Schiava dell'amica e dei suoi genitori (parte 3)
di
Kugher
genere
sadomaso
Le schiave giovani e belle vennero messe all’asta in ultimo.
Erica, stando al depliant, era tra le più belle, con la sua altezza ed un seno bello pieno nonostante la sua magrezza.
I suoi capelli biondi e lunghi erano stati acconciati in maniera tale da far rendere al meglio la merce.
Per quelle della categoria in vendita in quel momento, la casa d’aste aveva avuto particolare attenzione nella preparazione e nel trucco. Maggiore rispetto alla categoria delle 40enni alla quale apparteneva sua madre.
Venne fatta salire sul palco quale terzultima della serata. Evidentemente per gli organizzatori ve ne erano 2 ancora più belle, per le quali i prezzi sarebbero stati altissimi.
Erica era tesissima. Non sapeva come fosse andata la vendita della madre. Era a conoscenza dell’accordo per tentare di salvarla ma anche che, se il prezzo fosse stato alto, gli amici di famiglia avrebbero dovuto desistere per concentrare i fondi su di lei.
Aveva pianto quando glielo dissero e per due notti non aveva dormito. Sentiva su di sé il peso della scelta, del fatto che per salvare lei avrebbe potuto perdere la madre. Già era certo che per il padre non potesse essere fatto nulla, ma contava almeno di non vedere smembrata la sua famiglia.
La sera dell’asta si sentiva mancare. Dietro le quinte, lei come altre, ricevette una fortissima strizzata ai capezzoli per farla reagire e, anche, terrorizzare.
A tutte venne detto che se avessero fatto andare male l’asta con svenimenti o scene isteriche, sarebbero state destinate ai bordelli arabi.
Non era ovviamente vero, ma nessuna di loro lo poteva sapere. Il trucco funzionò e, tra minacce verbali e dolore impossibile ai capezzoli, il venditore ottenne da tutte un comportamento idoneo alla vendita.
La loro paura poteva invece essere interessante e stimolante in quanto agli acquirenti piaceva ed eccitava. Dava loro un senso di debolezza e mansuetudine, caratteristiche sempre gradite in una schiava, soprattutto se giovane e bella in quanto maggiormente destinata ai divertimenti erotici e sessuali.
Anche lei, come altre prima, ebbe un mancamento appena salita sul palco, magistralmente rimediato da un colpo di frustino dell’imbonitore che ebbe l’effetto di eccitare i presenti.
Quel segno restava visibile anche durante il giro per la sala, visto come un ornamento eccitante e promessa per futuri divertimenti.
Giulio e Noemi fecero fermare il venditore quando passarono davanti a loro. Volevano darle un gesto dolce e delicato, per tranquillizzarla, farle capire che erano lì per mantenere la promessa e fare di tutto per salvarla dalla schiavitù.
Non fecero capire nulla di quanto accaduto a sua madre anche se, con lo sguardo, era per loro evidente la domanda della ragazza.
Al pari della madre, fu costretta ad inginocchiarsi, farsi vedere umile e sottomessa e, prima di riprendere il giro, avendo notato l’evidente interesse in quella coppia, l’imbonitore la costrinse a baciare loro i piedi, così come aveva fatto sua madre prima.
La prostrazione fu un momento intimo per la schiava, quasi volesse mandare un’ultima preghiera a quella coppia di amici di famiglia.
Sapeva che i denari per l‘acquisto erano stati loro dati da suo padre. Tuttavia sapeva anche che non avrebbero potuto essere sufficienti e, quindi, avrebbero dovuto spendere soldi loro.
Inoltre, ebbe l’inespresso timore che decidessero di tenersi i soldi senza acquistarla. Così fosse stato non avrebbe potuto farci nulla.
In cuor suo sapeva che non sarebbe stato così, ma il dubbio è un tarlo che, una volta entrato, non si sradica più, soprattutto nei momenti di disperazione.
Così, quando fu col viso quasi a terra, quale ulteriore supplica di non essere abbandonata, abbracciò i piedi di Giulio e di Noemi. Al primo baciò ripetutamente le scarpe, mentre alla seconda leccò molto i piedi, in maniera disperata, conscia che in quel momento la sua vita era nelle loro mani.
L’imbonitore rise e la strattonò via, facendole finire il giro camminando a 4 zampe per raggiungere, nella medesima posizione, il palco, dove la fece alzare per aprire l’asta.
Giulio e Noemi solo tempo dopo avrebbero reciprocamente ammesso l’uno all’altra di essersi eccitati in quel gesto di supplica.
