Schiava dell'amica e dei suoi genitori (parte 4)
di
Kugher
genere
sadomaso
Al momento di andare via dalla sala delle aste, gli inservienti fecero entrare Erica in una gabbia e la caricarono, ancora nuda, nel bagagliaio dell’auto dei suoi nuovi Padroni.
La felicità e soddisfazione di Giulio e Noemi erano rovinati solo dal rammarico per non essere riusciti a salvare anche l’amica Simona, pentiti di avere tenuto ferma la loro promessa di non eccedere nell’offerta qualora avesse superato il limite che avevano concordato prima della loro riduzione in schiavitù.
Simona era stata portata via prima della fine dell’asta. Videro il suo nuovo Padrone allontanarsi un paio di aste prima di Erica. Quando l’uomo si alzò trascinandosi a 4 zampe il nuovo acquisto, videro che, sulla porta, venne raggiunto da due inservienti, gli stessi che avevano aiutato loro a caricare in auto la nuova schiava.
Pertanto Simona non ebbe modo di sapere che la figlia era salva.
Poco prima che uscisse dalla porta, vide che all’uomo venne consegnato un frustino che subito provò sulla nuova schiava, colpendola sulle natiche e sulla schiena fino a che non crollò ai suoi piedi in un evidente gesto di supplica.
In quel frangente a Simona non venne in mente quando era lei a frustare il suo amante-schiavo, traendone molto piacere, soprattutto quando lui iniziava a strisciare ai suoi piedi per implorarla di smettere.
Anche a Giulio venne offerto un bel frustino, artigianale, dono della casa d’aste a tutti coloro che acquistavano una schiava.
La coppia aveva avuto modo di vedere che tutti lo provavano subito, quasi fosse un rito da consumare per attestare il nuovo possesso a sé stesso ed ai presenti, incentivato dalla casa d’aste per incentivare all’acquisto.
Non poterono quindi sottrarsi in quanto sapevano di essere osservati.
Lo sapevano loro e lo sapeva anche Erica che aveva assistito all’uscita dalla sala di altri Padroni con i nuovi acquisti.
La schiava restò a 4 zampe, accanto a Noemi che teneva il guinzaglio consegnatole dal venditore al momento dell’aggiudicazione.
Fu Giulio a picchiare la ragazza sulle natiche, forte, come era d’uso in quel locale.
I nuovi Padroni videro la reazione della schiava ai loro piedi ed il segno rosso manifestarsi.
Anche quello fu un momento particolare per loro, che già si erano negato il piacere della prostrazione ai loro piedi. Adesso dovettero fare i conti con sé stessi sia nel momento in cui condussero la schiava a 4 zampe tenuta come un cane, sia nel momento in cui il frustino calò con forza su di lei.
Attribuirono la reazione dei loro sessi alla particolare circostanza, all’ambiente ed alla novità, ripromettendosi che mai in futuro sarebbero stati colti da eccitazione nella sottomissione di quella ragazza che avevano visto crescere e che adesso era legata a loro da una catena.
Il cuore di Erica, ancora rinchiusa nella gabbia nel bagagliaio, batteva dalla gioia al pensiero che gli effetti della condanna erano stati annullati, che avrebbe continuato, di fatto ma non di diritto, a restare una persona libera.
Avrebbe fatto una vita diversa, dovendo fingere e con alcune restrizioni, ma almeno non avrebbe dovuto subire angherie e sfruttamenti sessuali.
La schiava, ancora nuda, saltò al collo di Giulio e di Noemi, i suoi salvatori, quando l’uomo fermò la macchina in un parcheggio isolato per farla uscire dalla gabbia e vestire, in modo da farla salire in auto.
Noemi stette con lei sul sedile posteriore e tutte e due piansero di gioia prima e di dolore dopo quando dovettero dire a Erica che non erano riusciti a salvare la madre.
La tenne abbracciata per tutto il lungo viaggio fino a che, stremata, la schiava non si addormentò, appoggiando il capo in grembo a Noemi che le accarezzò delicatamente i capelli per calmarla e calmarsi, traendo piacere e rilassatezza da quel gesto caldo e carico di umanità e che si destina a persona della quale se ne ha la cura, per rassicurarla.
La ragazza era semi stesa sul sedile posteriore ed evidentemente gradiva le carezze di Noemi che, dal capo, a volte estendeva anche al fianco fino alla curva delle anche.
Alla donna piaceva molto dare quelle carezze, sentire sotto la mano quel corpo giovane che aveva visto nudo e immaginava ancora arrossato per il colpo di frustino.
