La storia di Anna (CAP X)

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LA STORIA DI ANNA (CAP X)

Quella sera avevo voglia di una donna, non ne potevo più di segarmi ripensando ai racconti di Anna e quindi invece di andare a casa mi recai lungo il viale dove si vendevano donne di tutti i tipi; scelsi una giovane bionda, si avvicinò al finestrino aperto “ Ciao venti bocca, trenta culo, quaranta figa” e “ tutte e tre?” chiesi. Non capì la mia richiesta, era di chiare origini baltiche, avrà avuto poco più di vent'anni; provai per lei una gran pena, ma i miei bisogni erano troppo impellenti e la feci salire. “Vieni a casa mia?” le chiesi, ma lei scosse risolutamente la testa; “Solo macchina”. Accostai in un posto isolato e le diedi cinquanta euro “ Dai comincia con la bocca”. Il rapporto fu molto impersonale, si vedeva lontano un miglio che non partecipava; glielo sfilai dalla bocca e nonostante le sue proteste abbassai lo schienale le tolsi le mutandine e la scopai, con violenza, nonostante i suoi “piano, please”. Venni come un fiume in piena, ma era chiaro che stavo pensando ad Anna. Le allungai altri cinquanta euro e la riportai lungo il viale. Tornai a casa ma ero insoddisfatto, feci una doccia e mi infilai a letto sognando di trovarci Anna. Illuso !!!
Attesi per giorni una sua telefonata ed infine mi decisi a chiamarla io:”oh finalmente, disse, quando mi riconobbe, pensavo che ti fossi stufato dei miei racconti....” “No è che ho avuto da fare, mentii spudoratamente, ma ora sono libero e ti aspetto a casa; non ho voglia di uscire, sono un poco stanco”. Sembrò non prendersela per questa variante: “Ce l'hai l'amarone?” “Ti pare che a casa mia possa mancare? Non devi portare nulla, mi basti te...” e lasciai la frase in sospeso; aveva colto il sottinteso? Dopo pochi minuti sentii suonare e nonostante mi fossi imposto la calma, il cuore mi balzò in gola e corsi verso la porta, aprii il portone e mi trovai davanti Anna con un malizioso sorriso: aveva i capelli raccolti in una coda che metteva in risalto il suo collo lungo e bianchissimo, appena un filo di trucco per il suo ovale perfetto e due labbra carnose evidenziate da un rossetto rosso amaranto, assolutamente non volgare. La maglietta stretta metteva in risalto il seno alto e sodo ed attraverso la stoffa si indovinavano i capezzoli, un paio di pantacollant bianchi le fasciavano i fianchi e le cosce tornite e ai piedi due semplici ballerine. Si alzò in punta dei piedi e mi sfiorò le labbra con bacio. Si accomodò sul divano mettendo i piedi sotto di sé come una ragazzina, ma con quel fisico se lo poteva permettere. Versai il vino e sollevai il bicchiere “A noi, che la nostra amicizia non conosca fine ….(amicizia, vaff....)!!!”. Bevemmo e mi apprestai a sentire il seguito del racconto interrotto diversi giorni prima: “Dove eravamo?”, chiosò Anna con un sorrisino ironico, ( ma quanto mi piaceva quando sorrideva così): Ci caddi come un salame “ Giovanni ti stava portando fuori dalla trattoria dei …..” mi interruppi accorgendomi di aver fatto una gaffe ed Anna:”Però sei stato attento, non è che avresti voluto partecipare a quello che seguì?” “ (Magari) ma che dici è che mi hai preso con questa storia” cercai di rimediare. L'aria era satura di elettricità e ci pensò lei a stemperarla: “ Va bene bando alle ciance. Uscimmo dalla trattoria e salimmo in macchina; Giovi cominciò a girare fra i camion parcheggiati, sino a che non ne trovò uno con la cabina illuminata: mi disse di tirare su la minigonna e mostrare la figa bella aperta, diede un colpo di clacson ed un signore di mezza età si affacciò al finestrino; Giovi accese la luce interna rendendo perfettamente visibile la mia posizione. Intanto anche gli altri camionisti erano usciti