Diva
di
Vixen
genere
bisex
Il suo problema non era mai stato quello di essere brutta; non veniva rifiutata, non era guardata come una ragazza da evitare, al contrario: aveva già avuto un marito promesso all'età di diciannove anni, e non le mancavano i galanti cavalier serventi. In paese la conoscevano tutti perché da poco era tornata a fare la maestra, dopo essersene andata in città per prendere la laurea. Aveva circa ventinove anni, ed era molto… «carina». Nessuna bellezza travolgente, per carità, nessuna storia sconvolgente, soltanto un lungo e calmo fiume, il sentimento per il marito che scorreva placido, mai in secca, e dominava la pianura della serena vita di Ilaria.
Carlo era impiegato al Comune, e questo lo portava ad avere sempre tempo libero quando a lei serviva; e così erano sempre insieme. Ora stavano per arrivare le vacanze, e i due avevano già fatto programmi per andare a ballare il merengue dall'altra parte dell'Oceano… quando un piccolo avvenimento turbò tutto quanto.
Di ritorno dal Provveditorato, in un treno pendolari quasi vuoto, Ilaria notò sul sedile accanto al finestrino una custodia per DVD abbandonata; e dentro un disco, chiaramente non originale, con una scritta a pennarello: «SORPRESA!».
Forse compì in quel momento l'unico atto veramente pazzo della sua vita, e mise in borsetta quello strano oggetto. Sapeva di cosa si trattava: aveva comprato il lettore con il marito soltanto poche settimane prima; ma era quella scritta affettuosa, con un cuoricino che completava il punto esclamativo, ad incuriosirla e intenerirla, tanto più che le veniva spontaneo chiedersi come mai un dono così affettuoso fosse stato abbandonato sul treno.
Tornò a casa, non c'era nessuno, e sapeva che Carlo non sarebbe rientrato presto, visto che in Comune vi era una seduta fiume pre-elettorale; per cui decise di vedere subito cosa c'era su quel DVD. Lo inserì nel lettore, accese la TV e premette il tasto «PLAY».
Apparve il viso di una donna, molto truccata e bella in maniera appariscente; la colpì il suo modo di parlare un po' strano… dapprima sembrava facesse gli auguri al proprio uomo, rivolgendosi direttamente allo schermo, ma poi, mentre la schermata si apriva con una zoommata all'indietro, iniziò a raccontare, con un linguaggio decisamente sopra le righe.
"Caro Aldo… forse tu non l'hai mai sospettato, ma io sono una grandissima troia! È vero che tu mi vedi sempre accanto a te come una mogliettina remissiva e affettuosa, ma se fossi stato più attento a me anche da quel lato lì, forse non sarebbe andata così fra noi…", Ilaria a quel punto cominciava a ipotizzare come mai quel dono fosse finito sul treno, "…farmi sbattere dal tuo cazzo era sempre più un evento raro, e così ho deciso di arrangiarmi da sola".
Ilaria non era affatto abituata a quel linguaggio; prese il telecomando e lo puntò verso lo schermo per farla smettere, ma la fermò il fatto di notare un certo, strano parallelismo fra l'insoddisfazione della donna sullo schermo e la calma piatta della sua stessa vita.
Il campo della telecamera si andava sempre più allargando, rivelando nuovi particolari dell'ambiente in cui la donna del DVD si trovava. Alla fine apparve a figura intera: era ancora più bella, vestita di un abito semitrasparente, con una scollatura da capogiro e una gonnellina cortissima.
"Sai, mentre tu passavi il tuo tempo in ufficio a raccontarmi che facevi straordinari anche per me, ho conosciuto un amico che mi ha insegnato alcune cose. La prima è che ci sono certe volte in cui io non voglio fare l'amore, ma devo essere montata, come una cagna in calore… fottuta a forza, da un cazzo grosso e duro!". Ilaria si mise comoda davanti allo schermo, iniziò a pensare anche ai ritardi di Carlo e soprattutto, per la prima volta, davanti a quei due occhi accesi come tizzoni, iniziò a sospettare di non essere poi così soddisfatta della vita che conduceva.
"Ogni giorno, quando mi cola la sborra nella gola, dopo aver succhiato l'uccello di questo mio amico…" nel frattempo la videocamera cambiava inquadratura, e sul video stava apparendo anche un uomo, il volto coperto da una vistosa maschera, che si menava un grosso cazzo ormai quasi in erezione, "…mi sento viva, come non lo sono mai stata!". A questo punto l'obiettivo si spostò verso il basso e inquadrò la gonnellina, che piano piano si scostava, lasciando intravedere una bella fighetta, completamente depilata, che le dita della donna, perfettamente laccate, iniziavano a tormentare.
"È stato un allenamento, un allenamento ad una vita vera. L'ho incontrato in ufficio, portava i pacchi come una specie di «pony express»; mi ha fatto dei commenti pesanti ed io l'ho sfidato, e alla fine, non molto dopo, mi son ritrovata a succhiargli l'uccello sotto la scrivania".
Ilaria sentì abbaiare il cane in cortile, e capì, a malincuore, che era il caso di sospendere quell'interessante «sessione». Era incuriosita come un animaletto di quelli che frugano ovunque per trovare cibo, anche se la sua mente, pensando alla vicenda narrata in quel DVD, era orripilata. Poteva anche essere una sua semplice forma di auto-censura, dovuta al perbenismo in cui era vissuta per tutti quegli anni, ma l'avvenimento era veramente sconvolgente: di cosa aveva colpa lui? Di trascurarla? Ciascun marito lo fa con la propria moglie, ma quasi mai è del tutto colpa sua; spesso è la vita che si conduce, i soldi che non bastano… e poi di solito capita anche il contrario, anche le mogli trascurano i mariti. E per tutto questo lei andava a farsi fottere (sic!) da un portalettere?
Quella parola le era comparsa nella mente, senza un preciso perché. Non era abituata neppure a dire "scopare", "trombare" o anche solo "fare sesso"… diceva sempre "fare l'amore". Lo diceva anche un po' ipocritamente, visto che includeva in questa descrizione anche le cosiddette «sveltine».
