Accettare le condizioni - Capitolo 11

di
genere
dominazione

CAPITOLO 11

Un lampo di rabbia attraversò gli occhi di Pamela, lo vidi chiaramente, la bella donna, abituata a dominare e ad abusare di altri aveva perso la sfida ed ora si trovava a doversi sottomettere ai miei capricci, a me che ai suoi occhi ero solo una ragazzina che fino a pochi minuti prima la chiamava padrona. Questa era la mia occasione, dovevo riuscire a farla cedere, a farle dire 'BASTA' e avrei vinto senza dover affrontare ulteriori prove, la guardai, senza tacchi sembrava meno alta, capelli neri, lisci e lunghi fino alla schiena, un bel viso ma dai tratti duri, severi, le labbra sottili delineata da un rossetto intenso, scuro. Un seno prosperoso, spalle rigide, la vita che si stringeva poco per poi arrivare su fianchi secchi e su un culetto piccolo e muscoloso. La guardai e ripensai al nostro primo incontro e di colpo fui sicura di una cosa e parlai:

“la mia prova per Pamela finirà quando lei raggiungerà l'orgasmo”

La mia avversaria si girò a guardarmi di scatto, credo che si fosse appena accorta di quanto fossi determinata, non immaginava che avrei usato la sua difficoltà a raggiungere il culmine del piacere a mio vantaggio. Non la considerai nemmeno, mi guardai intorno e trovai Mauro davanti alla schiera dei lavoratori seduti da un lato della stanza. Con naturalità, come se la mia nudità fosse la cosa più scontata del mondo mi avvicinai a lui e gli sussurrai nell'orecchio come volevo che venisse preparata Pamela, lui sorrise e io mi diressi verso il tavolo dei giocattoli. Cercai a lungo mentre vari rumori arrivavano da dietro le mie spalle, cercai più che altro un'idea vincente, scrutavo i vari strumenti pensando all'uso che potevo farne e alla fine misi insieme ciò che mi serviva e mi girai. Pamela era stata sistemata su una panca imbottita con il ventre all'insù, le avevano legato i polsi con le caviglie e le ginocchia con i gomiti in modo tale che le gambe le rimanessero tirate su e divaricate così da lasciare completamente esposti e indifesi i suoi orifizi. Mi avvicinai a lei e su un apposito tavolinetto appoggiai uno speculum vaginale, un grosso fallo di gomma con le cinghie per essere indossato, un barattolo di lubrificante, un ovulo vibrante e una scatola di puntine come quelle che avevo usato sui miei seni. Pamela era troppo in basso per riuscire a vedere e si ostinava a tenere lo sguardo al soffitto, io mi posizionai fra le sue gambe e con due dita raggiunsi il suo sesso ancora chiuso, lei sobbalzò appena al primo tocco e poi si immobilizzò, aveva il respiro regolare e si vedeva chiaramente che cercava di mantenere la calma pur trovandosi in una situazione a cui non era abituata. Io mi sentivo molto calma, ero sicura di avere la vittoria in tasca e volevo godermela, le massaggia il sesso, lo strusciai con le dita alternandomi fra le grandi labbra e il folto ciuffo di peli neri che le sovrastava. Massaggiai con tutta la mano mentre lei si ostinava a non emettere un fiato, aumentai la pressione e dopo pochi minuti lo scrigno si schiuse naturalmente mostrando il frutto delle mie attenzioni che subito cominciò a colare verso il basso, sorrisi, delicata introdussi due dita nelle profondità di Pamela che reagì con un respiro profondo, vidi il suo ventre ritrarsi mano a mano che penetravo, la vidi mordersi un labbro ma non emise un fiato, sorrisi ancora e ritrassi le dita per dirigermi al tavolino. Presi lo speculum, intercettai il suo sguardo per un attimo, temeva le mie intenzioni ma non voleva farlo vedere e si ostinava a fissare il soffitto. Spalmai lo strumento di lubrificante in abbondanza e poi tornai fra le gambe della mia preda. Con due dita le aprii la fica quel tanto che bastava ad esporre il suo canale e poi puntai lo strumento, lo spinsi piano, diedi al sesso della donna il tempo di abituarsi, allargarsi fino a che il freddo metallo non iniziò a sparire in lei. Pamela era testa, potevo sentire i suoi muscoli vibrare ma manteneva la calma. Lo speculum le invase il sesso facilmente affondando fino alla radice, il suo fiore era bellissimi mentre incorniciava il freddo attrezzo. Iniziai a stringere la vite per aumentare la dilatazione, ad ogni giro vedevo il canale della donna espandersi, schiudersi davanti ai miei occhi, a pochi centimetri dal mio viso, arrivata a metà della dilatazione mi fermai, il primo gemito, il primo gemito di Pamela, era stato solo un istante, ora lei era fredda e distaccata come prima ma lo avevo percepito chiaramente. Girai intorno al suo corpo, mi avvicinai al suo orecchio e sotto voce le sussurrai:

“sarò dolce, farò tutto con estrema attenzione, io voglio solo farti venire, farti venire un'altra volta”

Quando mi allontanai dal suo orecchio mi stava fissando, stupita, chiaramente non sapeva cosa pensare e non potei fare a meno di baciarla, appassionatamente, la lingua nella sua bocca che rispose spontanea per lunghi istanti e poi tornai al mio lavoro lasciando un rivolo di saliva a colare sul suo volto. Ripresi a ruotare la vite che aumentava la divaricazione, quello che fino a poco prima era uno stretto buchino stava diventando enorme, la pelle era tesa e si tendeva ancora di più, avevo superato i tre quarti della dilatazione massima e Pamela iniziò a gemere, a contorcersi per quel tanto che le era permesso. “mhhhhh” Continuavo il mio lento girare. “mhhhhhhhhhh” Vedevo il metallo allontanarsi e allargare sempre di più l'interno della mia preda. “ahhhhhhhhhhhhhh” Pochi giri mancavano alla fine mentre il sesso di Pamela mi si mostrava incredibilmente aperto a accogliente. “ahi ahi ahi, si spacca, ahi, allenta, ti prego, allenta” La vite aveva percorso tutta la sua strada, la dilatazione era oscena e Pamela non riusciva a stare ferma e implorava un po' di sollievo. “shhhh, tranquilla Pamela, ora passa, ora ti abitui, lascia che ti aiuti” Mentre lei si dimenava avvicinai la bocca al suo sesso, il clitoride era ben esposto e iniziai a lapparlo con vigore, con metodo, a titillarlo con la lingua per lunghi minuti fino a che i mugoli di dolore non si attenuarono, non si placarono per divenire mugoli di piacere. Quando vidi che la donna si era rilassata mi staccai dal suo bottoncino, la guardai negli occhi e le sorrisi prima di baciare il suo ventre e di rimettermi all'opera. Tornai al tavolino, presi la scatola con le puntine, i suoi occhi si spalancarono, credo che avesse capito cosa avevo in mente o almeno una parte. Lo speculum ben piantato e allargato nella fica creava una specie di imbuto, lei iniziò ad urlare:

“sei matta, sei matta, non vorrai buttarmele dentro, non farlo, non farlo”

Rimasi immobile a guardarla negli occhi seria:

“se vuoi puoi arrenderti in ogni momento altrimenti stai ferma e zitta”

Lei rimase a bocca aperta qualche secondo, tesa come una corda poi chiuse gli occhi e si immobilizzò. Aprii la scatola e con attenzione iniziai a far cadere le puntine nel suo orifizio dilatato, il metallo tintinnava sul metallo dello speculum e poi le puntine andavano a fermarsi nelle profondità del suo sesso, continuai a versare finché la donna non fu piena fino all'orlo, l'immagine di quel sesso ripieno di dischetti colorati e di punte aguzze era strana, Pamela rimaneva immobile e vista la dolcezza con cui l'avevo riempita non aveva avuto problemi fino ad ora. Afferrai lo speculum per il manico, lo afferrai saldamente e poi mi rivolsi a lei:

“ora stringi i denti”

Strabuzzò gli occhi ma prima che avesse il tempo di dire nulla tirai lo strumento con forza estraendolo da lei, la fica si allargò a dismisura per permettere allo speculum di uscire e poi si richiuse di botto, lei urlò come una pazza e cominciò a divincolarsi furiosamente. In breve cadde dalla panca finendo sul freddo pavimento dove continuò a urlare e ad inveire contro di me. Il suo sesso, restringendosi di botto era andato a premere sull'ammasso di puntine che si era infilzate ovunque, da come si dibatteva il dolore doveva essere veramente intenso.
Rimasi in piedi a guardarla, sicura della mia vittoria, attesi fino a che non smise di dibattersi, di urlare, immobilizzandosi per evitare di provocarsi altro dolore fino a che non la sentii dire con voce tremante:

“non è regolare, la prova doveva finire quando avessi raggiunto l'orgasmo ma lei non sta facendo nulla per provocarlo”

“ma io ho appena cominciato, questa è la preparazione, a meno che tu non voglia arrenderti ora ti farò rimettere sulla panca, sarà un po' doloroso ma poi vedrai che mi impegnerò nel farti venire, procedo o vuoi smettere?”

Pamela non rispose mai ma fece un segno di assenso con la testa, sinceramente non me lo aspettavo ma poco cambiava, ero sicura che avrebbe ceduto presto…

…CONTINUA. IL RACCONTO TI E' PIACIUTO? LO HAI ODIATO O ALTRO? DARE UN'OPINIONE AIUTA A MIGLIORARSI glorfindel75@gmail.com
scritto il
2025-02-16
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