dalla trattoria e si stavano avvinando alla nostra vettura; ridevano e parlavano ad alta voce:”Deve essere una di quelle puttane dell'alta società che vogliono provare l'ebrezza di un rapporto con i proletari e si porta dietro quel cornuto del marito, impotente, a cui piace guardare la moglie mentre prende i cazzi in ogni buco!!” E giù risate; “ Dai facciamole sentire come scopano i proletari!!!!” e giù altre risate. Arrivarono all'altezza della nostra auto, Giovi mi fece mettere seduta sul finestrino aperto con mezzo culo di fuori e subito due,quattro otto mani si avventarono sul mio culo: mi accarezzavano, pizzicavano, sculacciavano; poi presero a introdurre le dita nel culo e nella figa fino a che, con mio piacere, qualcuno aprì lo sportello dalla parte del Giovi e lo trascinò fuori, prendendo il suo posto ed inalberando un pene di tutto rispetto. Mi accomodai meglio e cominciai a succhiarglielo con foga, mentre da dietro qualcuno cercava di insinuarsi nella figa, riuscendoci abbastanza facilmente, considerato che era completamente fradicia. I primi due quasi all'unisono vennero uno in bocca e l'altro nella fica e sentii le proteste degli altri che urlavano di spostarsi perchè anche loro avevano diritto a scoparmi: ci fu il cambio: al volante si sedette un negrone con il cazzo in mano mentre dietro di me qualcuno forzò il mio ano con due dita per allargarlo ed agevolare la penetrazione: e mentre spompinavo con gusto il negro quello dietro di me mi penetrò il culo con un sospiro di soddisfazione e cominciò a stantuffarmi con foga. Anche loro in pochi minuti si liberarono e poi ci furono altri due e poi altri due, fino a che persi il conto: sembrava che tutti i camionisti della nazione si fossero dati appuntamento con la mia figa, con il mio culo e la mia bocca. Colavo sperma da ogni buco, finchè, dopo diverso tempo, non mi tirarono fuori dalla auto, che puoi immaginare in che condizioni fosse ridotta, mi fecero inginocchiare in mezzo al parcheggio; immediatamente fui circondata da una dozzina di uomini con l'uccello in mano. Capii subito quello che mi aspettava ed infatti quello che sembrava il più carismatico “ Abbiamo sporcato ed ora dobbiamo pulire” disse ridendo sguaiatamente ed all'unisono cominciarono a pisciarmi addosso; chi indirizzava il getto verso la bocca, chi verso il seno, chi verso la figa ed in men che non si dica mi ritrovai in una pozza di piscio. Ma che fine aveva fatto Giovi? Pulendomi gli occhi appannati dallo sperma e dalla pipì lo vidi inginocchiato con i pantaloni e gli slip calati mentre delle donne, che individuai con le puttane che di solito frequentavano il parcheggio, gli si muovevano intorno sculacciandolo, qualcuna anche prendendolo timidamente a calci, mentre una era piegata su di lui lo stava sodomizzando con un bastone:”Così impari a portare la tua puttana a rubarci il lavoro...” gli gridava. Dal viso di Giovi traspariva dolore ma anche una smorfia di piacere, lo stesso che provavo io vedendolo in quelle condizioni. Alla fine tutti, puttane e camionisti, si ritirarono lasciandosi vittime sul campo. Ci sistemammo alla meglio e fummo costretti a chiamare un taxi, viste le condizioni della tappezzeria della nostra auto. Non fu quella l'ultima esperienza, ma comunque la misura stava per colmarsi: che altro mi aspettava? Una parte di me diceva di scappare, fuggire da quel pervertito, mentre l'altra parte era curiosa di vedere fino a che punto si sarebbe spinto”.
Anch'io non sapevo per quale parte parteggiare: ero disgustato, ma anche eccitato come al solito: lo sguardo che rivolsi ad Anna doveva essere stato così scoperto che lei sorrise e mi si avvicinò sulla mia parte di divano.
scritto il
2018-09-28
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