La parete
di
Marco1973
genere
etero
Quando esco dal bagno lui è già quasi vestito. Strano: solitamente si attarda qualche minuto. Mi bacia con rapidità, mi dà una palpatina sul sedere e si congeda. Boh, gli uomini sono strani...
In ogni caso devo uscire anch’io. Mio marito mi starà già aspettando in negozio. Mi vesto e scendo in strada. L’aria fresca mi accarezza il viso ed io mi sento radiosa. Sulla via del panificio mi fermo in un bar per prendere un caffè. Esito un attimo prima di cedere alla tentazione di un croissant. Il sesso mi ha sempre messo appetito... Mi accomodo ad un tavolino e sorrido tra me: la mia compagna d’avventure è ancora indolenzita per l’attività mattutina e non riesco a trovare una posizione comoda sulla seggiola. Penso che questa storia del caffè debba risolversi: non è possibile essere costretta a prenderlo al bar tutte le mattine (il caffè intendo...) quando ho un marito gentile che me lo prepara ogni giorno prima di uscire di casa. Oddio: esisteranno sensi di colpa post-coito? Se esistono, questa è la conferma che stamattina ho avuto un gran coito perché è la prima volta che mi attanagliano.
Sorseggio il caffè e rimugino sul rapporto deteriorato con il marito: pensare che, quando ho deciso di sposarlo l’ho scelto anche per la sua virilità e per le notevoli dimensioni del suo attrezzo. Com’è stato possibile essere caduti così in basso? La caffeina comincia a fare il suo effetto, gli zuccheri circolano nel sangue e di colpo mi si paventa la soluzione al mio grattacapo: se funziona con tutti, perché non dovrebbe funzionare con lui? Pago il caffè, sorrido al cassiere (molto carino...) e mi dirigo verso il panificio.
Quando arrivo, mio marito sta terminando di servire una cliente un po’ troppo loquace. Lei mi guarda; lui mi ammira (la differenza è sottile ma una donna la percepisce...) mentre io rispondo ad entrambi con una smorfia di finta gelosia. Mi avvicino al mio uomo, lo abbraccio e gli do un bacio sulla bocca. Sto difendendo il mio territorio? Forse. Lui mi guarda stupito mentre la Cliente si zittisce. Quando finalmente decide di uscire, la accompagno alla porta, abbasso la saracinesca e metto il cartello “Torno Subito”.
Suadente e sorridente, ritorno verso il marito. Il mio sorriso è criptico. Lui non riesce ad interpretare i dettagli: forse teme una sfuriata di gelosia; invece, appena alla portata della mia lingua, gliela infilo in bocca. Lui è preso in contropiede e ci mette un attimo a reagire. Troppo tardi: mi stacco e gli tolgo la maglia. Le mie narici si riempiono dell’odore del mio uomo.
Le labbra seguono il contorno dei suoi pettorali; scendono sugli addominali per ritrovarsi davanti al bacino. Sbottono i vecchi jeans che cadono alle caviglie. Quant’è buffo un uomo con i calzoni abbassati! Non è il momento di divagare: la mia mano comincia a giocare con il suo membro ancora costretto nelle mutande. Percorrere tutta la sua lunghezza dal basso verso l’alto fino a raggiungere l’elastico, farsi strada ed agguantarlo.
La fellatio è allo stesso tempo un gioco e un piacere; il mio dominio su di lui; la mia magnanima decisione di donargli piacere. Mi scopro eccitata mentre osservo il membro eretto prima di avvicinarlo alla mia bocca. Alzo lo sguardo perché lui possa osservare i miei occhi da gattina quando, con la punta della lingua, comincio a leccargli il glande e, con la mano, gli accarezzo le palle.
Lentamente inizio a prenderlo in bocca. Stringo la cappella tra le mie labbra e piano piano mi faccio penetrare. Riscopro gli spasimi del suo ventre e le pulsazioni dei suoi capillari tra le mie labbra. Mi lascio guidare dai suoi gemiti senza incertezze.
Con le dita mi afferra i capelli e guida la mia testa indicandole durata ed intensità dei movimenti. La sua mano mi spinge verso di lui ficcandomi il suo membro in gola. Non ha capito che oggi comando io. Mi irrigidisco e lentamente mi rialzo. Lo fisso negli occhi per qualche secondo come una maestra che ha scoperto l’alunno nel momento della marachella. È un attimo. Il mio sguardo da ninfomane prende il sopravvento e la mia lingua è di nuovo nella sua bocca. Il mio bacio ha il sapore del suo cazzo (o almeno così spero...) e, questa volta, riconosco la reazione della sua lingua.
Sinuosa mi inginocchio nuovamente tra le sue gambe con il suo attrezzo ancora al centro delle mie attenzioni. lo sego dolcemente facendo in modo che la sua cappella sfiori appena le mie labbra. Sento il suo desiderio (ed il mio..) crescere. La mia bocca lo accoglie nuovamente ed in un attimo è già dentro. Lui geme. Io lecco e riprendo il lavoro interrotto. Sento la vena del pene gonfiarsi; sento il suo orgasmo che si avvicina… non così in fretta… lo faccio entrare ed uscire dalla bocca e mi eccito nel vedere il filo di saliva tra il suo pene alle mie labbra. Lui stringe i miei capelli e comincia a muoversi col bacino.