In quel momento, però, non poterono negarlo a loro stessi in quanto la cosa era evidente, avendo sentito l’inturgidimento del cazzo e l’umido tra le cosce.
Sensazioni scacciate subito, quando Erica venne portata ai piedi dei prossimi possibili acquirenti, persone anziane, lui molto grasso e lei l’opposto della bellezza, che avrebbero potuto essere identificati come grezzi arricchiti che, all’apice del successo, vogliono togliersi lo sfizio di avere ai propri piedi una bella schiava da esibire e con la quale divertirsi.
Giulio non fece subito un’offerta. Volle vedere come era l’andamento dell’asta.
Questo comportamento, non concordato, ovviamente, spaventò moltissimo Erica la cui reazione disperata venne punita con due colpi di frustino molto forti che la fecero inginocchiare a terra.
Il suo sguardo smarrito e impaurito, il capo leggermente verso l’alto che guardava con aria sottomessa il venditore imperante su di lei, ebbe l’effetto di ottenere subito un paio di rilanci.
Capì subito che questo fu determinato dalle frustate ma la tensione era tale che non resse. Scoppiò a piangere e si accasciò a terra ai piedi del venditore.
Questi le diede un’altra frustata sulla natica e le pose la scarpa sopra, schiacciando.
Altre offerte fioccarono alla vista della sua sottomissione priva di alcuna reazione.
Si tranquillizzò un poco quando sentì la voce nota e familiare di Giulio fare finalmente un’offerta, due, tre. L’asta andò avanti ancora. Giulio lasciò correre e, prima che la schiava tenesse altro comportamento come quelli di prima con l’effetto di fare alzare il prezzo, fece l’ultimo rilancio.
Quando l’imbonitore batté l’aggiudicazione per Giulio, Erica scoppiò a piangere e anche gli amici fecero fatica a tenere un contegno.
La schiava si accasciò ulteriormente a terra, avendo ancora su di sé il piede del venditore che, però, tolse subito in quanto da quel momento era di proprietà altrui.
La ragazza appena venduta fece fatica ad alzarsi, tale era il calo di tensione, il rischio cui era appena andata incontro, il pericolo di essere acquistata e maltrattata, rovinata in quanto una schiava diventa un oggetto.
Nel suo caso la condanna era stata a 20 anni di schiavitù. Al termine sarebbe stata ancora relativamente giovane, ma avrebbe potuto arrivarci molto male in mano a Padroni crudeli i quali, peraltro, avrebbero avuto su di lei tutti i diritti.
Nella sua famiglia, come in quella degli amici che l’avevano appena salvata, non c’erano mai state delle schiave.
Ne avevano parlato ma l’idea era stata abbandonata in quanto non in linea con i loro principi. Soprattutto per gli amici che l’hanno appena acquistata.
Erano sempre stati contro la schiavitù.
Qualche volta erano stati invitati da conoscenti o colleghi che, invece, avevano acquistato schiave o schiavi. Non potevano rifiutare ma la circostanza li aveva lasciati in forte imbarazzo, convincendoli maggiormente che non avrebbero mai comprato una schiava.
Anche per questo Erica ed i suoi genitori erano abbastanza tranquilli del fatto che i loro amici si sarebbero dati seriamente da fare per salvare almeno lei.
L’acquisto era stato di pochissimo inferiore alla quantità di soldi data dal padre di Erica a Giulio.
Con questi avanzati e quelli che avevano in mente di destinare a sua madre Simona, forse avrebbero anche potuto farcela a comprarla.
Erica, venne portata, a 4 zampe, ai piedi degli acquirenti.
La forma andava salvata e, così, obbedì quando, dopo avere ricevuto una carezza sul capo, venne fatta accucciare ai loro piedi.
Felice per la riuscita del piano e rilassata dalla forte tensione accumulata dal momento dell’arresto fino a poco prima, per ringraziarli, dovendo conservare la forma imposta, nuovamente abbracciò le caviglie dei suoi salvatori e baciò le scarpe di Giulio.
Noemi indossava eleganti décolleté. Erica, felice per l’esito dell’asta, pareva non volesse smettere di leccarle i piedi, essendo quello l’unico modo, in quel momento, per manifestare gioia e gratitudine.
La donna ed il marito sentirono forte ancora l’eccitazione e subito se ne vergognarono, ma la lasciarono fare, auto giustificandosi con la circostanza imposta dall’ambiente.
Erica appoggiò la guancia sulle scarpe di Giulio e si rilassò moltissimo.
