Acquisto all'asta

di
genere
sadomaso

Ci sono sempre quelle attrazioni inspiegabili, immotivate, che appaiono all’improvviso e danno la sensazione di essere sempre state lì e, quando le avverti, subito le riconosci come facenti parte di te.
Così fu per quella ragazza bionda sul palco, nuda, tenuta al guinzaglio dall'esperto imbonitore dalla quale Valerio non riusciva a staccare lo sguardo.
Era bendata, come le altre messe in vendita prima di lei.
Furono forse i suoi movimenti, a tratti sicuri ed a tratti impacciati, come a manifestare nel contempo la paura e la voglia di essere lì esposta ed in vendita a sconosciuti, come a rappresentare un travaglio interiore.
Non aveva mai partecipato a serate di quel tipo e, a onor del vero, mai nemmeno avrebbe pensato che potessero esistere.
Quando Marisa gliene aveva fatto cenno, l’aveva guardata come se lo stesse prendendo in giro e gli avesse proposto qualcosa di assurdo anche se, nel più profondo dell’animo, il fuoco dell’eccitazione aveva iniziato a prendere vita e, da quel momento, era cresciuto sempre più, fino ad avvolgere ogni parte dei suoi desideri e divenire talmente forte da non poter più essere contenuto nel piccolo spazio del mero desiderio, per essere liberato e dare fuoco alla realizzazione.
Quando l’aveva richiamata per avere informazioni circa la partecipazione, Marisa non aveva dato modo di farsi sentire stupita, come se se lo aspettasse. Si conoscevano da anni e, forse, lei gli aveva guardato dentro più di quanto lui si fosse aspettato.
“L’ambiente sarà elegante, molto raffinato”.
Aveva scelto un completo gessato ed una cravatta scura su camicia bianca, molto formale, qual era il suo stile.
Mentre si allacciava l’orologio d’oro, si soffermò ad osservare la mano dal cui anulare aveva tolto l’anello oltre un anno addietro.
In quell’istante ripensò al tempo delle sue emozioni nel quale aveva individuato quale confine la rimozione della vera.
Si chiese se il modo di porre fine al periodo di solitudine fosse quello giusto.
Il cervello è in grado di compiere valutazioni enormi in un tempo irrisorio, come se la lancetta dei secondi del suo orologio si fosse fermata ed i pensieri avessero il tempo di valutare ogni aspetto.
Gli rimase una traccia leggera di senso di colpa quando utilizzò la mano sinistra per sistemarsi la cravatta prima di uscire.
Non era riuscito a staccare gli occhi di dosso da quella schiava bionda in vendita. Al collo aveva il numero 4 che indicava il suo lotto.
Nessun nome, non era importante.
Quando l’imbonitore le fece fare il giro a 4 zampe tra i tavoli, fu tentato di posare sulla sua schiena la carezza tipica destinata ai cani.
Non voleva vedere in quell’animale a terra una persona, voleva solo un oggetto, senza impegni, senza pensieri, qualcosa di effimero, come un fuoco su una spiaggia estiva del quale potrà restare un ricordo.
Fece un cenno all’uomo che la stava conducendo il quale, strattonando il guinzaglio, le impose di fermarsi e di mettersi in ginocchio.
Era vietato toccare la merce prima dell’acquisto.
Valerio tenne sollevata la mano ruotando nell’aria il dito indice che puntava verso il soffitto. Voleva vedere il segno della frustata sulla schiena e si chiese cosa si potesse provare a colpire una donna mentre questa resta ferma, in attesa del volere altrui, del potere che l’altro eserciterà traendo dal dolore altrui solo eccitazione.
Il rimescolamento del sangue passò dalla bocca dello stomaco fino al sesso che iniziò ad indurirsi.
Quando l’animale tornò sul palco, l’inizio dell’asta fu sancito da uno schiaffo che l’imbonitore le diede per eccitare ancor di più i presenti in sala, che subito iniziarono a fare offerte.
Valerio lasciò che le prime offerte prendessero vita, giusto per capire l’interesse verso quell’oggetto umano.
Benchè questo fosse di rilievo, c’erano esemplari più belli, ma quello era ciò che lui voleva.
A lei erano interessati due uomini ed una donna. Nel momento in cui i rilanci iniziarono a rallentare, fece la sua prima offerta pari a tre unità di rilancio in più rispetto all’ultima.
All’aggiudicatario interessava la sostanza, non lo spettacolo, quindi si allontanò subito dopo il bonifico.
Uscì raccomandandosi di fargli trovare subito la schiava. Non vide nemmeno salire sul palco il prossimo lotto costituito da un ragazzo la cui bellezza attirò l’interesse non solo delle donne.
L’acquisto gli venne fatto trovare tra i sedili posteriori del SUV col quale la casa d’aste consegnava il frutto della serata.
Valerio la lasciò a terra, nuda. L’unica differenza era il collare di pelle che aveva preso il posto del laccetto di cuoio al quale prima era appeso il numero 4.