Allora quella donna era una puttana? A rigor di logica, sì. Tutte le sue amiche non avrebbero mai avallato un simile comportamento… per non parlare poi di sua madre, pensò! Ma perché parlare degli altri…? Lei stessa, Ilaria, non doveva e non intendeva giustificare quella troia…
Già… però sentiva che non era proprio questo ciò che pensava. Era certa che nel prosieguo di quel video si sarebbe svelato qualche altro particolare, qualche verità, chi lo sa, magari un tradimento, qualcosa che l'avrebbe scagionata. Insomma, si scoprì a parteggiare per lei. Era terribile… quella donna era il contrario della brava e morigerata Ilaria, con quelle tette prorompenti, quel gonnellino leggero, quel sesso così… esposto, carnoso, succoso. Ecco, ora aveva raggiunto quel punto di deviazione che non avrebbe mancato di procurarle un sano senso di colpa, di quelli che mettono tutto a tacere e ti riportano con i piedi per terra. Tutti questi pensieri le affollavano la mente, anche nella pizzeria in cui si trovò, poco dopo, insieme al marito.
Ilaria non aveva granché voglia di parlare con Carlo, mentre lui sembrava invece molto disponibile alla conversazione. La serata a base di pizza trascorse velocemente, e poi i due tornarono a casa, parlando di delibere comunali.
Nel letto, Ilaria si rese conto della sua agitazione. Si accorse con orrore che il suo corpo non era rimasto indifferente alla visione del pomeriggio e, insomma, un poco si era bagnata osservando quello strano spettacolo e, soprattutto, si era eccitata dopo, in pizzeria, ripensandoci.
Il fatto ancora più triste era che non riusciva a smettere di pensarci. Non voleva assolutamente arrivare a fare quello che in realtà, qualche minuto dopo, inevitabilmente fece: si masturbò. Tranquillamente, senza fare rumore, sdraiata accanto al marito che dormiva della grossa, e provò un piacere particolare.
Non voleva farlo perché sarebbe stato come ammettere implicitamente una sorta di «concorso di colpa» con quella che era, dopo tutto, pornografia molto amatoriale, interpretata e appassionata fino al parossismo, ma in fondo sempre pornografia. Una cosa che si doveva condannare, una cosa tutt'al più «adolescenziale» per uomini, ma comunque da condannare, anzi forse da censurare, visto che non ve n'era traccia nelle compagnie, nelle case, nei posti che Ilaria frequentava abitualmente.
Ma non era la pornografia a sconvolgerla; quello non fu che un superficiale mezzo per continuare a pensare al contenuto di quel DVD.
La mattina dopo, appena salutato il marito che andava al lavoro; accese la TV, il lettore DVD, e si sedette sul divano davanti al video.
Con l'avanzamento veloce tornò al punto in cui aveva sospeso il giorno prima; "…sempre più un evento raro, e così ho deciso di arrangiarmi da sola…" e si accorse di un particolare che non aveva notato prima: gli uomini nella camera erano due, si vedeva una silhouette sulla destra. «E quindi…», concluse, «…questa qui se n'è portati a letto tre! (non le sfuggiva neppure che ci doveva essere anche qualcuno dietro la telecamera). Bene, bene, vediamo come va a finire».
La telecamera tornò ad inquadrare la figa rasata e le mani con lo smalto: "Ora ti faccio vedere quello che ho imparato in questo mese e mezzo…".
La donna si appoggiò allo schienale di un divano e l'uomo che le stava a sinistra iniziò a scoparla da dietro. La telecamera si spostò per poterla riprendere in faccia e l'altro uomo portò il proprio cazzo all'altezza della faccia di lei, in maniera da poterselo menare in favore di camera.
"Caro Aldo, come vedi, non perdo tempo, ti parlo mentre lo prendo… eheh!".
Ilaria osservava tutto quel «movimento», e iniziava a vedere l'animalità della cosa; iniziava a considerare quell'affannoso gruppo di corpi che si congiungevano come un fatto fisico, svincolato da ogni considerazione morale. «Beh…», pensava, «…non dev'essere male, tutto sommato…», e piano piano, le sue mani cercavano le parti più nascoste, le gambe si spostarono e la gonna risalì di qualche centimetro.
La ragazza del video raccontò una storia abbastanza lunga, in cui si alternavano inculate e scopate a tre, umiliazioni sessuali e copule in posti incredibili, scorpacciate di sperma e esibizioni quasi pubbliche. Tutta la vicenda di quella incredibile «iniziazione» era lunga e articolata, e la stessa Ilaria faticò a ricostruirne intrecci e collegamenti… ma fu l'ultima cosa che la donna disse, però, quella che maggiormente colpì Ilaria.
Tutti e tre gli uomini le erano abbondantemente venuti addosso e soprattutto sul viso, oramai impiastricciato, con il mascara sciolto sulle ciglia, che le conferiva un aspetto sinistro, tipo Linda Blair ne «L'Esorcista» poco prima della possessione diabolica. Cominciò ansimante, dopo l'ennesimo orgasmo: "L'avevo incontrata in sala d'aspetto, in aeroporto. Era una bellissima donna, si chiamava… no, meglio al presente, infatti mi risulta che sia ancora viva… dicevo, si chiama Luisa. Io dovevo partire… ricordi quando andai in Germania da mia zia?… Lei era davanti a me, ed aveva un'aria strana. Leggeva, come me, ma quando alzavo gli occhi potevo notare che guardava dalla mia parte. Mi disse poi che aveva notato che io non portavo le mutandine e sbirciava sotto l'orlo della mia gonna quasi incredula, perché tutti avrebbero potuto vedere la stessa cosa, soltanto con un po' di attenzione. Eppure non sembrava fosse così.
A Luisa le donne piacevano, e non era la prima volta che si trovava ad ammirare delle gambe lunghe e ben fatte, e quindi voleva conoscere questa ragazza, cioè me. Nulla le diceva che avrei accettato le sue profferte; solo che il fatto di andare in giro sola e senza mutande già qualche buon auspicio prometteva.
Per caso l'aereo, che faceva scalo lì a Malpensa, era previsto con un paio d'ore di ritardo per un guasto, e ci ritrovammo a parlare del più e del meno nella sala delle partenze.
Sedute vicino, Luisa mi inebriava con il suo profumo e stava sempre troppo vicina, era proprio «bella» ed aveva un fisico invitante. Lei mi chiese cosa andavo a fare a Francoforte e io le spiegai della zia. Ad un tratto mi disse: «Vai dalla zia senza reggiseno e mutandine?». Avvampai. Le risposi che avevo notato i suoi sguardi e le chiesi se voleva toccarmi. Pensavo che quella franchezza l'avrebbe messa in fuga ma lei rispose, eccitata, di seguirla ai cessi. Ecco fatto.