Come l’etichetta imponeva, la tennero ai propri piedi finché non abbandonarono la sala.
Erica, stando al depliant, era tra le più belle, con la sua altezza ed un seno bello pieno nonostante la sua magrezza.
I suoi capelli biondi e lunghi erano stati acconciati in maniera tale da far rendere al meglio la merce.
Per quelle della categoria in vendita in quel momento, la casa d’aste aveva avuto particolare attenzione nella preparazione e nel trucco. Maggiore rispetto alla categoria delle 40enni alla quale apparteneva sua madre.
Venne fatta salire sul palco quale terzultima della serata. Evidentemente per gli organizzatori ve ne erano 2 ancora più belle, per le quali i prezzi sarebbero stati altissimi.
Erica era tesissima. Non sapeva come fosse andata la vendita della madre. Era a conoscenza dell’accordo per tentare di salvarla ma anche che, se il prezzo fosse stato alto, gli amici di famiglia avrebbero dovuto desistere per concentrare i fondi su di lei.
Aveva pianto quando glielo dissero e per due notti non aveva dormito. Sentiva su di sé il peso della scelta, del fatto che per salvare lei avrebbe potuto perdere la madre. Già era certo che per il padre non potesse essere fatto nulla, ma contava almeno di non vedere smembrata la sua famiglia.
La sera dell’asta si sentiva mancare. Dietro le quinte, lei come altre, ricevette una fortissima strizzata ai capezzoli per farla reagire e, anche, terrorizzare.
A tutte venne detto che se avessero fatto andare male l’asta con svenimenti o scene isteriche, sarebbero state destinate ai bordelli arabi.
Non era ovviamente vero, ma nessuna di loro lo poteva sapere. Il trucco funzionò e, tra minacce verbali e dolore impossibile ai capezzoli, il venditore ottenne da tutte un comportamento idoneo alla vendita.
La loro paura poteva invece essere interessante e stimolante in quanto agli acquirenti piaceva ed eccitava. Dava loro un senso di debolezza e mansuetudine, caratteristiche sempre gradite in una schiava, soprattutto se giovane e bella in quanto maggiormente destinata ai divertimenti erotici e sessuali.
Anche lei, come altre prima, ebbe un mancamento appena salita sul palco, magistralmente rimediato da un colpo di frustino dell’imbonitore che ebbe l’effetto di eccitare i presenti.
Quel segno restava visibile anche durante il giro per la sala, visto come un ornamento eccitante e promessa per futuri divertimenti.
Giulio e Noemi fecero fermare il venditore quando passarono davanti a loro. Volevano darle un gesto dolce e delicato, per tranquillizzarla, farle capire che erano lì per mantenere la promessa e fare di tutto per salvarla dalla schiavitù.
Non fecero capire nulla di quanto accaduto a sua madre anche se, con lo sguardo, era per loro evidente la domanda della ragazza.
Al pari della madre, fu costretta ad inginocchiarsi, farsi vedere umile e sottomessa e, prima di riprendere il giro, avendo notato l’evidente interesse in quella coppia, l’imbonitore la costrinse a baciare loro i piedi, così come aveva fatto sua madre prima.
La prostrazione fu un momento intimo per la schiava, quasi volesse mandare un’ultima preghiera a quella coppia di amici di famiglia.
Sapeva che i denari per l‘acquisto erano stati loro dati da suo padre. Tuttavia sapeva anche che non avrebbero potuto essere sufficienti e, quindi, avrebbero dovuto spendere soldi loro.
Inoltre, ebbe l’inespresso timore che decidessero di tenersi i soldi senza acquistarla. Così fosse stato non avrebbe potuto farci nulla.
In cuor suo sapeva che non sarebbe stato così, ma il dubbio è un tarlo che, una volta entrato, non si sradica più, soprattutto nei momenti di disperazione.
Così, quando fu col viso quasi a terra, quale ulteriore supplica di non essere abbandonata, abbracciò i piedi di Giulio e di Noemi. Al primo baciò ripetutamente le scarpe, mentre alla seconda leccò molto i piedi, in maniera disperata, conscia che in quel momento la sua vita era nelle loro mani.
L’imbonitore rise e la strattonò via, facendole finire il giro camminando a 4 zampe per raggiungere, nella medesima posizione, il palco, dove la fece alzare per aprire l’asta.
Giulio e Noemi solo tempo dopo avrebbero reciprocamente ammesso l’uno all’altra di essersi eccitati in quel gesto di supplica.