Tirandole i capelli verso l’alto ebbe modo di vedere i suoi occhi nella cui luce vi era spavento ed eccitazione, desiderio e odio, rassegnazione e sfida.
Fu quest’ultima provocazione a fargli partire la mano che la schiaffeggiò.
Lo sguardo di sfida si trasformò in odio, emozione in netto contrasto con la posizione che restò immutata, come se fosse in attesa di ciò che lei stessa temeva e desiderava, come se l’uomo che l’aveva acquistata rappresentasse il conflitto con la sua parte razionale.
Provò eccitazione, forte, quando la testa della schiava seguì il dito indice fino a raggiungere i suoi piedi.
Il sesso era già duro quando le posò la scarpa sul collo.
Non poteva non farle male quando si piegò in avanti per dare all'autista il biglietto con l’indicazione del suo indirizzo.
Non fu tanto il lamento, quanto l’immobilità della schiava a confermargli la promessa del futuro divertimento.
Non dovette tirarla quando, entrato in casa, le fece percorrere gli spazi a 4 zampe, quasi dispiaciuto di avere arredato l’abitazione con tanti tappeti. Avrebbe preferito sapere della sua sofferenza.
Si tolse l’orologio per riporlo sul solito mobile in camera, atto ordinario quotidiano in netto contrasto con il momento straordinario.
Non si soffermò nemmeno a guardare il dito senza anello che qualche ora prima gli aveva trasmesso un senso di colpa.
Quella giovane donna era bella e valeva tutti i soldi che aveva spesi per quei due giorni di assoluta proprietà.
Il guscio che lo aveva avvolto nell’ultimo anno era stato sostituito dalla sensazione ovattata della bolla nella quale si sentiva, in quella realtà fuori dal reale.
La schiava a 4 zampe gli dava modo di apprezzare ancora il segno della frusta sulla schiena con la quale era stata presentata al pubblico.
Lo aveva eccitato il momento in cui l’imbonitore l’aveva fatta voltare e quel segno di dominio era apparso.
Un segno nasconde tante cose, una storia di persone, di emozioni.
Unico in quella schiena bianca, creava uno spazio da riempire con un viaggio all’interno delle proprie fantasie, prima sconosciute.
Prima di recarsa all’asta, sul letto aveva lasciato il frustino, proprio al centro, di traverso, oggetto nero sul bianco del copriletto.
Adorava i contrasti e la simmetria, l’ordine nelle cose.
La testa aveva un ronzio fortissimo, sentiva il sangue circolare fortemente mentre si apprestava a dare la prima frustata della sua vita.
Volle fare male e picchiò forte sulla schiena della donna ancora carponi.
La frusta trasmette tante cose.
L’emozione forte, quella che colpisce allo stomaco, inizia quando viene presa in mano, promessa di piacere e di dolore, di due cose fortemente contrastanti.
Il momento che precede il primo colpo lascia nell’aria elettricità, l’attesa amplifica i secondi ed il piacere diffuso nel corpo.
Il momento in cui colpisce l’attore principale ed unico è il dominio, il potere che poi continua ad essere testimoniato dal colore che si impossessa della pelle.
La schiava era a terra, ai suoi piedi, in posizione fetale in quanto, avendo la testa china, non aveva visto cosa stava per accadere e fu presa alla sprovvista dal primo colpo.
“Rimettiti come prima”.
Anche l’ordine sapeva di frusta.
Altrettanto potente è l’emozione di vedere la schiava che si rimette in posizione per ricevere altri colpi, quasi fosse una consegna di sé stessa, una rinuncia alla propria volontà.
Sei segni netti si potevano contare sulla schiena della donna a terra, stesa sul ventre e resa immobile dal potere su di lei.
Le mise la scarpa sulla schiena e le camminò sopra, passando oltre per tornare indietro, più volte, tappeto di carne bianca sul tappeto colorato, lasciata sofferente al guinzaglio, a terra, immobile, schiacciata sotto li tacco fino al lamento che da terra arrivava al sesso sempre più duro.
L’eccitazione gli circolò in corpo per tutta la durata della doccia, mentre veniva accarezzato a lungo dall’acqua calda, tempo che si prendeva pensando al piacere di avere una donna di sua proprietà, segnata dal suo potere, a terra che attendeva di soddisfarlo.
La sua eccitazione era ancora forte quando tornò in camera, avvolto dall’accappatoio che slacciò dopo avere preso in mano il guinzaglio liberandolo dalla gamba del letto.
Si fece seguire da quell’oggetto che si muoveva quasi a fatica per il dolore che ancora circolava nel suo corpo ad ogni movimento, tirato impietoso da quel guinzaglio che non smetteva mai di dare ordini silenziosi.
Era troppa l’eccitazione del Padrone.
Seduto in poltrona, con l'accappatoio aperto, non impiegò molto a godere nella bocca della schiava inginocchiata davanti a lui che, coi polsi legati dietro la schiena, si impegnò a dare quel piacere che lui pretendeva e che lei voleva dare.
di
scritto il
2023-11-02
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