Non andammo ai cessi, ma nella mia macchina, che era nel posteggio a pagamento. Avevo il fuoristrada. Appena arrivammo, le dissi di spogliarsi, completamente, prima di salire; io ero dietro di lei e il parcheggio era deserto. Pensa che troia! Ero io quella delle due a non averlo mai fatto con una donna… e invece sembravo una lesbica consumata.
Lei era indecisa e si guardava intorno. Poi si tolse le scarpe guardando per terra, non so se per vergogna oppure per controllare di non mettere i piedi su vetri o cose del genere. Si tolse il vestito e le mutande… niente calze, che faceva già troppo caldo… poi via anche il reggiseno. Due tette bellissime. Quando si piegò in avanti per salire sull'auto sporgendo il culo verso di me, capii che avremmo entrambe perso l'aereo. E infatti cominciai a leccarla e a ficcarle le dita nella figa come impazzita… in effetti erano trent'anni che non scopavo con una donna!".
Ilaria si mise a ridere. Guardava la bella ragazza che veniva montata dal suo amante, ormai da un tempo interminabile e colava sborra un po' dappertutto, ma ricominciava ancora una volta a godere mentre portava a termine le frasi tra un gemito e l'altro.
Poi il video si interruppe. Taglio. La stessa donna uscì da un bagno dell'aeroporto, con un trolley al seguito, perfettamente abbigliata e truccata, questa volta con gusto e moderazione, e salutò in camera.
"E che non ti venga in mente di venirmi a cercare; è ovvio che non saresti ben accetto. Noi non ci siamo mai conosciuti, io non sono tua moglie e buona fortuna. Mandami notizie solo tramite avvocati, se credi. Caro il mio vermetto, tu non ti muovi comunque da Milano, non facciamo che poi… eh? Hai capito?".
THE END. Nessuna ulteriore traccia degli uomini del film, nessuna informazione.
Ilaria rimase assolutamente spiazzata. Iniziò a pensare di rintracciare quella donna… già, ma perché? Quella era una storia in cui lei non c'entrava assolutamente, che non avrebbe potuto giovarle per nulla e nessuno avrebbe potuto capire quel suo gesto di rivolgersi alla «troia».
A quale scopo parlarle… se non perché a lei mancava qualcosa? Ilaria realizzò che effettivamente quello che aveva visto, dopo lo shock iniziale, era proprio ciò che la sua vita non le offriva: eccitazione, avventura, esperienze nuove… anche sessuali, perché no?! Mica doveva farsi scopare da tre in contemporanea, no? Bastava solo un po' più di coinvolgimento erotico.
La sera stessa si diede da fare con il marito. Era eccitatissima. La storia del DVD era lontana quando, quella stessa notte, Carlo tornava dal gabinetto per sdraiarsi nel letto e guardò la moglie che sembrava dormire. Ilaria si girò e si avvicinò scendendo dal talamo. Si inginocchiò davanti a lui e abbassò i pantaloni del pigiama. Prese in mano l'uccello moscio del marito e iniziò a leccarlo piano.
Carlo si ritrasse: "No, dài, che ho appena fatto pipì…".
"Bene, così sarà più saporito…" rispose a tono la donna, e poi prese a succhiarlo mentre si induriva.
Sentì il gusto un po' salato della verga nella propria bocca, e la cosa la inebriò. Poi iniziò una pompa straordinaria, succhiando come una vera esperta… palle, frenulo, asta, mentre il marito, quasi incredulo, stava in piedi a guardare quella testolina dai capelli ramati che faceva su e giù sul suo cazzo. Venne subito… Ilaria ingoiò tutto, e poi ci fu il silenzio.
"…E ora non ti va di montarmi un po'?" lei ebbe la malcapitata idea di aggiungere.
Fu una scena veramente terrificante. Carlo le rinfacciò di tutto: che cosa le era successo? Dove aveva imparato quelle porcherie? Le sembrava una cosa appropriata per una donna seria?
Litigarono per tutta la notte, e ancora la mattina dopo. Carlo era estremamente turbato dal comportamento di Ilaria. Non che non gli fosse piaciuto… era solo che per lui quella era una sorta di attività da puttane, non da mogli. Velatamente ne parlò con la cognata Paola. E fu un grosso fraintendimento: infatti gli atti «un po' troppo osé» che Carlo le confessò divennero, grazie al cicaleccio dovuto all'incontrollato passaparola, inculate, scopate, posizioni estreme, luoghi inusitati etc., che ben presto tutto il paese conosceva a menadito.
Ilaria nascose il DVD in soffitta e non fece più pensieri strani per mesi. Tutto, piano piano, si acquietò, e lentamente le occhiatacce dei bottegai si rivolsero altrove. La scuola, invece, era per lei una specie di paradiso, pieno di angioletti che non potevano sapere, e neanche capire.
Sette mesi, fu una specie di supplizio. Ma nel frattempo ci fu la vacanza a Santo Domingo e la gita scolastica delle quinte. Tutto venne archiviato.
Fino al giorno in cui…
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Ilaria stava conducendo il proprio carrello in fretta e furia, in un supermercato Esselunga a Milano, prima di andare a trovare un'amica in centro. Era immenso, c'era una folla di persone, il clima era insopportabile, e non era neppure un'orario di punta. Ilaria non doveva fare provviste, ma solo qualche piccola spesa; le cartelline per i compiti in classe, un CD per fare un regalo, un buon libro e…
Fu un momento: un luogo imprecisabile fra il banco degli affettati e i frigoriferi dei surgelati… un viso noto. Era passato tanto tempo, ma la memoria non fece fatica a riconoscerla: era la donna del DVD! Stava scegliendo del formaggio e, mentre Ilaria metteva velocemente nel carrello le ultime cose, questa sparì dietro gli scaffali dei sughi e delle specialità.
Velocissima, o almeno così le parve, passò la barriera delle casse. Sembrava che avesse lasciato ciò che voleva acquistare e avesse deciso di uscirsene improvvisamente.
Iniziò l'inseguimento: anche Ilaria lasciò il carrello dove si trovava, con una moneta da due euro rimasta dentro, e corse dietro alla ragazza misteriosa.
Quella uscì e cercò la macchina, l'altra la seguì e, per avvantaggiarsi, cercò di individuare un fuoristrada, ma poi la vide montare su una Punto e uscire dal parcheggio. E Ilaria dietro.
