gli ho detto, mentre già gli slacciavo la cintura.
"Ma… non è che poi qualcuno ci scopre?", mi ha fermata lui per un attimo.
"Vedi qualcun altro, qui? Se poi ti riferisci a Sean, non lo scoprirà mai, fidati di me. Ora però ho voglia… e sono sicura che anche tu ne hai…".
Per un attimo mi sono chiesta se non mi stessi spingendo un po' troppo oltre. Quel ragazzo era un amico di mio figlio, aveva circa vent'anni meno di me, e sebbene io fossi in gran forma, non sapevo se a lui piacessero le pantere oppure no.
"Di solito non faccio questo genere di cose…" dissi, quasi a voler giustificare la mia irruenza nei suoi confronti.
"Ne sono sicuro!", annuì, poi mi sorrise. "Però… sarei curioso di vedere cos'altro non fa di solito, signora Michela…!".
Che sfacciato! Ora era lui a stuzzicarmi.

Ho afferrato le sue chiappe, strette e nervose, tra le mani e ho fatto aderire il suo bacino al mio, mentre la mia lingua si intrufolava sfacciata in profondità nella sua bocca. Ormai la mia camicetta era completamente aperta sul davanti, e, dopo aver interrotto il nostro bacio goloso, ho avvertito le sue labbra morbide e umide e la sua lingua indagatrice creare scompiglio sulle mie tette gonfie e sui miei capezzoli eretti. Istintivamente ho stretto il mio inguine al suo, e ho sentito di nuovo contro il mio bacino quel tremendo muscolo dell'amore, più rigido che mai, che già si era agitato sotto i miei fianchi sculettanti durante la lap dance che avevo fatto per lui pochi minuti prima. Senza pensarci due volte, l'ho afferrato per la cintura e ho lavorato frenetica, tra le scosse di piacere che la sua bocca mi dava attraverso i miei capezzoli, per liberare la bestia pulsante dai suoi stretti confini.
Sono rimasta felicemente impressionata quando il suo tesoro nascosto è spuntato fuori dai pantaloni, rigido e fremente. Ho avvolto le mie dita attorno ad esso, serrandolo in una presa decisa.
"Scommetto che non avresti mai pensato di ritrovarti il cazzo nella mano della mamma del tuo collega, vero?" gli dicevo mentre iniziavo a menarglielo piano. Lui ha cominciato a sospirare, più velocemente e più pesantemente.
Nel momento stesso in cui finalmente avevo stretto nella mia mano la carne calda e dura della mazza del collega di mio figlio, ero cosciente che il mio punto di non ritorno era stato superato. Non c'era modo di tornare indietro per me, ormai… per cui, se proprio dovevo arrivare fino in fondo, era il caso di farlo bene.

Tirandolo per il membro virile come se fosse un cagnolino al guinzaglio, ho condotto Sandro con me nella camera da letto matrimoniale, quella dove dormo insieme a mio marito. L'ho spinto sul letto e gli ho detto di stare buono lì, ben decisa a fargli lo strip tease della sua vita. Mentre lentamente, con studiata malizia, ho iniziato a sfilare ogni mio capo di vestiario dal mio corpo fremente, il suo sguardo era catturato dai miei movimenti sensuali… era così eccitato da ciò che stava osservando che non c'è stato nemmeno bisogno che si accarezzasse per mantenersi in piena erezione.
«Oh sì, Sandro!» ho pensato tra me e me. «Guardami bene mentre muovo il mio corpo per te… prima che la mia calda e stretta guaina ti avvolga, e ti sprema fuori tutta la tua sborra calda…!».
Ebbi quasi un mancamento solo a formulare quel voglioso pensiero, mentre intanto guardavo il suo splendido cazzo che pulsava e fremeva, quasi pregustando la liberazione che lo aspettava.
Con Sandro completamente ipnotizzato da me, la mia gonna cadde senza sforzo sul pavimento, e io mi sono ritrovata a danzare davanti a lui in mutandine, autoreggenti e tacchi. Ho scelto di tenere su questi ultimi due, sapendo l'effetto che fanno sui miei occasionali guardoni… così mi sono sfilata solo le mutandine, facendole scivolare sensualmente lungo le mie gambe snelle; quindi mi sono avvicinata a lui e gli ho sfiorato una guancia con queste. Lui ha inspirato profondamente, perso nell'odore della mia umidità mista al profumo con cui le avevo irrorate.
"Sono tue, puoi tenerle…" gli ho detto, facendo un passo indietro e lanciandogli le mutandine.