Fuori dal finestrino nell’abitacolo senza musica, osservava il buio che avvolgeva la città scorrerle davanti. L’oscurità notturna le aveva sempre dato un'idea di intimità dell’anima. Anche in quel momento si sentiva avvolta. Il respiro della ragazza sul ventre, accompagnato dalle carezze, le trasmetteva un piacere nuovo, inesplorato ed inaspettato.
Non riusciva a non pensare a quei segni di frustino.
Sapeva che, non desiderati, erano stati dati perché la circostanza lo richiedeva.
Tuttavia aveva assistito all’atto del marito di picchiare una ragazza inerme, nuda, che lei teneva al guinzaglio.
Non era solo l’atto in sé, a farla pensare, ma il potere che racchiudeva, quello di una persona su un’altra persona.
Le sensazioni al basso ventre si scontravano con le convinzioni di una vita e cercava di respingere le prime che, però, riaffioravano ad ogni carezza sul fianco che non riusciva a non fare.
Se avessero potuto parlare, se avessero voluto parlare lei e suo marito, cosa che lei stessa escludeva per il senso di colpa causato dalle proprie emozioni, avrebbe capito che le sensazioni erano comuni in colui che la frustata l’aveva data, che materialmente aveva esercitato il potere su una ragazza che, agli occhi di tutti, era la loro schiava.
Se Noemi avesse cercato di entrare nella mente e nell’anima di Erica, avrebbe visto lo sconvolgimento, il disordine assoluto nel quale l’unico punto illuminato era la mano che la stava accarezzando rassicurandola.
Il disordine era costituito dallo stravolgimento della sua vita, da ragazza di buona famiglia, libera, studentessa universitaria, sportiva, a schiava, seppure per finta, come riteneva lei. Una parte del caos, più che del disordine, non poteva non essere rappresentato dalla vendita dei suoi genitori, che quasi certamente non avrebbe più rivisto, immaginando sua madre, ancora una gran bella donna, intenta a soddisfare un Padrone severo ed esigente, tra privazioni e catene e duri lavori domestici che sarebbe stata costretta a fare.
Questo avrebbe visto Noemi se avesse voluto e potuto osservare dentro l’anima di quella ragazza.
Tuttavia questo pensiero non le venne, non pensò alle sensazioni ed emozioni di quel corpo umano steso accanto a lei che alitava sul suo grembo con un ritmo rilassato, abbandonato, rassicurato.
Non si rese nemmeno mai conto che i suoi pensieri erano concentrati solo sulle proprie emozioni e sensazioni nate dalla serata.
Nemmeno si rese conto, lei come il marito, attesa l’identità delle emozioni, che il pensiero si era spostato dalla ragazza a lei sola.
La donna cominciò a desiderare l’arrivo a casa per terminare quel viaggio e, con esso, por fine alle proprie emozioni che attribuiva solo agli eventi che prepotentemente erano entrati nella sua coscienza, pur conservando, in un angolo di essa, la speranza che quel tragitto durasse ancora, indugiando con la mano sulla parte della natica che sapeva essere arrossata dal colpo di frusta.
Isabella, la loro figlia, accolse l’amica di lunga data tra le braccia, stringendola felice di averla in casa con loro. Era stata avvisata delle sorti di Simona, venduta schiava, trascinata via a 4 zampe e frustata. Tuttavia il dolore per questa notizia era superato dalla gioia di avere in casa l’amica, salva.
Si fece raccontare tutto, piangendo insieme ad Erica e stringendola ripetutamente.
Isabella chiese all’amica se anche lei fosse stata frustata al momento di uscire, ingenerando imbarazzo nei genitori, non tanto perché avevano dovuto picchiarla, quanto per le emozioni rimaste segrete e che, in quel momento, sembrava loro che fossero visibili sul rossore del loro viso.
Fu la loro coscienza ad immaginare un silenzioso rimprovero della figlia che, però, volle vedere il segno.
Erica, che comunque era già stata vista nuda dai suoi genitori, non ebbe imbarazzo a spogliarsi davanti a tutti, per cercare poi conforto tra le braccia dell’amica e la carezza dei genitori di questa.
Fu comunque particolare il momento in cui Erica fu nuda davanti a tutti, vestiti, portando sul corpo i segni del potere che la legge affidava a coloro che in quel momento la stavano osservando.
