Problemi giovanili

di
genere
etero

Era un'ora di macchina fino al fiume, ma ero pronta ad andare con una borsa termica piena di vino, asciugamani, costume da bagno e una sdraio che rende più comodo prendere il sole. Quando ho svoltato sulla mulattiera, sapevo che sarei stata lì entro mezz'ora, e già i miei pantaloncini stretti mi stavano salendo sul culo. Stavo diventando ansiosa.

Dopo circa 10 minuti sulla strada tortuosa, notai una vecchia due volumi sul lato con i lampeggianti accesi, e pensai che probabilmente qualcuno aveva finito la benzina. La stazione di servizio era più lontana rispetto alla strada che mi mancava ancora da fare, e non potevo immaginare che qualcuno sano di mente potesse vagare lungo questa strada senza una meta precisa… e invece, proprio dietro la curva successiva… eccolo lì, con l'aria di chi sa di avere un lungo cammino davanti a sé.
Mi accostai a lui, era un giovane uomo. Mi guardava con occhi spalancati mentre abbassavo il finestrino. Era anche bello, ben fatto per un uomo così giovane.
"Hai bisogno di un passaggio? È una strada parecchio lunga fino alla stazione", dissi sorridendo da un orecchio all'altro in modo dolcemente sarcastico, come se in quel momento avessi tutto il potere del mondo.
"Oddio, sì!" sbottò in un modo che poteva essere visto solo come sollievo. "È sicura che non le dispiace?" chiese mentre posava la mano chiusa a pugno sulla parte superiore della portiera dell'auto e appoggiava la testa sul dorso di essa. Gli sorrisi e alzai gli occhi al cielo.
"Certo che non mi dispiace; non c'è modo che io permetta a qualcuno di fare questa sfacchinata!" gli risposi mentre apriva la portiera e si accomodava sul sedile del passeggero. Lo guardai mentre si aggiustava sul sedile e cercava di nascondere il rigonfiamento nei pantaloni. "Presumo che la tua macchina si sia rotta…" gli chiesi mentre mi allungavo su di lui e afferravo la cintura di sicurezza dall'altro lato del sedile, la tiravo in grembo e la agganciavo. "Nessuno viaggia senza cintura di sicurezza nella mia macchina", dissi ammiccando. Lui sobbalzò leggermente quando passai di nuovo la mano sulla cintura per raddrizzarla, sfiorando il dorso della mano lungo il suo inguine. Non mi importava. Aveva l'età per guidare, e anche se avrebbe potuto essere mio figlio, non mi interessava come l'avrebbe presa.
"Sì, signora!", disse addolcendo la voce verso la fine. "Io… ehm… ho finito la benzina…". Ridacchiai tra me, perché sapevo di averci preso: questo ragazzo qui stava camminando sulla strada senza alcun indizio, e probabilmente anche senza soldi con sé. "Immagino che chiamerò un mio amico quando arriverò alla stazione di servizio, e lui potrà venirmi a recuperare. Apprezzo molto il suo aiuto. Davvero".
"Succede a tutti, anche ai migliori…" sbuffai, e mi allontanai lungo la strada e dietro la curva successiva.