Al nuovo tentativo di insubordinazione mi rialzo. Lui è tremendamente eccitato e mi gira con forza per prendermi alla pecorina. Le sue mani sono già sotto alla mia gonna. Sebbene fradicia di umori, dalla mia passerina arriva un NO inequivocabile ad ogni eventuale nuova prestazione sessuale che la coinvolga. Pretende una pausa ragionevole dopo l’impegnativa attività mattutina.
Piegata a novanta gradi con le tette appoggiate sul bancone, scopro di avere la fica sindacalizzata. Mi giro verso di lui e gli sussurro: “Non posso: ho ancora le mie cose”. Per un attimo temo che voglia saziarsi col mio secondo canale ma, fortunatamente, lascia la presa. Mi rigiro per ritrovarmi stretta nel suo abbraccio possente. Mi bacia ed i suoi occhi mi implorano. Lo faccio sedere e lo bacio mentre mi abbasso per ricominciare a segare e leccare il suo membro con dedizione e mestiere. Sposto i capelli su una spalla perché possa guardarmi mentre gli dono il piacere. Lui finalmente si rilassa e butta indietro la testa. Potrei leccarglielo per ore ma, dopo qualche minuto, la sua insofferenza ricomincia a crescere. Così decido di concedergli il suo bramato orgasmo: lascio perdere gentilezza e delicatezza e succhio.
Succhio come un’ossessa, senza sosta mentre la testa oscilla sempre più rapidamente e la mano lo sega. Mi lascio afferrare per i capelli quando lui comincia a muovere in suo bacino dentro di me. Mi scopa la bocca con sempre maggiore foga fino a quando arriva il suo bramato orgasmo accompagnato da un gemito rauco: accolgo l’esplosione di seme nella mia bocca e accolgo ogni goccia, fino a quando le palle sono finalmente vuote ed i suoi spasmi terminano. Sollevo in viso, lo fisso, ancora mentre, inginocchiata tra le sue gambe, apro la bocca per mostrargli il suo sperma ed ingoio il suo seme con espressione deliziata. L’ingoio è volutamente teatrale; la mia bocca si riapre vuota; la lingua lecca le labbra con gusto e, questa volta, il mio sguardo è da vera sgualdrina.
Per la seconda volta in mezz’ora, non sa bene come interpretare ciò che vede. Poi decide che gli piace; mi solleva e ci baciamo.
In ogni caso devo uscire anch’io. Mio marito mi starà già aspettando in negozio. Mi vesto e scendo in strada. L’aria fresca mi accarezza il viso ed io mi sento radiosa. Sulla via del panificio mi fermo in un bar per prendere un caffè. Esito un attimo prima di cedere alla tentazione di un croissant. Il sesso mi ha sempre messo appetito... Mi accomodo ad un tavolino e sorrido tra me: la mia compagna d’avventure è ancora indolenzita per l’attività mattutina e non riesco a trovare una posizione comoda sulla seggiola. Penso che questa storia del caffè debba risolversi: non è possibile essere costretta a prenderlo al bar tutte le mattine (il caffè intendo...) quando ho un marito gentile che me lo prepara ogni giorno prima di uscire di casa. Oddio: esisteranno sensi di colpa post-coito? Se esistono, questa è la conferma che stamattina ho avuto un gran coito perché è la prima volta che mi attanagliano.
Sorseggio il caffè e rimugino sul rapporto deteriorato con il marito: pensare che, quando ho deciso di sposarlo l’ho scelto anche per la sua virilità e per le notevoli dimensioni del suo attrezzo. Com’è stato possibile essere caduti così in basso? La caffeina comincia a fare il suo effetto, gli zuccheri circolano nel sangue e di colpo mi si paventa la soluzione al mio grattacapo: se funziona con tutti, perché non dovrebbe funzionare con lui? Pago il caffè, sorrido al cassiere (molto carino...) e mi dirigo verso il panificio.
Quando arrivo, mio marito sta terminando di servire una cliente un po’ troppo loquace. Lei mi guarda; lui mi ammira (la differenza è sottile ma una donna la percepisce...) mentre io rispondo ad entrambi con una smorfia di finta gelosia. Mi avvicino al mio uomo, lo abbraccio e gli do un bacio sulla bocca. Sto difendendo il mio territorio? Forse. Lui mi guarda stupito mentre la Cliente si zittisce. Quando finalmente decide di uscire, la accompagno alla porta, abbasso la saracinesca e metto il cartello “Torno Subito”.
Suadente e sorridente, ritorno verso il marito. Il mio sorriso è criptico. Lui non riesce ad interpretare i dettagli: forse teme una sfuriata di gelosia; invece, appena alla portata della mia lingua, gliela infilo in bocca. Lui è preso in contropiede e ci mette un attimo a reagire. Troppo tardi: mi stacco e gli tolgo la maglia. Le mie narici si riempiono dell’odore del mio uomo.