Per tutto il tragitto la donna non si accorse di essere seguita, ed arrivò tranquilla fin sotto casa… parcheggiò, aprì il portone e si infilò nell'ascensore. Ilaria, forte del fatto che la donna del DVD non poteva sapere chi lei fosse, si introdusse nel portone con lei e la seguì. Poi, sull'ascensore, finalmente si dichiarò.
"So tutto quello che devo sapere di te, tranne il tuo nome. Ho capito una cosa importante, vedendo quel DVD: che sei quello che mi manca. Per mesi mi sono affezionata alla tua immagine e ora… penso di essermene innamorata, proprio perché…".
La donna cercò di infilare qualche parola fra il profluvio verbale di Ilaria, ma non ci fu verso. Dallo sguardo, però, non sembrava turbata… al massimo seccata da quella intrusione nella sua privacy. Mentre le parlava, Ilaria prese a toccarla, tentò di abbracciarla. Poco alla volta si accorse che voleva arrivare alla bocca dell'altra e le si avvicinò ancora, bloccandola contro la parete a specchio dell'ascensore. Finalmente riuscì a baciarla ed aprì leggermente la bocca. L'altra non rimase indifferente e la baciò a sua volta.
Le due entrarono in casa, togliendosi tutto di dosso, e completamente nude si gettarono sul sofà. Ma l'impeto della passione non si fermò lì. Ilaria, senza nessun complimento, le allargò le gambe e iniziò a leccare voluttuosamente la figa della sua partner.
"…Anch'io era quasi trent'anni che non lo facevo…" esclamò Ilaria.
A quel punto l'altra cominciava a capire…! La bloccò, e la fece sedere sul divano.
"Va bene… le prometto che continueremo questa specie di incontro di wrestling sessuale, ma prima deve dirmi una cosa…".
"Eh?". Ilaria alzò il musetto come una faina.
"Come ha fatto a trovarmi? Sul film non c'era nessun indirizzo… e poi, soprattutto, come ha fatto ad avere quel DVD, dato che non è ancora uscito?".
L'altra non capiva.
"In che senso «uscito»?".
Ora non capivano ne l'una né l'altra.
"Scopiamo e basta!" disse Ilaria. Disse proprio così: «scopiamo».
"Penso che prima dovremmo parlare. Ti prometto che dopo lo faremo, ma ora voglio una spiegazione".
"Okay!", disse Ilaria, e mentre l'altra versava da bere per entrambe, cominciò: "So chi sei; so che hai lasciato tuo marito con un video dove lo facevi con tre uomini, e che gli hai raccontato una serie di sconcezze per farlo morire. Poi ne hai fatto un DVD e glielo hai spedito… o perlomeno credo che volessi spedirglielo, io l'ho ritrovato sul treno…".
Quella frase risolse in un attimo tutti i problemi.
"Ho capito… oddio, adesso forse sono io che ti devo delle spiegazioni!", replicò la donna. "Quello era il master del film porno «Auguri!»; è stato smarrito da uno della produzione e… abbiamo dovuto rifarlo… tutto. Io sono Jennifer Piazzi, in arte Jenny Fontana… non ti sto a spiegare da dove viene il mio soprannome… e stavo fingendo; quello che hai visto è un film da quattro soldi, che tu hai preso per vita vera".
"Sì, ma allora… e i saluti alla fine, come in un vero avvertimento tra divorziati?".
"Una stupidata dell'autore, per dare verosimiglianza alla trama del film; nella nuova versione la parte è stata tagliata… anche se, visto l'effetto, quasi quasi…".
"E le parti raccontate? Perché tutto quel parlare?".
"Lì andavano montati i vari flashback con le altre attrici, non c'ero mica soltanto io. Come la scena dell'aeroporto…".
Ilaria, a quel punto, si lasciò andare e raccontò alla compagna quasi incredula tutte le vicende, condite con sgridate e vergogne paesane; l'altra non aveva certo le stesse esperienze alle spalle: era fuggita nella grande città veramente giovane, e adesso…
La scena era veramente strana: due donne che chiacchieravano sedute su un divano, completamente nude e con un bicchiere di vino in mano. Ad un certo punto, Ilaria abbracciò l'ormai amica, vergognandosi profondamente. Aveva creato un castello con le fondamenta poggiate su una vicenda stupida, inventata per eccitare degli uomini e per fare guadagnare dei soldi a un paio di «attrici» che la davano via invece che andare a lavorare sul serio.
Ilaria pianse, un po' spaventata per tutto quel disastro che era capitato nei suoi rapporti, mai veramente rimarginati, con Carlo, e umiliata per aver condotto una specie di agguato sessuale… quasi ripugnante, pensava ora… ad un'attricetta porno di terza categoria.
L'altra, invece, era quasi entusiasta. Un suo film aveva portato una donna sconosciuta a rivedere la propria vita sentimentale e sessuale e, probabilmente, ad emanciparsi da tutti quei tabù e quelle paure che l'avevano inibita da sempre… ma ancora una cosa mancava…!
Jenny sollevò il viso di Ilaria e la baciò; poi, carezzandole la nuca e i morbidi capelli, insinuò l'abile lingua nella bocca dell'altra. Le sue mani scesero a sfiorarle il bellissimo seno, e poi giù, in mezzo alle gambe.
Ilaria, pur lasciando che tutto questo avvenisse, provava ora una sorta di repulsione; voleva tornare indietro alla vita che faceva, ignorando tutta la pornografia… pensare solo a Carlo.
"…Questo lo devi a te stessa!", le sussurrò Jenny, guardandola negli occhi.
Un attimo di silenzio, e anche Ilaria comprese improvvisamente tutto. La paura si sciolse; il timore, lo schifo, la rabbia… tutto scomparve all'improvviso. Si lasciò andare e sentì di nuovo il calore, il profumo della donna che l'abbracciava. Le affondò il viso tra i capelli soffici e le baciò il lobo, giocando con la lingua sul suo orecchino. Poi le sfiorò il collo e la schiena. Jenny inarcò le reni sul sofà, sdraiandosi più comoda. Poi passò a sedere e l'altra le divaricò leggermente le cosce per poterle leccare il piccolo forellino che sentiva già eccitato.
Le gambe si allargarono ancora una volta, e la vagina di Jenny, completamente rasata, apparve ancora alla sua vista, come quel giorno sul televisore di casa. Ora era lì, reale e succosa, e la bocca di Ilaria la assaggiava, mai sazia, come un frutto carnoso, mentre l'indice e il medio scorrevano veloce nel culetto.