Ci fu un po' di silenzio. Con la coda dell'occhio potevo notare che mi guardava, ma non mi voltai a guardarlo. Volevo vedere per quanto tempo mi avrebbe fissato. Ora stava diventando davvero evidente. Poi mi sono ricordata della mia camicetta succinta che svolazzava col vento, e non ho potuto biasimarlo per aver cercato di dare una rapida occhiata. Dopotutto lui era poco più che un ragazzetto; poi non avevo reggiseno, e più la mia maglietta sbatteva contro i miei seni, più i miei capezzoli diventavano duri.
Alla fine non ce l'ho fatta più e ho rotto il silenzio.
"Stavi andando al fiume?" gli chiesi. "È lì che sto andando. Vorrei prendere un po' di sole, prima che stasera cominci a piovere". Mi sono girata rapidamente verso di lui e ho sorpreso i suoi occhi spalancati, che fissavano palesemente la camicetta sventolante contro il mio seno. Si è ripreso e mi ha guardata negli occhi.
"In realtà stavo andando a trovare questa ragazza con cui mi sto vedendo, ma sembra che abbia fatto di nuovo un casino…" disse, e abbassò lo sguardo sul suo sedile. Lo guardai armeggiare con i pantaloni e vidi che stava cercando di nascondere la sua eccitazione.
"Di nuovo? In che senso «di nuovo»?" chiesi. Vedevo che aveva voglia di spifferare qualcosa, e non so perché, ma ero sinceramente interessata.
"Beh, ecco… è stato una settimana fa, eravamo giù alla casa sul lago della sua famiglia, e…". Esitò, poi si fermò. "…No, un attimo! Non posso dirlo. Non importa, è una storia troppo lunga". Si è accasciato di nuovo sul sedile, si è aggiustato sullo schienale e ha messo mise il braccio fuori dal finestrino. Guardava i campi che passavano, mentre io lo guardavo bene. Era sexy per essere un ragazzo, e non potevo immaginare cosa avesse combinato questo giovanotto così educato. Mi sono sorpresa a guardare il rigonfiamento nei suoi pantaloni, che sembrava esagerato. Ho pensato tra me che quel ragazzo doveva avere un sacco di roba, e lei sarebbe stata una stupida a lasciarlo andare, ma i ragazzi non pensano così. Ovviamente, io invece l'ho fatto.
"In realtà puoi dirmelo!" dissi mentre mi chinavo verso di lui. "Sono una terapista". Lui mi guardò come se fosse stato appena fulminato. Mi chiese se lo fossi davvero. "Beh, a dirla tutta sono una terapista sessuale, ma è più o meno la stessa cosa. Il mio mestiere è consigliare le coppie…" dissi mentre lui alzava le sopracciglia in attesa.
"Cosa?" disse lui incuriosito. "Lei… è una terapista del sesso? Pensavo che i terapisti sessuali fossero tutti vecchi e brutti, non sexy come la modella di un paginone centrale di Playboy!". Subito dopo cominciò a scusarsi profusamente per le sue parole, e giurò che non voleva mancarmi di rispetto.
"Va tutto bene. Me lo dicono spesso, davvero", dissi sorridendo, allungando la mano sulla sua coscia mentre facevo una stretta curva a destra e togliendola nella successiva curva a sinistra. "Allora, adesso vuoi dirmi cos'è successo? Hai provato a prenderla troppo in fretta?".
"In realtà…" disse lui, "…era lei che andava di fretta, e io non ero pronto. Eravamo sdraiati sull'erba, e lei mi ha messo la mano sull'addome, proprio sopra il mio… e poi… beh, ahem… come posso dirlo a una signora?".
"Il tuo cannone ha sparato?" ho chiesto.
"Esattamente!" esclamò lui. "Mi ha detto «che schifo» e se n'è andata infuriata; ma io non l'ho fatto apposta. Non sono riuscito a contenermi…" disse con molta sincerità.
"Onestamente, è normale", gli dissi con tono deciso. "Soprattutto alla tua età. Si chiama «eiaculazione precoce» e non è preoccupante. Il modo migliore per curarla è masturbarsi prima di andare da lei. Fallo un paio di volte, se ne hai bisogno…".
"Non mi masturbo mai", disse lui, un po' imbarazzato. "Mi hanno sempre detto di non farlo".