Nell’osservare il segno, le sensazioni di calore al ventre di Giulio e Noemi si rinnovarono anche a causa della nudità a contrasto con l’abito elegante che indossavano anche quando ricevettero il certificato di proprietà di quella che, per tutti, era la loro schiava.
La felicità e soddisfazione di Giulio e Noemi erano rovinati solo dal rammarico per non essere riusciti a salvare anche l’amica Simona, pentiti di avere tenuto ferma la loro promessa di non eccedere nell’offerta qualora avesse superato il limite che avevano concordato prima della loro riduzione in schiavitù.
Simona era stata portata via prima della fine dell’asta. Videro il suo nuovo Padrone allontanarsi un paio di aste prima di Erica. Quando l’uomo si alzò trascinandosi a 4 zampe il nuovo acquisto, videro che, sulla porta, venne raggiunto da due inservienti, gli stessi che avevano aiutato loro a caricare in auto la nuova schiava.
Pertanto Simona non ebbe modo di sapere che la figlia era salva.
Poco prima che uscisse dalla porta, vide che all’uomo venne consegnato un frustino che subito provò sulla nuova schiava, colpendola sulle natiche e sulla schiena fino a che non crollò ai suoi piedi in un evidente gesto di supplica.
In quel frangente a Simona non venne in mente quando era lei a frustare il suo amante-schiavo, traendone molto piacere, soprattutto quando lui iniziava a strisciare ai suoi piedi per implorarla di smettere.
Anche a Giulio venne offerto un bel frustino, artigianale, dono della casa d’aste a tutti coloro che acquistavano una schiava.
La coppia aveva avuto modo di vedere che tutti lo provavano subito, quasi fosse un rito da consumare per attestare il nuovo possesso a sé stesso ed ai presenti, incentivato dalla casa d’aste per incentivare all’acquisto.
Non poterono quindi sottrarsi in quanto sapevano di essere osservati.
Lo sapevano loro e lo sapeva anche Erica che aveva assistito all’uscita dalla sala di altri Padroni con i nuovi acquisti.
La schiava restò a 4 zampe, accanto a Noemi che teneva il guinzaglio consegnatole dal venditore al momento dell’aggiudicazione.
Fu Giulio a picchiare la ragazza sulle natiche, forte, come era d’uso in quel locale.
I nuovi Padroni videro la reazione della schiava ai loro piedi ed il segno rosso manifestarsi.
Anche quello fu un momento particolare per loro, che già si erano negato il piacere della prostrazione ai loro piedi. Adesso dovettero fare i conti con sé stessi sia nel momento in cui condussero la schiava a 4 zampe tenuta come un cane, sia nel momento in cui il frustino calò con forza su di lei.
Attribuirono la reazione dei loro sessi alla particolare circostanza, all’ambiente ed alla novità, ripromettendosi che mai in futuro sarebbero stati colti da eccitazione nella sottomissione di quella ragazza che avevano visto crescere e che adesso era legata a loro da una catena.
Il cuore di Erica, ancora rinchiusa nella gabbia nel bagagliaio, batteva dalla gioia al pensiero che gli effetti della condanna erano stati annullati, che avrebbe continuato, di fatto ma non di diritto, a restare una persona libera.
Avrebbe fatto una vita diversa, dovendo fingere e con alcune restrizioni, ma almeno non avrebbe dovuto subire angherie e sfruttamenti sessuali.
La schiava, ancora nuda, saltò al collo di Giulio e di Noemi, i suoi salvatori, quando l’uomo fermò la macchina in un parcheggio isolato per farla uscire dalla gabbia e vestire, in modo da farla salire in auto.
Noemi stette con lei sul sedile posteriore e tutte e due piansero di gioia prima e di dolore dopo quando dovettero dire a Erica che non erano riusciti a salvare la madre.
La tenne abbracciata per tutto il lungo viaggio fino a che, stremata, la schiava non si addormentò, appoggiando il capo in grembo a Noemi che le accarezzò delicatamente i capelli per calmarla e calmarsi, traendo piacere e rilassatezza da quel gesto caldo e carico di umanità e che si destina a persona della quale se ne ha la cura, per rassicurarla.
La ragazza era semi stesa sul sedile posteriore ed evidentemente gradiva le carezze di Noemi che, dal capo, a volte estendeva anche al fianco fino alla curva delle anche.
Alla donna piaceva molto dare quelle carezze, sentire sotto la mano quel corpo giovane che aveva visto nudo e immaginava ancora arrossato per il colpo di frustino.
