Donna Rebecca. I parte.
di
Sir Wilfred
genere
etero
Per la verità, all'interno del "Condominio Il Roseto", si annidava un'altra "vamp".
La prima era la Signora Tiziana, sulle cui abilità erotiche mi sono dilungato nel mio precedente racconto, intitolato "Quell'estate del 1985";
la seconda era la Signora Rebecca.
Quarantenne, bionda tinta con una, purtroppo orribile, pettinatura a spiovente, alla Raffaella Carrà, per intenderci, occhi di cielo,alta circa m. 1.70, separata con due figli adolescenti, era impiegata presso il locale tribunale.
Ero entrato in contatto con lei per ragioni di studio e, Verità mi impone di affermare, circa il 40% della preparazione dell'esame di Procedura Penale - absit ironia verbis - lo debbo a lei.
Tra una conversazione giuridica e l'altra, si era entrati in sociale.
In tal modo, mi potei sciroppare tutte le sue geremiadi circa la sua separazione, dovuta, a suo dire, ad una seducente avventuriera, poi promossa a seconda moglie dal marito fedifrago.
Altro "piatto forte" delle nostre conversazioni, erano le "filippiche", lanciate da Donna Rebecca, all'indirizzo della nostra comune vicina: la Signora Tiziana, appunto.
In esse, la citata Signora Tiziana veniva, immancabilmente, descritta come un' insaziabile "mangiatrice di uomini", del tutto invereconda, sempre pronta a concedersi a chiunque le andasse a genio, il tutto senza nutrire scrupolo morale alcuno.
Infine, Donna Rebecca, più e più volte, si era dilungata sulla castità conseguente alla separazione e sulla sua esistenza votata al lavoro ed ai figli.
Castità...
In realtà, la donna mi aveva ben fatto capire di aver tutt'altro che disdegnato il "sesso autogestito".
Dopo che aveva affrontato l'argomento per una ulteriore, ennesima, volta, le domandai:
- Perché non si procura le "palline di geisha?
La risposta mi lasciò totalmente sorpreso:
- A dire il vero ne ho sentito parlare, ma mi ci vedi ad entrare nel sexy shop?
- Se non è che per questo, gliele posso procurare io...anzi, se vuole, domani pomeriggio le avrà.
- Va bene, allora...a domani.
Mi accorsi subito come, nel suo tono di voce, non ci fosse stato alcun pudore, alcuna incertezza o titubanza: il che, col "senno del poi", avrebbe dovuto mettermi in istato di "allarme giallo"...ma tant'è.
Trascorse ventiquattro ore, suonai di nuovo il campanello dell'appartamento di Donna Rebecca, ed ebbi la prima sorpresa.
Indossava un bikini carioca nero!
La seconda sorpresa, era data dal fatto che era truccatissima, la terza erano quegli "stuzzicanti" sandaletti neri, con tacchi a spillo ed allacciati alla caviglia, sui quali mi sono ripetutamente dilungato.
Una volta entrato e, beninteso, dopo aver ben chiuso la porta, le porsi lo scatolino e le dissi:
- Badi di inserire per prima la pallina che ha, al suo interno, un'altra sferetta: in Giappone la chiamano "il piccolo uomo".
Feci per andarmene, ma Donna Rebecca mi disse:
- Aspetta: vado in bagno a provarle e torno subito; accomodati in salotto.
Premesso, doverosamente, che le "palline di geisha" entrano in azione con il camminare dell'utente, urge, a questo punto, specificare che, tra il bagno ed il salotto dell'appartamento della Signora Rebecca, vi sono non meno di quattro metri.
Mi sedetti su di una poltrona ed attesi; attesi per una decina di minuti, fino a quando non udii i passi della donna che stava tornando.
Quando entrò nel salone, quasi stentai a riconoscerla, tanto il suo aspetto era disfatto...
- Perbacco!
- È come se avessi i fuochi d'artificio nel ventre...mi pare di impazzire - disse venendo verso di me ancheggiando "a tutta manetta".
Si fermò accanto alla mia poltrona muovendo, tuttavia, le splendide gambe alternativamente, pur rimanendo con i piedi sul pavimento.
- Sto, letteralmente, colando...
Mi alzai e dissi:
- Beh, quand'è così, tolgo il disturbo...buon divertimento...
- No, dai, non te ne andare...vieni, andiamo in camera da letto...
E mi prese per mano.
Fu lei a varcare per prima la soglia ed a piazzarsi di fronte allo specchio; io mi collocai dietro a lei e, facoltizzato dal suo invito, le slacciai il reggiseno e gli slip, non prima di averle sfiorato le braccia.
Contemplai, per qualche minuto, le sue nudità, poi, indossato, anch'io,il "costume di Adamo", le presi la mano e ci sdraiammo sul letto.