Ho iniziato a ripensare alla sua storia, e mi sono resa conto che lei gli aveva messo la mano sull'addome, il ché significava che la sua erezione spuntava dai jeans e probabilmente era coperta dalla maglietta. Ho guardato verso di lui, stava di nuovo guardando fuori dal finestrino del passeggero… ho scansionato rapidamente il suo petto, e mi sono fermato alla parte superiore dei suoi jeans. La sua maglietta era rimboccata, e proprio lì, in cima ai jeans, c'era l'evidente forma di una cappella di grandi dimensioni, che sormontava un'asta spessa almeno 5 centimetri. Per la prima volta da quando è entrato nella mia macchina, ho cominciato a scaldarmi nelle mutande, ma avevo capito benissimo che il giovanotto era troppo giovane e inesperto, accidenti!
"Mi stai dicendo che non ti masturbi? Mai?" gli dissi. "E come fai a liberarti delle tue frustrazioni e dell'energia repressa? Devi cambiare, perché non ti fa bene tenere tutto quello sperma accumulato nel tuo corpo". Lui rise in modo imbarazzato. "Hai mai fatto sesso con una ragazza?" chiesi. Si sedette rapidamente sulla sua sedia.
"Beh, più o meno… ma ne ho già parlato…" borbottò ed entrambi ci ridemmo sopra.
"Devi prenderti cura del tuo piccolo amico, sai?!" lo rimproverai bonariamente, mentre pensavo che non fosse poi così piccolo. "Certo, potrebbe anche essere un problema fisiologico, ma per quello dovresti andare da un dottore per un esame…" dissi, e immaginai di fargli io l'esame nella mia mente.
"Perché, lei non è un dottore?" chiese lui. "Non esamina? I dottori mi spaventano, quando palpano e cose del genere".
"Sì…" dissi con tranquillità. "Sono un medico, ma non sarebbe giusto…". Esitai, perché non aveva idea di cosa stessi pensando. Credevo che avrebbe semplicemente lasciato cadere l'argomento.
"Perché no?" domandò lui. "Non mi fido di nessun altro. Credo di potermi fidare di lei perché pare aver capito il mio problema. Per favore. Ho bisogno di sapere…".
"Va bene, guarda!" gli dissi confidenzialmente. "Posso dare un'occhiata veloce, ma questo ti dirà solo se hai davvero bisogno di andare da un dottore o no". Non potevo credere di aver appena accettato… ma non mentirò, volevo mettere le mani su quel salsicciotto. "Andiamo giù al fiume, tu ti cali le mutande, io controllo quello che devo e poi basta". Lui accettò.

Quando giungemmo alla piazzola, accostai e parcheggiai. Camminammo fino al fiume, conversando in modo un po' imbarazzato sul tempo e cose del genere, e arrivammo al luogo dove prendo il sole. Non c'era nessuno. Mi guardai intorno prima di fare qualsiasi altra cosa.
"Senti, sono un medico professionista, quindi non parlarne MAI con nessuno". Lui acconsentì, un po' in imbarazzo. Mi sedetti su una roccia, feci un respiro profondo e con un dito gli feci cenno di avvicinarsi. Quando fu abbastanza vicino, afferrai il bordo dei suoi jeans e lo tirai verso di me. "Ora non facciamone una questione capitale. Tira via le mutande…" ho ordinato.
"Non… mi farà male, vero?" mi disse mentre si sbottonava lentamente i jeans e cominciava a tirarli giù. L'ho guardato mentre aveva lo sguardo al cielo, sembrava che avesse gli occhi chiusi ma non potevo esserne sicura. Aveva i jeans quasi a metà delle cosce, e la testa del suo cazzo era ancora nascosta dietro i boxer. Finalmente l'orlo del suo enorme, spesso arnese apparve, molleggiando proprio davanti alla mia faccia, quasi colpendomi sulla bocca. Mi sporsi un po' all'indietro e fissai questo cazzo meravigliosamente spesso ed eccezionalmente bello proprio di fronte a me.
«Wow!» pensai tra me e me. «Questo si che è GROSSO!».
Ho afferrato i suoi testicoli e li ho premuti nella mia mano, sentendo se ci fossero anomalie, e il suo enorme tronco reagì sollevandosi rapidamente davanti al mio viso. L'ho sentito gemere qualcosa, ma non ci ho fatto troppo caso; poi ho allungato un dito contro il suo coccige… e il suo cazzo è sobbalzato in piena estensione.

