Pigmei - schiava della tribu' (parte 4)

di
genere
sadomaso

Era ormai passato un anno e mezzo, forse di più e Chanel era ancora la schiava personale del capo villaggio.
Nel frattempo erano arrivate altre tre carovane di nuove schiave, ma lei, benché le novità vennero messe alla prova, era riuscita a restare al suo posto privilegiato.
In quel tempo aveva imparato a capire tutte le sfumature di piacere del Padrone e a concentrarsi su esse. Aveva anche capito che lo eccitava la sottomissione e lei faceva di tutto per fargliela sentire, anche se non corrispondeva alla realtà.
Aveva avuto modo di vedere la vita delle altre schiave.
Di giorno lavoravano raccogliendo i frutti e, quali schiave da soma sempre tenute al guinzaglio, portavano le ceste piene alla capanna del Padrone di turno e, ivi giunte, preparavano il cibo per i Padroni.
Questi le usavano come cavalle quando andavano a cacciare.
Una volta individuato l’animale da prendere, le legavano ad un albero e cacciavano. Pensavano le schiave da soma a trasportare quanto cacciato, mentre i Padroni tornavano portati dalle cavalle.
Nel pomeriggio pulivano e sistemavano le capanne sotto il controllo delle Padrone che non lesinavano frustate.
Poiché i pigmei non avevano mobilio nelle capanne, se non il capo villaggio che aveva la panca sulla quale far stendere la schiava sedile, al momento del pasto facevano stendere la schiava e si sedevano su di lei.
Al termine dei lavori e dopo che avevano servito potevano mangiare gli avanzi dei Padroni. Il cibo in ogni caso, non mancava mai nemmeno per loro.
Se non trattenute dai Padroni di notte, o dormivano a terra fuori dalla capanne legate ad un palo, oppure nelle buche. Era meglio questa seconda soluzione perché, almeno, potevano comunicare tra loro.
Questo dialogo a lei mancava. Poteva, ogni tanto, parlare con la cavalla del Padrone, che nel frattempo ne aveva cambiate 3, e la sua cagna.
La sera in cui era stata selezionata, il Padrone aveva scelto anche Sophie, alla quale, per un certo tempo, era andata meglio di lei.
Al Padrone piacevano i cani e, così, aveva deciso di tenersi una schiava in quel ruolo. Era stato colpito da quanto accaduto la prima sera e dalla mansuetudine della ragazza dopo la frustata e con la testa sotto i suoi piedi.
Da allora, però, aveva cambiato altre 4 cagne, sempre insoddisfatto fino a che, in quel ruolo, non era comparsa Monique.
A differenza delle altre, che non si erano rassegnate al ruolo, lei era docile, mansueta, ubbidiente come i cani. Si muoveva a 4 zampe e andava incontro al Padrone quando rientrava nella capanna. Non si lamentava mai anche quando il capo villaggio decideva, per divertimento, di legarla alla catena.
Era sempre meglio quel ruolo che essere schiava da lavoro nelle capanne, lavorare continuamente e sottoposta al severo controllo dei Padroni con la loro implacabile frusta e, alla fine della giornata, soddisfarli sessualmente.
“Il giorno in cui sei stata scelta dal Padrone avevo avuto il tuo stesso pensiero, cioè di voler diventare la schiava sessuale del capo, ma tu mi hai battuta. Da allora ho fatto di tutto per riuscire a tornare qui, o come cagna o come schiava sessuale, al posto tuo”.
Chanel sorrise di questa frase che, però, non l’aveva stupita, avendo intuito in lei la sua stessa determinazione.
Loro due avevano abbastanza tempo da passare assieme nella capanna.
Il capo villaggio era l’unico ad avere una schiava da compagnia, la cagna Sophie.
Chanel doveva comunque prendersi cura della capanna, sistemarla, mettere ordine e sistemare il cibo che veniva offerto dagli abitanti del villaggio.
Le due schiave avevano quindi modo di parlare molto, confrontarsi. Si trovavano d’accordo su molti punti ed entrambe non avevano mai abbandonato l’idea della fuga.
Nell’anno e mezzo trascorso al villaggio, avevano cercato sempre più di comprendere la lingua dei Padroni.
I pigmei avevano un'economia semplice, si procuravano il cibo giusto per il loro sostentamento.
Vivevano nelle foreste ed avevano qualche contatto con le altre tribù di pigmei in altri villaggi.
Quel villaggio era dedito alla ricerca di schiave. Non avevano stravolto la loro economia ma almeno usavano le schiave per semplificare e rendere meno faticosa la vita pur avendo conservato le stesse abitudini.
Avevano apprezzato la bellezza delle schiave bianche occidentali e le preferivano giovani, più forti e meno soggetti a malattie.
Trovata la strada per l’approvvigionamento delle merce, avevano dedicato una parte degli uomini alla ricerca ed alla cattura.
Quando diventavano anziane le cedevano alle altre tribù in cambio di legname, cibo e altre cose utili per la vita nel villaggio.
Davano poco valore alle schiave, per loro equiparate agli animali.
Tutte queste informazioni erano state raccolte da Chanel e da Sophie, le quali avevano anche cercato di capire dove era posizionato il villaggio e la strada da percorrere per il porto più vicino.
Avevano avuto timore a coinvolgere la cavalla. Entrambe ritenevano che la schiava si fosse adagiata al suo ruolo e, soprattutto, aveva paura dell’ignoto che avrebbe rappresentato la strada per la fuga.
Troppe incognite, troppi pericoli maggiori rispetto a quelli che avrebbe potuto trovare con i pigmei.
Avevano provato a dirle che una volta invecchiata sarebbe stata ceduta ad altra tribù, ma questo, benché l’avesse spaventata, non fu sufficiente a farle nascere sentimenti di ribellione verso la situazione in cui viveva.
Ad un certo punto iniziarono anche a dubitare che avrebbe potuto tradirle, pur di avere qualche trattamento di favore dal Padrone.
La situazione si risolse da sé quando quando arrivò un carico di nuove schiave, tra le quali il loro Padrone individuò una ragazza più alta e atletica di lei.
Si trattava di una contadina, da poco elevata a serva dai Padroni nobili vista la sua bellezza nonostante il lavoro duro nei campi.
Il capo villaggio prese questa come nuova cavalla dopo averne testato la resistenza e la forza.
Restituì l’altra al villaggio. Gli altri pigmei ambivano ad usare una ex schiava del capo villaggio che, notoriamente, si appropriava sempre delle bestie migliori.
Inizialmente Monique e Chanel la studiarono con attenzione. Non era molto intelligente né sveglia come loro, ma era forte, resistente e, soprattutto, non si rassegnava alla schiavitù. Prima di essere catturata era appena stata elevata da contadina a serva e, nonostante la posizione di sottomissione, la vita le era sicuramente migliorata.
Era anche molto intraprendente e non aveva paura, abituata, orfana di padre, a vivere in campagna e a difendersi dagli altri contadini.
Fecero gruppo.
Anche la cavalla, Camille, era francese.
Si misero d’accordo di servire sempre al meglio il Padrone, mostrando molta sottomissione e devozione come a lui piaceva. Dovevano evitare di essere separate.
La presenza di Camille era divenuta fondamentale. Quale contadina, era abituata alla campagna, agli spazi aperti, a procurarsi il cibo.
Sarebbe stata utilissima nella fuga.
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scritto il
2024-02-20
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