Jenny godette come non le capitava da molto, troppo tempo; e Ilaria, ora, giocava col clitoride fino a portare l'altra allo spasimo e all'orgasmo.
Andarono avanti per tutto il pomeriggio in quella maniera.
La sera, verso le nove, Ilaria si alzò per la prima volta dal divano.
"C'è una telecamera in giro? Vorrei tanto fare degli auguri…! A mio marito Carlo".
Carlo era impiegato al Comune, e questo lo portava ad avere sempre tempo libero quando a lei serviva; e così erano sempre insieme. Ora stavano per arrivare le vacanze, e i due avevano già fatto programmi per andare a ballare il merengue dall'altra parte dell'Oceano… quando un piccolo avvenimento turbò tutto quanto.
Di ritorno dal Provveditorato, in un treno pendolari quasi vuoto, Ilaria notò sul sedile accanto al finestrino una custodia per DVD abbandonata; e dentro un disco, chiaramente non originale, con una scritta a pennarello: «SORPRESA!».
Forse compì in quel momento l'unico atto veramente pazzo della sua vita, e mise in borsetta quello strano oggetto. Sapeva di cosa si trattava: aveva comprato il lettore con il marito soltanto poche settimane prima; ma era quella scritta affettuosa, con un cuoricino che completava il punto esclamativo, ad incuriosirla e intenerirla, tanto più che le veniva spontaneo chiedersi come mai un dono così affettuoso fosse stato abbandonato sul treno.
Tornò a casa, non c'era nessuno, e sapeva che Carlo non sarebbe rientrato presto, visto che in Comune vi era una seduta fiume pre-elettorale; per cui decise di vedere subito cosa c'era su quel DVD. Lo inserì nel lettore, accese la TV e premette il tasto «PLAY».
Apparve il viso di una donna, molto truccata e bella in maniera appariscente; la colpì il suo modo di parlare un po' strano… dapprima sembrava facesse gli auguri al proprio uomo, rivolgendosi direttamente allo schermo, ma poi, mentre la schermata si apriva con una zoommata all'indietro, iniziò a raccontare, con un linguaggio decisamente sopra le righe.
"Caro Aldo… forse tu non l'hai mai sospettato, ma io sono una grandissima troia! È vero che tu mi vedi sempre accanto a te come una mogliettina remissiva e affettuosa, ma se fossi stato più attento a me anche da quel lato lì, forse non sarebbe andata così fra noi…", Ilaria a quel punto cominciava a ipotizzare come mai quel dono fosse finito sul treno, "…farmi sbattere dal tuo cazzo era sempre più un evento raro, e così ho deciso di arrangiarmi da sola".
Ilaria non era affatto abituata a quel linguaggio; prese il telecomando e lo puntò verso lo schermo per farla smettere, ma la fermò il fatto di notare un certo, strano parallelismo fra l'insoddisfazione della donna sullo schermo e la calma piatta della sua stessa vita.
Il campo della telecamera si andava sempre più allargando, rivelando nuovi particolari dell'ambiente in cui la donna del DVD si trovava. Alla fine apparve a figura intera: era ancora più bella, vestita di un abito semitrasparente, con una scollatura da capogiro e una gonnellina cortissima.
"Sai, mentre tu passavi il tuo tempo in ufficio a raccontarmi che facevi straordinari anche per me, ho conosciuto un amico che mi ha insegnato alcune cose. La prima è che ci sono certe volte in cui io non voglio fare l'amore, ma devo essere montata, come una cagna in calore… fottuta a forza, da un cazzo grosso e duro!". Ilaria si mise comoda davanti allo schermo, iniziò a pensare anche ai ritardi di Carlo e soprattutto, per la prima volta, davanti a quei due occhi accesi come tizzoni, iniziò a sospettare di non essere poi così soddisfatta della vita che conduceva.
"Ogni giorno, quando mi cola la sborra nella gola, dopo aver succhiato l'uccello di questo mio amico…" nel frattempo la videocamera cambiava inquadratura, e sul video stava apparendo anche un uomo, il volto coperto da una vistosa maschera, che si menava un grosso cazzo ormai quasi in erezione, "…mi sento viva, come non lo sono mai stata!". A questo punto l'obiettivo si spostò verso il basso e inquadrò la gonnellina, che piano piano si scostava, lasciando intravedere una bella fighetta, completamente depilata, che le dita della donna, perfettamente laccate, iniziavano a tormentare.
"È stato un allenamento, un allenamento ad una vita vera. L'ho incontrato in ufficio, portava i pacchi come una specie di «pony express»; mi ha fatto dei commenti pesanti ed io l'ho sfidato, e alla fine, non molto dopo, mi son ritrovata a succhiargli l'uccello sotto la scrivania".
Ilaria sentì abbaiare il cane in cortile, e capì, a malincuore, che era il caso di sospendere quell'interessante «sessione». Era incuriosita come un animaletto di quelli che frugano ovunque per trovare cibo, anche se la sua mente, pensando alla vicenda narrata in quel DVD, era orripilata. Poteva anche essere una sua semplice forma di auto-censura, dovuta al perbenismo in cui era vissuta per tutti quegli anni, ma l'avvenimento era veramente sconvolgente: di cosa aveva colpa lui? Di trascurarla? Ciascun marito lo fa con la propria moglie, ma quasi mai è del tutto colpa sua; spesso è la vita che si conduce, i soldi che non bastano… e poi di solito capita anche il contrario, anche le mogli trascurano i mariti. E per tutto questo lei andava a farsi fottere (sic!) da un portalettere?
Quella parola le era comparsa nella mente, senza un preciso perché. Non era abituata neppure a dire "scopare", "trombare" o anche solo "fare sesso"… diceva sempre "fare l'amore". Lo diceva anche un po' ipocritamente, visto che includeva in questa descrizione anche le cosiddette «sveltine».
Allora quella donna era una puttana? A rigor di logica, sì. Tutte le sue amiche non avrebbero mai avallato un simile comportamento… per non parlare poi di sua madre, pensò! Ma perché parlare degli altri…? Lei stessa, Ilaria, non doveva e non intendeva giustificare quella troia…
Già… però sentiva che non era proprio questo ciò che pensava. Era certa che nel prosieguo di quel video si sarebbe svelato qualche altro particolare, qualche verità, chi lo sa, magari un tradimento, qualcosa che l'avrebbe scagionata. Insomma, si scoprì a parteggiare per lei. Era terribile… quella donna era il contrario della brava e morigerata Ilaria, con quelle tette prorompenti, quel gonnellino leggero, quel sesso così… esposto, carnoso, succoso. Ecco, ora aveva raggiunto quel punto di deviazione che non avrebbe mancato di procurarle un sano senso di colpa, di quelli che mettono tutto a tacere e ti riportano con i piedi per terra. Tutti questi pensieri le affollavano la mente, anche nella pizzeria in cui si trovò, poco dopo, insieme al marito.