"Oh merda…" gridò, mettendosi le mani davanti agli occhi. Realizzai rapidamente quello che stava per succedere, e agii non pensando troppo alle implicazioni della mia prossima azione. Afferrai rapidamente la sua asta con la mia mano, proprio sotto il bordo della sua cappella, e avvertii un getto liquido scorrere attraverso di essa. Un'enorme, bianca esplosione cremosa fu espulsa dalla testa del suo cazzo, così copiosa che avrebbe messo in imbarazzo un cavallo! Un primo getto mi colpì la fronte. Ero sbalordita. Spostai il suo enorme cazzo puntandolo via dalla mia faccia, ma lui diede uno strattone all'indietro e sobbalzò in avanti, ricoprendomi l'ombelico e la coscia. Ho messo rapidamente la mia mano davanti alla sua asta che ancora eiettava crema, dimenticando che stavo giocando al dottore, e lui ha sparato ancora proprio contro la mia mano, ha sussultato diverse volte e infine ha smesso. L'ho guardato, aveva ancora le mani sugli occhi, ma sapevo che aveva capito esattamente quello che era successo.
"Va tutto bene…" lo rassicurai, "…succede quasi sempre…" aggiunsi mentendo. Lui si tolse le mani dagli occhi e mi guardò; io avevo il suo cazzo ancora in mano e l'altra mano piena del suo seme, oltre a un'enorme striscia della sua crema che correva lungo la mia guancia. Ho fatto scorrere il mio dito attraverso la piccola pozza scivolosa nella mia mano come se la stessi esaminando.
"Sembra tutto a posto…!" gli dissi sforzandomi di sorridere. "Mi sembra che tu sia sano come un cavallo. Hai solo bisogno di esercitare il controllo". Mi ripulii dal liquido sulla guancia e mi alzai, sfiorandolo mentre mi dirigevo al fiume. "Devo ripulirmi un po', poi torneremo sulla strada", dissi mentre scenevo giù dalla collinetta.

Appena fui fuori dalla sua visuale, mi portai la mano alla bocca e leccai il seme dal palmo, con la massima nonchalance possibile, e scalciai via i miei sandali sul bordo del fiume. Passai il dito sulle chiazze che avevo sulla coscia e sulla pancia, e me lo infilai in bocca. Poi mi girai verso di lui e vidi che mi stava guardando, quindi iniziò a dirigersi verso di me.
"Probabilmente dovresti ripulirti un po' anche tu!" urlai verso di lui. Intanto mi toglievo la mezza camicetta di dosso, esponendo completamente i miei seni, ma senza voltarmi verso di lui. Mi sbottonai i pantaloncini e li tolsi, insieme alle mutandine.
Pochi momenti dopo lui giunse alla riva del fiume, in cui io ero già immersa fino alla vita e mi spruzzavo i seni e il corpo con l'acqua fresca del fiume.
"Ahem… sono davvero dispiaciuto per quello che è successo…" disse, con voce un po' più forte del normale. Gli feci un cenno con la mano come se non fosse niente di ché. Si tolse le scarpe e cominciò ad avventurarsi nell'acqua.
"Non bagnarti i pantaloni, o non ti faccio salire in macchina…!" dissi con un mezzo sorriso. "Puoi toglierli. Non ti preoccupare, nessuno viene qui durante il pomeriggio".
Cominciò lentamente a sfilarsi i pantaloncini, esponendo di nuovo il suo enorme cazzo, e anch'io lo osservai attentamente. Si stava nuovamente irrigidendo, probabilmente eccitato dalla visione del mio corpo nudo. Cercai di far finta di non guardare, ma non potevo farci niente.
Entrò in acqua fino alla vita, ma la punta del suo cannone spuntava dall'acqua come un periscopio, increspandola ogni volta che si muoveva.

