L'arrivo dei coniugi schiavi (parte 2)
di
Kugher
genere
sadomaso
Alla guida della limousine c’era Chloé, nuda.
Da molti anni, ormai, era diventata una consuetudine che tutti gli schiavi potessero girare nudi. Vi erano state tensioni sociali. I più moralisti ritenevano che dovessero essere vestiti quando si trovavano in pubblico, anche succintamente.
Poi era prevalsa la posizione di coloro che li ritenevano dei semplici animali e, pertanto, non vi poteva essere nulla di immorale.
Col tempo, si era persa attenzione verso questi oggetti che avevano progressivamente perso lo status umano.
Così chi voleva poteva tranquillamente privarli di ogni indumento. Tale scelta non soddisfava aspetti erotici, ma mirava unicamente a segnare sempre più le distanze tra la categoria dei Padroni e quella degli schiavi.
Quel giorno sarebbe toccato alla schiava guidare, mentre lo schiavo sarebbe stato nell’abitacolo a disposizione dei Padroni.
A volte, invece, accadeva l'inverso. Le ultime due volte era toccato alla schiava stare sul sedile posteriore.
Per quel giorno la Padrona era stata irremovibile e aveva voluto lo schiavo nero nell’abitacolo destinato ai passeggeri. Ayana adorava viaggiare e avere dentro il cazzo durissimo e grosso dello schiavo.
Il nero era stato fatto stendere sul sedile con l’ordine di masturbarsi per averlo duro.
La Padrona, salita in auto, non lo guardò e, alzatasi la gonna, si sedette sopra lo schiavo facendosi penetrare.
La eccitavano moltissimo i sobbalzi dell’auto avendo dentro il sesso maschile.
Hamisi era seduto sulla fila di poltroncine poste davanti, volgendo le spalle alla schiava autista e avendo di fronte la moglie.
Per stare comodo durante il viaggio aveva allungato le gambe appoggiando i piedi con ancora le scarpe sul petto dello schiavo.
Il Padrone non prestò attenzione alla smorfia di dolore dello schiavo.
“Amore, mentre mi preparavo mi è caduto l’occhio sulla fotografia che ritrae noi con la nostra prima schiava ai nostri piedi”.
“Quanti anni sono passati da quello scatto”.
“Sono contenta che tu sia riuscito ad acquistare una nuova schiava italiana”.
“Già. Io mi trovavo bene anche l’ultima, la rossa. Ancora non ho capito perché hai voluto regalarla a tuo fratello”.
“Ancora con questa storia. Dai, ci ha fatto un grosso favore e sappiamo entrambi quanto gli piaceva quella schiava. E comunque l’avevamo già da 4 o 5 anni ed io cominciavo a stufarmi”.
L’uomo osservò divertito l’espressione della moglie.
Era evidentemente eccitata per l’arrivo dei due nuovi acquisti: una schiava ed uno schiavo, entrambi italiani, entrambi alla loro prima esperienza di schiavitù. Erano liberi fino a qualche anno dietro, prima che il Tribunale li condannasse al cambio di status.
Sapeva anche quanto le piacesse avere in figa il cazzo dello schiavo nero.
Lo possedevano da tre anni ormai.
Quello era uno schiavo che aveva già avuto due Padrone. Lo avevano comperato quasi per caso, passando un giorno davanti ad una casa d’aste dove avevano incontrato un amico che aveva chiesto di accompagnarlo.
Non avevano intenzione di acquistare un nuovo schiavo ma quando Ayana lo aveva visto, lo aveva voluto a tutti i costi. Aveva spalle larghe e muscolose.
L’imbonitore, che conosceva tutte le doti dello schiavo, aveva fatto inginocchiare davanti al nero una schiava bianca affinchè gli succhiasse il cazzo per far vedere a tutti i presenti le dimensioni di quel sesso.
La donna aveva voluto salire sul palco per toccarlo e, constatata la durezza, aveva fatto rilanci fino ad aggiudicarselo.
Le piaceva moltissimo usarlo come cazzo da viaggio oppure, fatto stendere sul divano, chiamava la schiava per farglielo diventare duro e, poi, ci si sedeva sopra per guardarsi un film.
Qualche volta lo schiavo non riusciva a trattenersi e godeva.
Solitamente faceva in tempo ad avvisare la Padrona.
Una volta la Padrona aveva un’ospite che si era seduta sulla faccia dello schiavo il quale, in quel modo, non aveva potuto avvisare dell’imminente orgasmo.
Aveva cercato di agitarsi ma la Padrona, intenta a conversare con l’amica, gli aveva dato un colpo col frustino sulle cosce.
Il dolore aveva solo rinviato il fatto e, una decina di minuti dopo, aveva goduto dentro la Padrona.
Ayana lo aveva punito immediatamente segnandoli la schiena con la frusta.
L’amica era stata colpita dalla quantità di sperma che era uscito dalla figa dell’amica.
"Senti tesoro, non è che mi presti lo schiavo? Sai quanto mi piace farmi sborrare in bocca e quello ne butta fuori una quantità industriale”.