Alla fine non ce l'ha fatta proprio più: sporgendosi verso di me, mi ha afferrata per un braccio e ha tirato a sé il mio corpo affamato di passione… solo pochi istanti dopo ero preda del suo abbraccio, coi miei seni letteralmente, avidamente divorati dalla sua bocca. Ancora una volta, il suo leccare e mordicchiare i miei capezzoli mi ha portata quasi alla follia! Le sue mani sondavano ogni centimetro della mia schiena e delle mie gambe, mentre la sua lingua scendeva lentamente verso il basso. Appena la sua lingua è passata sul mio clitoride gonfio, soffermandosi su di esso, un suono gutturale, quasi ancestrale, è fuoriuscito dalla mia gola, riecheggiando nella stanza. Non avevo mai sentito un suono del genere provenire da me, né tantomeno avrei mai creduto di poterlo emettere. I miei gemiti ossessivi si facevano sempre più intensi, mentre lui continuava la sua opera di costruzione del mio piacere.
I baci delle sue labbra e della sua lingua sulla mia vagina mi facevano sentire come se stessi per svenire, mentre lui si dedicava con ancora più passione, prima leccandole e poi succhiandole, gustando ogni goccia del mio dolce, intimo nettare. Non so se la cosa sia mai possibile, ma potrei giurare che le mie labbra vaginali frementi stessero ricambiando i suoi baci appassionati!
Non mi ero mai sentita così bagnata, così porca, così eccitata in tutta la mia vita… e sebbene desiderassi disperatamente scoparmelo, non riuscivo a staccarmi dalle sensazioni che la sua magica lingua mi stava procurando, e dall'estasi che mi avviluppava tutta. Le mie cosce ora tremavano, scosse come da un potente terremoto… ho avuto a malapena la forza di restare in piedi mentre esplodevo nella sua bocca il mio primo orgasmo. Gli ho afferrato i capelli corvini e gli ho premuto il viso più forte contro il mio sesso, con tutta la forza di cui ero capace, fino a quando quell'incredibile sensazione di godimento non si è esaurita del tutto.

Alla fine le mie gambe non hanno retto più, e sono crollata a terra, indebolita per la potenza delle scosse orgasmiche, ritrovandomi faccia a faccia direttamente con la sua virilità dura come la roccia, che sporgeva dal suo pube come un cannone! Ho tenuto il mio sguardo su di essa mentre ero lì in ginocchio, poi mi ci sono fiondata senza vergogna, prendendo la cappella nella mia bocca e succhiandola in fondo ad essa come non avevo mai fatto prima, finché ho sentito quella meraviglia urtare contro la mia gola. Lui ha emesso un gemito.
Tenendo nella mano le sue palle sode e piene, le ho stuzzicate e solleticate con le unghie per aumentare il suo piacere, sapendo che lo avrebbe fatto impazzire, proprio come succede con mio marito. I miei occhi erano rivolti verso l'alto, sul suo viso, così da non perdermi le sue espressioni mentre me lo torturavo di piacere. Sandro mi dava comunque l'idea che non si sarebbe «stancato» così facilmente… così, dopo averlo portato più volte al limite del piacere, mi fermavo e ricominciavo.
"Fidati…" gli dissi, "…così sarà molto più bello quando finalmente ti farò venire!".
Mi piaceva sentire il potere che mi derivava dal ruolo della donna matura, della nave-scuola, della seduttrice in controllo! Era evidente che anche a lui stava piacendo.

Dopo una ventina di minuti, ho deciso che era giunto il momento di dargli quello che gli avevo fatto sospirare fin dall'inizio: il mio prezioso tunnel dell'amore, sogno proibito di gran parte degli uomini.
Ho spinto Sandro con la schiena sul letto e mi sono avventata su di lui come una predatrice, portandogli le braccia sopra la testa e bloccandole lì per i polsi, in modo da fargli capire che ero io a comandare e che, se avesse voluto quello che avevo da dargli, avrebbe dovuto sottomettersi a me.
Mi sono seduta dritta sul suo pube e ho lasciato che le mie mani esplorassero il suo corpo giovane e tonico mentre intanto godevo della visione del suo fisico muscoloso. Il suo cazzo, duro come un paletto di legno, era tenuto pressato tra il suo addome e la mia passerina vogliosa, che scorreva su di esso accarezzandolo delicatamente con le sue labbra umide, dalla base fin quasi alla punta. Poi mi sono chinata in avanti, distendendo il mio corpo sopra il suo, le mie tette grosse e sensibili premevano forte contro il suo petto da atleta. Potevo sentire il suo cuore battere sotto di me, sia attraverso il suo petto che attraverso il suo bastone di carne duro e pulsante, imprigionato, bloccato, intrappolato tra le nostre due zone inguinali come in un erotico sandwich… e questo mi eccitava ancora di più.
Sandro era completamente in mio potere, quasi in uno stato di trance, mentre continuavo imperterrita a stuzzicarlo sessualmente. Ho cominciato muovendomi con tutta la parte superiore del mio corpo avanti e indietro sopra il suo, facendogli un piacevole massaggio al corpo e allo stesso tempo stimolando il suo notevole uccello, che massaggiato con le labbra della mia fichetta su e giù lungo la sua asta, si lubrificava con i miei umori.
Entrambi gemevamo, i nostri respiri erano appesantiti per l'estasi.
Sentivo quanto ero bagnata dalla spropositata quantità di fluidi coi quali stavo ricoprendo il suo cazzo, mentre le mie labbra vaginali si allargavano ancora, quasi a voler avvolgere la sua asta in un caldo abbraccio.
"Mmmm…" ho sussurrato nella sua bocca, "…continuerò a farlo finché non mi farai venire di nuovo…".
Ma sapevo di non poter resistere alla tentazione di sentirlo dentro di me.