Ilaria non aveva granché voglia di parlare con Carlo, mentre lui sembrava invece molto disponibile alla conversazione. La serata a base di pizza trascorse velocemente, e poi i due tornarono a casa, parlando di delibere comunali.
Nel letto, Ilaria si rese conto della sua agitazione. Si accorse con orrore che il suo corpo non era rimasto indifferente alla visione del pomeriggio e, insomma, un poco si era bagnata osservando quello strano spettacolo e, soprattutto, si era eccitata dopo, in pizzeria, ripensandoci.
Il fatto ancora più triste era che non riusciva a smettere di pensarci. Non voleva assolutamente arrivare a fare quello che in realtà, qualche minuto dopo, inevitabilmente fece: si masturbò. Tranquillamente, senza fare rumore, sdraiata accanto al marito che dormiva della grossa, e provò un piacere particolare.
Non voleva farlo perché sarebbe stato come ammettere implicitamente una sorta di «concorso di colpa» con quella che era, dopo tutto, pornografia molto amatoriale, interpretata e appassionata fino al parossismo, ma in fondo sempre pornografia. Una cosa che si doveva condannare, una cosa tutt'al più «adolescenziale» per uomini, ma comunque da condannare, anzi forse da censurare, visto che non ve n'era traccia nelle compagnie, nelle case, nei posti che Ilaria frequentava abitualmente.
Ma non era la pornografia a sconvolgerla; quello non fu che un superficiale mezzo per continuare a pensare al contenuto di quel DVD.
La mattina dopo, appena salutato il marito che andava al lavoro; accese la TV, il lettore DVD, e si sedette sul divano davanti al video.
Con l'avanzamento veloce tornò al punto in cui aveva sospeso il giorno prima; "…sempre più un evento raro, e così ho deciso di arrangiarmi da sola…" e si accorse di un particolare che non aveva notato prima: gli uomini nella camera erano due, si vedeva una silhouette sulla destra. «E quindi…», concluse, «…questa qui se n'è portati a letto tre! (non le sfuggiva neppure che ci doveva essere anche qualcuno dietro la telecamera). Bene, bene, vediamo come va a finire».
La telecamera tornò ad inquadrare la figa rasata e le mani con lo smalto: "Ora ti faccio vedere quello che ho imparato in questo mese e mezzo…".
La donna si appoggiò allo schienale di un divano e l'uomo che le stava a sinistra iniziò a scoparla da dietro. La telecamera si spostò per poterla riprendere in faccia e l'altro uomo portò il proprio cazzo all'altezza della faccia di lei, in maniera da poterselo menare in favore di camera.
"Caro Aldo, come vedi, non perdo tempo, ti parlo mentre lo prendo… eheh!".
Ilaria osservava tutto quel «movimento», e iniziava a vedere l'animalità della cosa; iniziava a considerare quell'affannoso gruppo di corpi che si congiungevano come un fatto fisico, svincolato da ogni considerazione morale. «Beh…», pensava, «…non dev'essere male, tutto sommato…», e piano piano, le sue mani cercavano le parti più nascoste, le gambe si spostarono e la gonna risalì di qualche centimetro.
La ragazza del video raccontò una storia abbastanza lunga, in cui si alternavano inculate e scopate a tre, umiliazioni sessuali e copule in posti incredibili, scorpacciate di sperma e esibizioni quasi pubbliche. Tutta la vicenda di quella incredibile «iniziazione» era lunga e articolata, e la stessa Ilaria faticò a ricostruirne intrecci e collegamenti… ma fu l'ultima cosa che la donna disse, però, quella che maggiormente colpì Ilaria.
Tutti e tre gli uomini le erano abbondantemente venuti addosso e soprattutto sul viso, oramai impiastricciato, con il mascara sciolto sulle ciglia, che le conferiva un aspetto sinistro, tipo Linda Blair ne «L'Esorcista» poco prima della possessione diabolica. Cominciò ansimante, dopo l'ennesimo orgasmo: "L'avevo incontrata in sala d'aspetto, in aeroporto. Era una bellissima donna, si chiamava… no, meglio al presente, infatti mi risulta che sia ancora viva… dicevo, si chiama Luisa. Io dovevo partire… ricordi quando andai in Germania da mia zia?… Lei era davanti a me, ed aveva un'aria strana. Leggeva, come me, ma quando alzavo gli occhi potevo notare che guardava dalla mia parte. Mi disse poi che aveva notato che io non portavo le mutandine e sbirciava sotto l'orlo della mia gonna quasi incredula, perché tutti avrebbero potuto vedere la stessa cosa, soltanto con un po' di attenzione. Eppure non sembrava fosse così.
A Luisa le donne piacevano, e non era la prima volta che si trovava ad ammirare delle gambe lunghe e ben fatte, e quindi voleva conoscere questa ragazza, cioè me. Nulla le diceva che avrei accettato le sue profferte; solo che il fatto di andare in giro sola e senza mutande già qualche buon auspicio prometteva.
Per caso l'aereo, che faceva scalo lì a Malpensa, era previsto con un paio d'ore di ritardo per un guasto, e ci ritrovammo a parlare del più e del meno nella sala delle partenze.
Sedute vicino, Luisa mi inebriava con il suo profumo e stava sempre troppo vicina, era proprio «bella» ed aveva un fisico invitante. Lei mi chiese cosa andavo a fare a Francoforte e io le spiegai della zia. Ad un tratto mi disse: «Vai dalla zia senza reggiseno e mutandine?». Avvampai. Le risposi che avevo notato i suoi sguardi e le chiesi se voleva toccarmi. Pensavo che quella franchezza l'avrebbe messa in fuga ma lei rispose, eccitata, di seguirla ai cessi. Ecco fatto.
Non andammo ai cessi, ma nella mia macchina, che era nel posteggio a pagamento. Avevo il fuoristrada. Appena arrivammo, le dissi di spogliarsi, completamente, prima di salire; io ero dietro di lei e il parcheggio era deserto. Pensa che troia! Ero io quella delle due a non averlo mai fatto con una donna… e invece sembravo una lesbica consumata.