Da molti anni, ormai, era diventata una consuetudine che tutti gli schiavi potessero girare nudi. Vi erano state tensioni sociali. I più moralisti ritenevano che dovessero essere vestiti quando si trovavano in pubblico, anche succintamente.
Poi era prevalsa la posizione di coloro che li ritenevano dei semplici animali e, pertanto, non vi poteva essere nulla di immorale.
Col tempo, si era persa attenzione verso questi oggetti che avevano progressivamente perso lo status umano.
Così chi voleva poteva tranquillamente privarli di ogni indumento. Tale scelta non soddisfava aspetti erotici, ma mirava unicamente a segnare sempre più le distanze tra la categoria dei Padroni e quella degli schiavi.
Quel giorno sarebbe toccato alla schiava guidare, mentre lo schiavo sarebbe stato nell’abitacolo a disposizione dei Padroni.
A volte, invece, accadeva l'inverso. Le ultime due volte era toccato alla schiava stare sul sedile posteriore.
Per quel giorno la Padrona era stata irremovibile e aveva voluto lo schiavo nero nell’abitacolo destinato ai passeggeri. Ayana adorava viaggiare e avere dentro il cazzo durissimo e grosso dello schiavo.
Il nero era stato fatto stendere sul sedile con l’ordine di masturbarsi per averlo duro.
La Padrona, salita in auto, non lo guardò e, alzatasi la gonna, si sedette sopra lo schiavo facendosi penetrare.
La eccitavano moltissimo i sobbalzi dell’auto avendo dentro il sesso maschile.
Hamisi era seduto sulla fila di poltroncine poste davanti, volgendo le spalle alla schiava autista e avendo di fronte la moglie.
Per stare comodo durante il viaggio aveva allungato le gambe appoggiando i piedi con ancora le scarpe sul petto dello schiavo.
Il Padrone non prestò attenzione alla smorfia di dolore dello schiavo.
“Amore, mentre mi preparavo mi è caduto l’occhio sulla fotografia che ritrae noi con la nostra prima schiava ai nostri piedi”.
“Quanti anni sono passati da quello scatto”.
“Sono contenta che tu sia riuscito ad acquistare una nuova schiava italiana”.
“Già. Io mi trovavo bene anche l’ultima, la rossa. Ancora non ho capito perché hai voluto regalarla a tuo fratello”.
“Ancora con questa storia. Dai, ci ha fatto un grosso favore e sappiamo entrambi quanto gli piaceva quella schiava. E comunque l’avevamo già da 4 o 5 anni ed io cominciavo a stufarmi”.
L’uomo osservò divertito l’espressione della moglie.
Era evidentemente eccitata per l’arrivo dei due nuovi acquisti: una schiava ed uno schiavo, entrambi italiani, entrambi alla loro prima esperienza di schiavitù. Erano liberi fino a qualche anno dietro, prima che il Tribunale li condannasse al cambio di status.
Sapeva anche quanto le piacesse avere in figa il cazzo dello schiavo nero.
Lo possedevano da tre anni ormai.
Quello era uno schiavo che aveva già avuto due Padrone. Lo avevano comperato quasi per caso, passando un giorno davanti ad una casa d’aste dove avevano incontrato un amico che aveva chiesto di accompagnarlo.
Non avevano intenzione di acquistare un nuovo schiavo ma quando Ayana lo aveva visto, lo aveva voluto a tutti i costi. Aveva spalle larghe e muscolose.
L’imbonitore, che conosceva tutte le doti dello schiavo, aveva fatto inginocchiare davanti al nero una schiava bianca affinchè gli succhiasse il cazzo per far vedere a tutti i presenti le dimensioni di quel sesso.
La donna aveva voluto salire sul palco per toccarlo e, constatata la durezza, aveva fatto rilanci fino ad aggiudicarselo.
Le piaceva moltissimo usarlo come cazzo da viaggio oppure, fatto stendere sul divano, chiamava la schiava per farglielo diventare duro e, poi, ci si sedeva sopra per guardarsi un film.
Qualche volta lo schiavo non riusciva a trattenersi e godeva.
Solitamente faceva in tempo ad avvisare la Padrona.
Una volta la Padrona aveva un’ospite che si era seduta sulla faccia dello schiavo il quale, in quel modo, non aveva potuto avvisare dell’imminente orgasmo.
Aveva cercato di agitarsi ma la Padrona, intenta a conversare con l’amica, gli aveva dato un colpo col frustino sulle cosce.
Il dolore aveva solo rinviato il fatto e, una decina di minuti dopo, aveva goduto dentro la Padrona.
Ayana lo aveva punito immediatamente segnandoli la schiena con la frusta.
L’amica era stata colpita dalla quantità di sperma che era uscito dalla figa dell’amica.
"Senti tesoro, non è che mi presti lo schiavo? Sai quanto mi piace farmi sborrare in bocca e quello ne butta fuori una quantità industriale”.
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