Mi accovacciai nell'acqua fino al collo, e mi avviai verso di lui.
"Come… come faccio a praticare il controllo?" chiese. "Lo ha visto anche lei, ogni volta che qualcuno lo tocca, esplode come una fontana…!".
"Fai una cosa: inizia a masturbarti, e quando senti che stai per scoppiare, fermati, chiudi gli occhi e pensa a qualcos'altro", gli ho detto. "Fallo una decina di volte ogni volta che ti masturbi. Prova ora, perché sembra che tu stia per scoppiare di nuovo…" ho ridacchiato. Lui rise leggermente e fece un respiro profondo.
"Non potrei nemmeno toccarmi in questo momento senza esplodere, sapendo che lei è così vicina… e nuda…" disse. Sorrisi e mi avvicinai a lui. Potevo vederlo diventare nervoso. "Non mi avvicinerei di più, se fossi in lei…" disse con una risatina imbarazzata, ma io continuavo a muovermi verso di lui.
"Non guardare", dissi. "Chiudi gli occhi e pensa a qualcos'altro. Questo è un buon test…". Cominciai a portare le mie tette fuori dall'acqua, e lui guardò stupito, si coprì gli occhi e puntò il viso verso il cielo. "Pensa a qualche brutta vecchia strega, non pensare ai miei seni…".
Ora ero proprio davanti a lui. La sua enorme erezione stava fremendo, mentre io ero a pochi centimetri con le mie labbra. Sorridevo maliziosamente e continuavo a guardarlo, ma lui si rifiutava di sbirciare. Ho tirato fuori i miei seni dall'acqua e li ho tenuti a pochi centimetri dalla sua enorme erezione, sfiorando coi miei capezzoli la punta della sua cappella. Da essa cominciavano a defluire fluidi densi e trasparenti, come un lento flusso d'acqua lungo un picco rosa lucido.
"Penso che stia funzionando!" gridò. Tolse le mani dai suoi occhi e guardò giù verso di me, proprio mentre poggiavo il mio capezzolo sul suo forellino. "Oh cielo!" gridò e fece un leggero salto all'indietro. Spaventata, sono scivolata sulla roccia su cui ero appoggiata e sono ruzzolata verso di lui. Sarà stata una coincidenza, o chissà, una cosa inconsciamente intenzionale, ma la spessa punta del suo enorme cazzo finì nella mia bocca, e mentre cercavo di staccarmene, lui si spinse in avanti e mi riempì velocemente con un solo colpo. Mi sentivo così bene che mi sono spinta in avanti e ho avvolto col mio braccio i suoi fianchi, tirandolo forte a me.
Un'altra esplosione mi invase in fondo alla gola, e dovetti staccare la bocca per prendere aria. Liberai i suoi fianchi dalla mia presa e lasciai che il suo cannone sparasse il resto del suo sperma sulla mia lingua.

"Co… cosa sta facendo?" lui esclamò mentre afferravo i suoi testicoli nell'altra mano, strizzandoli piano e racogliendo con la parte larga della mia lingua contro la sua asta quello che era rimasto. Gli ho sorriso.
"Aveva quasi funzionato… ma non preoccuparti, ci vuole solo tempo e pratica…" dissi, mentre ancora ansimavo contro il suo paletto di carne. Gli sorrisi di nuovo mentre arretrava quasi inciampando, tirando il cazzo fuori dalle mie mani. Entrambi abbiamo cominciato a guadare di nuovo verso la riva.
"Ho come l'impressione che lei l'abbia fatto apposta…", disse lui con uno sguardo perplesso sul viso. Gli risposi con un occhiolino e un sorriso a mezza bocca.
"È stato solo per mettere alla prova la tua resistenza", replicai. Non potevo certo dirgli che mi stava eccitando sin da quando gli avevo sfiorato l'«amichetto» la prima volta…

Raggiungemmo la riva. Mi diressi verso una roccia dove giacevano i miei vestiti e mi misi seduta, asciugandomi la fronte. Mi stavo ripulendo i piedi, quando alzai lo sguardo e lo vidi fissare il mio inguine. Deglutì, mentre i suoi occhi lasciavano la mia figa e lentamente risalivano il mio corpo.
"Non hai mai visto una donna nuda prima?" gli ho chiesto.
"Non come lei…" disse lentamente, "…a dire la verità, non ho mai visto davvero una donna… ehm… sa, così apertamente… e così da vicino… insomma…". I suoi occhi tornarono sul mio sesso depilato di fresco. Misi le gambe sulla roccia e mi appoggiai all'indietro, mettendogliela meglio in mostra.
"Vorresti dare un'occhiata più da vicino?" dissi, sapendo bene che stavo per approfittare di lui ancora una volta. "Vieni, dammi le mani…".
Lui mi si avvicinò un po' di più e tese le mani. Lo afferrai per i polsi e portai le sue mani sulla mia pancia, spingendole giù verso i miei fianchi, mentre lui guardava attentamente, e infine gliele feci scorrere lungo le mie cosce… poi me le sono portate su seni, dove gli ho mostrato come stuzzicare piano i miei capezzoli. Ho lasciato che le sue mani mi accarezzassero le tette e intanto ho fatto scorrere le mie mani fino al mio fiorellino bagnato. L'ho aperto con le dita, mentre spingevo i miei seni in avanti.
"Qui è dove va inserito il pene…" gli dissi, mentre i suoi occhi seguivano le mie mani con meraviglia, "…probabilmente il tuo potrebbe non entrarmi dentro, perché è davvero grosso". Lo feci alzare in piedi e afferrai il suo cazzo semi-eretto attorno alla base. "Vedi? Funziona!" ho esclamato. "Non stai sparando la tua crema dappertutto, adesso". Lui sembrava contento. "Se te la senti, puoi provare a metterlo dentro, ma non garantisco che funzioni…" ho fatto un cenno.
Mi ha approcciata un po' goffamente, come se non l'avesse mai fatto prima. Forse mi sbagliavo. Forse non stava scherzando, forse davvero stava per fare sesso per la prima volta nella sua vita.