Fuori dal finestrino nell’abitacolo senza musica, osservava il buio che avvolgeva la città scorrerle davanti. L’oscurità notturna le aveva sempre dato un'idea di intimità dell’anima. Anche in quel momento si sentiva avvolta. Il respiro della ragazza sul ventre, accompagnato dalle carezze, le trasmetteva un piacere nuovo, inesplorato ed inaspettato.
Non riusciva a non pensare a quei segni di frustino.
Sapeva che, non desiderati, erano stati dati perché la circostanza lo richiedeva.
Tuttavia aveva assistito all’atto del marito di picchiare una ragazza inerme, nuda, che lei teneva al guinzaglio.
Non era solo l’atto in sé, a farla pensare, ma il potere che racchiudeva, quello di una persona su un’altra persona.
Le sensazioni al basso ventre si scontravano con le convinzioni di una vita e cercava di respingere le prime che, però, riaffioravano ad ogni carezza sul fianco che non riusciva a non fare.
Se avessero potuto parlare, se avessero voluto parlare lei e suo marito, cosa che lei stessa escludeva per il senso di colpa causato dalle proprie emozioni, avrebbe capito che le sensazioni erano comuni in colui che la frustata l’aveva data, che materialmente aveva esercitato il potere su una ragazza che, agli occhi di tutti, era la loro schiava.
Se Noemi avesse cercato di entrare nella mente e nell’anima di Erica, avrebbe visto lo sconvolgimento, il disordine assoluto nel quale l’unico punto illuminato era la mano che la stava accarezzando rassicurandola.
Il disordine era costituito dallo stravolgimento della sua vita, da ragazza di buona famiglia, libera, studentessa universitaria, sportiva, a schiava, seppure per finta, come riteneva lei. Una parte del caos, più che del disordine, non poteva non essere rappresentato dalla vendita dei suoi genitori, che quasi certamente non avrebbe più rivisto, immaginando sua madre, ancora una gran bella donna, intenta a soddisfare un Padrone severo ed esigente, tra privazioni e catene e duri lavori domestici che sarebbe stata costretta a fare.
Questo avrebbe visto Noemi se avesse voluto e potuto osservare dentro l’anima di quella ragazza.
Tuttavia questo pensiero non le venne, non pensò alle sensazioni ed emozioni di quel corpo umano steso accanto a lei che alitava sul suo grembo con un ritmo rilassato, abbandonato, rassicurato.
Non si rese nemmeno mai conto che i suoi pensieri erano concentrati solo sulle proprie emozioni e sensazioni nate dalla serata.
Nemmeno si rese conto, lei come il marito, attesa l’identità delle emozioni, che il pensiero si era spostato dalla ragazza a lei sola.
La donna cominciò a desiderare l’arrivo a casa per terminare quel viaggio e, con esso, por fine alle proprie emozioni che attribuiva solo agli eventi che prepotentemente erano entrati nella sua coscienza, pur conservando, in un angolo di essa, la speranza che quel tragitto durasse ancora, indugiando con la mano sulla parte della natica che sapeva essere arrossata dal colpo di frusta.
Isabella, la loro figlia, accolse l’amica di lunga data tra le braccia, stringendola felice di averla in casa con loro. Era stata avvisata delle sorti di Simona, venduta schiava, trascinata via a 4 zampe e frustata. Tuttavia il dolore per questa notizia era superato dalla gioia di avere in casa l’amica, salva.
Si fece raccontare tutto, piangendo insieme ad Erica e stringendola ripetutamente.
Isabella chiese all’amica se anche lei fosse stata frustata al momento di uscire, ingenerando imbarazzo nei genitori, non tanto perché avevano dovuto picchiarla, quanto per le emozioni rimaste segrete e che, in quel momento, sembrava loro che fossero visibili sul rossore del loro viso.
Fu la loro coscienza ad immaginare un silenzioso rimprovero della figlia che, però, volle vedere il segno.
Erica, che comunque era già stata vista nuda dai suoi genitori, non ebbe imbarazzo a spogliarsi davanti a tutti, per cercare poi conforto tra le braccia dell’amica e la carezza dei genitori di questa.
Fu comunque particolare il momento in cui Erica fu nuda davanti a tutti, vestiti, portando sul corpo i segni del potere che la legge affidava a coloro che in quel momento la stavano osservando.
Nell’osservare il segno, le sensazioni di calore al ventre di Giulio e Noemi si rinnovarono anche a causa della nudità a contrasto con l’abito elegante che indossavano anche quando ricevettero il certificato di proprietà di quella che, per tutti, era la loro schiava.
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