Il ritorno della figlia americana Nono episodio

di
genere
incesti

Avevamo terminato di pranzare. O meglio, lei aveva pranzato servita da me come una regina mentre a me aveva gettato in terra del cibo masticato che io dovevo poi ingoiare. Mia figlia non attuava certo una dominazione fatta esclusivamente di sesso ma le piaceva essere sadica puntando soprattutto sul suo strapotere fisico per impormi le cose. Le obbedii senza mai emettere un suono. Avevo ormai capito che per qualunque disattenzione mi avrebbe punito senza pietà. La sua forza fisica di gran lunga superiore alla mia le permetteva di incutermi paura solo guardandomi, proprio come mi aveva detto prima. Appena volgeva il suo sguardo verso di me, me la facevo sotto. Eppure, nonostante questo terrore, ne ero affascinato ogni secondo di più. Il mio cazzo stava sempre sull’attenti e mia figlia me lo guardava con evidente soddisfazione. Era logico che lei vedesse la mia eccitazione come un fatto positivo per lei. Forse per una semplice attrazione fisica nei suoi confronti oppure anche per il fatto che si rendeva conto che la sua spietata dominazione era per me qualcosa di estremamente sensuale. E in fondo erano vere entrambe le cose. Mia figlia era bella da mozzare il fiato ma era la sua dominazione che trasudava sensualità a far sì che io fossi quasi perennemente con il membro eretto. Senza contare che la vedevo con occhi diversi, con gli occhi di un uomo che ha a che fare con un essere di levatura superiore e che ne riconosce appunto quella superiorità chinando la testa e accettando qualsiasi cosa. Dopo il pranzo mi usò di nuovo come suo portacenere personale divertendosi a gettare il fumo addosso a me e vedere la mia impotenza di fronte a un gesto che non amavo. Non amavo nelle altre persone ma di lei amavo tutto oramai. Tossicchiavo quando Nicole sorridendo mi gettava il fumo addosso e dovevo respirare. Quando terminò di fumare mi afferrò per un braccio trascinandomi in camera. E quando dico trascinare mi riferisco proprio al fatto che mi fece fare tutti quei metri facendomi strisciare per terra trascinato appunto da lei, come se pesassi pochi chili, senza preoccuparsi che ogni tanto andavo a sbattere contro un tavolo o una sedia. Quando finalmente ci trovammo in camera mi fece alzare ma mi ritrovai addosso al muro mentre la sua mano ferrea mi teneva per il mento. Mi sentivo sollevare. Oh mio Dio, mia figlia aveva una forza mostruosa
“ Adesso ti inculo. Cerca di farmi divertire un bel po’ perché io adoro incularmi gli schiavetti deboli come te
“ Oddio no” Non volevo lamentarmi ma quelle parole mi uscirono spontanee e le pagai care perché Nicole mi diede due schiaffi tremendi che mi mandarono a sbattere contro il muro. Mi afferrò di nuovo per un braccio per poi sollevarmi del tutto da terra fino a portarmi sopra di lei. Mi teneva come si tiene un bilanciere e, considerando la sua altezza e i tacchi toccavo il soffitto
“ Ho un padre che è un coglione. Io posso fare qualunque cosa di te, hai capito o devo usare le maniere forti?” Era impressionante. Stavo tremando di paura ma non potevo fare altro che arrendermi di fronte alla sua superiorità assoluta
“ Sì padrona, farò tutto quello che lei mi ordina” Mi fece scendere a terra. Se voleva farmi capire definitivamente quali fossero le sue potenzialità, c’era riuscita in pieno. Vidi che si stava mettendo lo strap-on allegato alla vita e un brivido di paura percorse completamente il mio corpo. Tra poco non sarei più stato vergine. Mi disse di lubrificarmi l’ano e lo feci ma quando spinse per incularmi inconsciamente mi pietrificai e il pene finto aveva enormi difficoltà ad entrare
“ Allarga quel buco o ti sfondo, stronzo” mi disse arrabbiata. Ma era più forte di me. La paura inconscia mi obbligava quasi a chiudere il mio buco e la mia bellissima padrona si incazzò di brutto. Mi fece rigirare e poi mi diede due ceffoni enormi. Il secondo mi fece quasi volare per la stanza, a dimostrazione di quale fosse la sua potenza. Ero terrorizzato e nello stesso tempo mortificato. Avrei voluto obbedirle ma era stata una reazione inconscia. Strisciai ai suoi piedi
“ Pietà padrona. La prego. Io voglio obbedirle ma la paura mi costringe a chiudere l’ano”
“ Non me ne frega un cazzo, coglione. Peggio per te. Te lo metterò con la forza e ti farò sentire dieci volte il dolore che avresti sentito se ti fossi fatto inculare con le buone”
“ Riproviamo padrona. Vorrei che lei sia soddisfatta di me” Mi avvicinai a lei e come atto di sottomissione nei suoi confronti afferrai con la bocca quel pene di plastica facendogli un pompino. La mia padrona sembrò gradire e con la sua mano dirigeva le operazioni di quel pompino ma poi si scansò. Mi sollevò per i capelli ed afferrò la mia testa con il suo braccio dotato di forza erculea. Mi sentii mancare l’aria
“ Adesso riprovo a incularti. Se farai resistenza te lo sfondo. E’ chiaro?”
“ Sì… Padrona” balbettai. Mi stava soffocando e non potevo fare niente. Provai a togliere il suo braccio dal mio collo ma riuscii solo a farla ridere
“ Cosa vuoi fare stronzo? Non l’hai capito che sono infinitamente più forte di te?” Stavo quasi per svenire quando mia figlia finalmente mi rilasciò. Non ero ancora del tutto cosciente quando mi rimise di nuovo a pecora allargando le mie gambe per provare di nuovo a incularmi. Questa volta lo strap-on penetrò un bel po’. Sentii un dolore indicibile e iniziai a singhiozzare miseramente senza che Nicole si facesse intenerire. Spinse ancora più a fondo prendendomi per i fianchi. Mi sembrava che mi stessero tagliando il corpo a metà ma poi iniziai anche a sentire un certo piacere tanto che il mio cazzo iniziò a crescere. Mia figlia mi inculò a lungo e alla fine mi fece ripulire lo strap-on con la bocca. Non dissi niente e mi accucciai ai suoi piedi sperando che lei fosse soddisfatta. Solo questo contava per me.

scritto il
2023-04-23
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