Alla fine, gli ho permesso di avermi. Con una spinta lenta, lunga e ben assestata del bacino, mi sono lasciata scivolare la sua asta nel mio caldo e stretto tunnel; centimetro dopo centimetro… il mio sesso fremeva spudoratamente di piacere mentre accoglieva dentro quell'intruso caldo e duro, e ogni piega delle mie pareti vaginali vi si stringeva attorno, provocandomi scossettine di piacere.
«Così, piccolina, così…», pensai, rivolta alla mia fichetta, «…strizzalo e risucchialo… strizzalo e risucchialo…! Oooohh, è fantastico!».
La mia schiena si è inarcata all'indietro, mentre mi sentivo liberata da una lunga, dolorosa astinenza, nella quale ardentemente desideravo di essere scopata come la ninfomane che so di essere. Il mio secondo orgasmo è stato due volte più intenso del primo, con me che fremevo senza controllo sulla sua verga che mi farciva così bene.
Gli odori muschiati che promanavano dai nostri corpi eccitati erano dannatamente intensi, e mi invadevano le narici.
Mi sono seduta nuovamente a schiena dritta sopra di lui, dandogli una perfetta visione dei miei grossi seni sodi dal basso, quando ho sentito la punta del suo cazzo premere con forza contro la mia cervice… ed ho avuto subito un nuovo orgasmo! Non ho resistito a chinarmi nuovamente su di lui per baciarmelo tutto, mentre ancora ansimavo dolcemente per il piacere che provavo.
"Come ci si sente, eh Sandro, ad avere il tuo cazzo dentro la figa calda e stretta della mamma del tuo collega di lavoro? Scommetto che è uno dei tuoi sogni proibiti… una mammina sexy che ti scopa come me adesso…!".

A quel punto ho rotto del tutto gli indugi, cominciando a prendere un ritmo mentre mi dondolavo sopra di lui, ondeggiando dolcemente avanti e indietro e facendo roteare i fianchi finché il letto sembrò scuotersi ad ogni mia spinta decisa. Con una mano dietro la schiena gli ho afferrato le palle, stringendole piano per aumentare il suo piacere, mentre col mio sesso mi lavoravo il suo, godendomi le dimensioni e la rigidità della sua asta infissa in profondità ad ogni mio movimento.
Sandro mi ha messo le mani sulle tette che ballonzolavano, afferrandole tra i suoi palmi confortevoli, palpandomele e stuzzicandomele… la morbida pelle intorno ai capezzoli era sempre più gonfia e sensibile man mano che riceveva le sue attenzioni.
"Ooooh, Sandro… oh sì! Com'è bello! Afferrami le tette, strizzamele…".
"Oh cielo, signora Michela… lei è fantastica…", mi ha sussurrato lui, stupefatto. A quelle parole il mio senso di soddisfazione è decisamente decollato.
A un tratto mi sono sentita perdere il controllo.
"Oddio… oooohhh… sto per… Sandro, sto per… ooh… ooooddìììooossììììììì!!!", il mio corpo ha sussultato violentemente, come non mi era mai successo prima…! In preda alle convulsioni, mi contorcevo e mi artigliavo al suo petto.
Mi sono fermata, calmandomi e recuperando un po' di forze… una pausa dal piacere, ma pregna di lussuriosa attesa… un momento di tranquilla, di sensuale immobililità… come la quiete prima della tempesta perfetta.