Iniziai ad accarezzare tutto il suo corpo: dalle spalle, al seno, ai glutei, tra quali introdussi il medio della mano destra affondandolo nel suo ano, interagendo, in tal modo, con le palline poste nella vagina.
A questo punto, Donna Rebecca cominciò a gridare, scuotendo la testa:
- Mi fai morire, dai, dai, ancora, non ti fermare...
Fu allora che vidi, sul comodino, un flacone di olio abbronzante e così ebbi l'idea luminosa:
mi lubrificai il pene ed, in modo fulmineo, estratto il dito, mi introdussi nella donna.
- Oooh...così mi fai scoppiare il cervello...ma non mi importa...ancora, ancora...
Debbo, a questo punto, specificare due cose.
Primo: che, anche lo sfintere di Donna Rebecca era tutt'altro che vergine. Reduce da un periodo di castità, se vogliamo più o meno lungo ma, sicuramente, non vergine.
Secondo: che, nelle more, il dito medio aveva raggiunto il clitoride e lo stava lavorando per benino.
Quando sentii che stavo per eiaculare dissi:
- Sto per venire...sto per venire...
Ed abbrancai le superbe natiche.
- Dai, dai vienimi dentro, non fa niente...vieni, vieni...
Ed esplosi.
Quando mi riebbi, trovai Donna Rebecca vestita, sorridente e seduta sulla sponda del letto: il profumo di bagnoschiuma che emanava mi disse che aveva preso una doccia.
- Era tanto tempo che non mi lasciavo andare così...grazie...
Disse con un tono di voce trasognato.
- Prego non c'è di che...a sua disposizione... comunque non avrei mai immaginato che lei fosse così... così...
- Dillo pure: zoccola?
- Per carità, diciamo..."calda": ecco tutto...
- Vedi...dopo la separazione da mio marito, mi sono ritenuta una donna libera e, se non ho usufruito della mia libertà come avrei voluto, è dovuto al fatto che non volevo dare adito a pettegolezzi...
Ma ora...con te...
- Ripeto: a Sua disposizione, Signora...
Ed, alzatomi impiedi, salutai militarmente.
Donna Rebecca rise.
Quando fui sulla porta le chiesi:
- Ha mai avuto rapporti lesbici?
- No...ma, come si dice: mai dire mai.
Qualcosa mi diceva che, le parole di Donna Rebecca erano per nulla sincere: ma, ovviamente, lasciai correre.
Ed uscii.
La prima era la Signora Tiziana, sulle cui abilità erotiche mi sono dilungato nel mio precedente racconto, intitolato "Quell'estate del 1985";
la seconda era la Signora Rebecca.
Quarantenne, bionda tinta con una, purtroppo orribile, pettinatura a spiovente, alla Raffaella Carrà, per intenderci, occhi di cielo,alta circa m. 1.70, separata con due figli adolescenti, era impiegata presso il locale tribunale.
Ero entrato in contatto con lei per ragioni di studio e, Verità mi impone di affermare, circa il 40% della preparazione dell'esame di Procedura Penale - absit ironia verbis - lo debbo a lei.
Tra una conversazione giuridica e l'altra, si era entrati in sociale.
In tal modo, mi potei sciroppare tutte le sue geremiadi circa la sua separazione, dovuta, a suo dire, ad una seducente avventuriera, poi promossa a seconda moglie dal marito fedifrago.
Altro "piatto forte" delle nostre conversazioni, erano le "filippiche", lanciate da Donna Rebecca, all'indirizzo della nostra comune vicina: la Signora Tiziana, appunto.
In esse, la citata Signora Tiziana veniva, immancabilmente, descritta come un' insaziabile "mangiatrice di uomini", del tutto invereconda, sempre pronta a concedersi a chiunque le andasse a genio, il tutto senza nutrire scrupolo morale alcuno.
Infine, Donna Rebecca, più e più volte, si era dilungata sulla castità conseguente alla separazione e sulla sua esistenza votata al lavoro ed ai figli.
Castità...
In realtà, la donna mi aveva ben fatto capire di aver tutt'altro che disdegnato il "sesso autogestito".
Dopo che aveva affrontato l'argomento per una ulteriore, ennesima, volta, le domandai:
- Perché non si procura le "palline di geisha?
La risposta mi lasciò totalmente sorpreso:
- A dire il vero ne ho sentito parlare, ma mi ci vedi ad entrare nel sexy shop?
- Se non è che per questo, gliele posso procurare io...anzi, se vuole, domani pomeriggio le avrà.
- Va bene, allora...a domani.
Mi accorsi subito come, nel suo tono di voce, non ci fosse stato alcun pudore, alcuna incertezza o titubanza: il che, col "senno del poi", avrebbe dovuto mettermi in istato di "allarme giallo"...ma tant'è.