I miei pensieri furono interrotti da una massa dura e bulbosa che allargava le mie labbra umide fin quasi a farmi male. Una volta che la punta della sua asta ebbe oltrepassato il mio nido caldo, come un tappo di sughero, il resto del suo spesso arnese scivolò dolcemente nel mio canale vaginale, sollecitando ogni centimetro delle mie interiora e solleticandolo come un tenero massaggio. Non molto dopo avvertii i suoi testicoli danzare contro le mie natiche, e la mia schiena si inarcò rapidamente, mentre con le gambe lo stringevo stretto attorno alla vita, rifiutandomi di mollarlo.
"Oddio…!" esclamò. Lo vidi chiudere gli occhi, il suo respiro teso e affannoso.
"Non ti muovere ora, stai rilassato!" dissi severamente. Rimanemmo così in silenzio per circa un minuto, finché lo sentii rilassarsi. Aprì gli occhi, mi guardò e sorrise.
"Molto bene! Lasciami provare una cosa, adesso…" gli ho detto.

Gli ho afferrato i fianchi e l'ho ribaltato, mettendomi seduta sopra di lui, a cavalcioni del suo pube. Poi ho estratto lentamente la sua lunga e spessa asta fuori di me e mi sono spinta di nuovo su di lui. Ho tirato fuori e poi ho forzato di nuovo dentro alcune volte, prima di fermarmi e rimanere perfettamente immobile… finché i miei muscoli interni hanno cominciato a tremare, e in poco tempo stavano fremendo rapidamente per un improvviso orgasmo.
Sentii il suo cannone contrarsi dentro di me, mentre lui cominciava ad agitarsi sotto il mio corpo.
"Oh cazzo! Non sta funzionando, non sta funzionando…!" urlò, cercando di sollevarmi da lui.
"Aspetta, aspetta un attimo!" risposi, spingendomi su di lui con tutto il mio peso e infilandomelo più a fondo. Sentivo il suo bisogno di lasciarsi andare nelle pulsazioni della sua mazza poderosa, e questo scatenò nel mio corpo un vortice di scosse orgasmiche. Cercò di spingermi via con le mani, ma io lo afferrai per i polsi e me le portai sulle tette.
Il suo seme esplose in me, riempiendomi tutta e mandandomi in tilt. WOW! Sentivo la sua asta contrarsi e pulsare contro le pareti della mia figa mentre lui la spingeva con forza in profondità dentro di me. Gli ho poggiato le mani sul petto e l'ho tenuto fermo disteso con tutta la forza, finché non ebbe finito di scaricarsi nel mio utero.
Solo quando finalmente si placò, feci un respiro profondo e mi sollevai da lui.
"Wow…! Sarà meglio fare un altro salto in acqua, prima di andare via…" dissi, dandogli un buffetto sulla coscia e correndo verso il fiume.

Ci siamo sciacquati ancora una volta e rivestiti, ma, invece di correre via abbiamo camminato lungo il bordo del fiume per un'ora circa, chiacchierando di sesso. Alla fine l'ho portato alla stazione di servizio e l'ho riaccompagnato alla sua macchina.
L'ho visto guidare verso il tramonto, mentre raccoglievo un ultimo residuo del suo seme sulla mia lingua. Ho messo in moto l'auto, ho deglutito e mi sono diretta a casa.
di
scritto il
2024-08-06
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