Lei era indecisa e si guardava intorno. Poi si tolse le scarpe guardando per terra, non so se per vergogna oppure per controllare di non mettere i piedi su vetri o cose del genere. Si tolse il vestito e le mutande… niente calze, che faceva già troppo caldo… poi via anche il reggiseno. Due tette bellissime. Quando si piegò in avanti per salire sull'auto sporgendo il culo verso di me, capii che avremmo entrambe perso l'aereo. E infatti cominciai a leccarla e a ficcarle le dita nella figa come impazzita… in effetti erano trent'anni che non scopavo con una donna!".
Ilaria si mise a ridere. Guardava la bella ragazza che veniva montata dal suo amante, ormai da un tempo interminabile e colava sborra un po' dappertutto, ma ricominciava ancora una volta a godere mentre portava a termine le frasi tra un gemito e l'altro.
Poi il video si interruppe. Taglio. La stessa donna uscì da un bagno dell'aeroporto, con un trolley al seguito, perfettamente abbigliata e truccata, questa volta con gusto e moderazione, e salutò in camera.
"E che non ti venga in mente di venirmi a cercare; è ovvio che non saresti ben accetto. Noi non ci siamo mai conosciuti, io non sono tua moglie e buona fortuna. Mandami notizie solo tramite avvocati, se credi. Caro il mio vermetto, tu non ti muovi comunque da Milano, non facciamo che poi… eh? Hai capito?".
THE END. Nessuna ulteriore traccia degli uomini del film, nessuna informazione.
Ilaria rimase assolutamente spiazzata. Iniziò a pensare di rintracciare quella donna… già, ma perché? Quella era una storia in cui lei non c'entrava assolutamente, che non avrebbe potuto giovarle per nulla e nessuno avrebbe potuto capire quel suo gesto di rivolgersi alla «troia».
A quale scopo parlarle… se non perché a lei mancava qualcosa? Ilaria realizzò che effettivamente quello che aveva visto, dopo lo shock iniziale, era proprio ciò che la sua vita non le offriva: eccitazione, avventura, esperienze nuove… anche sessuali, perché no?! Mica doveva farsi scopare da tre in contemporanea, no? Bastava solo un po' più di coinvolgimento erotico.
La sera stessa si diede da fare con il marito. Era eccitatissima. La storia del DVD era lontana quando, quella stessa notte, Carlo tornava dal gabinetto per sdraiarsi nel letto e guardò la moglie che sembrava dormire. Ilaria si girò e si avvicinò scendendo dal talamo. Si inginocchiò davanti a lui e abbassò i pantaloni del pigiama. Prese in mano l'uccello moscio del marito e iniziò a leccarlo piano.
Carlo si ritrasse: "No, dài, che ho appena fatto pipì…".
"Bene, così sarà più saporito…" rispose a tono la donna, e poi prese a succhiarlo mentre si induriva.
Sentì il gusto un po' salato della verga nella propria bocca, e la cosa la inebriò. Poi iniziò una pompa straordinaria, succhiando come una vera esperta… palle, frenulo, asta, mentre il marito, quasi incredulo, stava in piedi a guardare quella testolina dai capelli ramati che faceva su e giù sul suo cazzo. Venne subito… Ilaria ingoiò tutto, e poi ci fu il silenzio.
"…E ora non ti va di montarmi un po'?" lei ebbe la malcapitata idea di aggiungere.
Fu una scena veramente terrificante. Carlo le rinfacciò di tutto: che cosa le era successo? Dove aveva imparato quelle porcherie? Le sembrava una cosa appropriata per una donna seria?
Litigarono per tutta la notte, e ancora la mattina dopo. Carlo era estremamente turbato dal comportamento di Ilaria. Non che non gli fosse piaciuto… era solo che per lui quella era una sorta di attività da puttane, non da mogli. Velatamente ne parlò con la cognata Paola. E fu un grosso fraintendimento: infatti gli atti «un po' troppo osé» che Carlo le confessò divennero, grazie al cicaleccio dovuto all'incontrollato passaparola, inculate, scopate, posizioni estreme, luoghi inusitati etc., che ben presto tutto il paese conosceva a menadito.
Ilaria nascose il DVD in soffitta e non fece più pensieri strani per mesi. Tutto, piano piano, si acquietò, e lentamente le occhiatacce dei bottegai si rivolsero altrove. La scuola, invece, era per lei una specie di paradiso, pieno di angioletti che non potevano sapere, e neanche capire.
Sette mesi, fu una specie di supplizio. Ma nel frattempo ci fu la vacanza a Santo Domingo e la gita scolastica delle quinte. Tutto venne archiviato.
Fino al giorno in cui…
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Ilaria stava conducendo il proprio carrello in fretta e furia, in un supermercato Esselunga a Milano, prima di andare a trovare un'amica in centro. Era immenso, c'era una folla di persone, il clima era insopportabile, e non era neppure un'orario di punta. Ilaria non doveva fare provviste, ma solo qualche piccola spesa; le cartelline per i compiti in classe, un CD per fare un regalo, un buon libro e…
Fu un momento: un luogo imprecisabile fra il banco degli affettati e i frigoriferi dei surgelati… un viso noto. Era passato tanto tempo, ma la memoria non fece fatica a riconoscerla: era la donna del DVD! Stava scegliendo del formaggio e, mentre Ilaria metteva velocemente nel carrello le ultime cose, questa sparì dietro gli scaffali dei sughi e delle specialità.
Velocissima, o almeno così le parve, passò la barriera delle casse. Sembrava che avesse lasciato ciò che voleva acquistare e avesse deciso di uscirsene improvvisamente.
Iniziò l'inseguimento: anche Ilaria lasciò il carrello dove si trovava, con una moneta da due euro rimasta dentro, e corse dietro alla ragazza misteriosa.
Quella uscì e cercò la macchina, l'altra la seguì e, per avvantaggiarsi, cercò di individuare un fuoristrada, ma poi la vide montare su una Punto e uscire dal parcheggio. E Ilaria dietro.
Per tutto il tragitto la donna non si accorse di essere seguita, ed arrivò tranquilla fin sotto casa… parcheggiò, aprì il portone e si infilò nell'ascensore. Ilaria, forte del fatto che la donna del DVD non poteva sapere chi lei fosse, si introdusse nel portone con lei e la seguì. Poi, sull'ascensore, finalmente si dichiarò.