Le labbra seguono il contorno dei suoi pettorali; scendono sugli addominali per ritrovarsi davanti al bacino. Sbottono i vecchi jeans che cadono alle caviglie. Quant’è buffo un uomo con i calzoni abbassati! Non è il momento di divagare: la mia mano comincia a giocare con il suo membro ancora costretto nelle mutande. Percorrere tutta la sua lunghezza dal basso verso l’alto fino a raggiungere l’elastico, farsi strada ed agguantarlo.
La fellatio è allo stesso tempo un gioco e un piacere; il mio dominio su di lui; la mia magnanima decisione di donargli piacere. Mi scopro eccitata mentre osservo il membro eretto prima di avvicinarlo alla mia bocca. Alzo lo sguardo perché lui possa osservare i miei occhi da gattina quando, con la punta della lingua, comincio a leccargli il glande e, con la mano, gli accarezzo le palle.
Lentamente inizio a prenderlo in bocca. Stringo la cappella tra le mie labbra e piano piano mi faccio penetrare. Riscopro gli spasimi del suo ventre e le pulsazioni dei suoi capillari tra le mie labbra. Mi lascio guidare dai suoi gemiti senza incertezze.
Con le dita mi afferra i capelli e guida la mia testa indicandole durata ed intensità dei movimenti. La sua mano mi spinge verso di lui ficcandomi il suo membro in gola. Non ha capito che oggi comando io. Mi irrigidisco e lentamente mi rialzo. Lo fisso negli occhi per qualche secondo come una maestra che ha scoperto l’alunno nel momento della marachella. È un attimo. Il mio sguardo da ninfomane prende il sopravvento e la mia lingua è di nuovo nella sua bocca. Il mio bacio ha il sapore del suo cazzo (o almeno così spero...) e, questa volta, riconosco la reazione della sua lingua.
Sinuosa mi inginocchio nuovamente tra le sue gambe con il suo attrezzo ancora al centro delle mie attenzioni. lo sego dolcemente facendo in modo che la sua cappella sfiori appena le mie labbra. Sento il suo desiderio (ed il mio..) crescere. La mia bocca lo accoglie nuovamente ed in un attimo è già dentro. Lui geme. Io lecco e riprendo il lavoro interrotto. Sento la vena del pene gonfiarsi; sento il suo orgasmo che si avvicina… non così in fretta… lo faccio entrare ed uscire dalla bocca e mi eccito nel vedere il filo di saliva tra il suo pene alle mie labbra. Lui stringe i miei capelli e comincia a muoversi col bacino.
Al nuovo tentativo di insubordinazione mi rialzo. Lui è tremendamente eccitato e mi gira con forza per prendermi alla pecorina. Le sue mani sono già sotto alla mia gonna. Sebbene fradicia di umori, dalla mia passerina arriva un NO inequivocabile ad ogni eventuale nuova prestazione sessuale che la coinvolga. Pretende una pausa ragionevole dopo l’impegnativa attività mattutina.
Piegata a novanta gradi con le tette appoggiate sul bancone, scopro di avere la fica sindacalizzata. Mi giro verso di lui e gli sussurro: “Non posso: ho ancora le mie cose”. Per un attimo temo che voglia saziarsi col mio secondo canale ma, fortunatamente, lascia la presa. Mi rigiro per ritrovarmi stretta nel suo abbraccio possente. Mi bacia ed i suoi occhi mi implorano. Lo faccio sedere e lo bacio mentre mi abbasso per ricominciare a segare e leccare il suo membro con dedizione e mestiere. Sposto i capelli su una spalla perché possa guardarmi mentre gli dono il piacere. Lui finalmente si rilassa e butta indietro la testa. Potrei leccarglielo per ore ma, dopo qualche minuto, la sua insofferenza ricomincia a crescere. Così decido di concedergli il suo bramato orgasmo: lascio perdere gentilezza e delicatezza e succhio.
Succhio come un’ossessa, senza sosta mentre la testa oscilla sempre più rapidamente e la mano lo sega. Mi lascio afferrare per i capelli quando lui comincia a muovere in suo bacino dentro di me. Mi scopa la bocca con sempre maggiore foga fino a quando arriva il suo bramato orgasmo accompagnato da un gemito rauco: accolgo l’esplosione di seme nella mia bocca e accolgo ogni goccia, fino a quando le palle sono finalmente vuote ed i suoi spasmi terminano. Sollevo in viso, lo fisso, ancora mentre, inginocchiata tra le sue gambe, apro la bocca per mostrargli il suo sperma ed ingoio il suo seme con espressione deliziata. L’ingoio è volutamente teatrale; la mia bocca si riapre vuota; la lingua lecca le labbra con gusto e, questa volta, il mio sguardo è da vera sgualdrina.
Per la seconda volta in mezz’ora, non sa bene come interpretare ciò che vede. Poi decide che gli piace; mi solleva e ci baciamo.
3
8
voti
voti
valutazione
7.3
7.3
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
La parete ..racconto sucessivo
La parete
Commenti dei lettori al racconto erotico