Villeggianti 3

di
genere
prime esperienze

Ci avviammo verso il piazzale, dove iniziava il gioco. Fummo catturati facilmente, poi i presenti videro le nostre mani intrecciate ed iniziarono a rumoreggiare.
Avevamo tutti gli occhi addosso, ci avvicinammo ma nessuno disse niente, erano situazioni nuove e nessuno di noi, in quei casi sapeva cosa dire.
Fu più semplice per me perché le ragazze erano più curiose e mi domandarono come era successo. Non dissi nulla se non che Mimmo mi aveva chiesto di fidanzarmi con lui e che io avevo risposto di sì.
Il resto della giornata lo passammo a scoprire le nostre bocche, baciandoci in continuazione. Avevo strani solletichini sotto, ma erano piacevoli.
La sera, al rientro a casa ero su di giri e mamma se ne accorse. Mi chiese cosa era successo ma io mi tenni sul vago raccontando di una giornata davvero divertente.
Salii in camera e dopo essermi spogliata mi chiusi in bagno per docciarmi.
Aprii l'acqua che subito uscì calda e mi misi con la testa sotto al soffione.
Mi sentivo bene, ero allegra. Presi la spugna e cominciai a lavarmi. Scesi con la mano fra le mie gambe e insaponai la fica. Un brivido mi scosse, il bottoncino era gonfio, faceva capolino. Lo carezzai con due dita e mi fu subito chiaro che non mi sarei fermata. Roteai le dita premendo e venni, da sola, senza Mimmo.
Quella stessa notte venni due volte nel letto. Era fantastico e mi faceva sentire bene. Mi resi conto che avevamo svegliato qualcosa e che questo qualcosa non si accontentava mai.
Il giorno seguente ci incontrammo tutti all'oratorio. Sotto gli occhi vigili del don facemmo molta attenzione a che non si scoprissero i filarini.
Nessuno aveva idea di cosa fare, faceva caldo e fare giochi movimentati era fuori discussione. Optammo per il bagno al fiume. Non era proprio un fiume, era un piccolo corso d'acqua che, vicino al vecchio mulino, creava un ansa in cui ci si poteva rinfrescare. Portammo pallone, carte e teli da spiaggia e scendemmo.
Non avevamo costumi alla moda, a vederci da lontano saremmo sembrati quasi degli zingari. Io avevo un costume intero a fiori verdi su fondo bianco che aveva fatto la guerra. Gli elastici si erano arresi ed era tutto slabbrato. C'era chi era messo molto peggio. Qualcuno, specialmente i maschi, erano in mutande. Alcune ragazze invece rimasero vestite con pantaloncini e canotta.
Dopo aver giocato decidemmo di fare il bagno. L'acqua era gelata e, in quell'ansa, molto profonda. Ridevamo e gridavamo come pazzi mentre ci schizzavamo l'acqua.
Quando uscimmo più di qualcuno di noi era in imbarazzo. I maschi avevano le mutande che trasparivano e cercavano di coprirsi. Uno dei due fratelli brufolosi disse gridando : - mi sono sparite le palle! - scoppiammo tutti a ridere e poi toccandosi, anche gli altri maschi ammisero quella condizione.
Solo Armando, alzando la mano disse : - a me non sono sparite.. - i nostri occhi si posarono sulle sue mutande che effettivamente avevano il sacchetto davanti bello pieno.
Cominciammo a sghignazzare mentre qualcuno asseriva che il bolognese avesse riempito le mutande con qualcosa per fare uno scherzo.
Arnaldo si rivolse ai maschi, : - non ci credete? Andiamo dietro all'albero e fra di noi ci tiriamo giù le mutande. Noi femmine restammo vicino alle nostre cose mentre i ragazzi, in fila si avviavano all'albero.
Ne uscirono poco dopo con le facce strane, in ultimo venne fuori Armando che continuava a trafficare con le sue mutande. Gisella, una delle tre locali li avvicinò e chiese : - allora? Aveva fatto uno scherzo, vero? - no - rispose Mimmo - ha due cose li sotto che non possono sparire - e scoppiò in una risata contagiosa. Ridemmo tutti anche se noi femmine non capimmo bene.
- però - urlo' Giovanni, il milanese pedicelloso - se si fa una gara di lontananza non credo che vincerebbe. - Noi ragazze restammo confuse e, vedendoci così il fratello bofonchio'- a chi piscia più lontano - risi nervosamente immaginando per grandi linee il significato di quelle parole.
I ragazzi entrarono in competizione, volevano partecipare tutti.
Si misero tutti dietro ad un cespuglio, poi,, a turno cominciarono a pisciare e noi, che vedevamo solo la pipi, dovevamo via via, saputo il nome dello sparatore, certificarne a spanne la gittata.