"So tutto quello che devo sapere di te, tranne il tuo nome. Ho capito una cosa importante, vedendo quel DVD: che sei quello che mi manca. Per mesi mi sono affezionata alla tua immagine e ora… penso di essermene innamorata, proprio perché…".
La donna cercò di infilare qualche parola fra il profluvio verbale di Ilaria, ma non ci fu verso. Dallo sguardo, però, non sembrava turbata… al massimo seccata da quella intrusione nella sua privacy. Mentre le parlava, Ilaria prese a toccarla, tentò di abbracciarla. Poco alla volta si accorse che voleva arrivare alla bocca dell'altra e le si avvicinò ancora, bloccandola contro la parete a specchio dell'ascensore. Finalmente riuscì a baciarla ed aprì leggermente la bocca. L'altra non rimase indifferente e la baciò a sua volta.
Le due entrarono in casa, togliendosi tutto di dosso, e completamente nude si gettarono sul sofà. Ma l'impeto della passione non si fermò lì. Ilaria, senza nessun complimento, le allargò le gambe e iniziò a leccare voluttuosamente la figa della sua partner.
"…Anch'io era quasi trent'anni che non lo facevo…" esclamò Ilaria.
A quel punto l'altra cominciava a capire…! La bloccò, e la fece sedere sul divano.
"Va bene… le prometto che continueremo questa specie di incontro di wrestling sessuale, ma prima deve dirmi una cosa…".
"Eh?". Ilaria alzò il musetto come una faina.
"Come ha fatto a trovarmi? Sul film non c'era nessun indirizzo… e poi, soprattutto, come ha fatto ad avere quel DVD, dato che non è ancora uscito?".
L'altra non capiva.
"In che senso «uscito»?".
Ora non capivano ne l'una né l'altra.
"Scopiamo e basta!" disse Ilaria. Disse proprio così: «scopiamo».
"Penso che prima dovremmo parlare. Ti prometto che dopo lo faremo, ma ora voglio una spiegazione".
"Okay!", disse Ilaria, e mentre l'altra versava da bere per entrambe, cominciò: "So chi sei; so che hai lasciato tuo marito con un video dove lo facevi con tre uomini, e che gli hai raccontato una serie di sconcezze per farlo morire. Poi ne hai fatto un DVD e glielo hai spedito… o perlomeno credo che volessi spedirglielo, io l'ho ritrovato sul treno…".
Quella frase risolse in un attimo tutti i problemi.
"Ho capito… oddio, adesso forse sono io che ti devo delle spiegazioni!", replicò la donna. "Quello era il master del film porno «Auguri!»; è stato smarrito da uno della produzione e… abbiamo dovuto rifarlo… tutto. Io sono Jennifer Piazzi, in arte Jenny Fontana… non ti sto a spiegare da dove viene il mio soprannome… e stavo fingendo; quello che hai visto è un film da quattro soldi, che tu hai preso per vita vera".
"Sì, ma allora… e i saluti alla fine, come in un vero avvertimento tra divorziati?".
"Una stupidata dell'autore, per dare verosimiglianza alla trama del film; nella nuova versione la parte è stata tagliata… anche se, visto l'effetto, quasi quasi…".
"E le parti raccontate? Perché tutto quel parlare?".
"Lì andavano montati i vari flashback con le altre attrici, non c'ero mica soltanto io. Come la scena dell'aeroporto…".
Ilaria, a quel punto, si lasciò andare e raccontò alla compagna quasi incredula tutte le vicende, condite con sgridate e vergogne paesane; l'altra non aveva certo le stesse esperienze alle spalle: era fuggita nella grande città veramente giovane, e adesso…
La scena era veramente strana: due donne che chiacchieravano sedute su un divano, completamente nude e con un bicchiere di vino in mano. Ad un certo punto, Ilaria abbracciò l'ormai amica, vergognandosi profondamente. Aveva creato un castello con le fondamenta poggiate su una vicenda stupida, inventata per eccitare degli uomini e per fare guadagnare dei soldi a un paio di «attrici» che la davano via invece che andare a lavorare sul serio.
Ilaria pianse, un po' spaventata per tutto quel disastro che era capitato nei suoi rapporti, mai veramente rimarginati, con Carlo, e umiliata per aver condotto una specie di agguato sessuale… quasi ripugnante, pensava ora… ad un'attricetta porno di terza categoria.
L'altra, invece, era quasi entusiasta. Un suo film aveva portato una donna sconosciuta a rivedere la propria vita sentimentale e sessuale e, probabilmente, ad emanciparsi da tutti quei tabù e quelle paure che l'avevano inibita da sempre… ma ancora una cosa mancava…!
Jenny sollevò il viso di Ilaria e la baciò; poi, carezzandole la nuca e i morbidi capelli, insinuò l'abile lingua nella bocca dell'altra. Le sue mani scesero a sfiorarle il bellissimo seno, e poi giù, in mezzo alle gambe.
Ilaria, pur lasciando che tutto questo avvenisse, provava ora una sorta di repulsione; voleva tornare indietro alla vita che faceva, ignorando tutta la pornografia… pensare solo a Carlo.
"…Questo lo devi a te stessa!", le sussurrò Jenny, guardandola negli occhi.
Un attimo di silenzio, e anche Ilaria comprese improvvisamente tutto. La paura si sciolse; il timore, lo schifo, la rabbia… tutto scomparve all'improvviso. Si lasciò andare e sentì di nuovo il calore, il profumo della donna che l'abbracciava. Le affondò il viso tra i capelli soffici e le baciò il lobo, giocando con la lingua sul suo orecchino. Poi le sfiorò il collo e la schiena. Jenny inarcò le reni sul sofà, sdraiandosi più comoda. Poi passò a sedere e l'altra le divaricò leggermente le cosce per poterle leccare il piccolo forellino che sentiva già eccitato.
Le gambe si allargarono ancora una volta, e la vagina di Jenny, completamente rasata, apparve ancora alla sua vista, come quel giorno sul televisore di casa. Ora era lì, reale e succosa, e la bocca di Ilaria la assaggiava, mai sazia, come un frutto carnoso, mentre l'indice e il medio scorrevano veloce nel culetto.
Jenny godette come non le capitava da molto, troppo tempo; e Ilaria, ora, giocava col clitoride fino a portare l'altra allo spasimo e all'orgasmo.
Andarono avanti per tutto il pomeriggio in quella maniera.
La sera, verso le nove, Ilaria si alzò per la prima volta dal divano.
"C'è una telecamera in giro? Vorrei tanto fare degli auguri…! A mio marito Carlo".
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