In quel momento, però, non poterono negarlo a loro stessi in quanto la cosa era evidente, avendo sentito l’inturgidimento del cazzo e l’umido tra le cosce.
Sensazioni scacciate subito, quando Erica venne portata ai piedi dei prossimi possibili acquirenti, persone anziane, lui molto grasso e lei l’opposto della bellezza, che avrebbero potuto essere identificati come grezzi arricchiti che, all’apice del successo, vogliono togliersi lo sfizio di avere ai propri piedi una bella schiava da esibire e con la quale divertirsi.
Giulio non fece subito un’offerta. Volle vedere come era l’andamento dell’asta.
Questo comportamento, non concordato, ovviamente, spaventò moltissimo Erica la cui reazione disperata venne punita con due colpi di frustino molto forti che la fecero inginocchiare a terra.
Il suo sguardo smarrito e impaurito, il capo leggermente verso l’alto che guardava con aria sottomessa il venditore imperante su di lei, ebbe l’effetto di ottenere subito un paio di rilanci.
Capì subito che questo fu determinato dalle frustate ma la tensione era tale che non resse. Scoppiò a piangere e si accasciò a terra ai piedi del venditore.
Questi le diede un’altra frustata sulla natica e le pose la scarpa sopra, schiacciando.
Altre offerte fioccarono alla vista della sua sottomissione priva di alcuna reazione.
Si tranquillizzò un poco quando sentì la voce nota e familiare di Giulio fare finalmente un’offerta, due, tre. L’asta andò avanti ancora. Giulio lasciò correre e, prima che la schiava tenesse altro comportamento come quelli di prima con l’effetto di fare alzare il prezzo, fece l’ultimo rilancio.
Quando l’imbonitore batté l’aggiudicazione per Giulio, Erica scoppiò a piangere e anche gli amici fecero fatica a tenere un contegno.
La schiava si accasciò ulteriormente a terra, avendo ancora su di sé il piede del venditore che, però, tolse subito in quanto da quel momento era di proprietà altrui.
La ragazza appena venduta fece fatica ad alzarsi, tale era il calo di tensione, il rischio cui era appena andata incontro, il pericolo di essere acquistata e maltrattata, rovinata in quanto una schiava diventa un oggetto.
Nel suo caso la condanna era stata a 20 anni di schiavitù. Al termine sarebbe stata ancora relativamente giovane, ma avrebbe potuto arrivarci molto male in mano a Padroni crudeli i quali, peraltro, avrebbero avuto su di lei tutti i diritti.
Nella sua famiglia, come in quella degli amici che l’avevano appena salvata, non c’erano mai state delle schiave.
Ne avevano parlato ma l’idea era stata abbandonata in quanto non in linea con i loro principi. Soprattutto per gli amici che l’hanno appena acquistata.
Erano sempre stati contro la schiavitù.
Qualche volta erano stati invitati da conoscenti o colleghi che, invece, avevano acquistato schiave o schiavi. Non potevano rifiutare ma la circostanza li aveva lasciati in forte imbarazzo, convincendoli maggiormente che non avrebbero mai comprato una schiava.
Anche per questo Erica ed i suoi genitori erano abbastanza tranquilli del fatto che i loro amici si sarebbero dati seriamente da fare per salvare almeno lei.
L’acquisto era stato di pochissimo inferiore alla quantità di soldi data dal padre di Erica a Giulio.
Con questi avanzati e quelli che avevano in mente di destinare a sua madre Simona, forse avrebbero anche potuto farcela a comprarla.
Erica, venne portata, a 4 zampe, ai piedi degli acquirenti.
La forma andava salvata e, così, obbedì quando, dopo avere ricevuto una carezza sul capo, venne fatta accucciare ai loro piedi.
Felice per la riuscita del piano e rilassata dalla forte tensione accumulata dal momento dell’arresto fino a poco prima, per ringraziarli, dovendo conservare la forma imposta, nuovamente abbracciò le caviglie dei suoi salvatori e baciò le scarpe di Giulio.
Noemi indossava eleganti décolleté. Erica, felice per l’esito dell’asta, pareva non volesse smettere di leccarle i piedi, essendo quello l’unico modo, in quel momento, per manifestare gioia e gratitudine.
La donna ed il marito sentirono forte ancora l’eccitazione e subito se ne vergognarono, ma la lasciarono fare, auto giustificandosi con la circostanza imposta dall’ambiente.
Erica appoggiò la guancia sulle scarpe di Giulio e si rilassò moltissimo.
Come l’etichetta imponeva, la tennero ai propri piedi finché non abbandonarono la sala.
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