Trascorse ventiquattro ore, suonai di nuovo il campanello dell'appartamento di Donna Rebecca, ed ebbi la prima sorpresa.
Indossava un bikini carioca nero!
La seconda sorpresa, era data dal fatto che era truccatissima, la terza erano quegli "stuzzicanti" sandaletti neri, con tacchi a spillo ed allacciati alla caviglia, sui quali mi sono ripetutamente dilungato.
Una volta entrato e, beninteso, dopo aver ben chiuso la porta, le porsi lo scatolino e le dissi:
- Badi di inserire per prima la pallina che ha, al suo interno, un'altra sferetta: in Giappone la chiamano "il piccolo uomo".
Feci per andarmene, ma Donna Rebecca mi disse:
- Aspetta: vado in bagno a provarle e torno subito; accomodati in salotto.
Premesso, doverosamente, che le "palline di geisha" entrano in azione con il camminare dell'utente, urge, a questo punto, specificare che, tra il bagno ed il salotto dell'appartamento della Signora Rebecca, vi sono non meno di quattro metri.
Mi sedetti su di una poltrona ed attesi; attesi per una decina di minuti, fino a quando non udii i passi della donna che stava tornando.
Quando entrò nel salone, quasi stentai a riconoscerla, tanto il suo aspetto era disfatto...
- Perbacco!
- È come se avessi i fuochi d'artificio nel ventre...mi pare di impazzire - disse venendo verso di me ancheggiando "a tutta manetta".
Si fermò accanto alla mia poltrona muovendo, tuttavia, le splendide gambe alternativamente, pur rimanendo con i piedi sul pavimento.
- Sto, letteralmente, colando...
Mi alzai e dissi:
- Beh, quand'è così, tolgo il disturbo...buon divertimento...
- No, dai, non te ne andare...vieni, andiamo in camera da letto...
E mi prese per mano.
Fu lei a varcare per prima la soglia ed a piazzarsi di fronte allo specchio; io mi collocai dietro a lei e, facoltizzato dal suo invito, le slacciai il reggiseno e gli slip, non prima di averle sfiorato le braccia.
Contemplai, per qualche minuto, le sue nudità, poi, indossato, anch'io,il "costume di Adamo", le presi la mano e ci sdraiammo sul letto.
Iniziai ad accarezzare tutto il suo corpo: dalle spalle, al seno, ai glutei, tra quali introdussi il medio della mano destra affondandolo nel suo ano, interagendo, in tal modo, con le palline poste nella vagina.
A questo punto, Donna Rebecca cominciò a gridare, scuotendo la testa:
- Mi fai morire, dai, dai, ancora, non ti fermare...
Fu allora che vidi, sul comodino, un flacone di olio abbronzante e così ebbi l'idea luminosa:
mi lubrificai il pene ed, in modo fulmineo, estratto il dito, mi introdussi nella donna.
- Oooh...così mi fai scoppiare il cervello...ma non mi importa...ancora, ancora...
Debbo, a questo punto, specificare due cose.
Primo: che, anche lo sfintere di Donna Rebecca era tutt'altro che vergine. Reduce da un periodo di castità, se vogliamo più o meno lungo ma, sicuramente, non vergine.
Secondo: che, nelle more, il dito medio aveva raggiunto il clitoride e lo stava lavorando per benino.
Quando sentii che stavo per eiaculare dissi:
- Sto per venire...sto per venire...
Ed abbrancai le superbe natiche.
- Dai, dai vienimi dentro, non fa niente...vieni, vieni...
Ed esplosi.
Quando mi riebbi, trovai Donna Rebecca vestita, sorridente e seduta sulla sponda del letto: il profumo di bagnoschiuma che emanava mi disse che aveva preso una doccia.
- Era tanto tempo che non mi lasciavo andare così...grazie...
Disse con un tono di voce trasognato.
- Prego non c'è di che...a sua disposizione... comunque non avrei mai immaginato che lei fosse così... così...
- Dillo pure: zoccola?
- Per carità, diciamo..."calda": ecco tutto...
- Vedi...dopo la separazione da mio marito, mi sono ritenuta una donna libera e, se non ho usufruito della mia libertà come avrei voluto, è dovuto al fatto che non volevo dare adito a pettegolezzi...
Ma ora...con te...
- Ripeto: a Sua disposizione, Signora...
Ed, alzatomi impiedi, salutai militarmente.
Donna Rebecca rise.
Quando fui sulla porta le chiesi:
- Ha mai avuto rapporti lesbici?
- No...ma, come si dice: mai dire mai.
Qualcosa mi diceva che, le parole di Donna Rebecca erano per nulla sincere: ma, ovviamente, lasciai correre.
Ed uscii.
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