Ho ricominciato a cavalcarlo con passione, alternando movimenti circolari e oscillazioni avanti e indietro, e ruotando anche i fianchi per stimolarlo di più. Cercavo di fare di tutto per portare all'orgasmo quel giovane uomo, bello e sensuale e che così tanti orgasmi mi aveva dato. Trattenendo il fiato, ho serrato la mia figa con forza attorno al cazzo di Sandro che urtava contro la parte profonda delle mie viscere.
Ero lì che mi stavo accoppiando con un ragazzo venti anni più giovane di me, amico e collega di mio figlio. Che troia che ero.

Improvvisamente la rigida virilità di Sandro ha cominciato a pulsare e sussultare più forte contro le pareti della mia figa. I suoi muscoli si irrigidivano… ero quasi certa che non avrebbe resistito ancora a lungo.
"Stai per venire, Sandro? Vorresti venirmi dentro, vero?" lo incoraggiai.
Poco dopo l'ho sentito ruggire a squarciagola, col suo corpo in piena tensione… quindi ha esploso il suo denso, caldo fluido dentro di me, afferrandosi alle mie tette in una presa disperata, ed io ho messo le mie mani sulle sue, tenendole ferme lì.
In quelli che sicuramente saranno stati sessanta lunghi secondi, Sandro si è dimenato, agitato, sussultato e inarcato con tutti i muscoli del suo corpo, spingendosi contro di me dal basso come un disperato mentre io faticavo a tenerlo imprigionato contro il letto, tra le mie cosce forti e sode, con tutto il peso del mio corpo concentrato sul suo pube, e lo sentivo pomparmi dentro schizzo dopo schizzo del suo seme virile.
Giuro che davvero riuscivo a sentire la potenza dei suoi spruzzi che allagavano la mia vagina, tanto da uscirne creando un rivoletto lungo la mia gamba. Quella incredibile sensazione mi portò oltre il limite… venni ancora una volta, eccitata al pensiero di aver fatto godere così intensamente uno stallone della stessa età di mio figlio, intrappolato senza pietà nella salda, bollente morsa delle mie cosce e della mia figa.
L'ondata di potere e di controllo che provavo era incredibile.

Stremata, sudata, sono crollata in avanti sul petto muscoloso e ansimante di Sandro; il suo respiro caldo mi accarezzava il collo mentre, nonostante fosse esausto per lo sforzo e per il piacere, lui mi coccolava e mi baciava il mento, il collo e la spalla con seducente delicatezza, mentre le sue mani scorrevano sulla mia schiena umida, sulle mie gambe tremolanti e sul mio sedere ancora appiccicato al suo pube. Carezzava ogni centimetro della mia pelle, soffermandosi sul solco tra le mie natiche… c'era qualcosa di terribilmente sbagliato in me, o stavo iniziando ad eccitarmi di nuovo?
Istintivamente la mia bocca ha cercato la sua, e ci siamo messi a limonare, a lungo, come fidanzatini; e per tutto quel tempo sono rimasta a cavalcioni del mio fantastico giovane amante, amico di mio figlio, trafitta dalla sua mazza virile confinata nelle strette pareti della mia figa che continuavano a contrarsi attorno ad essa. A poco a poco i nostri baci si sono fatti più famelici, aggressivi… abbiamo cominciato a leccarci e mordicchiarci a vicenda! Eravamo allupati come adolescenti in calore!
Alla fine, però, temendo che Sean potesse tornare all'improvviso, a malincuore ho ritenuto che forse sarebbe stato meglio rivestirci e ricomporci.
Per il resto del weekend, nessuno dei due ha più accennato a quanto è accaduto.

Non posso spiegare esattamente dove mi porterà questa mia avventura, ma so già questo: il mio caro Giorgio mi ha informato che il prossimo fine settimana sarà di nuovo impegnato fuori città, ed io sto pensando di proporre a Sandro di venire a trovarmi. Forse succederà qualcosa, forse no… come cantava quello lì, "…chi vivrà vedrà". Non so se sia una buona idea… una donna sposata, con un ragazzo così giovane, e per giunta amico di suo figlio… mi domando, però: la prossima volta metterò su le mutandine di pizzo rosso o il perizoma bianco? Lo so, sono così perversa! Vi farò sapere la mia decisione più in là.
Potreste pensare di me che più folle di così non si può essere, ma vi assicuro che questa avventura è tutt'altro che finita. Quello che accadrà in seguito… beh, ve lo racconterò in seguito. Per ora accontentatevi di questa confessione, poi magari ne seguiranno altre.
Grazie per aver sopportato questo mio sfogo.
di
scritto il
2024-07-26
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