Iniziarono in silenzio poi iniziarono a scherzare sui loro cosi che noi non vedevamo. Mimmo si comporto' bene urinando quasi fino all'albero che avevano di fronte ma quando fu il momento di Armando fu evidente che non c'era partita. Colpi l'albero non con uno zampillo ma con un getto rumoroso quando fini' uno dei ragazzi disse : - così però non vale, lui ha sparato da più vicino... -
Tornarono tutti fuori e decidemmo di fare di nuovo il bagno.
Mentre mi asciugavo Gisella mi venne vicino e mi chiese : - tu hai capito perché dicono che Armando ha vinto "barando"? - no - risposi, sinceramente no- si avvicinò al mio orecchio e disse : - perché ha un pisello come un cannone- e tu come lo sai? - dissi arrossendo? Gisella mi guardo'e mi disse : - sai mantenere un segreto? Io so dove va a rintanarsi con Ginevra verso sera,, li vedo sempre. Sei curiosa? Oggi pomeriggio, dopo la merenda ci troviamo dietro l'oratorio così potrai capire quello che dico. Verrai? - rimasi interdetta, volevo vedermi con Mimmo ma Gisella mi aveva acceso una curiosità troppo forte. Decisi che sarei andata, gli feci cenno con la testa poi tornai nel gruppo.
Nel pomeriggio,dopo il riposino e due venute, mi recai verso l'oratorio. Gisella mi aspettava seduta sul muretto. Mi saluto' con un cenno della mano e quando fui vicino a lei salto' giù dal muretto e mi fece cenno di seguirla. Mentre camminavamo mi disse che stavamo andando dove un tempo si tenevano le pecore. Una specie di capannone con una casetta all'interno con una branda e due sedie. Non era la prima volta che Gisella ci andava e si era giustificata con me dicendomi che quelle scene la ipnotizzavano.
Si affaccio' alla porta diroccata poi si mosse e mi fece cenno di seguirla.
Passammo lungo la staccionata in una specie di viottolo. La staccionata era alta e fitta e non si vedeva un granché. Arrivammo vicino alla casupola e mi fece inchinare. C'era una fenditura sulla parete di legno della casa e da lì si vedeva quasi la totalità dell'interno.
Non c'era nessuno, guardai Gisella interrogandola con gli occhi. Mi fece cenno di aspettare. Dopo cinque minuti vedemmo la stanzetta illuminarmi per un momento, era entrato qualcuno.
Erano Ginevra e Armando. Lui sembrava indemoniato, appena dentro assali' Ginevra che sembrava sorpresa. Le prese i seni e li fece uscire dalla camicetta succhiandoli. Lei era immobile mentre lui gli metteva la sua mano tra le gambe. Poi iniziò a gemere come facevo io e allargo' le gambe. Lui abbasso' le mutandine e cominciò a masturbarla. Ginevra non sembrava più tanto succube. Lo prese per i capelli e gli lavo' la faccia con la lingua, faceva impressione. Poi si allontanò da Armando e si tolse tutti i vestiti. Improvvisamente si inginocchio davanti al ragazzo. Io guardai Gisella, mi guardo ' mi fece l' occhiolino e poi muovendo solo le labbra disse : - guarda -
Ginevra stava trafficando con i pantaloni di Armando, aveva tolto la cinta e sbottonato i pantaloni. Armando aveva le braccia sui fianchi e guardava. Lei fece scendere pantaloni e mutande e come una molla ne uscì un pisello enorme. Io avevo visto solo quello dei miei fratellini.... Nella penombra sembrava un salame e sotto penzolavano due palle enormi e... Ginevra lo succhiava!
Armando teneva la nuca di Ginevra e faceva su e giù mentre la ragazza di tanto in tanto tossiva. Durò almeno cinque minuti, Armando usò il suo pisello in tutti i modi, glielo strusciava sulla faccia, la schiaffeggiava e poi lo faceva sparire in gola poi improvvisamente emise un grugnito e da quel pisello che era diventato anche più grosso uscì un liquido che la povera Ginevra dovette bere.
Si ricomposero poi lui le disse : - domani se vuoi venire qui con me ti farai sverginare altrimenti può anche finire qui- ma ho paura- replico' la ragazza. - io ti ho avvertito, domattina fammelo sapere - poi la prese per i capelli e la baciò con violenza,, sembrava una bambola.
Subito dopo uscirono, noi rimanemmo accucciate aspettando che fossero lontani.
Ero sconvolta, avevo visto cose che non conoscevo e ne ero rimasta affascinata.
Quel grugnito di Armando aveva spinto fuori dalla mia passerà un bel po' di liquido. Gisella, mentre uscivamo, mi chiese : - domani vieni a vedere?- Penso proprio di sì - risposi. - Mi ha troppo incuriosita - dissi - solo incuriosita? - replico' ridendo, Gisella..... Segue.
P.S. Una delle due sorelle torinesi si chiamava Giulia poi mi sono confuso ed è diventata Ginevra. Me ne scuso.
scritto il
2024-08-15
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